mercoledì 25 maggio 2011

Film 264 - Come l'acqua per gli elefanti

Di nuovo al cinema gratis con gli ingressi della 3, che non fanno mai male.


Film 264: "Come l'acqua per gli elefanti" (2011) di Francis Lawrence
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Licia
Pensieri: Inaspettatamente più piacevole del previsto, questa storia d'amore ambientata al circo mi ha lasciato una buona impressione.
Robert Pattinson, Christoph Waltz e Reese Witherspoon sono un inedito trio che riesce bene a rappresentare il triangolo di amore e paura che viene descritto nella trama. Lei (teoricamente) bellissima - una verità imposta -, lui&lui agli antipodi tra bene e male, ricchezza e povertà, amore e possesso. Waltz/August a fare il cattivo è sempre capace (ma quando un ruolo meno prevedibile?) e sa creare una sottesa tensione sempre presente al suo palesarsi sulla scena. Lo sguardo da pazzo inarrestabile fa il resto.
Pattinson/Jacob è capace di azzeccare qualche espressione, affascina perchè bello, ma non stupendo, con quello sguardo da post-canna che distoglie dal suo essere ancora così acerbo. E' adatto al ruolo e dimostra uno spessore di fondo comunque presente, ma - facile, diranno alcuni! - con alle spalle uno qualunque degli episodi di "Twilight" anche un sasso avrebbe fatto la sua figura.
Più insulsa la Witherspoon/Marlena Rosenbluth - che per me sempre e solo sarà usurpatrice di un Oscar che andava ad una qualunque delle sue quattro rivali del 2006 (prima fra tutte Felicity Huffman per "Transamerica") - che oltre a non essere bella né alta né conforme all'abbigliamento che le hanno destinato, a volte si scambia più facilmente per la nana del circo piuttosto che per la pupa del proprietario della baracca.
I tre, comunque, tengono bene e, all'arrivo del quarto membro importante della pellicola, risultano ancora più interessanti. L'elefantessa Rosie ha uno sguardo talvolta più espressivo degli stessi attori e intenerisce per la sua infinita gigantesca dolcezza. Una volta entrata lei in scena offusca tutti gli altri.
La storia è d'amore impossibile, un "Romeo e Giulietta" ambientato nella grande depressione americana, si snoda tra acrobazie sentimentali (ma mai di letto) e circensi spettacoli che piacciono allo spettatore e ne sanno carpire l'interesse. Peccato il finale troppo prevedibile, ma non si poteva certo sperare in un epico un-happy ending.
Vale se ci si aspetta esattamente ciò che la pellicola regala, uno sguardo malinconico su un passato che non tornerà, un amore folgorante figlio di un amore ormai sfiorito (ma la Witherspoon è sempre a cavallo di più di uno stallone?), un paesaggio freak che propone meraviglie di cui ormai non siamo più capaci di stupirci. Non amo il circo e questo non è circo. Sotto la parola 'famiglia' si cela la necessità di fare parte di qualcosa, appartenere quantomeno ad una cateogira umana che venga notata e - seppur al contrario - considerata. Un tema che avrebbe dovuto essere più approfondito a discapito delle numerosissime scene in treno. Sotto il tendone poteva succedere di più. Ma tutto sommato è solo un film.
Consigli: Pare sia tratto da un libro. Magari la sua autrice gradirebbe quantomeno una lettura. "Acqua agli elefanti" di Sara Gruen.
Parola chiave: Veterinario.

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Ric

Film 265 - Machete

Sempre cinema gratis. Questa volta andiamo sull'action-trash-splatter. Ne vale?


