mercoledì 28 agosto 2013

Film 576 - Il gladiatore

L'avevo visto al cinema più di 10 anni fa, senza che mi avesse esaltato particolarmente. Così ho deciso di dare a questo film un'altra possibilità.


Film 576: "Il gladiatore" (2000) di Ridley Scott
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Sinceramente non sono mai stato un grande fan di questo film, né di Russell Crowe, il che in effetti mi ha per anni inibito nei confronti di quello che da molti è considerato un piccolo capolavoro del cinema moderno.
Settimana scorsa, però, ho avuto un momento di puro desiderio di full-immersion-antica-Roma e questo mi sembrava il titolo giusto per qualche ora di svago in compagnia di me stesso e un po' di effetti speciali (a memoria) ben fatti. Joaquin Phoenix, poi, è sempre bravo in qualsiasi ruolo reciti, perchè non rispolverare, quindi, la sua prima parte veramente famosa? E leporino fu.
"Gladiator" è certamente una pellicola che nel 2000 ha saputo stregare in molti con le sue scenografia grandiose, il fascino dell'Impero Romano e l'epicità di dialoghi e battaglie; chi, poi, non avrebbe amato la storia di riscatto e vendetta di Massimo Decimo Meridio?
Io, personalmente, ho gradito il packaging, ma di fatto rimango fedele alla mia idea originale: "Il gladiatore" è un blockbuster come un altro, nulla di speciale anche se genericamente ben fatto. Mi sembra si inquadri perfettamente con quella serie di pellicole che negli anni '90-'00 ha regnato agli Academy Awards nella categoria Miglior film, dove più che ai meriti artistici, si badava ad una serie di altre voci correlate: qualità tecnica (oltre alla statuetta più ambita, tutti questi film si portano a casa una valanga di altri premi 'minori'), popolarità e incassi (necessariamente molto alti). Si inseriscono in questa lista una decina di titoli:
Miglior film 1991 - "Balla coi lupi" (7 Oscar e $424,208,848 di incasso);
Miglior film 1995 - "Forrest Gump" (6 Oscar e $677,387,716 di incasso);
Miglior film 1996 - "Braveheart - Cuore impavido" (5 Oscar e $210,409,945 di incasso);
Miglior film 1997 - "Il paziente inglese" (9 Oscar e $231,976,425 di incasso);
Miglior film 1998 - "Titanic" (11 Oscar e $2,185,372,302 di incasso);
Miglior film 1999 - "Shakespeare in Love" (7 Oscar e $289,317,794 di incasso);
Miglior film 2000 - "American Beauty" (5 Oscar e $356,296,601 di incasso);
Miglior film 2002 - "A Beautiful Mind" (4 Oscar e $313,542,341 di incasso);
Miglior film 2003 - "Chicago" (6 Oscar e $306,776,732 di incasso);
Miglior film 2004 - "Il signore degli anelli - Il ritorno del re" (11 Oscar e $1,119,929,521 di incasso).
Dopo quest'ultimo titolo, qualcosa effettivamente è cambiato e i 3 fattori spesso determinanti la sorte di una pellicola che si considerasse la migliore del suo anno sono cambiati. Tra l'altro, sarebbe da notare come molti dei vincitori di quegli anni non fossero esattamente tra i prodotti artisticamente più di valore, quanto certamente tra i più significativi a rappresentare la loro annata. In quest'ottica si inserisce anche "Il gladiatore" che con i suoi 5 premi Oscar e un botteghino mondiale di $457,640,427, nell'edizione 2001 sconfisse rivali quali "La tigre e il dragone", "Erin Brockovich - Forte come la verità", Chocolat" e "Traffic" (solo per citare i compagni di cinquina).
E' da questo punto di vista che io considero il film di Ridley Scott, ovvero prendendolo in considerazione solo nella cornice di un fenomeno che ha certamente rappresentato un periodo di storia del cinema moderno, ma che di fatto non mi sembra abbia posto le basi di alcunché. Sia perché di fatto le inesattezze storiche svalutano il lavoro complessivo - molto rumore, in particolare, fecero gli errori di latino - sia perché non mi pare proprio si possa parlare di capolavoro.
Le strane luci utilizzate spesso sbiancano i volti degli attori e comunque vi è un lavoro discontinuo, secondo me, di fotografia che non inquadra precisamente lo stile che ci si era prefissi di seguire. La trama è pompata eccessivamente di coraggio, onestà, integrità e tutto ciò che di qualificante ed edificante si possa regalare ad un solo personaggio, retto e giusto, religioso e devoto alla famiglia, neanche fossimo all'apice del periodo della censura. E, sinceramente, Commodo/Phoenix avrebbe dovuto essere maggiormente valorizzato ed analizzato, concentrandosi sul suo disturbo, la morbosa relazione incestuosa con la sorella e la sua perversa natura (nonché fragilità) messa a nudo in qualche scena madre da strappare al granitico eroe tutto muscoli e grande virtù.
Anche perché, di fatto, una volta entrato nella prima arena, Massimo non farà altro che passarci tutto il suo tempo, sballottato da un campo di battaglia e l'altro. Una volta introdotta la sua nuova condizione di famoso gladiatore che sa come giocare con la folla, la storia procede lineare verso quello che sarà necessariamente l'epilogo e sono veramente pochissimi i colpi di scena che vengono architettati per infittire la trama. Peccato. Insomma, mi sono certamente goduto questa pellicola a cui non manca il dono dell'intrattenimento e di una certa visione spettacolare (le bighe sono indubbiamente figlie di "Ben-Hur"), ma tutto sommato continuo a non pervenire quella magia e quell'incanto che ho visto spesso negli occhi di chi mi ha parlato di questo film. Tutto sommato, diciamo, non mi sembra nulla più di un ben fatto blockbuster.
Consigli: Il titolo più popolare della cinematografia di Russell Crowe che, in quel momento, era all'apice della sua carriera oltre che uno degli attori più pagati di Hollywood. Vale certamente la pena di dare una chance a questo titolo, anche solo per farsi intrattenere dalla spettacolarità di alcune delle scene di lotta tra gladiatori. A mio avviso, però, non si va molto oltre lo spettacolo puro. Quindi è un buon titolo per una serata in compagnia.
Parola chiave: Roma.

Trailer

Bengi

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