lunedì 27 febbraio 2017

Film 1318 - Jackie

Da qui in avanti, per ben 6 titoli di fila, la mia rincorsa a raggiungere il numero maggiore di pellicole possibili in vista degli Oscar. Ormai i giochi sono fatti e sono riuscito a recuperarne abbastanza da potermi fare un'idea abbastanza indipendente di come potrebbe andare. Vedremo tra qualche ora cosa decreterà l'Academy!

Film 1318: "Jackie" (2016) di Pablo Larraín
Visto: dal computer di casa
Lingua: inglese
Compagnia: Poe
Pensieri: Nonostante critiche e opinioni sentite qua e là praticamente entusiaste, non posso davvero dire che "Jackie" abbia incontrato il mio gusto. E' una pellicola molto raffinata e confezionata con dovizia di particolari e una cura innegabile per ogni singolo elemento che ha provveduto alla composizione del risultato finale, ma a parte questo, quello che ho visto mi è parso confusionario e disomogeneo nei suoi continui flashback e nell'incessante mischiare fatti, interviste, materiale di repertorio, memorie, ecc. Più che un film sembra un mausoleo, un museo nostalgico dedicato alla Kennedy, un'icona che si intende ritrarre in uno dei suoi momenti più intimi (eppure più mediatico), sviscerandone comportamenti, atteggiamenti, dettagli. Non so se il film avrebbe ottenuto lo stesso successo senza la performance magnetica di Natalie Portman la quale, va detto, è molto brava, anche se a mio avviso non ha alcuna chance, come invece molti pronosticano e sperano, di aggiudicarsi la statuetta questa sera. Non solo perché di Oscar ne ha già uno - e fare il bis non è impresa da poco -, ma anche perché Emma Stone è la favorita della stagione e, da non sottovalutare, l'interpretazione in "Elle" di Isabelle Huppert ha riscosso non pochi premi importanti che hanno spesso oscurato la performance della protagonista di "Jackie".
Premiazioni a parte, la metamorfosi che la Portman subisce qui è inquietante, arrivando a cambiare completamente voce e ad assomigliare all'ex First Lady pur non somigliandole davvero. L'insieme di simile e diverso a volte è straniante; il ruolo, che è molto difficile, viene ben gestito dall'attrice che ne restituisce un ritratto molto forte e molto umano che scava al di sotto della figura di donna-mito che Jacqueline "Jackie" Kennedy ha assunto col passare del tempo. La storia si concentra su un momento che è ovviamente difficilissimo, evento storico epocale e la reazione della neo vedova è comprensibile, eppure per molti versi folle. Ed è sicuramente anche per quest'ultimo aspetto che ho trovato il personaggio antipatico e scontroso, comandante e diffidente e, al contempo, tutto l'opposto. Dunque una protagonista difficile da digerire, troppo autoritaria e snob, calata nella costante rappresentazione di un'immagine ad hoc di finta ingenua che mi ha lasciato più volte perplesso (per esempio in relazione al cambiamento radicale pre-omicidio rispetto al successivo momento dell'intervista). Non posso fare certo paragoni con la persona reale, quindi rimango legato all'impressione che ho dedotto dal film, ovvero che nonostante un'ottima ricostruzione della frammentazione della personalità e complessità umana, Jackie qui si percepisce in chiave negativa.
E, a proposito di ricostruzione, dettagli di scena e costumi davvero elaborati e verosimiglianti; la colonna sonora è molto particolare per essere quella di un film biografico: difficilmente si concede toni rassicuranti, giocando molto su atmosfere cupe e distorte da suoni quasi da thriller o horror. Del resto la firma è di Mica Levi, già notata grazie alla spaventosa colonna sonora di "Under the Skin".
In conclusione, il risultato finale non mi ha convinto e, anzi, è stato inferiore alle mie aspettative. Si tratta di un titolo che affronta non solo una tematica storicamente importante, ma anche interessante dal punto di vista umano. Eppure le scelte della sceneggiatura, il gap tra un personaggio del genere e la vita dell'uomo medio di oggi, il continuo saltare da un momento all'altro, da una situazione all'altra mi ha lasciato insoddisfatto di fronte ad un prodotto dal potenziale grandissimo che, però, gestisce magistralmente solo la ricostruzione dal punto di vista scenico ed estetico. E del personaggio principale grazie ad una grandissima attrice.
Ps. Candidato a 3 Oscar: Miglior attrice protagonista, costumi e colonna sonora.
Pps. E' l'ultimo film in cui recita il recentemente scomparso John Hurt, qui nel ruolo di un prete confessore (più confuso che mai, a mio avviso).
Cast: Natalie Portman, Peter Sarsgaard, Greta Gerwig, Billy Crudup, John Hurt, Richard E. Grant.
Box Office: $20.7 milioni
Consigli: Incentrato su uno dei fatti storici più iconici della più o meno recente storia degli Stati Uniti, legato alla figura di una delle First Lady più famose di tutti i tempi, questo film ritrae una Jackie Kennedy in mille pezzi e ne consegna allo spettatore qualche frammento sparso, spesso slegato, faticoso da combinare in un puzzle temporale troppo ballerino. Salva tutto la grande performance di una Portman particolarmente azzeccata, oltre che intensa (il regista voleva solo lei), anche se la voce così modificata dall'attrice è, alla lunga, una fatica da ascoltare, quasi una cantilena lagnosa. In generale, comunque, è certamente un titolo da vedere, fosse anche solo per la performance attoriale o il premio ai costumi che quasi certamente vincerà. Non è certamente una scelta per tutte le occasioni, ma ha il pregio di puntare lo sguardo su un fatto tragico e, al contempo, affascinante.
Parola chiave: Camelot.

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

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