giovedì 28 febbraio 2013

Film 512 - Django Unchained

Io non lo volevo neanche vedere, a dire il vero.


Film 512: "Django Unchained" (2012) di Quentin Tarantino
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Marco, Andrea
Pensieri: E allora com'è questo "Django Unchained"? Bello!
E chi se lo sarebbe aspettato che mi sarei davvero goduto con piacere l'ultima fatica di Tarantino? Io no di certo. In generale non sono un suo fan - nel senso che non lo osanno né lo critico -, trovo che Jamie Foxx come attore sia decisamente sopravvalutato e questo tanto lodato sodalizio-bis con Christoph Waltz non mi convinceva del tutto. Dov'era la fregatura?
Di fatto non c'è. O meglio, se la vogliamo cercare, l'unica che potrei citare è legata al fatto che la pellicola è lunghissima (165 minuti!) e ci sono almeno un paio di volte in cui sembrerebbe arrivare un finale, che però, in realtà non arriva. E alla lunga si accusa il colpo.
Ma, a parte questo, l'vventura di Django mi è piaciuta. Inaspettatamente.
Non amo i western, ma comunque questa è una rivisitazione per niente faticosa da sopportare, il ritmo tiene e certi momenti di tensione sono davvero resi benissimo. In particolare la performance di DiCaprio al momento della cena, quando ormai ha scoperto che lo stanno truffando, è qualcosa di pazzesco: per tutta la durata della scena si vive con l'ansia nell'attesa per ciò che inevitabilmente succederà. Leonardo DiCaprio è davvero un bravo attore e questo ruolo gli rende pienamente giustizia. Almeno la nomination all'Oscar gliela potevano dare (l'hanno data a De Niro per "Il lato positivo" che è quasi un insulto).
Altrettanto riuscito il personaggio di Christoph Waltz (che sarà non protagonista per l'Academy, ma recita per almeno due ore di film), divertente, letale e ben recitato. Aiuterà Django/Jamie Foxx nel suo cammino verso la vendetta diventandone quasi un amico. Waltz è a suo agio nei panni del dentista Dr. King Schultz, e si vede! Ritengo che l'Oscar se lo sia meritato.
L'insieme mixato di elementi che Tarantino tira fuori questa volta funziona piuttosto bene, riuscendo sia nell'omaggio sia nel ricreare qualcosa di proprio che abbia un valore e un'identità tanto originali da risultare interessanti da vedere. C'è tanta violenza, come al solito, momenti che tendono allo splatter, tanti cameo (Franco Nero, Don Johnson, Jonah Hill, Amber Tamblyn e Tarantino stesso), una scena di nudo di Foxx, un Samuel L. Jackson invecchiatissimo in un ruolo infimo e spregevole, musiche belle e usate con cura, scene architettate ad arte per impressionare, mettere ansia o lasciare lo spettatore nell'attesa di sapere cosa accadrà dopo... e tanto, tanto altro ancora.
Ora, ripeto, io non sono un particolare estimatore di Quentin Tarantino (di suo ho visto solo "Pulp Fiction", "Four Rooms", i due "Kill Bill" e "Bastardi senza gloria"), ma questo "Django Unchained" me lo sono proprio goduto. Piaciuto!
Film 512 - Django Unchained
Film 1095 - Django Unchained
Film 1607 - Django Unchained
Consigli: Una delle migliori pellicole che hanno concorso all'Oscar quest'anno! Due statuette vinte (Christoph Waltz e Quentin Tarantino, la seconda per entrambi) e un incasso al botteghino mondiale di $380,448,000. Tarantino è in forma più che mai e questa pellicola lo dimostra ampiamente. Da vedere.
Parola chiave: Broomhilda von Schaft .

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#HollywoodCiak
Bengi

Film 511 - Anna Karenina

Più di un anno di attesa. Un libro bellissimo. Una storia complessa da rappresentare sullo schermo. E una premessa cinematografica quantomeno innovativa.


Film 511: "Anna Karenina" (2012) di Joe Wright
Visto: dal computer di casa
Lingua: inglese
Compagnia: Leoo
Pensieri: "Anna Karenina" è un libro bellissimo che mai avrei pensato di leggere nella mia vita. Perchè è lunghissimo. Perchè è di un autore russo (Lev Tolstoj). Perchè è uno di quei 'mattoni' solitamente considerati difficili da digerire.
Eppure ce l'ho fatta e, ripeto, il libro è stupendo. Mi ha emozionato, appassionato, in alcuni tratti annoiato, aprendomi gli occhi su una realtà a me sconosciutissima. Ma non siamo qui a parlare del libro, quindi mi limiterò a consigliarlo caldamente: ne vale la pena.
Con queste premesse, lasciate che vi dica che ero molto, molto perplesso riguardo questo progetto cinematografico. La storia di Anna è straziante, romantica, odiosa, carica di speranze, turbolenta, felice, infelice, incerta... Insomma, come rendere tutto questo in una sola pellicola? E, questione a me più vicina, come rendere la storia d'amore tra Levin e Kitty (la mia preferita)?
A questo proposito ho avuto di recente qualche scambio di opinioni riguardo le due coppie principali del film (che nel libro sono rese molto più accuratamente, specialmente la seconda che viene trattata secondariamente, sì, ma comunque meticolosamente approfondita): "La storia di Kitty e Levin è in parallelo con quella di Anna e Vronsky e serve a sottolineare la differenza tra le due concezioni di amore presentate nel libro. Da un lato quella passionale - che sembrerebbe più vera - tra i due amanti protagonisti, dall'altro quella più ordinaria e quotidiana di Levin e Kitty - che sembra, invece, più normale, se non banale -.
Leggevo che in realtà questo è stato fatto per rendere ancora più evidente quanto l'amore fatto delle piccole cose, della quotidianità e di sentimenti, anche se non gridati e sbandierati però veri, sia quello che trionfa e supera gli ostacoli della vita; mentre Anna si suicida, sopraffatta da una situazione che non sa più gestire e a livello sociale e perchè la gelosia per Vronsky diventa quasi follia. E la cosa assurda è che (dice nel libro) sarebbe bastato un dialogo franco fra i due e tutto si sarebbe risolto, in quanto si amavano davvero! Però, nonostante tutto quello che passano come coppia, nonostante legittimino un amore che è scabroso e contro Dio - che quindi lascia presupporre una genuinità, se non un'appropriazione consapevole dei propri sentimenti - falliscono anche se sulla carta sembrerebbero la coppia "più innamorata".
In effetti, ma credo di averti già rotto abbastanza sull'argomento, mi sono sentito molto vicino a Levin-Kitty in quanto non hanno bisogno di gridare al mondo il loro amore. Semplicemente se lo dimostrano giorno dopo giorno, standosi vicino e dimostrando nelle piccole cose che hanno l'una nel cuore l'altro.
E' molto più poetico di un sentimento venduto come tale dalle parole delle persone. Nel senso che lo è perchè è così e non perchè è autodefinito tale
".
Quindi si capirà perchè mi stava tanto a cuore la resa delle due storie d'amore.
Tutto sommato devo dire che Joe Wright riesce abbastanza nel suo intento, anche se riduce troppo la coppia Levin-Kitty a quasi comparse, il che rende il loro percorso difficile da afferrare in alcune parti. Bene, comunque, il duo Karenina(Keira Knightley)/Vronsky(Aaron Taylor-Johnson) che rendono in maniera appassionata i loro personaggi, riuscendo quasi sempre a sfaccettarli nella miriade di sentimenti che compete loro. In alcuni passaggi la Knightley risulta un po' acerba, ma questa sua collaborazione con il regista sta portando alla realizzazione di belle pellicole tecnicamente impeccabili, spesso molto poetiche e ben recitate. Insomma, una liaison artisticamente interessante.
Inutile dire che questo "Anna Karenina" è stilisticamente molto curato, pensato e realizzato in teatro, con un facile richiamo alla vita pubblica di Anna (sul palco e in platea) e quella privata (ambientata dietro le quinte). L'esperimento - che mi aveva un po' preoccupato quando ne avevo letto a proposito - aggiunge, in realtà, quel tocco in più che non stona. Potrà non piacere a tutti, lo capisco, ma personalmente ho apprezzato lo sforzo di rivisitare un classico in chiave più personale, rileggendo, riscrivendo e riadattando al proprio lavoro artistico una storia senza, però, snaturarne i contenuti. Per una volta un autore che ha tentato di fare sua l'opera di qualcun'altro rivedendone i confini, senza adagiarsi sulla semplice narrazione degli eventi. E questo, secondo me, è un valore aggiunto.
Bellissimi i costumi (Oscar a Jacqueline Durran meritatissimo), delicate e adatte come sempre le musiche dell'italiano Dario Marianelli, scenografie estremamente curate.
Posso capire che 129 minuti di pellicola ambientata nella Russia dell'800 non siano davvero cosa per tutti, ma assicuro che "Anna Karenina" vale lo sforzo. Potrà non piacervi la storia riveduta dallo sceneggiatore Tom Stoppard (che a volte è un po' troppo frammentario), ma non potrete non rimanere affascinati da una cornice così ben realizzata tanto da lasciare senza fiato.
Film 517 - Anna Karenina
Film 1150 - Anna Karenina
Consigli: Per gli amanti del romanzo è sicuramente una rilettura interessante. Per chi ama le storie d'amore qui c'è un trionfo di sentimenti vissuti in maniera viva, consapevole fino all'ultimo momento. Per chi è appassionato della coppia Joe Wright-Keira Knightley questo è sicuramente un'altra loro collaborazione degna di essere guardata. Un bel film, particolare e a tratti poetico. Non riuscito al 100%, ma sicuramente una delle poche pellicole che ho visto di recente di cui conservo un buon ricordo. E che rivedrò.
Parola chiave: Amore.


