martedì 25 settembre 2012

Film 455 - Katy Perry: Part of Me

Forse non tutti sanno che amo Katy Perry (senza apperenti buoni motivi) alla follia. Non quelle follie malsane che ti spingono a piangere pensando di incontrarla dal vivo, ma sufficiente a spingermi ad andare al cinema - pagando quanto una cena al ristorante - per vedere il documentario su di lei e il suo tour mondiale a cui, tra l'altro, ho assistito alla tappa di Milano l'anno scorso.


Film 455: "Katy Perry: Part of Me" (2012) di Dan Cutforth, Jane Lipsitz
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: Correva l'anno 2011 e Miss. Perry si imbarcava in una serie di concerti in giro per il mondo che l'avrebbero occupata qualcosa come un anno intero. Partito il 20 febbraio a Lisbona (seconda tappa il 23 al Mediolanum Forum) e conclusosi il 22 gennaio 2012 a Pasay, Filippine, il California Dreams Tour ha incassato 60milioni di dollari con 124 date piazzandosi 13esimo nell'annuale classifica stilata da Billboard dei 'Top 25 Tours' dell'anno.
Lo show, che di per sé mi era molto piaciuto, aveva rappresentato il definitivo colpo di fulmine tra me e la cantante, tanto da giustificare la visione del film che ne narra genesi e sviluppi.
Anni fa una pellicola come questa, su un'artista come lei, non sarebbe mai passata al cinema, sia perchè Katy Perry non è poi così affermata, sia perchè un prodotto come "Katy Perry: Part of Me" sarebbe stato più probabilmente proiettato su una rete tv come Mtv (che qui produce). Ma, dopo il clamoroso successo di altri esperimenti simili come "Justin Bieber: Never Say Never" (98 milioni di dollari di incasso) o "Hannah Montana & Miley Cyrus: Best of Both Worlds Concert" (70 milioni di $), probabilmente si è tentato un colpaccio che, però, nonostante addirittura il 3D non è arrivato.
Più vicino al "fallimento" cinematografico del "Glee: The 3D Concert Movie" (28 milioni di incasso), qui la 'california gurl' è riuscita a racimolare un totale di $31,911,815 a fronte di una spesa di 12. Questo, sinceramente, dovrebbe far pensare chi ha puntato così avventatamente sull'opzione cinematografica.
Quando dico che Katy Perry non è così affermata, non sono impazzito, ma semplicemente penso che forse i tempi non erano così maturi. Con due soli album famosi alle spalle e una popolarità che fuori dall'America non è così scontata, penso sia stato un azzardo tentare subito di vendere la Teenage Dream Era anche al grande pubblico generalista. Fatico ad immaginarmi i miei genitori che decidono di svagare la loro serata puntando su questo titolo - tra l'altro in Italia c'è anche da considerare il gap della lingua inglese solo sottotitolata in italiano -. In sostanza, tutta sta premessa per dire che, probabilmente, ci si poteva aspettare un risultato del genere al botteghino, sempre ricordando che, comunque, si è riusciti a raddoppiare la cifra spesa per produrlo.
Detto ciò, a me chiaramente "Katy Perry: Part of Me" è piaciuto. E' colorato e spensierato, mi ha ricollegato direttamente alle bellissime sensazioni provate durante il live e mi sono gustato avidamente le tappe che stanno dietro all'organizzazione di un evento gigantesco come questo.
La struttura narrativa è tra quelle più utilizzate nei film: idea di partenza, sviluppo e messa in moto del meccanismo che procede bene finché, ad un certo punto, qualcosa si guasta e si deve correre ai ripari per, nel finale, concludere tutto in maniera positiva ed edificante (c'è il messaggio. Parafrasando: "I just wanna make people smile").
Se gli americani sono professionisti nell'architettare la vita affinché aderisca a tale schema, bisogna ammettere che inserirlo anche in questo contesto apporta al film una sensazione di banalità devastante che si percepisce nel momento di massima espressione della maestria di chi ha prodotto il documentario: il matrimonio fra Katy e Russell Brand finisce proprio il giorno della tappa con il maggior numero di persone accorse, addirittura un concerto all'aperto che rischia di saltare perchè la nostra ragazza, devastata, fatica perfino ad alzarsi in piedi. Ma, per i suoi fans, celerà dietro un sorriso il dramma del momento. Tutto per raggiungere il già citato finale carico di significato e messaggi edificanti.
Katy ispiratrice delle masse - il film inizia e finisce con messaggi video dei fans che parlano di come la cantante abbia influenzato le loro vite - è icona immolata per il bene del suo pubblico che la ama e ammira e, in fin dei conti, si capisce bene quanto, per lei il gioco valga la candela.
Volendomi comunque forzatamente dimenticare di questo inutile passaggio umano di una stucchevolezza che neanche tutte le caramelle del tour di Katy, preferisco serbare il bel ricordo di un avvenimento piacevole e divertente e - udite udite! - intonato.
Se si fosse puntato di più sul raccontare il concerto in sé evitando in toto di narrare la vicenda umana della 'povera' Perry, probabilmente si sarebbe ottenuto un effetto meno paraculo e più prettamente documentaristico. Mi rendo conto che qui fosse secondaria l'esigenza di rappresentare a scopo esplicativo un avvenimento ai fini di approfondirlo, ciò non toglie che, arruffianarsi il pubblico a suon di gossip e pseudo dramma, non è comunque servito a portare masse di gente al cinema.
Per un prossimo esperimento del genere sarebbe da tenere a mente che non si può contare sul solo sostegno dei veri fan, ma bisogna anche preoccuparsi di presentare un prodotto capace di attrarre anche chi di Katy Perry (o chicchessia) se ne frega altamente.
Film 1078 - Katy Perry: The Prismatic World Tour
Consigli: Per i veri fan. Io me lo sono gustato, ma mi rendo conto che, decontestualizzato dalla mia passione per Katy, ha scarso appeal.
Parola chiave: Teenage Dream.

