E continuiamo sulla scia del cinema italiano, che ultimamente frequento più spesso.
Film 563: "Viva l'Italia" (2012) di Massimiliano Bruno
Visto: dal computer di Marco
Lingua: italiano
Compagnia: Marco (Mi)
Pensieri: Massimiliano Bruno, dopo "Nessuno mi può giudicare", riconvoca Raoul Bova e Rocco Papaleo per questa sua seconda fatica registica e, al posto della Cortellesi, sceglie Ambra per l'ennesimo ruolo femminile scanzonato e brillante. La cornice, però, questa volta è completamente diversa, ispirandosi ad una politica italiana della peggior specie in un ritratto a prima vista esasperato, ma in fin dei conti non molto diverso dalla situazione reale. Il che rattrista e non poco.
Al di là della trama anche divertente a tratti, posto che è necessario incassare il colpo facendo autocritica in silenzio, l'anima fortemente 'impegnata' di questa pellicola funziona solo in parte, un po' perchè a volte forzata e quasi imposta - come se si volesse necessariamente giocare la carta della commedia, sì, ma che fa anche pensare -, un po' perchè la risoluzione finale della trama non mi ha convinto del tutto (la presa di posizione molto polemica poi scema).
Da una parte pare che la critica al mondo politico e, collateralmente, della gestione nazionale sembra affrontata di petto e con una certa consapevolezza, ma poi si finisce per cadere nello stesso gioco che ha generato l'input narrativo e mi sembra che, almeno nella gestione della storia di Valerio/Alessandro Gassman, si faccia autogoal.
Il film denuncia raccomandazioni (Susanna/Ambra Angiolini), mancata meritocrazia (Riccardo/Raoul Bova), incompetenza ai vertici (Gassman) e una politica di false promesse e falsi valori (Michele Spagnolo/Michele Placido) per buona parte dei suoi 100 minuti di durata, ma di fatto scioglie il suo intreccio liquidando le avversità in un modo che, a mio parere, non è accettabile dopo tanto criticare: il ricatto. E' vero che questo è applicabile poichè c'è chi si è messo nella posizione di farsi ricattare, ma non ritengo sia coerente, nel finale, cancellare l'incompetenza di Valerio rappresentandolo non come una persona degna di essere al vertice della sua azienda, ma solo l'ennesimo furbetto davvero degno dell'eredità del padre Michele.
Allo stesso tempo la questione del reparto dove lavora Riccardo, ormai allo sbando per la mancanza di fondi e la noncuranza del primario, che viene letteralmente restaurato nel giro di una notte (con il paninaro locale riparatore di lavatrici che aggiusta macchinari medici come se fosse una Whirlpool qualunque), è di una semplificazione imbarazzante, conclusione indegna di una parte di trama che fa ridere tanto è assurda.
Il personaggio di Placido, poi, come ogni bravo politico che si rispetti, finirà in tv a fare le sue scuse - davvero convinte, però - cercando il contatto con quella gioventù che necessita di essere risvegliata da un torpore di disillusione e sfiducia (che gente come lui ha causato) per destare nuova consapevolezza di cittadini che si battono per i propri diritti e, soprattutto, il proprio futuro.
In quest'ottica la predica finale dell'ex politico corrotto tramutato neoredento (ma non per sua volontà, solo a causa di una malattia che lo porta a non essere più in grado di filtrare il pensiero che diventa parola) è certamente sensata, ma finisce per assomigliare più a una mossa "paracula" perchè di fatto, come si diceva, il film stesso sceglie poi di pubblicizzare un mezzo poco nobile per esplicitare le nuove consapevolezze del personaggio di Gassman (ovvero che nella vita ci vogliono 'le palle' per ottenere ciò che si vuole).
A parte questo, comunque, "Viva l'Italia" è un perfetto prodotto commerciale nostrano, migliore di molti altri che ci propinano, sia chiaro, ma di fatto ancora troppo legato alla paura di essere considerato solo come commedia leggera e che sente, quindi, la necessità di autodefinirsi impegnata.
Il personaggio più riuscito è quello di Ambra, divertente e agghiacciante allo stesso tempo, specchio di una parte di società contemporanea (ma di fatto ognuno dei 3 figli di Spagnolo lo sono) che, però, avrà gli strumenti e l'aiuto necessari al riscatto e alla rinascita. Bova, invece, resta sempre invischiato nel cliché del bello-buono-e-bravo che lui interpreta, a volte, con passione da fiction tv. Quando fa altro, però, nessuno lo considera. Placido, infine, è un capo famiglia stronzo-ma-poi-sensibile che smaschererà i suoi stessi trucchetti non tanto per necessità, quanto perchè obbligato dalla sua malattia 'rivelatrice'.
Gli ingredienti per un film divertente ci sono, anche se di fatto ci si perde un po' per strada nel finale (morale e lieto fine sempre e comunque).
Ps. Due nomination ai David di Donatello (una per Ambra come Miglior attrice non protagonista) e più di 5.000.000€ di incasso al nostro botteghino.
Consigli: Nonostante la mia solita diffidenza rispetto al cinema italiano e, come già detto, una certa superficialità ingenua in alcune scelte narrative, "Viva l'Italia" è una buona opzione nell'ottica del divertimento spensierato per una sera in compagnia. La critica alla nostra politica odierna fa male all'inizio e bisogna comunque farci i conti durante la visione.
Parola chiave: Raccomandazione.
Trailer
Bengi
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