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Ric

lunedì 25 febbraio 2013

Oscar 2013: i vincitori

Allora va detto subito che non sono soddisfatto da questa 85esima edizione degli Academy Awards. In primis perchè han vinto tutti, non ha vinto nessuno; poi perchè "Il lato positivo" è un film talmente deludente che, anche se amo Jennifer Lawrence a prescindere e sono felice che le abbiano conferito un premio, dato che è brava, rimango comunque dell'idea che premiare quella pellicola sia una specie di affronto.
Lamento a parte, questa edizione 2013 è segnata dal numero 2.
Due a testa, infatti, le nomination collezionate da entrambe le vincitrici Anne Hathaway e Jennifer Lawrence prima di vincere la statuetta questa notte; giunti alla seconda nomination (senza aver vinto), anche Jessica Chastain, Naomi Watts, Helen Hunt, Jacki Weaver e Tim Burton (come la moglie Helena Bonham Carter); due gli Oscar di Christoph Waltz al pari dei due vinti da "Django Unchained" che lo ha visto trionfare insieme a Quentin Tarantino (anche lui a quota 2!); due gli Oscar alla regia di Ang Lee che, dopo quello per "I segreti di Brokeback Mountain" del 2006, vince per "Vita di Pi"; a quota due anche i vincitori del premio come Miglior film Ben Affleck e George Clooney; due le statuette portate a casa da "Lincoln" e "Skyfall" che, caso rarissimo (è la sesta volta che accade in 85 edizioni), deve condividere il premio per il Miglior montaggio sonoro con un'altra pellicola, "Zero Dark Thirty", con la quale condivide il podio per l'ex aequo.
Insomma, curiose coincidenze per un'edizione priva di vere e proprie sorprese - basta, non parlo più della Lawrence - e grandi slanci verso scelte inaspettate. Nessuno, infatti, si aspettava che Anne Hatahway potesse non vincere (sono mesi che lo dico, prima ancora che incominciasse la stagione dei premi) e stesso discorso per Waltz. Personalmente sugli attori protagonisti ero più incerto: in dubbio tra la Lawrence e Jessica Chastain (che, visto il film, avrei nettamente preferito) e tra Hugh Jackman e Daniel Day-Lewis (adesso a quota 3 Oscar, l'unico attore ad averli tutti nella categoria Miglior attore protagonista).
Forse speravo in qualcosa di più per "Anna Karenina" e "Skyfall" (troppo facile puntare solo su Adele) e, inevitabilmente e nostalgicamente per "Lo Hobbit - Un viaggio inaspettato".
"Argo" Miglior film è un grandissimo riscatto per Ben Affleck che, dopo tanti anni di etichetta da 'serie B', torna a brillare grazie alla pellicola che ha prodotto (insieme a Clooney), diretto e interpretato: mi è piaciuta, ma non ne sono rimasto inevitabilmente innamorato. Meglio di "Silver Linings Playbook", per carità, ma in generale devo dire che tutti i film che ho visto per questa edizione degli Oscar non mi hanno particolarmente fatto 'innamorare' di loro.
Lo show di Seth MacFarlane comunque è stato piacevole e spesso divertente. Abbiamo scoperto che sa cantare, è di bella presenza e snocciola battute con una nonchalance piuttosto piacevole. Durante la cerimonia, poi, una serie di numeri e tributi, nonché le esibizioni delle canzoni in nomination (non tutte).
Il tributo al musical è stato bellissimo: si parte con "Chicago" - Catherine Zeta-Jones tirata in volto, ma in formissima, canta e balla "All that jazz" -, passando per "Dreamgirls" - Jennifer Hudson non ha più physique du rôle del suo personaggio Effie White, ma grida come un'indemoniata alla fine dei suoi giorni - per terminare con, inevitabilmente, "Les Misérables" - tutto il cast sul palco (Hugh Jackman, Russell Crowe, Anne Hathaway, Amanda Seyfried, Eddie Redmayne, Helena Bonham Carter, Sacha Baron Cohen, Samantha Barks) per un incrocio di voci rovinato solo da Crowe, ma che in generale è di fortissimo impatto -. Da notare che tutte e tre le pellicole omaggiate hanno vinto nella categoria Miglior attrice non protagonista. Un caso?
Riuscito solo in parte, invece, l'omaggio ai 50 anni di 007, con una Shirley Bassey (classe 1937!) non in formissima ma che si riprende con l'acuto finale. Avrei scelto "Diamonds are forever" piuttosto che "Goldfinger" e, in ogni caso, un tributo veramente scarno. Bene, invece, il live di Adele che dimostra di essere rimasta sempre la stessa nonostante l'operazione alle corde vocali, il parto e, in generale, il periodo ritirato seguito ad entrambi gli eventi. Norah Jones, che ha interpretato la canzone del film "Ted" dal titolo "Everybody Needs a Best Friend" (scritta proprio dal presentatore Seth MacFarlane), non è risultata particolarmente incisiva, ma forse c'era poca spinta da parte sua e perchè era la canzone, non lei ad essere in lizza per la statuetta e perchè, forse, si sapeva già che avrebbe vinto "Skyfall". Infine Barbra Streisand rimane Barbra Streisand (anche se la canzone "The Way We Were" non mi ha particolarmente entusiasmato).
Tutto sommato, quindi, non proprio una cerimonia innovativa: "Vita di Pi" 4 premi, 3 per "Argo" e "Les Misérables", mentre due premi sono andati a "Django Unchained", "Lincoln" e "Skyfall"; fermi a 1 "Anna Karenina", "Zero Dark Thirty", "Il Lato Positivo - Silver Linings Playbook", "Amour" (Miglior film straniero) e "Ribelle - The Brave" (Miglior film d'animazione). Quindi, come dicevo all'inizio, hanno vinto un po' tutti, ma di fatto non è stato decretato un vero e proprio vincitore assoluto. Si poteva fare meglio, si potevano premiare più (altri film), si poteva evitare di candidarne certi altri. Ma, inutile dirlo, è andata così. E sono davvero contento per Anne Hathaway.

