mercoledì 3 settembre 2014

Film 767 - La sedia della felicità

Caldamente consigliato dai miei, sono corso a vederlo al cinema all'aperto.

Film 767: "La sedia della felicità" (2013) di Carlo Mazzacurati
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Persi i primi 5 minuti di proiezione, il mio approccio al film coincide con il viso - mai così stropicciato - di Valerio Mastandrea che correrà in aiuto di una Isabella Ragonese - francamente non sempre all'altezza delle aspettative - in un full immersion nella storia del racconto che all'inizio ho faticato ad agganciare. In realtà questo primo episodio in una non ben localizzata tenuta svuotata di ogni arredo - dall'unico quadro lasciato appeso ho intuito che il film fosse cominciato con la fugace apparizione di una Katia Ricciarelli in punto di morte - sarà solo pretesto per cominciare l'avventura, vera e propria caccia al tesoro contemporanea. Il ricco bottino c'è, manca la tradizionale mappa che, nel 2014, lascia il posto alla geolocalizzazione e l'uso del computer, tutto in funzione della ricerca di un gruppo di sedie appartenute alla defunta, in una delle quali sarebbe nascosta l'immensa fortuna.
L'idea di partenza, anche se non originale, è anche stuzzicante, specialmente perché essendo una commedia si presume vi saranno episodi divertenti, surreali o anche grotteschi, nella speranza di una risata genuina. Ora, io sicuramente partivo con un'ampia aspettativa di smentire il mio classico atteggiamento prevenuto nei confronti del cinema italiano, però qui proprio non mi ci siamo, non mi ha fatto ridere. Ok qualche gag, magari un sorriso, ma per come mi era stato sponsorizzato e, soprattutto, considerate le svariate candidature ai David di Donatello 2014 raccolte (tra cui Miglior film!), non mi aspettavo un capolavoro, ma un buon lavoro sì.
Come dicevo, la Ragonese non è sempre all'altezza; certi personaggi-macchiette stereotipate sono imbarazzanti e resi talmente caricati da superare lo stereotipo stesso (l'inopportuna costante della signora sadomaso, che alla terza apparizione davvero non ha più nulla da dire, ma anche l'infelice scelta di Natalino Balasso, ormai brutta copia di se stesso); il nonsense di certe scene (ne cito due: Mastandrea che si addormenta all'All You Can Eat giapponese - e già qui... - e si risveglia chiuso dentro dalla proprietaria, che si scoprirà poi ospitare anche un bambino malato nel retro del ristorante; il pastore muto che rapisce la Ragonese e, santificata, la mette in sella a un asino portandola in giro per la vallata); il fatto che in Italia, nel 2014, l'accezione di tesoro sia ancora quella de "I Goonies" o dei pirati, legati all'immagine del gioiello sbrilluccicante da ricercare nell'imbottitura di una sedia (mi immagino Oliver Stone che scrive questa sceneggiatura e sostituisce alla tiara della bisnonna un pacco di azioni e al girocollo della zia l'equazione del millennio per frodare la borsa); infine ho trovato brutta e inutile la gag con l'orso, non solo perché realizzata in modo becero, ma anche perché ricalca una comicità stantia e superata, sfacciata nel proporre qualcosa di palesemente finto e farlo giocandoci pure sopra (questa la mia opinione, in evidente controtendenza col resto del pubblico, che rideva sguaiato).
Detto tutto questo, non voglio puntare il dito contro "La sedia della felicità" e dire che, tutto sommato, fa cagare (e scusate l'espressione), però io al giorno d'oggi dalla commedia italiana non solo mi aspetto di più, voglio di più. Non voglio effetti speciali, né un budget milionario, né attori di grido: una bella storia, originale o almeno che abbia un punto di vista personale, che faccia ridere e lo faccia non con un costume di un orso farlocco che rincorre per la valle il malcapitato di turno, ma con delle idee serie, vere. Qui non c'è nulla del genere ed è un peccato. Per due motivi: uno, perché dimostra che in Italia pare che il meglio del meglio che abbiamo al momento - almeno sul fronte commedia - sia questo; due perché a quanto pare siamo in un Paese che considera questo esempio di cinema come addirittura premiabile. "Smetto quando voglio" è sicuramente un esempio di comemdia nostrana contemporanea più sensato e, a mio avviso, meritevole di successo e attenzione. Questa pellicola, sinceramente, no.
Dimenticavo... Valerio Mastandrea è ormai una certezza.
Box Office: € 1.364.661
Consigli: Nonostante la mia evidente delusione nei confronti di questa pellicola, penso la si possa ritenere adattabile ad una qualunque serata spegni-cervello che comporti la necessità di un divano in relax. Non è né originale, né particolarmente coinvolgente, ma di sicuro non impegna o richiede particolare attenzione.
Parola chiave: Sedia.

Trailer

Bengi

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