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BB

lunedì 24 settembre 2012

Film 454 - Prometheus

Non vedevo l'ora di vederlo!


Film 454: "Prometheus" (2012) di Ridley Scott
Visto: dal computer di casa
Lingua: inglese, italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Quando sono stato a Londra a giugno, i cartelloni di "Prometheus" spopolavano per le strade cittadine gridando ad un successo assicurato che, immancabile, è arrivato.
Se questo prequel della saga di "Alien" è anche il più remunerativo ($398 milioni di incasso), non si può dire che sia al contempo il più bello.
Visivamente certamente più riuscito dei suoi quattro predecessori - ricordiamoci, però, che il primo "Alien" è del 1979! - a livello di trama devo confessare che mi aspettassi davvero qualcosa di molto diverso, per non dire spettacolare.
Dove sono i colpi di scena? Perchè tantissime domande non trovano risposta? E quanto si collega davvero questa pellicola con quella che, a livello temporale, rappresenta il capostipite della saga? Vero che è già previsto un "Prometheus 2", ma mi aspettavo sinceramente che in questa pellicola avrei trovato le chiare spiegazioni della genesi dei mostruosi alieni.
I grandi pregi di un prodotto come questo, comunque, sono di certo di natura tecnica. Bellissima fotografia e un ambiente non terrestre ricreato alla perfezione grazie alle azzeccate scenografie e agli immancabili effetti speciali. Il futuro prossimo - siamo nel 2089 - è ricreato in maniera molto affascinante e si riconosce l'occhio visionario del Ridley Scott dei bei tempi di "Blade Runner".
Peccato che, però, in questa cornice si inserisca un lavoro troppo superficiale su personaggi e trama. Oltre a non accadere granché per buona parte del film, anche quando si giunge alla vera azione, ci si accorge che, in fin dei conti, niente dei fantastici momenti di panico e suspense che ci regalavano i precedenti capitoli è paragonabile alle vicende narrate in "Prometheus". Anche colpa, purtroppo, dei personaggi principali piuttosto piatti e privi di appeal. A parte un Michael Fassbender robotico doppiogiochista (di un'antipatia infinita, pari solo a quella del personaggio di Charlize Theron), non salvo nessuno degli altri personaggi. Se Noomi Rapace è secondo me un'attrice capace di sostenere il peso di una produzione come questa, non lo è il suo personaggio Elizabeth Shaw (molte somiglianze con la Ellen Ripley di Sigourney Weaver, tra l'altro), troppo debolmente trasparente per poter risaltare su uno sfodno interspaziale capace di inglobare qualunque cosa non sia capace di brillare di luce propria. Stesso discorso per il suo compagno Charlie Holloway (interpretato da Logan Marshall-Green).
Ma, se devo incoronare il peggiore dei personaggi, non posso che pensare al vecchio senza scrupoli Peter Weyland, in cerca della cura per salvarsi la vita. Oltre al fatto che non mi è chiaro il perchè di tanta speranza riposta in alieni supposti creatori della specie umana (si sono estinti anche loro, che cosa ti aspetti di scoprire?!), mi pare ancora più assurdo che si sia scelto di dare la parte ad un attore come Guy Pearce (45 anni) che, non essendo particolarmente riconosciuto dal grande pubblico, fatica già nell'essere identificato e qui, per di più, è invecchiato dal trucco tanto da non essere nemmeno vagamente identificabile. Chiaro che lo scopo non è dare una parte per accrescere la fama. Io mi chiedo solo perchè sceglierlo quando una miriade di attori dell'età giusta sarebbero stati perfetti per interpretare il ruolo, senza usufruire di un make-up piuttosto brutto e inutile.
Miei dubbi a parte, direi che questa pellicola mi ha deluso principalmente per il fatto che, da fan di "Alien", mi aspettavo di trovarmi di fronte ad una sorta di 'padre' della mitica saga. Forse, con il secondo capitolo completato, sarà più individuabile la linea adottata dagli sceneggiatori Jon Spaihts e Damon Lindelof e niente esclude che non possa rivalutare questo primo prodotto. Fino ad allora, però, devo ammettere che le mie speranze sono state disattese. Peccato.
Film 1401 - Alien: Covenant
Consigli: Chiaramente sarebbe preferibile ripassare tutta la saga d'origine. In mancanza di tempo/voglia, è comunque una pellicola che si lascia guarda e (abbastanza) capire per un appuntamento al cinema senza impegno.
Parola chiave: Gravidanza.