Di seguito la lista dei vincitori con annessi i voti di chi ha voluto partecipare, con me, al solito tentativo di indovinare chi avrebbe trionfato nelle varie categorie. Così ci saranno la B (di Bengiamino), la L (di Leoo) e Lv (per Livia) e i soliti simboli chi secondo me vincerà (*) e chi, invece, vorrei che vincesse (§). Il punteggio (* = 1 punto, § = 1/2 punto, *§ = 1 punto) può avere un totale di 24. The 85th Annual Academy Awards

Best Motion Picture of the Year
Nominees:
*B §Lv Argo (2012): Grant Heslov, Ben Affleck, George Clooney
*L Django Unchained (2012): Stacey Sher, Reginald Hudlin, Pilar Savone
§ B, L Les Misérables (2012): Tim Bevan, Eric Fellner, Debra Hayward, Cameron Mackintosh
*Lv Lincoln (2012): Steven Spielberg, Kathleen Kennedy


Best Performance by an Actor in a Leading Role
Nominees:
*L, Lv Daniel Day-Lewis for Lincoln (2012)
*B §Lv Hugh Jackman for Les Misérables (2012)
§B, L Joaquin Phoenix for The Master (2012)

Best Performance by an Actress in a Leading Role
Nominees:
*Lv §B, L Jessica Chastain for Zero Dark Thirty (2012)
*B, L Jennifer Lawrence for Il lato positivo (2012)

Best Performance by an Actor in a Supporting Role
Nominees:
§L Philip Seymour Hoffman for The Master (2012)
*L §B, Lv Tommy Lee Jones for Lincoln (2012)
*B, Lv Christoph Waltz for Django Unchained (2012)

Best Performance by an Actress in a Supporting Role
Nominees:
§B Amy Adams for The Master (2012)
*B, L, Lv Anne Hathaway for Les Misérables (2012)

Best Achievement in Directing
Nominees:
§B, Lv Michael Haneke for Amour (2012)
*L, Lv Ang Lee for Vita di Pi (2012)
*B David O. Russell for Il lato positivo (2012)
§L Steven Spielberg for Lincoln (2012)

Best Writing, Screenplay Written Directly for the Screen
Nominees:
§B Django Unchained (2012): Quentin Tarantino
*B, L, Lv Zero Dark Thirty (2012): Mark Boal

Best Writing, Screenplay Based on Material Previously Produced or Published
Nominees:
*L, Lv §B Argo (2012): Chris Terrio
§L Lincoln (2012): Tony Kushner
*B Il lato positivo (2012): David O. Russell

Best Animated Feature Film of the Year
Nominees:
*B, L, Lv Ribelle - The Brave (2012): Mark Andrews, Brenda Chapman
§B, L Frankenweenie (2012): Tim Burton
§Lv Ralph Spaccatutto (2012): Rich Moore

Best Foreign Language Film of the Year
Nominees:
*B, L, Lv Amour (2012)(Austria)
§Lv No (2012/I)(Chile)
§B En kongelig affære (2012)(Denmark)
§L Kon-Tiki (2012)(Norway)

Best Achievement in Cinematography
Nominees:
*L §B Anna Karenina (2012/I): Seamus McGarvey
*B, Lv Vita di Pi (2012): Claudio Miranda

Best Achievement in Editing
Nominees:
§B Argo (2012): William Goldenberg
*B Vita di Pi (2012): Tim Squyres
*L, Lv Zero Dark Thirty (2012): William Goldenberg, Dylan Tichenor

Best Achievement in Production Design
Nominees:
*B, L Anna Karenina (2012/I): Sarah Greenwood, Katie Spencer
*Lv §B Lo Hobbit - Un viaggio inaspettato (2012): Dan Hennah, Ra Vincent, Simon Bright
§Lv Lincoln (2012): Rick Carter, Jim Erickson

Best Achievement in Costume Design
Nominees:
*B, L, Lv Anna Karenina (2012/I): Jacqueline Durran
§B Biancaneve (2012/I): Eiko Ishioka (postuma)

Best Achievement in Makeup and Hairstyling
Nominees:
*Lv §B Hitchcock (2012): Howard Berger, Peter Montagna, Martin Samuel
*B Lo Hobbit - Un viaggio inaspettato (2012): Peter King, Rick Findlater, Tami Lane
*L Les Misérables (2012): Lisa Westcott, Julie Dartnell

Best Achievement in Music Written for Motion Pictures, Original Score
Nominees:
§B Argo (2012): Alexandre Desplat
*B Vita di Pi (2012): Mychael Danna
*L Lincoln (2012): John Williams
*Lv Skyfall (2012): Thomas Newman

Best Achievement in Music Written for Motion Pictures, Original Song
Nominees:
§Lv Les Misérables (2012): Alain Boublil, Claude-Michel Schönberg, Herbert Kretzmer("Suddenly")
Vita di Pi (2012): Mychael Danna, Bombay Jayshree("Pi's Lullaby")
*B, L, Lv Skyfall (2012): Adele, Paul Epworth ("Skyfall")

Best Achievement in Sound Mixing
Nominees:
*Lv §B, L Les Misérables (2012): Andy Nelson, Mark Paterson, Simon Hayes 

*L Lincoln (2012): Andy Nelson, Gary Rydstrom, Ron Judkins
*B §Lv Skyfall (2012): Scott Millan, Greg P. Russell, Stuart Wilson

Best Achievement in Sound Editing Nominees:
*B Django Unchained (2012): Wylie Stateman
§B, Lv Skyfall (2012): Per Hallberg, Karen M. Baker
*L, Lv Zero Dark Thirty (2012): Paul N.J. Ottosson

Best Achievement in Visual Effects Nominees:
§B Lo Hobbit - Un viaggio inaspettato (2012): Joe Letteri, Eric Saindon, David Clayton, R. Christopher White 

*B §Lv Vita di Pi (2012): Bill Westenhofer, Guillaume Rocheron, Erik De Boer, Donald Elliott
*L Prometheus (2012/I): Richard Stammers, Trevor Wood, Charley Henley, Martin Hill

Best Documentary, Features
Nominees:
*B How to Survive a Plague (2012): To Be Determined
*L §B Searching for Sugar Man (2012): To Be Determined

Best Documentary, Short Subjects
Nominees:
*B Inocente (2012): Sean Fine, Andrea Nix
§B, L Open Heart (2013): Kief Davidson, Cori Shepherd Stern
*L Redemption (2012/V): Jon Alpert, Matthew O'Neill

Best Short Film, Animated
Nominees:
 
§B Fresh Guacamole (2012): PES
Paperman (2012): John Kahrs 

*B, L The Simpsons: The Longest Daycare (2012): David Silverman

Best Short Film, Live Action
Nominees:
*L Buzkashi Boys (2012): Sam French, Ariel Nasr
§B Curfew (2012/I): Shawn Christensen
*B Dood van een Schaduw (2012): Tom Van Avermaet, Ellen De Waele


Livia non ha votato per le categorie riguardanti i corti quindi il suo totale poteva essere al massimo 20 (per la precisione 20 e 1/2 dato che ha azzeccato l'ex aequo in pieno!).
Da notare che tutti e tre avevamo previsto la vittoria della Hathway come certa, così come la vittoria di "Ribelle - The Brave", "Amour", i costumi di "Anna Karenina" e la canzone di Adele, mentre ci aspettavamo premiassero alla sceneggiatura "Zero Dark Thirty".
In definitiva, comunque, ecco i punteggi: Bengiamino (15½/24), Leoo (12½/24) e Livia (14/20). In proporzione, avrebbe vinto Livia!
Ric


martedì 19 febbraio 2013

Film 510 - Silver Linings Playbook

Un'altra pellicola che ha ricevuto tantissime nomination agli Oscar e sicuramente quella che aspettavo di vedere con più interesse!


