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lunedì 27 gennaio 2025

Film 2341 - Juror #2

Intro: Third movie in a row on my very busy Christmas day, I went for something not a lot of people were talking about (and I heard my parents were going to see at the movies the next day).

Film 2341
: "Juror #2" (2024), Clint Eastwood
Watched on: From my laptop
Language: English
Watched with: No one
Thoughts: Potentially Client Eastwood's last motion picture, there was a lot of controversy surrounding this movie because apparently - and for whatever reason - Warner Brothers, the distributor of the movie, decided not to promote it. It doesn't really make sense to me, as this is a solid movie and the cast is great, but as a result, "Juror #2" wasn't a big success at the box-office (quite the opposite actually: it cost around $35 million just to produce it) nor with award bodies, which is really shamefull.
Although I don't think this is Eastwood's greatest work, I still believe it deserved at least a chance: Nicholas Hoult's and Toni Collette's performances are great, the story is compelling and well narrated, the overall result is well done and entertaining. All of this achieved by a man in his 90s, not to mention that he is literally a movie legend. SO why was this movie snubbed and quietly released in theaters?
To be honest, I can't really tell what happened behind the scenes, but definitely something must have went wrong for the outcome to be so unexpected. "Juror #2" is a perfectly fine and well crafted movie that deserved the attention of the audience, especially the fans of Client Eastwood's body of work. I particularly enjoyed Nicholas Hoult's performance, as it doesn't happen often he is given the chance to be the leading man of a drama movie, especially one that sees him being the actor with the most star-power of all the cast. I think he should be given more opportunities like this one, as he's a capable actor and his performance here is no exeption. Needless to say that Toni Collette is flawless here, always on point (give her more roles too!).
Cast: Nicholas Hoult, Toni Collette, J. K. Simmons, Chris Messina, Zoey Deutch, Cedric Yarbrough, Leslie Bibb, Gabriel Basso, Kiefer Sutherland.
Box Office: $24.8 million
Worth a watch?: A really good movie. The story reveals its unexpected twist pretty soon and the audience is forced to live, together with the main character, the consequences and implications of the choices he makes. This plot device is really interesting and shakes things up narration-wise. For those who still remember it, this movie heavily reminded me of another legal drama from 11 (!) years ago, "The Judge". So, if you liked that one, you'll definitely enjoy "Juror #2".
Awards: /
Key word: Deer.

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#HollywoodCiak
Bengi

lunedì 26 marzo 2018

Film 1479 - Flatliners

Intro: La Fre voleva vederlo e, lo ammetto, anche io ero rimasto incuriosito dal poster e la presenza di Ellen Page che seguo sempre con interesse. Il fatto che un sito di streaming lo abbia proposto fra la sua sterminata lista di titoli in catalogo ha fatto il resto.

Film 1479: "Flatliners" (1999) di Niels Arden Oplev
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: Fre
In sintesi: robaccia malfatta. La sceneggiatura è ridicola, la recitazione dilettantesca perlopiù, mancano pathos e la voglia di andare oltre l’unica idea che sta alla base di tutto il film (andare e tornare dall’aldilà per aumentare la propria capacità cerebrale);
oltre ad effetti speciali da film di serie B, spesso si riscontra anche la mancanza di linearità temporale, tanto che il passaggio da una scena all’altra a volte è straniante tanto è la mancanza di consequenzialità;
Nina Dobrev è un cane a recitare e anche se penso l’abbiano ingaggiata solo per la popolarità verso il mondo teen legata al suo nome, rimane comunque una scelta di casting ampiamente discutibile (e lo stesso dicasi per James Norton, totalmente incapace).
Cast: Ellen Page, Diego Luna, Nina Dobrev, James Norton, Kiersey Clemons, Kiefer Sutherland.
Box Office: $45.2 milioni
Vale o non vale: le scelte sono due: o lo si evita come la peste o lo si guarda consapevoli che è una grandissima cagata. Se scegliete per la seconda, è garantita qualche risata (nonostante i presupposti horror…).
Premi: /
Parola chiave: Passato.