Film 265: "Machete" (2010) di Ethan Maniquis, Robert Rodriguez
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Stefano
Pensieri: Ahahahah! Non si può dire che Rodriguez non si diverta a girare i suoi film! Questo, tra tutti i suoi che ho visto ("Four Rooms", "Spy Kids" 1, 2 e 3, "C'era una volta in Messico", e "Sin City") è sicuramente il più scanzonatamente riuscito.
Danny Trejo, alla pari di Mickey Rourke, è un attore da macello, sfatto nella forma, ma massiccio come pochi. Fedele compagno del regista fin dagli albori, ha ottenuto finalmente il suo ruolo da protagonista assoluto con questa pellicola solo apparentemente di serie B.
Già, perchè, tra gli attori più famosi, troviamo gente come Robert De Niro, Jessica Alba, Michelle Rodriguez ("Avatar"), Don Johnson ("Miami Vice"), Lindsay Lohan (nuda), Steven Seagal (obeso) e Jeff Fahey ("Lost"). Mica male per un unico film!
Tra l'altro ho trovato lo spettacolo in sé piuttosto gradevole. Divertente, spensierato, splatter, trash e d'azione quanto basta per localizzare in 105 minuti di pellicola la leggerezza di una serata senza pensieri. Senza pretese riassume alla perfezione il contesto.
Trejo perfetto per la parte, nonostante il fisico compatto, è agile e scattante quando si tratta di lanciarsi dalla finestra con le viscere di un poveretto che ha appena squartato in due. Grandissima anche la Lohan in abito da suora, provocazione non da poco per una che tra alcol, droga e mutande dimenticate a casa ha regalato di sé stessa un'ammagine tutt'altro che immacolata.
Male, invece, Seagal che, oltre a pesare quanto un transatlantico, è un cattivo tanto moscio quanto stantio. Persi la forma e lo smalto beffardo di un tempo (con cui sconfiggeva ogni genere di cattivo che gli si parava sulla strada) non lo si salva nemmeno per pietà (ormai esaurita da anni a causa dei pessimi film interpretati dall'attore).
Tutto sommato un film che si può vedere con la leggera consapevolezza che oltre ad un certo target di genere non si potrà andare. Rodriguez è spesso autoreferenziale, quindi non se lo facciano scappare coloro che hanno già gradito le sue precedenti opere sul grande schermo.
Consigli: Pronti all'azione e all'assurdo. CI si diverte se si è in linea con lo spirito del film!
Parola chiave: Vendetta.

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Ric

Film 263 - Wall Street: il denaro non dorme mai

Avendo visto l'originale, non potevo lasciarmi scappare - 24 anni dopo - il secondo capitolo.


Film 263: "Wall Street: il denaro non dorme mai" (2010) di Oliver Stone
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Questo film l'ho visto, possiamo dire, in tre parti. La prima - che non mi ha convinto - mi ha fatto lasciare la pellicola a qualche minuto dall'inizio. Poi, con più calma e predisposizione, qualche tempo dopo ho deciso di ricominciare da capo la visione - che mi ha preso molto di più - della prima parte della pellicola, per poi terminare, qualche giorno dopo, con la seconda e ultima parte.
Questo "Wall Street", come del resto il primo, ha il non trascurabile difetto di non poter essere totalmente accessibile a tutti. Vive del fascino di un periodo storico andato (quello del primo film) e cede il passo ai tempi contemporanei fino a perdere l'anima essenziale del prodotto stesso (Gordon Gekko che ammette di avere sentimenti e un cuore è una scena talmente tanto fuori contesto da risultare oltremodo fastidiosa). Dialoghi complessi, una struttura narrativa intricata e un costante rimando all'originale dell'87 lo rendono poco più che sufficiente.
Stone è sempre un regista di serie A, i suoi protagonisti (Michael Douglas, Shia LaBeouf, Carey Mulligan, Frank Langella, Josh Brolin, Eli Wallach) decisamente capaci e adatti al ruolo, la fotografia molto bella, ma il tutto non convince appieno. Cosa manca?
Per quanto mi riguarda, ho sofferto molto la mia totale estraneità al mondo della borsa, il che ha comportato uno sforzo in più per la comprensione della trama. Il conflitto padre-figlia è lasciato alla superficialità di un sentimento comodo comodo a piazzare il film anche in un contesto più umano. Manca, però, una vera motivazione che faccia dire 'ottima idea aver rispolverato questo classico'. Il tutto puzza sempre di operazione commerciale fine a sé stessa. Gekko/Douglas ha perso smalto, Shia LaBeouf è eternamente bambino, Carey Mulligan vagamente acerba. Il trio non convince e perde decisamente il confronto contro l'originale Douglas-Charlie Sheen (qui anche in un cameo)-Daryl Hannah.
In definitiva la pellicola può essere vista come seguito all'originale, ma faticherà a piacere a chi non si intende di borsa, non ama il genere, non ha visto il primo capitolo.
Consigli: Meglio vedere prima "Wall Street" per inquadrare meglio il personaggio di Gekko e come Stone ha inquadrato anche questo film.
Parola chiave: Soldi.