Film 510: "Silver Linings Playbook" (2012) di David O. Russell
Visto: dal computer di casa
Lingua: inglese
Compagnia: Leoo
Pensieri: I Golden Globes l'hanno inserito nella categoria 'Musical or Comedy', facendo perfino vincere a Jennifer Lawrence il premio nella categoria Miglior attrice. Quindi cosa ti aspetti da questo "Silver Linings Playbook" se non una pellicola brillante, divertente, emozionante, sensata e ben scritta?
Ecco, nessuna delle mie aspettative/speranze è stata confermata. Anzi, a parte la buona recitazione dei (due) protagonisti (ma la nomination all'Oscar in tutte e quattro le categorie attoriali?!), non posso veramente dire che salvo nulla del film. Nulla.
Non è una commedia, non credo ci sia un momento in cui si ride. E' una storia strana che racconta la vita strana di strani personaggi che si ritrovano. Per ricominciare a vivere dopo momenti molto bui della loro esistenza.
Non c'è stato un momento in cui mi sia sentito coinvolto dal racconto, in cui abbia provato anche una minima simpatia per i personaggi, né, se devo essere sincero, sono riuscito a capire quale sia il senso di questo film. Cosa mi vuole raccontare, esattamente? C'è sicuramente un messaggio di fondo che, nel chiasso continuo delle urla di chiunque sia in scena durante i 122 minuti di pellicola, mi è sfuggito. E, a parte il mal di testa, sono arrivato ai titoli di coda con ben poche altre certezze.
Probabilmente sono state le mie insolitamente alte aspettative a guastarmi la visione di questo prodotto, per non dire le numerose pause che hanno caratterizzato la visione, però ripeto, non ho capito il punto.
Sì, mi è chiaro il percorso di formazione, la crescita dei due protagonisti, l'amore che matura e sboccia, il bello di perdersi nell'altra persona andando anche oltre ai pregiudizi degli altri, il fatto che quelli etichettati come 'pazzi, schizzati' siano alla fine più sani dei 'normali' perchè cavalcano le loro emozioni evidando di reprimersi (evitando di scoppiare o deprimersi) e sono genuini... ma il punto è sempre quello: quindi?
Non mi pare si possa dire che "Il lato positivo" sia un capolavoro del cinema contemporaneo e come si sia giunti alle 8 candidature agli Academy Awards tra cui, oltre a quelle per gli attori (Bradley Cooper, Jennifer Lawrence, Robert De Niro, Jacki Weaver) che citavo prima, anche quelle per Miglior film, regia, sceneggiatura rimane per me un mistero.
Una delusione su quasi tutti i fronti. Salvo solo la scena del ballo.
Ps. Questo il riassunto della trama da Wikipedia: Pat Solitano ha perso tutto: sua moglie, la sua casa e il suo lavoro. Torna così a vivere con i genitori, dopo aver passato otto mesi in un istituto psichiatrico poiché affetto da disturbo bipolare. Pat è determinato a ricostruire la sua vita e riconquistare la moglie. Quando Pat incontra Tiffany, una misteriosa e problematica giovane donna, le cose si fanno complicate; Tiffany si offre di aiutare Pat a riconquistare la moglie, ma solo se lui farà qualcosa di veramente importante per lei in cambio. Pat accetta, ma più i due si conoscono, più tra loro si forma un legame inaspettato.
Consigli: $140,372,733 sembrerebbero suggerire un ampio gradimento da parte del pubblico. Per quanto mi riguarda questo "Silver Linings Playbook" è stata una grande delusione.
Parola chiave: Lettera.

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Ric

lunedì 18 febbraio 2013

Film 509 - Quartet

Questa pellicola era assolutamente da non perdere! E avevo ragione...


Film 509: "Quartet" (2012) di Dustin Hoffman
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Marco
Pensieri: "Quartet" è un bel film di classe e delicato, con un cast fantastico e un interessante spunto per la trama. Uno di quei rari esempi in cui quasi tutto funziona, insomma.
Dustin Hoffman, regista tardivo ma evidentemente ben stagionato, confeziona un racconto-gioiello che riesce a far risaltare le meravigliose capacità recitative di un cast brillante e senza tempo oltre che di narrare una storia sulla terza età interessante e gioiosa, fatta di positività e riscoperta di sé stessi. Si potrebbe dire che "Quartet" dona una sfaccettatura più serena all'idea dell'invecchiare. Chiaro, già che si diventa più vecchi, meglio avere più soldi possibile da parte.
La casa di riposo per anziane celebrità della lirica diviene quindi lo spazio perfetto per ambientare la vicenda di 4 (ex) amici che le circostanze fanno ritrovare tutti a Beecham House proprio nel momento del bisogno (mancano i fondi per far mantenere operativa la struttura). Non sarà facile superare gli antichi dissapori, men che meno tornare ai fasti musicali di un tempo, ma la nuova avventura appassionerà i protagonisti tanto da farli tentare di imbastire nuovamente il vecchio quartetto che, molti anni prima, aveva riscosso un successo planetario. Inutile dire quanto questo li riavvicinerà.
Un bel prodotto sul mondo della lirica e dell'opera, insomma, che non a caso esce (e tratta all'interno della sua trama) proprio in occasione dell'anniversario della nascita di Giuseppe Verdi, omaggiandone a modo proprio la ricorrenza. Hoffman è bravo a far quadrare tutto all'interno del suo primo lungometraggio, ma va detto che con una protagonista come la due volte premio Oscar Maggie Smith, i giochi non era poi così complessi. La grande attrice, che vivere un'ulteriore stagione felice della sua carriera, sembra ormai specializzata in questi ruoli brillanti in cui interpreta signore dal carattere forte e autoritario, con una certa puzza molto british sotto il naso, ma che nascondono un animo sensibile e un'intelligenza acuta (come in "Downton Abbey", "Marigold Hotel" o "Gosford Park"). Per questo ruolo, comunque, l'attrice ha ottenuto la nomination ai Golden Globes.
Coprotagonisti di questa storia Tom Courtenay (due nomination all'Oscar, una per "Il dottor Zivago"), Billy Connolly ("Lemony Snicket - Una serie di sfortunati eventi"), Pauline Collins ("Albert Nobbs"), Michael Gambon (compagno di set della Smith dal terzo "Harry Potter" in poi, era Silente) e Sheridan Smith ("Hysteria"). Bella, infine, l'idea di far comparire all'interno della struttura come ospiti della casa di riposo vere personalità del mondo della lirica, dai musicisti ai cantanti.
Consigli: Assolutamente da vedere! Bello e delicato, ironico e positivo, nonché recitato con maestria e classe.
Parola chiave: Rigoletto.

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Ric

domenica 17 febbraio 2013

Film 508 - Looper

Questa in effetti non c'entra con gli Oscar, ma ormai procedo in ordine temporale. Recupererò le due pellicole lasciate indietro appena possibile!
Questa, invece, è stata una scelta di Leandro...