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#HollywoodCiak
Bengi

giovedì 20 settembre 2012

Film 453 - Quella casa nel bosco

Lo streaming me lo proponeva e, tempo fa, mi era stato detto che era certamente un film originale... Potevo astenermi dal guardarlo?


Film 453: "Quella casa nel bosco" (2011) di Drew Goddard
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: "Quella casa nel bosco" è una pellicola certamente insolita, difficile da incasellare in un sistema rigido di generi filmici. Perfino Wikipedia inglese lo definisce in maniera interessante: '"The Cabin in the Woods" is a 2012 American comedy horror film'. Ora, parliamone: commedia e horror assieme? Non sono molto d'accordo...
Innanzitutto non ho riso molto durante la visione, quindi non capisco dove gli americani abbiano colto tanta ironia. Secondo, anche definirlo dell'orrore mi pare un attimo vago. Non tanto perchè non lo sia, ma perchè non lo è del tutto. E' più horror fantascientifico. Ma comunque mi risulta difficile da inquadrare.
Tanti generi mixati, una storia che credi procederà nel solito modo e, invece, non finisce mai di evolversi in qualcos'altro, un finale che ti lascia perplesso. Devo dire che, tutto sommato, ho apprezzato lo sforzo di non omologazione degli sceneggiatori Joss Whedon (responsabile del successone di "The Avengers") e Drew Goddard, ma nel complesso non posso dirmi totalmente favorevole riguardo a questo lavoro.
I presupposti non sarebbero sbagliati - un gran carnet di personaggi da paura che si predispongono alla battaglia epica del tutti contro tutti - ma nel finale mi pare si perda un po' di vista il progetto, con un caos regnante poco chiaro che tende ad una conclusione chiassosa e frettolosa.
Insomma, direi che qui il pregio più evidente è quello di essere un prodotto che, per una volta, non è esattamente conforme all'idea originale che parrebbero comunicarti locandina, trailer e la definizione del genere. Ma, nel complesso, non tutto funziona a dovere.
Nel cast la protagonista è la verginella Kristen Connolly (chi?), ma tra i volti noti c'è il Chris Hemsworth che impersona "Thor" (sì, anche "The Avengers"...), Jesse Williams (da "Grey's Anatomy"), Bradley Whitford ("Studio 60 on the Sunset Strip", "The West Wing" e "Scent of a Woman - Profumo di donna") e il candidato all'Oscar Richard Jenkins ("L'ospite inatteso", "Mangia Prega Ama").
Ps. Cameo a sopresa sul finale di una grandissima attrice! Inaspettato e molto gradito. Pps. $65,902,967 di incasso mondiale.
Consigli: I fan degli horror potrebbero tentare di sorprendersi con la trama di questo film. Non è niente di che, ma si lascia comunqeu guardare. Provare per credere.
Parola chiave: Antichi.

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BB

mercoledì 19 settembre 2012

Film 452 - Project X - Una festa che spacca

Sulla falsa riga di "Finalmente Maggiorenni" e "Suxbad - Tre menti sopra il pelo"...


Film 452: "Project X - Una festa che spacca" (2012) di Nima Nourizadeh
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Già dal trailer si capisce che le tematiche principali di questo film sono il riscatto sociale, fare casino ad ogni costo - vedi sfasciarsi -, sesso e tutto ciò che ne deriva. Con questi presupposti è bene ricordare che approcciandosi a questo tipo di film i contenuti non potranno essere di alto livello.
Detto ciò "Project X" è divertente soprattutto nel finale e, anzi, per una buona parte delle riprese della festa in atto ci si annoia abbastanza. Inutile guardare la festa, più che altro ci si vorrebbe essere, diciamo.
Il tutto ruota, chiaramente, attorno ai tre nerd protagonisti che vogliono assolutamente cambiare la loro condizione per tramutarla in quella di cool attraverso l'organizzazione della festa del secolo. Un party di compleanno che sfocia in guerriglia urbana si può certamente definire epico. Di conseguenza, oltre a doversi trovare dei buoni avvocati, i ragazzi riusciranno nel loro intento. La pellicola come prodotto in sé è fedele a quello che promette, ma in fin dei conti forse mi aspettavo qualcosa di più. Meno festeggiamenti - si insiste troppo a proporre immagini di ragazzi che ballano o bevono, vista una viste tutte - e più colpi di scena sarebbero stati certamente più graditi. Capisco, comunque, che puntando su un pubblico giovanile definibile come 'casinaro', il lusso di concedersi una trama praticamente nulla giocando tutto sull'appeal del divertirsi-distruggendosi-è-figo si poteva rischiare. Del resto anche io l'ho visto solo per quello...
Risultato più che sbalorditivo al botteghino (l'idea ha funzionato!): 12 milioni per produrlo, $100.9 milioni di dollari di incasso in tutto il mondo.
Consigli: E' solo un film su una festa che tramuta in in anarchia. Se la serata è all'insegna del vuoto cosmico, questo è il film che fa per voi.
Parola chiave: Nano.