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Ric

Film 262 - A Sud di New York

Per una serata a casa di Alice carica di nebbia e alcol, serviva una botta trash per completare in bellezza la serata. Mai film fu più azzeccato, purtroppo.


Film 262: "A Sud di New York" (2010) di Elena Bonelli
Visto: dal computer di Alice
Lingua: italiano
Compagnia: Marco, Alice
Pensieri: Questo film è talmente brutto da essere imbarazzante. Imbarazzante nella recitazione, nella scelta del cast, nella trama proposta, nella ricaduta dei generi assolutamente insensata (commedia? Musical? Trashata? B-Movie?). Un film come questo, che più che andare al cinema potrebbe al massimo aspirare ad una proiezione in trattoria, è un insulto alla produzione cinematografica nostrana (già di per sé molto carente). A peggiorare la situazione i fondi - sprecati - del Ministero dei Beni Culturali per un ammontare del budget a circa 2 milioni di euro (secondo IMDb.com). Scandaloso, credetemi.
Suggerirei di sprecare tempo per questa pellicola solo per verificare in prima persona quanto ridicola possa essere una produzione come questa. Far lavorare gli 'amici di Maria' per dimostrare al pubblico (ma poi che pubblico?) che passare per di lì è davvero fonte di successo tangibile immediato lascia un amaro in bocca che difficilmente se ne va. Di quali doti recitative parliamo? Canore? Un talento generale?
No, niente 'talenti' per questo "A Sud di New York" che fa della baracconata la sua forza, con un vanto tale da sembrare quasi crederci seriamente. A parte il trash non c'è niente, nemmeno un piglio spiritoso che renda scanzonato il tutto.
L'eccesso spacciato per divertente (vestirsi come Fran Drescher non ti rende "La tata"), l'assurdo come plausibile (una discoteca intera - piena al completo - commossa per un duetto stonato), la copiatura forzata dei format americani nel disperato tentativo di mascherare una carenza di idee disarmante, rendono questo un film detestabile, piacevole solamente come tiro a bersaglio per commenti taglienti durante la sua visione.
Soldi buttati (ci sarebbe chi il cinema vero vorrebbe farlo) e tempo sprecato. Un insulto.
Consigli: Spazzatura pura. Da vedere solo per deriderlo.
Parola chiave: New York.

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Ric

Film 261 - Memorie di una geisha

Nuovo film dei martedì dal Puffo.