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#HollywoodCiak
Bengi

giovedì 11 maggio 2017

Film 1354 - La prossima vittima

Era da un po' che questo titolo colpiva la mia curiosità quando aprivo il catalogo Netflix, sempre presente tra i suggerimenti della piattaforma. Non avevo mai trovato l'occasione giusta per vederlo, fino a quando, qualche tempo fa, mi sono convinto a dargli una chance.

Film 1354: "La prossima vittima" (1996) di John Schlesinger
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Non che mi aspettassi un capolavoro, in ogni caso questa pellicola è rimasta leggermente sotto i miei pronostici, pur regalandomi ciò che andavo cercando, ovvero una storia finto impegnata che in realtà rimane sulla superficie e sceglie grandi attori per raccontare quello che, si scoprirà man mano, è qualcosa di già visto altre milioni di volte. Non c'è niente di male, d'altronde "La prossima vittima" non è certo passato agli annali per innovazione e qualità. Io cercavo disimpegno non comico, quell'atmosfera che solo gli anni '80 e '90 sanno regalare, oltre che scoprire una Sally Field più inedita, meno mamma chioccia impacciata e più donna d'azione. Da questo punto di vista il film ha, come dicevo, soddisfatto le mie esigenze.
Il problema di questo prodotto - oltre che essere leggermente datato in toni e modi (vedi "Copycat - Omicidi in serie") - è che vive di un cattivo oggi troppo caricaturale, uno stramboide con la faccia da criminale, un disadattato troppo evidentemente disagiato, tanto da risultare poco credibile. Poi per carità, io non ho molte esperienze con certe categorie umane al limite, sicuramente qui la sensazione è quella più di un personaggio che di una persona plausibile anche nella realtà. Ciò guasta non poco il risultato nel suo complesso, andando ad abbassare la qualità di un titolo già di per sé non eccelso per approfondimento psicologico ed evoluzione dei propri protagonisti. Per dirne una: Karen (Field) è ossessionata dall'assassino stuprato di sua figlia e... si trasforma in detective a "La Signora in giallo" mixato a una sorta di vendicatrice della notte, il che risulta a volte anche un tantino involontariamente ridicolo.
Per carità, è evidente che le intenzioni fossero buone, ma in generale "Eye for an Eye" rimane troppo bloccato in una formula poco realistica e più cinematografica che lo declassifica a puro intrattenimento rispetto a una trama - basata sul romanzo omonimo di Erika Holzer - che potenzialmente poteva portare l'occhio del pubblico a riflettere su una questione scomoda anche se, purtroppo, sempre attuale.
Cast: Sally Field, Kiefer Sutherland, Ed Harris, Beverly D'Angelo, Joe Mantegna, Philip Baker Hall.
Box Office: $26,877,589
Consigli: Si lascia guardare, anche se non si tratta certo di una pellicola indimenticabile. Mi è sembrata più una diversificazione di genere per la carriera della Field, un titolo in cui mai mi sarei aspettato di vederla. In ogni caso, visto l'argomento, non una scelta per tutte le occasioni.
Parola chiave: Stupro.

Se ti interessa/ti è piaciuto

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#HollywoodCiak
Bengi

mercoledì 7 settembre 2016

Film 1207 - Il momento di uccidere

Alla ricerca di una valida alternativa serale, sono approdato a questo film grazie alla proposta thriller di Netflix, rinnovando il mio incondizionato amore per la piattaforma di streaming a pagamento.

