Rapunzel non è la versione bolognese di Raperonzolo...
Film 198: "Rapunzel - L'intreccio della torre" (2010) di Nathan Greno, Byron Howard
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Marco, Andrea Puffo, Gianpaolo, Marco C.
Pensieri: E siamo a 50. Di cosa, si chiederà qualcuno?
Con Rapunzel – L’intreccio della torre la Disney produce il suo cinquantesimo lungometraggio animato e porta a casa un successo che non tutti avrebbero dato per scontato. Dopo il mezzo flop del precedente "La principessa e il ranocchio" ($247,374,107 incassati, battuto negli incassi di sempre perfino dal maialino Babe uscito 14 anni prima), di qualità artistica dubbia, che ha principalmente suscitato l’interesse della massa per via del colore della pelle della sua protagonista – già, siamo a questi livelli – e del ritorno alla tecnica del disegno manuale impiegata per realizzarlo, la Disney ha deciso di puntare sulla storia di quella che qui in Italia viene chiamata Raperonzolo.
La vicenda è famosa più che altro per la chioma chilometrica che caratterizza l’eroina della fiaba (dei Grimm, ovvio), ma, sicuramente per quanto mi riguarda, non è certo tra le più conosciute in assoluto. La produzione, come al solito, rimaneggia l’originale per adattare l’intreccio al pubblico giovane svecchiandone situazioni e protagonisti. E allora via, Rapunzel (abituiamoci noi bolognesi a pronunciare questo nome disgraziato come meglio possiamo) è una giovane 18enne che desidera l’emancipazione dopo la vita intera passata in una torre dove sua ‘madre’ Gothel – maledettamente uguale a Cher nelle fattezze con un bizzarro tocco di ‘real life’ nella storia: anche lei vuole rimanere per sempre giovane! – l’ha rinchiusa per preservarla dalla cattiveria del mondo circostante. In realtà lo fa solamente per sfruttare l’effetto magico dei capelli della ragazza che riescono a mantenere Gothel fresca e giovane ad oltranza. La curiosità di Rapunzel mixata ad un poco di fortuna e al bel giovanotto di turno (stavolta ladro) faranno si che lei riesca, finalmente, a toccar terra per dare, così, il via ad una serie di avventure che condurranno al solito adoratamente zuccherato happy ending finale.
I toni estremamente scanzonati di questo nuovo film pre-natalizio per famiglie riflettono il grande cambiamento sociale che si è compiuto ad oggi rispetto ai grandi classici di anche solo una decina di anni fa. Si è perso il senso dell’evento straordinario, l’uscita dell’unico cartone animato natalizio che tutti sarebbero dovuti andare a vedere, simbolo di un periodo dell’anno carico di zuccheri e buoni sentimenti come, del resto, vuole la buona tradizione Disney. Oggi, invece, il simbolo del Natale incombente è l’uscita nelle sale di uno qualunque di quei ‘Natale a …’ o dei rispettivi surrogati di ancora più infimo livello che regalano all’Italia, oltre che un ottimo incasso, anche un’infinita tristezza. Simboli di cambiamento forte anche l’utilizzo di un linguaggio più disinvolto, la necessità di indipendenza della figura femminile, l’assenza di fate o figure magiche, una presenza meno importante del regno animale quale protagonista-spalla dell’eroe/ina di turno.
Ma questo Rapunzel (il titolo originale è Tangled, aggrovigliato, ingarbugliato), in definitiva, com’è? Non male, più magicamente assurdo e meno ‘terra terra’ del precedente, quindi più ragionevolmente in linea con la tradizione disneyana del classico per antonomasia. Gli elementi da fiaba classica (principessa+principe+cattivo di turno = matrimonio finale) sono stati ristabiliti in favore di una serie di idee radicate che, messe insieme, rendono la composizione perfetta per creare un successo al botteghino oltre che far sperare in un merchandising proficuo per il futuro. Non è un caso se a fatica si arriva a Mulan (classe 1999) per ricordare una principessa Disney o se in televisione ('Le Principesse Disney – C’era una volta…', Rai 1) siano i film con Biancaneve, Cenerentola ed Aurora ad essere riproposti e non le più recenti produzioni della casa.