Film 508: "Looper" (2012) di Rian Johnson
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Leoo
Pensieri: Diciamocelo serenamente: questo "Looper" è una cagata pazzesca.
Poi, a dire il vero, leggo ovunque che è un capolavoro, quindi mi dissocio educatamente dai pensieri altrui perchè in effetti ho trovato questo film vicino a "Matrix" come Jennifer Lopez è vicina all'anoressia.
Premessa fatta, al di là dell'idea interessante che potrebbe stare dietro alla trama del Sig. Rian Johnson - assassini a pagamento del passato che uccidono gente del futuro fino a quando non mettono fine alla loro "carriera" uccidendo il loro sé del futuro) - non mi è sembrato che poi si riesca a mantenere le aspettative. Considerato che bisogna prendere per buono ciò che ci viene raccontato all'inizio dal protagonista Joe del presente (Joseph Gordon-Levitt), ovvero che nel futuro è possibile viaggiare nel tempo (perchè? Come? Non si sa), si devono prendere per buone una serie di (quelle che per noi sono) novità e tentare di tenerle a mente come dogmi per avere accesso ai vari futuri contenuti della storia. Storia che, tutto sommato, parla di tante cose, ma alla fine non racconta nulla. L'inquietantissimo bambino Cid (Pierce Gagnon), a parte avere un'espressività del demonio, non è un personaggio interessante. Si capisce che è dotato di poteri paranormali, sì, ma poi? La scena finale è effettivamente molto 'matrix', ma in fin dei conti non accade nulla che non sia un gigantesco sollevo tutti in aria.
Il Joe del futuro (Bruce Willis) è determinato a sopravvivere per amore della sua donna, ma anche lui non convince. Sarà che in scena c'è anche il Joe del presente che nel frattempo si innamora di un'altra donna (Emily Blunt) che è - guarda caso - la madre dell'inquietantissimo Cid che è a sua volta - guarda caso - colui che nel futuro diventerà la minaccia dei 'looper' (ovvero i mercenari assassini del passato di cui sopra) nonché malvagio assoluto. Insomma, diciamocelo, niente di nuovo sotto il sole.
Ripeto, in effetti l'idea di base è anche intrigante, ma alla fine dove si va a parare non è nulla che non si sia già visto mille altre volte, toccando topic scontati tra l'altro nemmeno rielaborati in maniera originale. Sinceramente, quindi, non mi sento di condividere le grida estatiche che vogliono "Looper" quale capolavoro della cinematografia sci-fy contemporanea.
Aggiungo, come nota finale, che trovo idiota ingaggiare Joseph Gordon-Levitt e poi cambiargli completamente la faccia per farlo assomigliare a Bruce Willis con un make up da fiera di paese. Particolare che, personalmente, mi ha infastidito per tutta la durata del film.
Consigli: Premesso che la critica lo ha presentato come prodotto di grande qualità, nonche come il "Matrix" del nuovo millennio (e gli incassi hanno funzionato: $166,521,158), a mio avviso questo "Looper" si può evitare con serenità. Emily Blunt è monoespressiva, Joseph Gordon-Levitt ha talmente tanta roba in faccia che non può recitare e Bruce Willis è in modalità "Die Hard" dagli anni '80. Insomma, c'è di meglio in giro.
Parola chiave: Telecinesi.

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Ric

sabato 16 febbraio 2013

Film 507 - Les Misérables

Sempre più verso gli Oscar. Questa volta una pellicola che aspettavo con ansia!


Film 507: "Les Misérables" (2012) di Tom Hooper
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Marco, Leoo, Andrea
Pensieri: Miserabili solo di nome. Produzione sontuosa, cast da grandi occasioni, un incasso di $359,665,980 e qualcosa come 8 nomination agli Academy Awards di quest'anno. Non c'è male, per un solo film.
In effetti il nuovo lavoro di Tom Hooper dopo il successo de "Il discorso del re" è stato un azzardo non da poco, ma a mio avviso riuscito. Questo "Les Misérables", che porta sullo schermo il musical teatrale a sua volta ispirato all'opera letteraria di Victor Hugo, è un potente prodotto cinematografico, in parte anche innovativo, che riesce a trasmettere la grandezza dell'originale da cui proviene, ma è di minor impatto quando si considera il contesto storico. Di fatto, comunque, il plot si concentra sui personaggi e i loro percorsi di vita piuttosto che sugli aspetti storici di cornice alla vicenda, quindi posso capire la scelta. In aggiunta, trovo difficile pensare di concentrarsi su questioni politiche e sociali considerando la natura stessa di questo lavoro, ossia il musical. Non che sia impossibile cantare "di politica", ma di certo è più naturale pensare a testi intimisti o incentrati sui sentimenti dei determinati personaggi. In aggiunta, essendo tratto dallo spettacolo teatrale, non è che Hooper o gli sceneggiatori avessero troppa libertà di azione, volendo rimanere fedeli all'originale. Dico tutto questo perchè ho letto critiche legate alla troppa disinvoltura con cui sono lasciati in secondo piano gli avvenimenti storici.
Detto ciò, questo film mi è sostanzialmente piaciuto. Non ho avuto tentennamenti durante la visione, né ho accusato particolare fatica nel seguire i 158 minuti di proiezione della pellicola; anche se ammetto che qualche sbadiglio c'è stato.
E' chiaro che i rischi di un prodotto come questo sono molteplici: dialoghi ridotti all'osso (a questo proposito: aveva davvero senso doppiare le 3-4 battute totali del film? Lasciarlo in lingua originale con i sottotitoli non sarebbe stato più sensato?); numeri musicali lunghi che richiedono molta attenzione in quanto le strofe si sostituiscono ai dialoghi; la storia non è certo delle più allegre, le tematiche (quella religiosa in primis) per nulla superficiali. Ergo "Les Misérables" non è quello che comunemente si può definire un film di massa, nonostante l'evidente successo commerciale che ha avuto (ma i fan della pièce teatrale sono tanti). Quindi, che sia piaciuto o meno, bisogna dare atto a Hooper che, nonostante i rischi, ha saputo credere e dare vita ad un progetto di successo, ma per nulla scontato da questo punto di vista.
Certamente bisogna ringraziare la buona promozione del film da parte della Universal e la copiosa valanga di premi che sono seguiti alle varie interpretazioni, conseguenza del fatto che è stato fatto un buon lavoro di casting. Non dico ottimo solo perchè alcuni degli attori a mio avviso non hanno trovato la chiave per rendere magnetico o davvero interessante il loro personaggio (Eddie Redmayne, Samantha Barks e in certa misura anche Russell Crowe). Inutile sottolineare l'intensità di Anne Hathaway, probabilissima vincitrice dell'Oscar come non protagonista, e la sorprendete capacità di reggere un intero film sulle proprie spalle di Hugh Jackman (io tifo per lui il 24 febbraio!), vera rivelazione per le grandi platee dopo i numerosi blockbuster legati ad X-Men e affini.
Va detto, comunque, che 'Les Miz' - come lo abbreviano gli americani - non è "Moulin Rouge!" (entrambi ambientati in Francia, che caso!) e Tom Hooper non ha le stesse capacità di Baz Luhrmann. Chiaro che i prodotti sono differenti, nonostante il cuore musicale, ma la mano del regista, in questo caso, a mio avviso non è sempre funzionale, men che meno 'pulita'. Tanti, per esempio, i momenti in cui la visuale traballa a causa di qualche - suppongo - urto della macchina da presa contro qualcosa; capitano anche ombre dell'operatore sui volti degli attori. E, per una produzione di questo calibro, secondo me non è giustificabile. Mi rendo perfettamente conto dei limiti della mia affermazione, tenendo conto del fatto che le canzoni sono registrate live in presa diretta (e qui sta la novità), ma devo comunque ammettere che, nonostante siano dettagli, la cosa mi ha dato fastidio. Il film poi, soffre di una dimensione un po' statica della ripresa. Forse esperimenti un po' più dinamici avrebbero aiutato.
Mie personali riflessioni a parte, nel complesso trovo sia un buon esperimento di trasposizione da un contesto differente a un altro. I meccanismi narrativi funzionano e, nonostante la storia sia a tratti pesante (il continuo accanimento dei 'cattivi' suoi buoni', che però si riscatteranno o nel mondo di Dio o nel finale del film; il destino che continuamente sembra voler castrare la possibilità di una felicità anche solo minima; lo stoico comportamento compassionevole di Jean Valjean che alla lunga risulta un po' forzato), credo che il film comunque funzioni (lo dico senza aver letto il libro né aver visto lo spettacolo teatrale). Ho trovato l'idea di far cantare live sul set gli attori un'idea davvero geniale, che dona al tutto un maggiore senso di realtà e consente di verificare in toto le capacità recitative e canore degli attori. La versione di "I Dreamed a Dream" di Fantine/Hathaway è di una potenza straordinaria. La scelta di inquadrarle il volto durante tutta l'esecuzione del pezzo, poi, mi è sembrata davvero efficace. Molto dotata vocalmente anche Amanda Seyfried che, nonostante nel ruolo di Cosette sia poco incisiva, colpisce davvero in alcuni passaggi per la voce cristallina.
Per quanto riguarda l'aspetto tecnico, poi, ho molto apprezzato la scenografia, molto curata. I costumi non mi hanno particolarmente colpito, mentre gli effetti speciali non mi sono sembrati di grandissima qualità considerato il budget di 61 milioni di dollari. Ho detestato, invece, la famiglia Thénardier (composta da Sacha Baron Cohen, Helena Bonham Carter e Samantha Barks, che interpreta Éponine anche nella versione teatrale inglese) sia perchè trovo che i personaggi siano antipatici, sia perchè non amo Baron Cohen e ho trovato la Barks un po' inutile.
Tutto sommato, comunque, "Les Misérables" mi ha lasciato un ricordo positivo.
Consigli: Se andate al cinema per vedere Anne Hathaway sappiate subito che il suo ruolo è veramente, veramente breve considerato il totale del film. Vale comunque la pena di vedere "Les Misérables", a mio avviso. Sia perchè ormai al cinema passano talmente pochi musical che ogni volta che se ne produce uno è più o meno un evento, sia perchè la scelta di portare sullo schermo la voce 'sporca' degli attori che cantano sul set non solo è coraggiosa, ma sancisce la possibilità che, creato il precedente, d'ora in poi la cosa si possa ripetere. E vale la pena di valutare il fenomeno dai suoi inizi, specialmente se si è appassionati (di musical, ma anche solo di cinema).
Parola chiave: Moti rivoluzionari.