Film 261: "Memorie di una geisha" (2005) di Rob Marshall
Visto: dalla tv del Puffo
Lingua: italiano
Compagnia: Andrea Puffo, Marco, Davide, Diego, Michele
Pensieri: Questa è una pellicola che ho decisamente rivalutato. La prima volta che l'ho vista al cinema ero rimasto sinceramente deluso da un film che aveva tradito le mie (piuttosto esigenti) aspettative. Rob Marshall, dopo un discreto lavoro con "Chicago" (eccoci ad un caso opposto: avevo decisamente sopravvalutato questo film) non era stato capace di mantenere 'magico' il suo progetto per tutta la durata dei 145 minuti.
Oggi, invece, ho rivisto sotto un'altra luce questa storia. Affascinato da musiche e costumi, da un racconto su un mondo misterioso e accattivante, ho ritrovato il piacere di questo "Memorie di una geisha", anche alla seconda visione. Già, perchè non molto tempo fa avevo riguardato con gusto l'avventurosa vita di Sayuri e ne ero rimasto più colpito rispetto alla prima visione al cinema. Non mi ripeterò - come sempre - per evitare di esprimere due volte lo stesso pensiero.
Film 178 - Memorie di una geisha
Film 261 - Memorie di una geisha
Film 1775 - Memoirs of a Geisha
Consigli: Tenere sempre l'occhio sui costumi, bellissimi, e le orecchie sintonizzate sulla colonna sonora che richiama lo scorrere dell'acqua. E forse non è un caso...
Parola chiave: Direttore Generale.

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#HollywoodCiak
Bengi

martedì 24 maggio 2011

Film 260 - Il rito

Appuntamento cinematografico con Licia. Questa volta in casa, questa volta horror.


Film 260: "Il rito" (2011) di Mikael Håfström
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Licia
Pensieri: Questo banale film sulla scia de "L'esorcista" e - grazie al suo protagonista - "Il silenzio degli innocenti" non aggiunge nulla di nuovo alla scena dell'horror contemporaneo. Vive di rendita, sopratutto, grazie a Anthony Hopkins che, azzeccato un ruolo, fatica tuttora a toglierselo di dosso.
Poco il successo commerciale in America, ma del resto non è sorpresa: il pubblico si è stufato delle poche idee. E qui, infatti, niente di inedito. Prete novizio che però non crede in Dio che viene spedito a Roma a far praticantato con gli esorcismi. Roma è bellissima (e pulitissima) e il soggiorno di studio prende presto una piega sinistra: il diavolo non tarderà ad entrare in scena per sconvolgere la quotidianità di Michael Kovak/Colin O'Donoghue. A seguirlo Angeline/Alice Braga, interessata all'argomento per via dell'articolo che sta scrivendo. Ovviamente cadrà nella trappola del maligno anche Padre Lucas Trevant/Hopkins.
Tra sensi di colpa e dilemmi anticristiani, questa pellicola non decolla e, anzi, delude come da aspettative. Se da un lato l'atmosfera è giusta (leggere tenebrosa quanto basta), dall'altro la banalità di dialoghi e trama è disarmante.
E' palesemente trovata commerciale, ma il pubblico non si è fatto ingannare e ha stoppato la pellicola a $33,037,754 a fronte di una spesa di 37ml per produrlo. Visto lo scarsissimo risultato (ha comunque raggiunto il primo posto nella classifica dei film più visti in America la sua prima settimana di uscita), si spera che i produttori ci pensino bene la prossima volta. Non si può più vivere di rendita.
Ps. Molti italiani nel cast. La più famosa è Maria Grazia Cucinotta, che ha una parte talmente insulsa da risultare ridicola. Peccato, dopo il cameo in "Il mondo non basta" ci si aspettava di più.
Consigli: Solo per appassionati o affezionati del genere. Davvero un film insignificante.
Parola chiave: Fede.

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Ric

sabato 21 maggio 2011

Film 259 - TRON: Legacy

Un film che non si poteva non vedere! Ottimo per la serata del martedì cinema+insalata!