Film 1207: "Il momento di uccidere" (1996) di Joel Schumacher
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Poe
Pensieri: Premesso che Sandra Bullock è la prima nell'elenco dei nomi degli attori ma appare solo in metà film e che, di fatto, la storia presenta le stesse caratteristiche-fotocopia di ogni altro libro o film di Grisham cui mi sia approcciato, "Il momento di uccidere" rimane comunque un prodotto piacevole nell'universo dei legal thriller made in USA.
Il pretesto è crudele: una bambina di colore viene rapita e stuprata quasi a morte da due giovani razzisti in uno Stato americano del sud dal passato pericolosamente contro le persone di colore, il Mississippi.
Riportata dalla sua famiglia, la bambina non faticherà ad identificare i suoi aggressori, cosicché i due verranno arrestati e assicurati a una giustizia che ne disporrà prontamente un processo che non vedrà mai la luce: il padre di Tonya, Carl (Samuel L. Jackson), si farà giustizia da solo uccidendo entrambi i giovani addirittura davanti alla folla riuniatasi in tribunale il giorno dell'udienza. Davanti a un tale numero di testimoni e un crimine così violento, sembra scontata la condanna del padre che, in ogni caso, assume il giovane avvocato Jake (Matthew McConaughey) e si dichiara non colpevole. Da qui, la storia racconterà l'esperienza del processo e le ripercussioni che l'evento avrà non solo sulla comunità - che vedrà addirittura riesumato il Ku Klux Klan -, ma anche sulle vite degli individui coinvolti.
Come dicevo all'inizio, "A Time to Kill" è un thriller dai caratteri giudiziari che funziona, pur riproponendo una buona dose di temi cari al suo autore. Non manca il giovane avvocato di provincia a cui viene affidato il caso più difficile della storia di quella comunità (e tendenzialmente lo vince); non manca l'aiutante-spalla che per un motivo o per un altro non può esercitare la professione; non manca l'ingognita della giuria, da influenzare quando non direttamente ricattare; non manca il tema razziale; non manca l'amata da proteggere o salvare. Questi, e non solo, gli elementi che ho riscontrato particolarmente simili ad altri già presenti nelle storie di Grisham come "L'uomo della pioggia", "La giuria", "Il cliente", "Il rapporto Pelican" o il libro "L'ex avvocato".
Volendo abbandonare per un attimo la prospettiva "alla Grisham", è chiaro che si tratta di un sistemico problema se non del famoso scrittore, quantomeno di un'industria cinematografica che, pur di inseguire un successo certo, non teme di riproporre al suo pubblico sempre la stessa identica idea. Non contano le varianti, il nucleo è sempre lo stesso e chi non apprezza il genere o l'opera da cui è tratto il film, faticherà ad appassionarsi a un titolo come questo. Siamo nell'ottica del visto uno visti tutti.
Se, invece, si tiene ben presente a quale tipo di prodotto siamo di fronte (e l'anno in cui è stato realizzato), ammetto che si possa godere della visione di questa pellicola non perfetta, ma con tre carismatici protagonisti, un processo avvincente e un verdetto che è un happy ending tanto desiderato quanto utopistico.
Ps. Candidato a un Golden Globe per la performance di Samuel L. Jackson come Miglior attore non protagonista.
Cast: Sandra Bullock, Samuel L. Jackson, Matthew McConaughey, Kevin Spacey, Brenda Fricker, Oliver Platt, Charles S. Dutton, Ashley Judd, Patrick McGoohan, Donald Sutherland, Chris Cooper, Kiefer Sutherland.
Box Office: $152 milioni
Consigli: Chi ama i romanzi di Grisham e/o le pellicole tratti da essi, non mancherà di apprezzare anche questo "A Time to Kill", un thriller dai toni drammatici che vive delle performance dei suoi protagonisti e di una storia ricca di accadimenti. Per gli altri, meno appassionati della combo Grisham-legal thriller, il risultato finale potrebbe risultare ampiamente copia-incollato da una qualunque delle altre storie del famoso autore, pur rappresentando un dignitoso esempio del filone cinematografico di riferimento. In ogni caso, per una serata che richieda qualche emozione forte e non poco gergo legale, "Il momento di uccidere" è un ottimo candidato.
Parola chiave: Legittima Suspicione.

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#HollywoodCiak
Bengi

domenica 6 settembre 2015

Film 987 - The Sentinel

Fagocitando film prima della Sicilia: episodio 3 - Recupero di vecchi titoli.

