giovedì 4 maggio 2017

Film 1362 - A Monster Calls

Invitati all'apertura del Future Film Festival grazie a Marta e al Cinema Galliera, io e Poe non ci siamo lasciati scappare l'occasione di vedere questa pellicola in anteprima.
A Monster Calls

Film 1362: "A Monster Calls" (2016) di J.A. Bayona
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Poe
Pensieri: L'approccio a questa pellicola è stato di totale inconsapevolezza se escludiamo l'unico dettaglio a me conosciuto prima di entrare in sala, ovvero la presenza di Felicity Jones. La presentazione introduttiva di apertura all'evento ci fa scoprire qualche dettaglio in più, ma rimane il fatto che "A Monster Calls" è stato soprattutto una sorpresa.
In un festival che quest'anno punta tutto sui personaggi - più volte preferito l'inglese character -, pare abbastanza evidente che il mostro sia il motivo scatenante della presenza di questa storia addirittura prima di tutte le altre. Va detto che quest'ultimo risulta piuttosto d'impatto, fatto di rami ed effetti speciali, oltre che di una voce profonda e affascinante regalata da nientemeno che un Liam Neeson capace di rendere indimenticabile una performance catturata attraverso il mocap, ovvero il motion capture che, da una tuta e dei marcatori fissati su di essa e collegati a un computer, trasforma la recitazione in carne ed ossa in quella che qui è sotto forma di arbusto abnorme.
L'elemento mostruoso è certamente uno di quelli che colpisce di più relativamente a questo film, ma non solo. Ci sono la difficoltà dell'affrontare una malattia che non recede e, sorpresa non da poco, un giovane protagonista davvero capace. Su Lewis MacDougall ci si deve un attimo soffermare. Il 14enne scozzese, qui alla sua prima esperienza da protagonista, è un ragazzo né già uomo né tuttavia bambino (per dirla con la storia) con alcuni problemi a relazionarsi con gli altri, sofferente pe la malattia della madre e la lontananza di un padre risposato in America. La performance di MacDougall è intensa e credibile, sfaccettata e ricca di sfumature, neanche parlassimo di un consumato signore del mestiere. A lui sicuramente il merito di trainare un prodotto altrimenti francamente un po' lento, a volte quasi piatto.
Non fosse per la malattia della mamma (una brava Felicity Jones), per le storie e le belle illustrazioni che le animano o per gli elementi già citati, "7 Minuti dopo la Mezzanotte" (questo il titolo italiano) risulterebbe un tantino statico. La colonna sonora c'è, ma non sempre si nota, i personaggi di Conor e la nonna a volte si faticano a comprendere e per la maggior parte del tempo si vaga nella storia in attesa di una spiegazione che metta assieme i vari pezzi del puzzle, il tutto per 2 ore di pellicola a cui forse una sforbiciatina qua e là non avrebbe guastato. Il risultato finale non è male, quello no, ma forse considerate le premesse mi sarei aspettato un prodotto leggermente più dinamico, addirittura meno introspettivo.
Rimane incerta, tra l'altro, l'interpretazione del finale: anche la madre finirà per vedere il mostro, ma sarà perché lo aveva già visto o perché è una sorta di proiezione della figura del padre (me lo chiedo perché Neeson appare in una foto di famiglia, facendo capire che è il nonno di Conor)? E poi perché appare il mostro? Il ragazzo lo crea, si capisce dalla storia, ma allora come mai la donna finirà per vederlo?
Insomma, non è proprio tutto chiaro relativamente a questa pellicola che è tratta dall'omonimo romanzo di Patrick Ness. Il risultato finale è tecnicamente molto elevato, gli effetti speciali sono ben fatti e credibili e la scelta del cast mi è sembrata particolarmente felice; dal punto di vista del racconto e della sua resa per il grande schermo, forse avrei preferito un approccio più incisivo che riuscisse a trascinare anche lo spettatore inconsapevole del fatto che, iniziato il film, si sarebbe trovato di fronte ad una storia non facile, un percorso di formazione atipico e a tratti disperato, un'esperienza umana complessa e carica di emotività, un viaggio pesante verso un epilogo inevitabile, oltre che la maturità dei propri personaggi. Insomma, "A Monster Calls" mette sul piatto non pochi elementi complicati da gestire ed esporre e ne esce vincitore per i toni, un po' meno per i modi (cinematografici). Credo che il suo più grande pregio sia quello di saper comunicare in maniera perfetta la singolarità e peculiarità dell'essere umano, delle contraddizioni che lo caratterizzano e, neanche a dirlo, dell'umanità che ne sta alla base. Non mi sarei mai aspettato un budget tanto alto (43 milioni di dollari) per una storia tanto difficile da vendere. Il box-office non è stato clemente, anche se forse questo titolo qualche chance in più se la meritava.
Cast: Lewis MacDougall, Sigourney Weaver, Felicity Jones, Toby Kebbell, Liam Neeson, Geraldine Chaplin.
Box Office: $43.4 milioni
Consigli: Una storia per nulla facile, un protagonista con i problemi tipici dei ragazzi di oggi oltre che quelli stabilmente presenti dentro casa. A sbloccare la situazione ci penserà un mostro apparentemente cattivo, una sorta di Grillo parlante dalle dimensioni inconsuete che porterà il ragazzo al confronto con se stesso e la situazione che sta passando. Il risultato finale è di qualità, anche se a volte si ha la sensazione che niente stia procedendo. Il finale è assolutamente di impatto e dovrebbe ripagare anche chi, nel caso, non dovesse apprezzare i toni un po' sommessi della prima parte. Di sicuro non è un titolo da scegliere per un'occasione spensierata.
Parola chiave: 00:07.

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#HollywoodCiak
Bengi

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