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BB

Film 451 - Super 8

Me l'ero perso al cinema, ho recuperato a casa.


Film 451: "Super 8" (2011) di J.J. Abrams
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano, inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: Ho capito che a J.J. il soprannaturale piace. Piace tanto da non volersene separare praticamente mai. Giusto con "Mission: Impossible III" ci era riuscito. Con "Super 8", invece, ritorna imperterrito a cavalcare l'onda del qualcosa-che-arriva-dallo-spazio e, se posso dirlo, mi ha un po' stancato.
Ma andiamo con calma. Questa pellicola mi è piaciuta. E non mi è piaciuta. Divido così il mio giudizio per due semplici motivi: il film crea una bella atmosfera, gli effetti speciali sono superbi, il gruppo di ragazzi ricorda tanto film dell'infanzia come "I Goonies" o "Stand by me - Ricordo di un'estate" e Elle Fanning è certamente una di quelle attrici da tenere sott'occhio (più della sorella Dakota). D'altro canto, però, gli elementi classici di Abrams sono ormai troppo riconoscibili per non essere capiti e svelati in corso d'opera: misterioso fenomeno, i primi indizi, un protagonista che mette assieme i pezzi e sarà anche l'unico capace di gestire il "soprannaturale" e, infine, il rivelarsi del mistero che, matematicamente, porta con sé un mostro o un alieno.
Se devo essere sincero speravo che questa pellicola parlasse di avventure meno fantascientifiche e più reali, che parlasse, insomma, più dei suoi ragazzi protagonisti - lo spunto del film da girare era molto carino, specialmente all'interno di un contesto "d'epoca" - e non di un alieno venuto dallo spazio che agogna solo di tornare a casa. Ultimamente pare che, senza uno spettacolare mostro ricreato al computer, le storie non possano essere raccontate. E ciò un po' mi disturba.
A parte questo, comunque, ammetto che "Super 8" ha il suo fascino fino a quando non si scopre la (scontata) verità.
Come dicevo, Elle Fanning è uno splendore, la fotografia è da paura e la scena iniziale del deragliamento del treno è tanto coinvolgente quanto misteriosa e spaventosa. Cosa contenevano tutti quei vagoni e perchè una macchina è andata volutamente a schiantarsi contro il treno in corsa?
I presupposti, come si intuisce, sono davvero buoni, peccato ci si perda per strada con una spiegazione del mistero che poteva certamente essere scritta in maniera meno banale o scontata.
Il mio giudizio, quindi, rimane diviso a metà. Né bene, né male.
Ps. $259,936,677 di incasso mondiale.
Pps. Come per ogni lavoro di Abrams, il compositore delle musiche è il premio Oscar (per "Up") Michael Giacchino.
Consigli: Prodotto da Spielberg, scritto e diretto da Abrams ("Lost", "Alias", "Star Trek: Il futuro ha inizio") ha certo buone possibilità per piacere a molti. Si vede volentieri ed è certamente un'ottima pellicola per una serata in compagnia.
Parola chiave: "The Case".

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BB

martedì 18 settembre 2012

Film 450 - Young Adult

Film da cui ero incuriosito per svariati motivi...