Film 987: "The Sentinel" (2006) di Clark Johnson
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Credo sia l'ultima grande, grandissima prova d'attrice di Eva Longoria, motivo per il quale non potevo esimermi dal rivedere questo film che, ormai una decina d'anni fa, avevo visto addirittura al cinema. Il fascino della storia mi ha nuovamente rapito (bugia) e Michael Douglas è proprio simpatico (bugia bugia), il tutto per un risultato finale eccellente (vabbé, la smetto).
Tornando seri, "The Sentinel" è un film abbastanza innocuo e insipido, interessante forse più per il suo cast che per la storia in sé, di un patriottismo americano a livelli inimmaginabili. All'interno del Secret Service che protegge il Presidente USA e la First Lady (Kim Basinger) c'è una talpa - e tutti credono che sia Douglas, quel simpaticone - e ovviamente chi è incaricato di effettuare le indagini (Kiefer Sutherland) non ha capito una mazza su chi sia il colpevole. Poco male, ci penserà Douglas a rimettere tutto a posto, risolvendo non solo il qui pro quo che lo vuole colpevole di tradimento, ma anche riuscendo a non farsi beccare mentre si slinguazza la First Lady praticamente davanti ogni finestra...
Insomma, si capisce che questa pellicola non fa parte di quelle belle storie di spie che fanno il doppiogioco, con tentati attentati al Presidente e in mezzo un po' di piccante erotismo alla James Bond, ma che siamo di fronte ad un thriller che ha qualche momento più ispirato e niente di più. Del resto, se è Eva Longoria quella che con la pistola in mano risulta più credibile, è già chiaro di cosa stiamo parlando...
Box Office: $78,084,827
Consigli: Tratto dall'omonimo romanzo dell'ex agente del Secret Service Gerald Petievich, questo film è un thriller accettabile, senza troppe pretese. Va bene per un serata a base di intrighi, segreti inconfessabili e un po' di sparatoria dopo una lunga caccia all'uomo, ma che alla fine della visione non lascia impressionati.
Parola chiave: Macchina della verità.

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Bengi

lunedì 10 marzo 2014

Film 679 - Pompei

Ennesimo ingresso gratuito con la 3: per certi film non sono disposto a pagare il prezzo del biglietto.

Film 679: "Pompei" (2014) di Paul W.S. Anderson
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Come era ampiamente immaginabile, questo "Pompei" (con aggiunta di una seconda 'i' finale nella versione originale) è una pellicola banale ed estremamente superficiale, interessata solamente a racontare la spettacolarità di un evento drammatico attraverso l'(ab)uso di effetti speciali nemmeno troppo ben riusciti.
Nonostante un budget imbarazzante di 100 milioni di dollari - che, affidati all'incapacità congenita del regista Paul W.S. Anderson, equivalgono ad un furto - l'obiettivo del film non va davvero oltre il raccontare la fiaba di Milo/Kit Harington, novello "gladiatore" 2.0 sacrificato all'estetica da fumetto alla "300", col risultato di essere la versione povera di entrambi, e la brutta (spacciata per bella) Emily Browning, le cui orecchie a sventola sono le uniche vere protagoniste nelle scene del suo personaggio, Cassia. I due amanti, insieme, sono piuttosto mal assortiti sia per l'evidente disparità di bellezza sia a causa dell'irrilevanza internazionale di lei rispetto alla carriera certamente più avviata di Harington (grazie a "Il trono di spade").
Il contorno di personaggi che ruotano attorno alle vicende della coppia si compone di alcuni nomi anche conosciuti, tra cui Kiefer Sutherland - qui molto cattivo -, Carrie-Anne Moss - qui molto buona - e Adewale Akinnuoye-Agbaje ("Lost") di cui solo quest'ultimo rappresenta un elemento apprezzabile. Non certo per una questione di novità del personaggio, ma semplicemente perché Akinnuoye-Agbaje riporta nel personaggio di Atticus (classica spalla del protagonista, che prima lo sfida, ma poi ne diventa fedelissimo amico) tutta l'onestà di chi non poteva essere meglio impiegato in un ruolo del genere. Il risultato, quindi, seppure basso a causa di una pessima sceneggiatura, risalta comunque grazie all'attore.
Nel complesso direi che "Pompeii" non è niente di diverso da ciò che mi aspettavo e, in questo, l'approccio è apprezzabile. Voleva essere una boiata di serie B spilla-soldi e il risultato è quello. Ciò che non funziona e, al contempo, mi sconvolge è che per produrre un risultato così piatto ci sia voluto un tale esborso monetario. Nonostante un budget più basso del 30%, lo stesso discorso vale anche per "Hercules - La leggenda ha inizio", altro esempio di produzione cinematografica con l'unico scopo di racimolare soldi dagli spettatori. Nonostante la distanza tematica di questi due esempi, per tutti è due è evidente la bassa qualità su tutti i fronti (anche se "Pompeii" è più riuscito).
Insomma, Paul W.S. Anderson dimostra nuovamente - dopo l'esempio più che esplicativo di "I tre moschettieri" - di non essere in grado di gestire una produzione ad alto budget, bruciando pathos ed azione in favore di una suggestione visiva che non solo non gli appartiene, ma non è nemmeno in grado di evocare.
Box Office: $78,168,000 (ad oggi)
Consigli: Se si cerca disimpegno, una trama al limite del limite della sufficienza, ricolma di cliché, buonismo e stereotipi facili, questo è un esempio in pompa magna di ciò che la cultura di massa è in grado di creare con l'unico fine del profitto.
Parola chiave: Vesuvio.