Film 259: "TRON: Legacy" (2010) di Joseph Kosinski
Visto: dalla tv del Puffo
Lingua: italiano
Compagnia: Marco, Alice, Andrea Puffo, Titti
Pensieri: Mia grande pecca è quella di non aver guardato il primo capitolo della saga ("Tron" del 1982) per introdurmi a questo secondo capitolo (di 28 anni posteriore). Non avendo idea di cosa parlassero questi due film, ho giusto vagamente reperito qualche informazione per non giungere totalmente 'vergine' al capitolo "Legacy".
L'idea del videogico che intrappola all'interno della realtà virtuale (rete) il suo creatore è interessante e dimostra un'occhio visionario. Peccato che le trovate geniali terminino praticamente qui.
Perché questo secondo episodio - se non consideriamo la cornice della vicenda che si svolge nella realtà contemporanea - si può suddividere in tre parti, nessuna di queste particolarmente originale: ingresso nel mondo virtuale + sfida in moto, bar e tradimento di Castor, raggiungimento della via d'uscita.
Nonostante la spettacolarità sbalorditiva delle immagini proposte (nel destino della saga non ricevere - clamorosamente - alcuna nomination all'Oscar per gli effetti speciali), un film non può basarsi solamente sull'immagine patinato-glam-futurista che gli è stata costruita intorno.
La sceneggiatura è scarsa e prova nel tentativo di vivere di rendita (etichettando come 'di culto' la saga, non si può fare a meno di alimentare una certa aspettativa molto 'cool' che oggi va di moda per rilanciare progetti - magari - all'epoca risultati stantii). Ma se guardare Jeff Bridges con il lifting digitale a confronto con l'originale è davvero divertente, non può essere solo questo l'effetto a sorpresa o motivo trainante per pensare di riproporre al pubblico un prodotto.
Tecnicamente la pellicola è perfetta (effetti speciali, fotografia, sonoro e costumi da 10 e lode, colonna sonora dei Daft Punk superlativa), manca un cuore pulsante che la distacchi da una mera operazione commerciale.
Volendo analizzare semplicemente quest'ultimo aspetto, tra l'altro, si noterà che, a posteriori, il revival di "Tron" non è stato così redditizio. $170,000,000 di spesa e un incasso di $400,062,763, che, per un film pubblicizzato e sponsorizzato come questo, sono effettivamente pochini, non lo portano nemmeno tra i primi 100 film più visti della storia del cinema (superato, tra gli altri, da pellicole come "Alvin Superstar 2", "Pretty Woman", "Twister", "Una notte al museo" o "New Moon"...).
Insomma, se visivamente è un film che vale la pena vedere, a livello di contenuti siamo carenti. Bene, comunque, i protagonisti da Jeff Bridges ("Il grande Lebowski", "Il Grinta") a Olivia Wilde ("The Next Three Days"), Michael Sheen ("Frost/Nixon - Il duello", "The Queen - La regina"), Bruce Boxleitner (già nell'originale "Tron") e il protagonista Garrett Hedlund ("Four Brothers", "Country Strong"). Non segnalato il cameo di Cillian Murphy.
In definitiva lo rivedrei, ma mi aspettavo decisamente molto di più.
Consigli: Innovativo per gli effetti speciali come lo fu "Guerre stellari" nel 1977, non può essere perso dagli amanti del genere fantasy che gradiscono immagini decisamente spettacolari. Nel complesso carino, da vedere in compagnia, avvolti dal dolby surround per non perdersi niente di effetti sonori e - soprattutto - della colonna sonora perfetta dei Daft Punk.
Parola chiave: Rete.

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Ric

mercoledì 18 maggio 2011

Film 258 - Rio

Non è che fossi molto attirato da questo film...