Film 450: "Young Adult" (2011) di Jason Reitman
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Dal regista e dalla sceneggiatrice di "Juno" - rispettivamente Jason Reitman e Diablo Cody - una nuova collaborazione cinematografica che, questa volta, ha come protagonista Charlize Theron. L'attrice, assente dalle scene dal "The Road" del 2009, dall'anno scorso è tornata prepotentemente a farsi notare e qui (nominata ai Golden Globe come migliore attrice comica) e per i clamorosi successi commerciali di "Biancaneve e il cacciatore" e "Prometheus".
Anche se devo ammettere che questa pellicola non mi ha entusiasmato quanto il bellissimo "Juno", devo dire che la performance della Theron è davvero azzeccata. Stropicciata e allucinata, costantemente depressa e in cerca di attenzione, delusa da un futuro che si aspettava le avrebbe steso un tappeto rosso sotto i piedi, Mavis Gary è interpretata dall'attrice in maniera molto realistica e credibile e certamente vale la pena di seguire questa pellicola anche solo per questo motivo.
La trama in sé non è sempre brillante e, anzi, a volte ho trovato che ecceda un po' troppo in bizzarrie così volutamente esasperate da risultare fastidiose. Anche la conclusione finale con il dialogo tra Mavis e la sorella dell'amico Matt/Patton Oswalt non mi è piaciuta. Al di là della sfrontata cattiveria di Mavis, mi pare che produca l'effetto inverso rispetto alla parabola di cui si è narrato fino a quel momento: dopo il confronto devastante con la realtà che la circonda, Mavis sembrerebbe aver capito che a) è inutile attaccarsi al passato perchè il presente non si presenta nelle forme in cui si vuole e b) è inutile credersi migliori degli altri solo perchè si è riusciti ad andarsene dal paesello. Nonostante, appunto, il film si spenda a raccontare questo percorso di formazione, proprio nel finale la situazione si ribalta riportando Mavis al suo percorso di idee originali: lei è migliore degli altri perché è più bella, è riuscita a realizzare qualcosa e, soprattutto, se n'è andata nella grande città. Questo tipo di conclusione mi ha sinceramente deluso.
Un espediente carino, invece, e funzionale a raccontare i pensieri di Mavis in maniera più chiara che solamente attraverso le sue azioni è quello di legare gli avvenimenti che le capitano al racconto del libro che sta scrivendo. E' un'idea semplice, ma, per come è realizzata, è un'eccellente modo di accompagnare i pensieri della protagonista.
Insomma, tutto sommato direi che questo prodotto vale principalmente per l'interpretazione dei suoi attori, ma comunque nel complesso direi che "Young Adult" l'ho visto volentieri.
Consigli: Vale principalmente per la sua attrice principale. Assolutamente da evitare se si è depressi o alcolizzati... Non aiuta.
Parola chiave: Buddy Slade.

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BB

Film 449 - Shark 3D

Con Licia un piano su larga scala per prendere in considerazione la visione di tantissime pellicole horror che ci siamo persi/volevamo vedere!


Film 449: "Shark 3D" (2012) di Kimble Rendall
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Licia
Pensieri: Di fatto niente di granché horror o di paura per questo film (australiano, non USA!) che di titolo originale fa solo "Bait", esca. Perfetto titolo, tra l'altro, perchè attira spettatori con un'idea quando, in realtà, la pellicola non è esattamente quello che ci si aspetterebbe di vedere.
Il film, che con mia non poca sorpresa è stato presentato fuori concorso alla 69ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, ha certamente il pregio di non essere fotocopia dei soliti prodotti con squali assassini annessi, ma certamente non apporta nulla di nuovo al filone.
L'idea di partenza è anche interessante: tsunami improvviso colpisce la costa e dei cittadini, dentro un centro commerciale, sopravvivono alla grande onda, ma rimangono intrappolati all'interno dell'edificio allagato su più livelli.
In questa cornice catastrofica, la parte davvero pericolosa la fanno i due squali bianchi che si godono le corsie del supermercato e, principalmente, il sapore di chi ci è bloccato dentro.
Ma, ad essere sinceri, le vittime sono poche come lo sono le scene di paura e, oltre a qualche passaggio splatter, il resto è tutto affidato alla solita suspense. Io, che ho infinita paura dei famelici pescioni, subisco facilmente lo stress cercato dai produttori di pellicole come questa e, sinceramente, mi rendo conto di non essere troppo attendibile nella misurazione oggettiva dell'ansia da qualcosa-sta-per-accadere in questo caso. Comunque si può dire che l'atmosfera ricreata è giusta ad installare nello spettatore l'attesa del momento in cui qualcosa di brutto si verificherà.
Anche se poi la promessa non è sempre mantenuta, ho preso in simpatia questo "Shark 3D", esempio meno scontato dei banali esperimenti tutto squartamenti e poca trama che di solito passano quando si parla di animali assassini. Nonostante non sia effettivamente nulla di che - ho anche un dubbio tecnico riguardo il finale con supermercato totalmente allagato e città completamente all'asciutto e, anzi, quasi desertica - direi che si possa definire "Bait" un film guardabile e un attimino più pensato rispetto a quanto siamo solitamente abituati.
Ps. Unico attore conosciuto anche qui da noi è Julian McMahon, famoso protagonista di "Streghe" e Dottor Troy di "Nip/Tuck".
Consigli: Si può anche decidere di vederlo al cinema (io avevo l'ingresso della 3), però il 3D inizialmente è fastidioso e, diciamocelo, al solito non particolarmente necessario. Effetti speciali funzionali, ma non eccelsi. Tutto sommato è un film carino, preso per quello che è: intrattenimento easy e senza alcuna pretesa.
Parola chiave: Cagnolino.

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BB

giovedì 13 settembre 2012

Film 448 - Ribelle - The Brave

Non vedevo un film d'animazione da tempi immemori. Ma non potevo non dare una chance almeno a questa pellicola...