Rapunzel ha il grande pregio di saper nuovamente ‘parlare’ al grande pubblico, di proporre una storia che ha voglia di sentire, ricongiungendo elementi più collaudati con le più recenti novità di computer grafica. Sorvolando sull’aspetto un po’ Barbie della sua protagonista, il disegno è bello e i colori vividi, certe trovate (come quella delle lanterne) sono davvero di grande impatto visivo e le avventure raccontate sono spassose e godibili (certe gag un po’ ritrite). L’unico vero grande difetto di questo film sta nelle canzoni, un tempo baluardo inespugnabile di qualunque cartone animato della casa di produzione di Topolino, qui generalmente insipide e poco coinvolgenti, prive di quella creatività e brio che, nella storia disneyana, hanno fatto aggiudicare Oscar a valanghe nella categoria Miglior Canzone.
Nel complesso, comunque, il futuro per questa pellicola pare radioso: alla terza settimana di programmazione in America è riuscita a scalzare dalla vetta "Harry Potter e i doni della morte: Parte I" con un incasso settimanale superiore a quello del maghetto e un totale che sfiora quasi i 100 milioni di dollari ($96.6). E’ bene comunque ricordare che la nuova avventura di Potter ha incassato fino ad ora $634,857,482 senza l’aiuto del sovrapprezzo per il 3D, tecnologia (o escamotage) obbligata per gli spettatori di Rapunzel che, però, non aggiunge alcunché ad un film che non punta certo alla spettacolarità dell’immagine in tre dimensioni.
In un futuro più a lungo termine (27 febbraio 2011), invece, pare scontata la nomination all’Oscar come miglior film d’animazione anche se, gli altri contendenti ("Toy story 3 – La grande fuga", "Cattivissimo me", "Megamind", "Il Regno di Ga’Hoole – La leggenda dei guardiani", "Dragon Trainer", "L’illusionista") sembrano piuttosto agguerriti.
Staremo a vedere se le bionde sapranno dimostrare di avere ancora una marcia in più!
Film 992 - Rapunzel - L'intreccio della torre
Consigli: Divertente e piacevole, può essere tranquillamente visto al cinema. Ma EVITARE come la peste il 3D: una spesa inutile quanto costosa!
Parola chiave: Capelli.
Ric
Il film, fortunatamente, è disponibile anche in 2D però ci si deve ammazzare per trovare gli orari perchè non c'è un sito uno che li riporti in maniera corretta. Per non parlare del fatto che mi è toccato andare allo spettacolo pomeridiano (cosa che non accadeva dai lontani anni '90).
RispondiEliminaLa tua riflessione sull'attesissimo cartone animato della Disney di Natale è esattamente quella che facevo io proprio qualche giorno fa. Quando ero piccola era fisso che la vigilia di Natale si andasse al cinema con gli amichetti per vedere l'ultima fatica della Disney. I bimbi moderni non hanno più neanche questa soddisfazione. Nè quella sensazione di attesa tipica del volere fortemente qualcosa ma di dover aspettare che sia possibile averla.
Per quanto riguarda gli incassi, che ora talvolta sono falsati dal 3D, mi ponevo giusto la questione quando è uscito Avatar. Possibile che continuino a misurare il successo di un film basandosi sugli incassi e non sui biglietti venduti? Ora, più che mai, l'incasso non è assolutamente indicativo del successo del film.
Torno, infine, al tema centrale del post.
Non avevo particolari aspettative sul film perchè non ho subìto alcun sfinimento da continua pubblicità e promozione in ogni angolo possibile. Non ricordo neanche di aver mai visto il trailer se non direttamente sul sito di MyMovies quando ho pensato che poteva essere carino come film da andare a vedere... Strana come cosa in effetti, che sia io che mi son persa tutta questa pubblicità? Boh!
Il film mi è piaciuto anche se non mi ha soddisfatto del tutto. Probabilmente mi è piaciuto di più La principessa e il ranocchio che tu tanto disprezzi :D
Non so neanche bene perchè. Voglio dire: la storia è completa, bella e non banale -tra l'altro a me completamente sconosciuta; la cattiva è cattiva ma non al limite nè a livello banale (ed effettivamente ricorda Cher :D); il bello è bello e marpione; la bella è stupida ed innocente.....quindi bene o male gli ingredienti ci son tutti.
Se, ovviamente, escludiamo la colonna sonora che è stata veramente pessima. Le canzoni sono un po' troppo "costrette" e poco naturali, inoltre manca,anche in questo caso, il tormentone che ti trovi continuamente a cantare appena pensi e/o vedi un vecchio film Disney.
Probabilmente il problema è stato un po' la lentezza iniziale, non saprei bene.
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