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Bengi

sabato 26 novembre 2011

Film 331 - Melancholia

Sabato sera di cinema impegnato con un film di cui si è tanto sentito parlare. Inevitabile la visione...


Film 331: "Melancholia" (2011) di Lars von Trier
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Gloria
Pensieri: L'ultimo film di Lars von Trier ha un cast insolitamente glam per lo standard del regista. Non cambia, però, l'impronta, il suo inconfondibile stile.
E' una strana pellicola, composta da una struttura narrativa divisa in tre parti (prologo, primo e secondo capitolo) di cui la prima è, a mio avviso, quella più interessante e sperimentale.
Giocando d'anticipo, il regista racconta - in maniera lentissima - nei primi cinque minuti quello che vedremo nelle successive due ore. Suggestive immagini in slow(slow)motion, colpiscono l'occhio dello spettatore e rimangono impresse, forse come manifesto più rappresentativo di un'opera non facile come questa.
Visivamente potente, se non visionario, perde parte del suo appeal - specialmente nella seconda parte - a causa della lenta narrazione. La depressione pre e post matrimoniale non è certo un argomento allegro, ma il malumore di Justine/Kirsten Dunst all'inizio non è solo non chiaro, ma quasi irritante. Il collegamento con la rigida figura materna e il superficiale rapporto con il padre (farfallone) offrono in corso d'opera una possibile spiegazione del rigetto viscerale del vincolo matrimoniale nella novella sposa.
Il pianeta Melancholia avanza e risulterà fatale simbolo di liberazione da depressione e angoscia, tanto che la più coraggiosa (come la luna influenza le maree, così pare che il pianeta influenzi Justine) risulterà proprio colei che fino a quel momento pareva la più vulnerabile. Arresa al suo destino, consapevole che non c'è via di scampo, la ragazza accetterà la (letterale) fine del mondo accompagnando gli altri per mano, con un'evidente inversione di ruoli rispetto alla prima parte della pellicola.
Al contrario, la coppia Gainsbourg-Sutherland finirà per passare dall'immagine solida e collaudata dell'inizio ad una scissione dei due individui con vigliacco gesto di dipartita da parte di lui. Particolare disprezzo per la figura del marito John/Sutherland, quindi, sarà inevitabile.
La bellezza intrinseca di "Melancholia" è la capacità che la pellicola ha di sviscerare il vero io delle persone. Alla resa dei conti i personaggi non potranno che rivelarsi per ciò che sono, seguendo la loro vera natura. Che sia l'influenza del pianeta o l'inarrestabile consapevolezza che tutto sta volgendo al termine, ognuno è costretto a confrontarsi con le proprie paure e le proprie domande, consapevole che il tempo a disposizione (per trovare le risposte) è decisamente breve. Il risultato sarà a tratti desolante, ma decisamente vero.
Ps. E' stato piacevole seguire la proiezione della pellicola in lingua originale, ma devo ammettere che la voce della Gainsbourg l'ho trovata spesso fastidiosa.
Pps. Il film ha vinto a Cannes 2011 il premio per la Miglior attrice Kirsten Dunst, che, dopo anni un po' appannati, torna in grande stile alla ribalta del cinema mondiale.
Consigli: Potente nelle immagini e fortissimo nel prologo, prosegue a ritmo lento. Non è una storia facile, ma può aiutare a porre interrogativi che, forse, normalmente non ci porremmo mai: io, se fossi al loro posto, cosa farei? Bella colonna sonora.
Parola chiave: Magic cave.

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Ric