Film 448: "Ribelle - The Brave" (2012) di Mark Andrews, Brenda Chapman, Steve Purcell
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Erika
Pensieri: Avevo letto critiche piuttosto negative riguardo a questo film, più che altro per un messaggio antifemminista e una trama apparentemente carente di idee originali.
Si sa che la Pixar è ormai un passo avanti a tutti riguardo alla produzione di pellicole di animazione, quindi non sapevo bene cosa aspettarmi considerato che, a parte "Cars - Motori ruggenti", ho sempre gradito ogni prodotto sfornato. E, nonostante fossi prevenuto un attimo prima di entrare in sala, la visione è stata differente rispetto a ciò che avevo previsto.
Anche se in effetti rispetto ad altri racconti, la trama di "Brave" è meno originale del solito, non credo si possa dire che il lavoro fatto non sia di buona qualità. Forse, per citare una cosa che non mi è piaciuta, ho trovato un po' scontata la ricostruzione familiare con la giovane ragazza di carattere emancipato ed indipendente che pretende di vivere la sua vita seguendo quelli che sono i suoi sogni. Rendere Merida una teenager non convenzionale poteva essere un'occasione meglio sfruttata rispetto a quella che si propone nel film, ossia l'immagine del maschiaccio che tutto vuole (arco in primis), tranne che essere principessa.
Divisa tra la famiglia che la vuole presto sposa e la sua necessità di affermarsi per quella che è, finirà per trasformare sua madre in un orso a causa di un incantesimo preparatole su misura da una pazzesca strega-intagliatrice del legno. Di qui l'avventura che condurrà al finale che, chiaramente, metterà tutti d'accordo.
Se il messaggio edificante non poteva mancare - la vita ci dimostra che cambiare è possibile, specialmente per chi si vuole bene - devo dire che nel mix totale i 100 miuti di pellicola me li sono goduti piacevolmente.
Il tutto è spensieratamente divertente e visivamente potente, con una spaventosa cura del dettaglio 'chioma rossa' tanto ben realizzata da catalizzare più di una volta lo sguardo dello spettatore.
Per la versione italiana, poi, alcune canzoni riadattate e proposte dalla cantante Noemi. Non so se fosse la scelta azzeccata, visto il timbro e tono un po' cupi, comunque per qualcuno potrebbe essere motivo in più per scegliere di vedere "Ribelle - The Brave".
Per quanto mi riguarda tutto sommato il giudizio è positivo. E' vero, la trama non punta forte sull'originalità, ma comunque non si sente mai il peso del 'già visto'.
Ps. Bene al box office: $488,297,964 di incasso mondiale.
Pps. Curiosamente, tra i doppiatori di un paio di personaggi secondari compaiono per l'Italia Enzo Iacchetti e Giobbe Covatta.
Film 991 - Ribelle - The Brave
Consigli: Da guardare in compagnia o famiglia è perfetto. Non sbaglia un colpo alla voce 'intrattenimento' e, cosa che non guasta, colpisce per l'accurata realizzazione della peculiarità di Merida: la chioma rossa.
Parola chiave: Mor'du.

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BB

mercoledì 12 settembre 2012

Film 447 - Il gusto dell'anguria

Primo film in compagnia della mia compagna di corso della scuola di cinema. E non potevamo scegliere pellicola più strana...


Film 447: "Il gusto dell'anguria" (2005) di Ming-liang Tsai
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Paola
Pensieri: I personaggi principali di questa pellicola (Hsiao-Kang e Shiang-chyi), dopo essere stati presentati nel precedente "Che ora è laggiù?" (2001), si ritrovano in questo nuovo racconto a fronteggiare un momento intenso di siccità nella città di Taipei. Con poca acqua a disposizione viene suggerito di consumare succo di anguria e, di conseguenza, il prezzo del frutto finisce per aumentare vertiginosamente. Risulta quindi assurdo (ma lo sarebbe poi anche in condizioni normali) che l'anguria stessa venga utilizzata per scopi sessuali prima e buttata dalla finestra poi, in un secondo passaggio, dal protagonista maschile.
Ma queste non sono le uniche 'stranezze' di "Tian bian yi duo yun". C'è una sola battuta nonostante i 114minuti di pellicola, molto nudo (molto diretto) e tantissima solitudine. Giganteschi condomini sempre vuoti, momenti che i protagonisti si ritagliano solo per sé stessi (come nella scena del bagno nell'acquedotto) e altri di necessaria solitudine in una condizione di degrado dovuta proprio alla mancanza di acqua (ci si lava come si riesce, spesso gli insetti infastidiscono le persone).
In tutta questa cornice si consuma una storia che non sono certo poter definire d'amore tra, appunto, i due personaggi citati già prima.
Oltre a tutto ciò, più di un intermezzo musicale si alterna ai momenti di recitazione classica e, probabilmente, avendo potuto usufruire di sottotitoli (il mandarino non è così semplice da capire...) si sarebbe potuto mettere a fuoco meglio e in maniera più significativa il messaggio del film.
Insomma, detto molto sinceramente, non ho particolarmente apprezzato questo prodotto, non fosse che sono notoriamente di gusti più commerciali, ma davvero spesso ho faticato ad accaparrarmi il senso di tutto questo lavoro artistico. Solitudine umana, impossibilità di un amore che non sia semplicemente quello fisico ed estraniazione da un mondo gigantesco ma vuoto per ogni individuo mi hanno reso "Il gusto dell'anguria" crudo e legato ad un'inevitabile nube di tristezza. Probabilmente ciò che il regista cercava di trasmettere allo spettatore, ma non posso dire che il risultato sia stato di mio gradimento.
Consigli: Per un senso di complettezza e continuità probabilmente sarebbe più snesato vedere anche il precedente "Che ora è laggiù?". Di fatto, comunque, è un film non certo leggero e, per una serie di motivi evidenti, che non sarà gradito a tutti.
Parola chiave: Porno.