Film 258: "Rio" (2011) di Carlos Saldanha
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Luca
Pensieri: Pellicola d'animazione divertente, ma non sorprendente, "Rio" rimarrà collocato in quel limbo dei belli-ma-non-capolavori che, ormai, il cinema 'animato' sta cominciando a produrre sempre più spesso. Così è stato per "Megamind", "Kung Fu Panda" o "Piovono polpette", così sarà per questo film.
La trama non sorprende, le canzoni (doppiate) non convincono del tutto, i personaggi sanno di già visto. Ma (ed è WOW!) che colori! Da lasciare a bocca aperta le geometrie dei balletti degli uccelli (vedi inizio e fine film), vero incentivo a vedere la pellicola quantomeno una volta e, forse, interessante esperimento da non sottovalutare in 3D.
Per il resto "Rio" rimane un piacevole passatempo per ogni età, innoquo tanto da proporre un pappagallo più arrapato della sua padrona frigida (ma l'animale può, è bestia...).
Tra un'avventura e l'altra (Blu/Jesse Eisenberg che non sa volare e Jewel/Anne Hathaway sono gli ultimi pappagalli della loro specie e i due umani vorrebbero che figliassero per il bene della continuità) si inseriscono gli amori umano e animale a coronare una storia che dalla fauna si rispecchia nell'umano in speculare (Blu è di Linda/Leslie Mann mentre Jewel dello scienziato Tulio/Rodrigo Santoro). Non mancano i temi forti pro-sociale (adozione, estinzione e proseguimento della specie, rispetto dell'altrui cultura) e i buoni sentimenti, tutti, però, all'insipido sapore di già visto. Un discorso inevitabile, al giorno d'oggi, con le iper-produzioni americane che sfornano una pellicola con la stessa disinvoltura con cui si respira.
Quindi questo film non è malvagio, ma non aggiungerà nulla di che alla vostra filmografia.
Ps. Le voci italiane di Blu, Jewel e Miguel sono rispettivamente di Fabio De Luigi, Victoria Cabello e Mario Biondi.
Consigli: Bellissimi colori, visivamente accattivante. Ma niente più che una simpatica avventura tra le strade (animate) di Rio.
Parola chiave: Volo.

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Ric

lunedì 16 maggio 2011

Film 257 - The Next Three Days

Primo film visto con la card 'Grande Cinema' della 3. I film gratis mettono sempre di buon umore!


Film 257: "The Next Three Days" (2010) di Paul Haggis
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Stefano
Pensieri: Un film che considero fantasma. Mai visto un trailer, incasso talmente scarso in America da non aver destato in me il minimo interesse (c'è Russell Crowe, un attore che non mi piace e la regia è di Paul Haggis che considero colpevole di aver rubato più di un Oscar a "I segreti di Brokeback Mountain"), zero idee sulla trama. Ma, diciamocelo, un ingresso free non si butta mai via.
E allora, con nemmeno una vaga idea sul percorso di questo film, mi ritrovo catapultato nel dramma di chi viene ingiustamente (?) incolpato di omicidio. Una famiglia disgregata, una madre che non vede il figlio crescere, un bambino che non sente nessun legame per una donna che lo ha 'abbandonato'.
In tutto questo ci sono Crowe e la sua pancia che tentano ogni via d'uscita da questa insensata situazione. E insensata - se non folle - sarà la scelta di lui disperato, deluso dalla giustizia: far evadere la moglie/Elizabeth Banks di prigione.
Uscire non è il (vero) problema, gli spiegherà Damon Pennington/Liam Neeson in un rapidissimo cameo, perchè il passo successivo è scegliere dove andare... e tentare di restarci. Si rimarrà col fiato sospeso fino all'ultimo.
Se in un primo momento la pesantezza di un drammone familiare schiaccia e fa vacillare lo spettatore, il film prende nel tempo una piega thriller e, come nella famosa "Fuga da Alcatraz" ci conduce in un intricato piano per sfuggire ad un'ingiusta condanna.
Crowe è remissivo quanto basta, ma sa esplodere al momento giusto. La Banks è perfetta e, senza trucco, dimostra di saper esprimere emozioni forti anche con solo addosso l'uniforme carcerairia. La regia è funzionale alla trama e che sceneggiatore e regista coincidano non fa di certo male alla visione d'insieme finale che si voleva proporre al pubblico.
Finale incerto anche all'ultimo minuto e vaga citazione dell'anello di Allen in "Match Point".
Particina per Olivia Wilde, recente diva di "TRON: Legacy" e "Dr. House - Medical Division".
Consigli: Appassionante e ben calibrato nel ritmo. Prende con calma, ma non delude.
Parola chiave: Bottone.