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Ric

Film 506 - Lincoln

E' tempo di mettersi avanti con gli Oscar. Meno di un mese fa ero in Lussemburgo e, durante un freddo pomeriggio libero, ho deciso di andare al cinema per cominciare a documentarmi personalmente a proposito di questi Academy Awards 2013. Partendo dal film con più nomination.


Film 506: "Lincoln" (2012) di Steven Spielberg
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: Vanno chiariti subito alcuni punti: a) "Lincoln" mi è piaciuto, b) vederlo in inglese ha reso ardua la comprensione di alcuni passaggi, c) lo rivedrei, anche solo per capire tutto al 100%.
Chiaro che la storia è nota, gli avvenimenti che si susseguono pure, quindi il basic è stato più che compreso. Mi sono perso, invece, per quanto riguarda la terminologia bellica e spesso durante i dibattiti riguardo la costituzione, sue parti o comunque argomenti di legge e diritto il cui linguaggio preciso è perlopiù a me sconosciuto. Detto ciò, questa pellicola rimane certamente un prodotto di qualità non fosse anche solo per il cast magnifico e la regia oculata di un grande narratore.
Dopo aver palesemente toppato con la questione "War Horse", Spielberg ritrova tocco e ispirazione e dirige magistralmente attori perfettamente adatti alla loro parte. O, diciamo, capaci di essere nella parte. Dico così solo ed esclusivamente in riferimento al fatto che Sally Field, qui moglie di Lincoln, più che la compagna sembra la madre (per non dire la nonna). Di fatto la Field e Daniel Day-Lewis, che qui interpreta il 16esimo presidente degli Stati Uniti, hanno 11 anni di differenza, però l'effetto sembra suggerire un divario d'età maggiore. Nella realtà, poi, la coppia presidenziale aveva 9 anni di differenza in favore di Mary Todd Lincoln. Accettato questo ' compromesso' comunque, è inutile dire che la coppia di attori è particolarmente dotata. L'interpretazione della Field tocca punti drammatici davvero commoventi; Day-Lewis regge sulle sue sole spalle un intero film con capacità camaleontiche impressionanti (di sicuro sull'aspetto, come parlasse Lincoln non è dato sapere) e una certa verve recitativa in crescendo man mano che la trama (leggere questione degli schiavi) si fa più intensa.
Nel duo di attori si inserisce, ad un certo punto della storia, una figura all'inizio ambigua e che lascia insospettiti. Tommy Lee Jones interpreta Thaddeus Stevens, personaggio con sorpresa finale non da poco (il buonismo spielberghiano a volte però è eccessivo). A conti fatti, se devo essere onesto, è però l'interpretazione di Jones quella che mi ha colpito e soddisfatto di più di questo "Lincoln". Sarà perchè quella del protagonista era già stata tanto pubblicizzata come fantastica che ho finito per dare per scontato che fosse così, comunque di fatto, uscito dalla sala, è il personaggio non protagonista Stevens che mi è rimasto fortemente impresso. A Tommy Lee Jones darei sinceramente l'Oscar (a lui o, dopo aver visto "Django Unchained" di Tarantino ieri sera, a Christoph Waltz).
Per quanto riguarda il resto di questo prodotto cinematografico, direi che vale certamente la pena di vederlo. I film storici sono sempre interessanti da guardare, aprono la mente a situazioni lontane dalle nostre e riescono a raccontare i fatti - quando il tutto è ben riuscito - in maniera più diretta e comprensibile di molti altri prodotti di consumo. "Lincoln", in particolare, è un buon blockbuster forte di una tecnica precisa e puntuale, un cast magnifico e di uno stato di grazia che ultimamente comincia ad essere intermittente anche per il geniale Spielberg. 150 minuti di pellicola sono lunghi, eppure passano, volano, emozionano, lasciano col fiato sospeso: verrà abolita la schiavitù? Come riusciranno ad ottenere i voti necessari? Verrà mostrata la scena dell'assassinio del Presidente?
Insomma, inutile dire che la storia dell'uomo Abraham Lincoln sia interessante di per sé. Per un Paese come il nostro, poi, dove la classe politica è cialtrona e confusa, una figura politica del genere, tanto proiettata verso il futuro e illuminata è davvero una ventata d'aria fresca. Ed erano gli anni '60 del 1800. Facciamoci qualche domanda.
Ps. Oltre ai tre attori citati, nel film è composto da un cast di altri grandi nomi: David Strathairn (candidato all'Oscar per "Good Night, and Good Luck."), Joseph Gordon-Levitt ("Il cavaliere oscuro - Il ritorno"), James Spader (3 Emmy Awards per "Boston Legal"), Hal Holbrook (candidato all'Oscar per "Into the Wild - Nelle terre selvagge"), John Hawkes (candidato all'Oscar per "Un gelido inverno"), Jackie Earle Haley (candidato all'Oscar per "Little Children"), Lee Pace ("Lo Hobbit - Un viaggio inaspettato") e Gloria Reuben ("E.R. - Medici in prima linea").
Pps. La pellicola ha incassato $220,977,006 a fronte di una spesa di 65milioni.
Ppps. 12 candidature agli Oscar 2013 tra cui Miglior film, regia, attore protagonista (Day-Lewis), non protagonista (Jones), attrice non protagonista (Field), sceneggiatura non originale, colonna sonora, fotografia.
Consigli: Una pellicola potente, forte di una bellissima colonna sonora di John Williams, di una bella fotografia e, chiaramente, di un cast di attori di altissima qualità (bentornata al cinema Sally Field!). Inutile dire che i momenti intensi sono molti e anche se Spielberg tende spesso ad essere un po' stucchevole, devo ammettere che qui non ho trovato grandi stonature in proposito. Il film è solito e si vede senza mai guardare l'orologio. Va visto.
Parola chiave: Schiavitù.