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BB

lunedì 10 settembre 2012

Film 446 - It

Dato che, fortunatamente, la mia infanzia non è stata turbata da questo film, bisognava a tutti i costi recuperarlo per una visione adulta. E solo con Licia posso vedere certe cose...


Film 446: "It" (1990) di Tommy Lee Wallace
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Licia
Pensieri: Anche se, bisogna dirlo, questo non è esattamente un film, ma un prodotto per la tv, ho deciso lo stesso di recensirlo. Ha richiesto quasi tre ore filate di visione e, comunque, rappresenta uno dei cult horror di tutti i tempi. Chi, infatti, non ha mai sentito parlare di "It"?!
Basato sul romanzo di Stephen King, la storia racconta del pagliaccio Pennywise che uccide i bambini della tranquilla cittadina di Derry, nel Maine. Diviso nettamente in due racconti che si intrecciano durante le svolgimento, seguiamo le vicissitudini del gruppo di amici (un po' nerd) sia nel 1960, quando la vicenda ha inizio, sia nel 1990 quando, invece, il gruppo si riunisce per eliminare definitivamente il mostro che tanto ha condizionato la loro infanzia. Tutto è racchiuso nel semplice messaggio: se non ci credi non lo vedi. Per questo sono i bambini i soli che posso vedere il terrificante pagliaccio.
"It", che di per sé ha una nomea già da sola condizionante, è un prodotto tipicamente di fine anni '80 e spesso sconfina involontariamente in momenti piuttosto comici per via di una recitazione non sempre perfetta. Tutto sommato, comunque, sono riuscito finalmente a capire perchè tanto rumore attorno a questa storia e, soprattutto, a farmi un'idea del perchè abbia sconvolto tanto indelebilmente le infanzie di molte persone che conosco. Personalmente credo che anche io da bambino ne avrei avuto paura.
Un pagliaccio - figura ambigua già da sola - capace di nascondersi praticamente in ogni luogo, di colpire silenziosamente e mistificare la sua cattiveria può rappresentare certamente un cattivo da antologia, anche se qui - come spesso mi è capitato con i racconti di King - il finale non è all'altezza delle premesse.
Affascinante e intrigante per buona parte della visione, purtroppo cede nella parte conclusiva ad una soluzione finale che mi ha lasciato vagamente deluso.
Nel cast qualche viso noto: Annette O'Toole ("Smallville"), John Ritter ("Tre cuori in affitto"), Tim Curry ("The Rocky Horror Picture Show" e "Mamma, ho riperso l'aereo: mi sono smarrito a New York") e Seth Green ("Buffy, l'ammazzavampiri").
Ps. Vinse un Emmy Award per la colonna sonora.
Film 446 - It
Film 1523 - It 2
Film 1422 - It
Film 1804 - It
Film 1819 - It Chapter Two Consigli: Uno dei titoli cult del genere horror che non si può non aver visto almeno una volta nella vita. Tutti conoscono "It", lo si può quasi considerare un'esperienza collettiva d'infanzia, un rito di passaggio. Insomma, se come me non lo avete mai visto, è da recuperare.
Parola chiave: Luce.

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#HollywoodCiak
Bengi

mercoledì 5 settembre 2012

Film 446 - L'altra faccia del diavolo

Eppure, nel genere horror qualsiasi, sembrava potesse essere almeno un film decente. E invece proprio no.