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Ric

Film 256 - Silvio Forever

Un documentario dietro l'altro. Questa volta si parla di politica.


Film 256: "Silvio Forever" (2011) di Roberto Faenza, Filippo Macelloni
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Marco
Pensieri: Biografia non autorizzata del nostro capo di governo, questo documentario mi ha deluso.
Con tutti gli elementi che c'erano a disposizione, il risultato mi è sembrato più da barzelletta che da denuncia culturale ed intellettuale.
Disarmanti, sì, l'egocentrismo, la spavalda sicurezza, il delirio di onnipotenza, i giri loschi, il vortice del sesso che coinvolgono Berlusconi nel tempo, ma impiattati a mo' di monologo autocelebrativo (la voce è di Neri Marcorè) finiscono per rendere il tutto meno efficace.
Visto e considerato che Berlusconi è già da solo macchietta ridicola, non c'era bisogno, a mio avviso, di calcare troppo la mano tra un passaggio e l'altro. I fatti si commenterebbero da soli, la voce fuori campo alla lunga stanca per il marcato accento e distrae. Lo spettatore potrebbe benissimo unire i pezzi del puzzle senza bisogno di un tutor che lo aiuti a vedere il quadro d'insieme (di per sé piuttosto evidente da intuire).
Ovviamente il tono è totalmente antiberlusconiano e politicamente fortemente schierato contro, rimangono comunque ben ancorate in mente le frasi, le figuracce, i deliri, le gag, le barzellette, i momenti imbarazzanti. L'intento era più che nobile, ma forse sarebbe stato meglio se a parlare fossero stati i fatti stessi.
Consigli: Un punto di vista in più sulla società odierna e chi la governa non può che far bene. Comunque da vedere.
Parola chiave: Berlusconi a tutto tondo.

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Bengi

giovedì 12 maggio 2011

Film 255 - The Cove

Con un buono regalo di compleanno da utilizzare alla Feltrinelli, non ho saputo resistere all'idea di comprarmi un bel cofanetto dvd. Che poi siano diventati due è un'altra questione. Ma questo è, ufficialmente, il regalo di compleanno di Ale&Leo (Nob).


Film 255: "The Cove" (2009) di Louie Psihoyos
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: I documentari sul mare trovo che siano veramente affascinanti. Con lo stesso spirito con cui mi interessavo ai documentari 'acquatici' quando ero bambino, mi sono avvicinato a questa pellicola, anche grazie al richiamo Oscar che questo film ha vinto nella categoria miglior documentario.
Diciamo che, purtroppo, l'argomento non è dei più felici: la mattanza dei delfini. In Giappone è normale cibarsi della carne di questi mammiferi che, a loro dire, sono buoni (del resto se mangiano lo squalo...) e fanno bene (ma il documentario dimostra un'elevata concentrazione di mercurio nella carne dell'animale).
In effetti, visto lo spirito che mi ha mosso verso questo "The Cove", credo di non poter dire di aver trovato ciò che mi aspettassi. Visto l'argomento già di per sé difficile e considerando poi gli sviluppi che si portano in evidenza, sono rimasto senza parole per la violenza inaudita compiuta su esseri viventi (di fatto più intelligenti di quanto non ci faccia comodo ammettere).
Mi era già capitato di seguire documentari che parlassero del cibo e di come viene 'reperito' dall'uomo (leggere le sconcertanti condizioni di allevamento e conseguente uccisione di maiali, polli, mucche) in "Food, Inc.". In questo caso, animali non in cattività vengo spinti all'interno di una baia dove vengo prima selezionati per i delfinari, poi (quelli che non vengono scelti) uccisi. Le immagini della telecamera subacquea che rappresentano il cambiamento di colore dell'acqua marina durante il macello fanno rabbrividire.
La struttura narrativa, comunque, è differente rispetto ad un classico documentario e presenta, invece, una certa tensione di fondo costante. Il rischio di arresto ed espatrio per la crew è sempre altissimo a causa delle attività assolutamente illegali legate alla produzione di questo film. Quindi riprese notturne con rilevatori di calore, telecamere nascoste, spionaggio da film poliziesco, insulti dai locali. Girare "The Cove" non dev'essere stato facile da nessun punto di vista.
Più toccante che appassionante, doloroso come un pugno nello stomaco, svela una verità che, a chi non proviene dalla cittadina della mattanza (Taiji), sarebbe rimasta probabilmente celata per sempre. Smuove dentro.
Ps. Nel film anche le immagini di Hayden Panettiere che, giovanissima, si batte in loco per la causa. Sarà fatta espatriare.
Consigli: Impossibile rimanere distaccati. Bisogna essere preparati.
Parola chiave: Flipper.