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Ric

venerdì 15 febbraio 2013

Film 503 - Molto forte, incredibilmente vicino

Mi era rimasta la voglia di vedere questo film dagli Oscar dell'anno scorso...


Film 503: "Molto forte, incredibilmente vicino" (2011) di Stephen Daldry
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Il libro di Jonathan Safran Foer da cui è tratto non l'ho letto, quindi posso parlare semplicemente di ciò che ho visto.
Stephen Daldry è sempre bravo a dirigere i propri attori e, soprattutto a cimentarsi con storie non scontate e, tendenzialmente, drammatiche (suoi "Billy Elliot", "The Hours", "The Reader - A voce alta"). Anche qui, devo dire, ho apprezzato il lavoro fatto per trasporre quello che ritengo essere un libro (e un tema) per nulla facile da raccontare e in immagini e per il tema. Eppure qualcosa non mi ha del tutto convinto.
Thomas Horn è un ragazzino sicuramente dotato, ma non posso dire che sia simpatico. Il suo ruolo è molto complesso e ha sfaccettature complesse da capire, far trasparire e accettare (da parte dello spettatore) e non sempre la trama rema a suo favore. Sembra, anzi, spesso un antipatico disadattato sociale saputello e piagniucolone. Alla lunga il ruolo stanca, ma si riscatta certamente nel finale. La scena che più ho odiato è quando Oskar Schell, il suo personaggio, insulta la madre Linda Schell/Sandra Bullock dicendole di non capire niente. Spezza il cuore.
La figura della madre, comunque, è appannata fino alle scene finali, in cui acquista una potenza da non sottovalutare. Non certo grazie all'interpretazione della Bullock, ma perchè la trama le consente un riscatto e soprattutto le dona un'umanità che fino ad allora non emergevano a causa della figura paterna troppo opprimente.
Quest'ultima è interpretata da Tom Hanks che, come al solito, è più fastidioso che bravo. Il suo Thomas Schell che vede solo suo figlio come piccolo genio e lo sprona in tale direzione è uno di quei personaggi che funzionano solo in funzione dei meccanismi che fanno scaturire (muore l'11 settembre 2001 in una delle torri). Credo che il mio pregiudizio derivi molto anche dal fatto che Hanks non mi faccia più impazzire come attore ormai da tanto tempo.
Per il resto l'atmosfera del film mi ha un po' ricordato il caos interiore e interraziale (esteriore) di "Mangia prega ama", in un mix di avventura e nonsense a volte non sempre riuscito. Alcune scene sembrano random, altre atte solamente a portare alla lacrima facile del pubblico più sensibile. Sicuramente, comunque, la pellicola ha come punto di forza l'interpretazione di Max von Sydow che, senza mai proferire una parola, risulta comunque comunicativo ed espressivo da lasciare senza parole. Intenso nonostante la pacatezza e il limite del mutismo del suo personaggio.
Tutto sommato, comunque, "Extremely Loud & Incredibly Close" è un film interessante, che affronta un tema difficile dal punto di vista di un ragazzino con (evidenti) problemi a relazionarsi con sé stesso, gli altri e ciò che lo circonda. Di sicuro vale per la bella colonna sonora, l'interpretazione di von Sydow e perchè, in generale, un punto di vista in più su ciò che accadde l'11 settembre non può che aiutare ad avere un'ulteriore prospettiva su un evento chiave della storia moderna.
Consigli: 2 nomination all'Oscar un po' a casaccio (Miglior film e attore non protagonista), ma vale la pena di dare a questa pellicola un'occasione. Bella fotografia e, per chi ama NY, un buon modo per "girare" la città.
Parola chiave: Chiave.

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Ric

mercoledì 6 febbraio 2013

Film 502 - The Master

Una pellicola che volevo assolutamente vedere!