Film 445: "L'altra faccia del diavolo" (2012) di William Brent Bell
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Marco
Pensieri: Ad un certo punto della storia si entra in un ospedale, nel film presentato come 'Ospedale Psichiatrico Centrino, Roma, Italia'. La protagonista varca la soglia, l'inquadratura si allarga e, nell'angolo in alto a destra, l'insegna dell'Ospedale dice: 'Ospedale Santo Spirito'. Cominciamo bene.
Forse dovrei stupirmi del mio essere stupito a riguardo, comunque "The Devil Inside" è un film fatto male, con una trama insensata e nell'insieme un concentrato di luoghi comuni e stupidaggini malamente assemblati insieme.
La prima idiozia la si capisce subito. La storia, ambientata (teoricamente) a Roma, ha come protagonista la posseduta Sig.ra Maria Rossi. Ora, neanche cercando su Google il nome italiano più banale e abusato in abbinamento al cognome più diffuso in penisola. E già agli autoctoni scatta qualcosa.
Poi per tutto il film - che ripeto, dovrebbe essere ambientato a Roma - si ha la sensazione di stare in una cittadina dell'est europeo. Mai il sole, case piccole, spoglie e buie, un'architettura generale non molto conforme, donne che si aggirano fasciate da fazzoletti sulla testa, ospedali fatiscenti dalle attrezzature molto all'avanguardia per gli anni '90... Documentandosi si scopre che il film è stato girato, oltre che nella nostra capitale, anche a Bucarest, in Romania.
Ora, dopo questa premessa, si capisce già che la superficialità con cui è stato realizzato questo prodotto è a dir poco disarmante. In aggiunta a ciò, bisogna dire che la completa negazione dei vari protagonisti per la recitazione rende il risultato finale, oltre che poco accurato, anche brutto.
Non bastano le evoluzioni circensi o le parolacce delle possedute a rendere questo film passabile, perchè nell'insieme è un concentrato di banalità già trita e insensatezze della trama. Cito un unico esempio. La protagonista che vuole girare un documentario (la cui madre è la famosa Sig.ra Rossi, pluriomicida per conto del diavolo), entra come se niente fosse in Vaticano girando indisturbata con il suo cameraman per girare il suo documentario. Certo, plausibile.
Insomma un bruttissimo lavoro, mal costruito e con un finale frettoloso ed insensato, il cui unico scopo, invece di essere quello di raccontare una storia, è quello di incassare soldi. E, purtroppo, nonostante tutto "L'altra faccia del diavolo" è riuscito ad guadagnare 100 milioni di dollari netti. Mah.
Consigli: Meglio guardarsi "The Exorcism of Emily Rose" o la fotocopia (ma meglio recitata) "Il rito" con Anthony Hopkins, sicuramente più riusciti nell'intento di inquietare o, perlomeno, approfondire l'argomento esorcismo in relazione con la Chiesa. Qui, a parte banali contorsioni e linguaggi scurrili, non c'è alcun intento documentaristico o di approfondimento, ma solo l'intenzione di proporre al pubblico (stupido?) un 'giocattolo' volgare che dovrebbe divertire e/o spaventare. Pessimo.
Parola chiave: Possessione.

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BB

lunedì 3 settembre 2012

Film 445 - Contraband

Una pellicola che mi aveva incuriosito specialmente per il cast.


Film 445: "Contraband" (2012) di Baltasar Kormákur
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Non sono un gran fan del genere 'regolazione dei conti', però ho una certa predilezione per Kate Beckinsale dai tempi di "Underworld" e "Pearl Harbor" e la compagnia di Mark Wahlberg non poteva che aumentare la tentazione di vedere questo film. Che, alla fine, non è male. E' tratto da "Reykjavík Rotterdam" che ha come protagonista proprio il regista di questa pellicola, quindi si può dire che si potesse sperare in buone possibilità di riuscita.
C'è una giustissima dose di tensione e adrenalina, oltre che drammi familiari, ricatti e... botte, inevitabilmente! Tutti elementi che fanno parte ci un copione collaudato e che non potevano mancare, chiaramente, anche qui.
Per essere una pellicola d'azione, devo dire che la trama è piuttosto ricca di 'avventure' da raccontare, con anche qualche colpo di scena efficace - ma prevedibile - ad aumentare l'interesse per la storia di Chris Farraday e famiglia.
Unica perplessità riguarda il punto finale con il trucchetto del sale. Mi sembra un po' troppo semplice e sbrigativo che i ragazzi si appostino con la barca ad aspettare proprio nel punto esatto in cui la merce (non voglio essere troppo specifico per non rovinare momenti del film) riemergerà a galla e proprio nel momento esatto in cui lo fa... Poi per carità, capisco che è giusto un particolare.
Per il resto, tutto sommato ho gradito il prodotto in sé, puro intrattenimento, ma azzeccato per la scelta di Wahlberg che è sempre di più capace di calarsi in questi personaggi molto machi che non devono chiedere mai. Se piace il genere, lui è certamente uno dei più validi (ed espressivi...).
Mi domando sempre più, però, se Hollywood non cominci a soffrire di una certa stanchezza (o pigrizia?), perchè a forza di recuperare e rivisitare altri prodotti - la pellicola originale islandese è del 2008 -, si finisce per rimanere fuori allenamento... Il box office comunque ha premiato: $96,262,212.
Consigli: Anche se non capisco bene perchè Ben Foster faccia sempre il cattivo, devo dire che questa pellicola è piacevole e di buon intrattenimento, perfetta per una seratina divano e relax.
Parola chiave: Pollock.

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BB