martedì 21 marzo 2023

Film 2171 - Knock at the Cabin

Intro: Il trailer ci aveva davvero molto incuriosito, per cui ci siamo fiondati al cinema appena uscito il film nelle sale.

Film 2171: "Knock at the Cabin" (2023) di M. Night Shyamalan
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Ciarán
In sintesi: ancora una volta, come sempre, M. Night Shyamalan porta al cinema una pellicola dalle premesse promettenti, ma uno svolgimento deludente.
"Knock at the Cabin", infatti, parte da un'idea intrigante: una famiglia (omogenitoriale) si reca in vacanza in uno chalet di montagna, dove tutto sembra inizialmente filare liscio. Poi, a sorpresa, quattro sconosciuti si presentano alla porta, richiedendo che uno dei componenti della famiglia venga sacrificato in nome della salvezza dell'umanità. Non importa chi sceglieranno tra i due papà o la piccola figlia adottiva, l'importante è che sia la famiglia a scegliere.
Se, fino a qui, il film riesce a mantenere le promesse del trailer, oltre questo punto la storia comincia a perdersi, al pari dell'interesse dello spettatore. 
I quattro sconosciuti dell'apocalisse sono personaggi poco incisivi di cui, di fatto, viene approfondito solamente il personaggio interpretato da Dave Bautista, relegando gli altri tre a una marginalità (e, francamente, "dimenticabilità") che danneggia il racconto e la suspense in generale. 
In aggiunta, la mancanza di una motivazione alla base della terribile richiesta di sacrificio, non fa che indebolire la trama e distrarre chi guarda. Sì, è in gioco il destino dell'umanità... ma perchè? Chi la minaccia? Per quale motivo e a che scopo?
La sensazione finale, considerate le varie "piaghe" che si abbatteranno sulla terra durante la durata del racconto, è che si tratti di una sorta di punizione divina e fa strano, onestamente (e vista la scelta della coppia gay), che sia proprio questa famiglia con due papà a) 
ad avere le sorti di ogni persona sul pianeta tra le mani e b) la causa di tutta la sofferenza conseguente alla scelta che, per forza di cose, sentono di non riuscire a fare. 
Mi rendo conto che il film sia tratto dal romanzo horror "The Cabin at the End of the World" di Paul G. Tremblay e che, quindi, le scelte narrative siano necessariamente legate al prodotto da cui deriva, sta di fatto che ho trovato questo mix di "famiglia gay + apocalisse + sacrificio umano + sorti dell'umanità + piaghe e disatri" un connubio strano che veicola - vuoi o non vuoi - uno strano messaggio.
Al contempo, il film stesso mi ha dato l'impressione che non sapesse bene quale messaggio volesse portare all'attenzione del suo pubblico: spacciato per un horror, ma di fatto più thriller psicologico con accenni religiosi e un pizzico di famiglia moderna LGBTQIA+, "Knock at the Cabin" funziona in termini estetici (bella fotografia) e di premesse, ma non riesce a trasformare l'intrigo iniziale in qualcosa di innovativo o anche solo elettrizante da guardare.
Cast: Dave Bautista, Jonathan Groff, Ben Aldridge, Nikki Amuka-Bird, Kristen Cui, Abby Quinn, Rupert Grint.
Box Office: $54.1 milioni
Vale o non vale: Francamente mi sento di dire che, rispetto ad altri titoli di Shyamalan, questo non è il più terribile. Rimane il fatto che le premesse iniziali sono disattese e la fregatura della promessa horror non mantenuta sicuramente infastidirà non pochi. L'ennesimo film del regista de "Il sento senso" che mi sento di riassumere come "tanto rumore per nulla".
Premi: /
Parola chiave: Sacrifice.
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

2 commenti:

  1. #HollywoodCiak 2171 #KnockattheCabin #MNightShyamalan #DaveBautista, #JonathanGroff #BenAldridge #NikkiAmukaBird #KristenCui #AbbyQuinn #RupertGrint #horror #thriller #family #gay #gaycouple #LGBT #LGBTQIA #apocalypse #violence #strangers #cabin #TheCabinattheEndoftheWorld #PaulTremblay #tsunami #sacrifice #humanity #disasters #flu #virus #intruder #suicide #death #planecrash #FourHorsemenoftheApocalypse #religion #followme

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  2. Di sicuro, una pellicola migliore di Old (ci voleva poco) e Shyamalan dimostra di essere sempre un bravo regista, ma il romanzo è molto più angosciante e, soprattutto, non indulge nell'orribile spiegone finale tanto caro a Shiabadà.

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