Film 502: "The Master" (2012) di Paul Thomas Anderson
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Claudia
Pensieri: "The Master" è davvero un film molto strano. Quando sono uscito dalla sala, la prima cosa a cui ho pensato è stata: "Non ho capito niente". Il che è stato piuttosto frustrante.
Sulla via di casa, però, con la mente occupata da 100 pensieri, sono stato costretto a confrontarmi con una pellicola che mi ha davvero spiazzato, lasciandomi ben più di un interrogativo. Come facevo a spiegare cosa avevo visto a Leandro, che mi chiedeva una sintesi? Ebbene a distanza di quasi un mese faccio fatica ancora oggi a mettere in parole il mio pensiero, tanto è confuso.
Innanzitutto non è la storia di Scientology, ma prende spunto. Quindi quando sono stato al cinema ho capito man mano che mio padre mi aveva venduto una balla; di conseguenza, aspettandomi tutt'altro, sono rimasto ulteriormente spaesato. La storia, che si basa solo parzialmente su quel L. Ron Hubbard che ha fondato Scientology, racconta le tre vite che si intrecciano di Freddie Quell/Joaquin Phoenix, Lancaster Dodd/Philip Seymour Hoffman e Peggy Dodd/Amy Adams (tutti e tre candidati all'Oscar come migliori attori), in particolare concentrandosi sul primo, reduce dalla seconda Guerra Mondiale, che rimane affascinato e sedotto da una setta religiosa, la Causa, e dal suo capo spirituale (Seymour Hoffman).
I tormenti di Freddie, arrabbiato con il mondo e incapace di condurre una vita 'equilibrata', sembrano vedere finalmente un momento di pace quando si sottopone alle cure del "santone", motivo che lo spingerà sempre di più a mettersi nelle mani e al servizio di quella che diventerà poi la sua guida e punto di riferimento. La sua violenza ed irrequietezza, però, riaffioreranno fino a quando non sentirà il bisogno di allontanarsi dalla famiglia dei Dodd per un lungo periodo. Farà ritorno, ma solo per un brevissimo momento.
Questo, a grandi linee, quello che succede. Il resto, sia a livello di contenuti che di dialoghi, mi rimane spesso difficile da afferrare. Premesso che provo un mix di diffidenza, disprezzo e miscredenza nei confronti di questi soggetti "detentori di verità assolute", ho tentato di approcciarmi alle figure umane qui rappresentate prescindendo dai miei naturali pregiudizi. Eppure non ho provato alcuna simpatia, né sentimento di coinvolgimento verso alcuno di loro. Né sono riuscito a capire il perchè di tanta fiducia riposta in una persona che evidentemente non sa quello che dice (il secondo libro di Dodd finirà per scontrarsi con quanto asserito nel primo). Ponendomi in particolare questa domanda, ho supposto che l'intento nel raccontare questa storia fosse anche di mettere in luce la necessità delle persone di avere una guida nella vita, di potersi aggrappare a qualcosa di concreto e certo, di poter riporre la fiducia in qualcun altro che possa mostrare un sentiero sicuro e già pronto per essere percorso senza alcun rischio per sé stessi.
Mi sono chiesto, però, quale fosse la chiave di lettura di un personaggio come quello di Freddy. Disagiato, introverso, manesco a tratti sembra quasi ritardato. E' fedele spalla, braccio destro (violento) di una figura-pilastro della comunità pseudo-religiosa e certamente personaggio controverso davvero ben interpretato da Phoenix (zoppica, è stropicciatissimo, magrissimo e sembra sempre stia lì lì per crollare su sé stesso). Però, sarò molto sincero, mi sfuggiva moltissimo di questo personaggio. Cosa pensa? Perchè è ridotto così? E' pazzo? Rimane con i Dodd solo per convenienza o ci crede davvero anche lui nella Causa? Wikipedia è corsa in mio aiuto: "
Freddie Quell is a sex-obsessed alcoholic World War II veteran suffering from post-traumatic stress disorder and struggling to adjust to a post-war society". 
Quindi, a questo punto si può dire che, a maggior ragione, Freddie necessita più di altri di una figura-guida a cui affidarsi completamente, ripagando i momenti di pace ottenuti grazie alle "terapie" di Dodd con la sua più cieca e totale fedeltà. Chiaramente l'instabilità mentale del personaggio lo porterà ad agire in maniera più volte sconsiderata.
E' quindi un film sulla guerra, quello di Paul Thomas Anderson? E' un racconto sui traumi del ritornare ad un quotidiano che non esiste più dopo gli orrori di campi di battaglia e trincee? E' l'analisi di una follia (personale e collettiva) che critica la tendenza umana ad affidarsi a qualcuno o qualcos'altro per affrontare le prove della vita? O è una rappresentazione nel bene e nel male di queste sette religiose oggi anche abbastanza comuni?
Sono dell'idea che un film debba sempre suscitare qualche domanda in chi guarda, proporre interrogativi o comunque stimolare un dibattito - con sé stessi e con gli altri - che possa stimolare, in qualche modo. Qui non so se davvero si possa dire che le domande che rimangono in testa stimolino alcunché di sensato. La cosa che più mi chiedo ancora riguardo a "The Master" è: ma che cosa voleva dire?
Consigli: Di certo è un film che vale molto per le performance degli attori (c'è anche Laura Dern) e la Adams riesce nell'interpretazione di un personaggio brutto (e che a tratti mi ha destabilizzato) in maniera precisa ed efficace. Phoenix e Seymour Hoffman adattissimi alle loro parti valgono da soli la visione. Ma non è certo una pellicola facile e lascia molte perplessità. Non mi ha convinto, nell'insieme e non la rivedrei.
Parola chiave: Esperimenti.



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Ric

lunedì 4 febbraio 2013

Film 501 - Il cavaliere oscuro - Il ritorno

Primo film del 2013. Primo film di febbraio. Primo film a superare la soglia delle 500 recensioni. Solo lui poteva farcela. Chi? Batman.


Film 501: "Il cavaliere oscuro - Il ritorno" (2012) di Christopher Nolan
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Marco
Pensieri: E' sconcertante come un film così bello sia stato anche così tanto snobbato nella stagione di premiazioni di quest'anno. Niente Oscar - dopo le 8 nomination e le 2 statuette vinte del precedente "Il cavaliere oscuro" -, nessuna candidatura ai Golden Globes (che però hanno voluto puntare su... "Il pescatore di sogni"?!) e giusto una menzione nella categoria Migliori effetti speciali ai BAFTA britannici. E, grazie al cielo, una nomination ai Grammy del 10 febbraio alla magnifica colonna sonora di Hans Zimmer. Tutto ciò è stranamente fuori dalle classiche abitudini di circostanza in questi eventi "da premio" in quanto di solito si tende ad onorare ciò che era stato premiato in precedenza se non altro per giustificare la scelta di eleggerlo a "migliore" in qualcosa. Quindi tutti si aspettavano, se non la candidatura a Miglior film, sicuramente qualche citazione nelle varie parti tecniche di suono, montaggio, effetti speciali. E invece niente. Ancora una volta Nolan non è considerato, nonostante sia uno dei pochissimi registi attualmente capaci di scrivere, girare e produrre pellicole di qualità che sbanchino anche il botteghino. Senza voler denigrare nessuno, un'ultima postilla: gente come Kevin Costner e Mel Gibson hanno vinto l'Oscar alla regia. Non serve aggiungere altro.
Questo "The Dark Knight Rises" è certamente un buon blockbuster e una degna conclusione della trilogia di rinascina dell'Uomo pipistrello. Dopo i sacrifici di Bruce Wayne per salvare Gotham martirizzando il proprio alter ego, veniamo finalmente all'epilogo che lo vedrà risorgere ai vecchi fasti di gloria. Arrivarci non sarà, chiaramente, una passeggiata.
E', infatti, per colpa del cattivo di turno Bane/Tom Hardy che la sicurezza e tranquillità (apparente) della città è messa alla prova. In un crescendo di tensione e terrorismo (non solo) psicologico, infatti, il mascherato antagonista procederà nel suo intento di tenere improgionata l'intera popolazione di Gotham, sovvertendo regole e privilegi e dando in mano il potere ai criminali e ai meno abbienti (mentre i borghesi e i cittadini facoltosi sono portati al cospetto di una "corte" per essere giudicati) e denunciando gli l'insabbiamenti dei crimini compiuti dall'amministrazione Dent (Aaron Eckhart). Chiaramente c'è molto altro sotto...
Oltre ai soliti personaggi ricorrenti nella storia di Nolan (Christian Bale è Batman, poi ritroviamo Gary Oldman, Michael Caine, Morgan Freeman e Cillian Murphy), numerosi i nuovi personaggi, ognuno dotato di un "doppio" che finirà per rivelarsi con l'evolversi della storia. Senza voler preannunciare alcunché, le new entries sono Joseph Gordon-Levitt, Marion Cotillard (entrambi in "Inception") e - inaspettatamente - Anne Hathaway nel bellissimo e molto sexy ruolo ruolo di Cat Woman. Su di loro è bene da subito tenere gli occhi puntati.
Insomma, in sostanza è una pellicola ben realizzata, tecnicamente potente e capace di creare molte attese - solo parzialmente mantenute, però - a livello di trama. Nolan è un maestro nel ricreare storie ad incastro, mondi dell'apparenza che nascondono complesse strutture a matrioska che vanno a costruire quello che sarà l'effetto a sorpresa finale. Come sempre, insomma, nulla è ciò che veramente appare. E non si può dare nessun particolare per scontato.
Interessante la performance di Tom Hardy che riesce a comunicare espressività nonostante indossi una maschera che gli copre più di metà del viso per tutta la durata dei 165 minuti di pellicola. Solo un po' meno cattiveria del previsto, da parte del suo personaggio, di quanto la trama e l'attesa non lascino sperare.
In generale, comunque, nonostante un capitolo precedente tanto famoso e acclamato, credo si possa dire serenamente che "Il cavaliere oscuro - Il ritorno" non faccia assolutamente rimpiangere ciò che lo ha preceduto.
Consigli: $1,081,041,287 di incasso mondiale e capitolo conclusivo di una delle trilogie più famose della storia del cinema commerciale contemporaneo. Anche solo per questi due motivi, "Il cavaliere oscuro - Il ritorno" va visto. A tutti i costi.
Parola chiave: Bar a Firenze.

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Ric