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Ric

martedì 10 maggio 2011

Film 254 - Cappuccetto rosso sangue

Un film che mi aveva incuriosito molto all'uscita sul mercato USA. Con un produttore come DiCaprio e un trailer davvero accattivante, sembrava potesse uscirne qualcosa di inatteso...


Film 254: "Cappuccetto rosso sangue" (2011) di Catherine Hardwicke
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Gianpaolo, Marco, Andrea Puffo, Diego
Pensieri: Questo film è esattamente cioè che mi aspettavo anche se, ammetto, la speranza che in realtà valesse di più c'era (e mi ha fregato).
Niente da fare, mi spiace, ma la revisione in chiave horror-romantico-teen-gotico-thriller di Cappuccetto rosso non è riuscita a Catherine Hardwicke ("Thirteen - Tredici anni", "Nativity", "Twilight"). L'operazione commerciale di per sé è interessante, ma a ben ragionarci dimostra una certa disperazione di fondo dei produttori hollywoodiani (stiamo davvero rispolverando ogni fiaba che ci viene in mente?!). Potremmo dire che la Hardwicke sta a Cappuccetto rosso come Jennifer Lopez sta alla lambada: si capisce che, di base, mancano le idee.
Manca, anche, la voglia di rimbastire intelligentemente una storia da tutti conosciuta. Con tutto questo mistone di generi diversi, si finisce per non centrarne nessuno e di conseguenza di non accontentare nessuno dato che il film non ha una sua direzione definita.
Il ritmo è blando, i toni da "Twilight", il lupo mal realizzato. Si salvano gli attori (decisamente un buon cast) Amanda Seyfried ("Mamma Mia!", "Chloe - Tra seduzione e inganno"), Gary Oldman ("Harry Potter e il prigioniero di Azkaban", "Il cavaliere oscuro"), Julie Christie ("Darling", Oscar 1966 come miglior attrice protagonista, "Away from Her"), Lukas Haas ("Mars Attacks!", "Inception") e la da me stra-odiata Virginia Madsen ("Sideways - In viaggio con Jack", "Il messaggero"). I due contendenti amorosi di Cappuccetto Valerie, invece, sono i semi-sconosciuti Shiloh Fernandez ("Cadillac Records") e Max Irons ("Dorian Gray").
Consigli: Evitabile. Anche se le premesse sembravano divertenti.
Parola chiave: Lupo mannaro.

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Bengi

Film 253 - Sex and the City 2

Ancora?! Basta...

Film 253: "Sex and the City 2" (2010) di Michael Patrick King
Visto: dal computer di Alice
Lingua: italiano, inglese
Compagnia: Marco, Alice
Pensieri: Eh, lo so, ancora una volta un film di "Sex and the City"... E nemmeno il più bello dei due...
Questa volta, però, la visione di quello che potremmo definire il 'secondo tempo' è stata in inglese e mi ha offerto una dimensione più 'internazionale' della pellicola, con le vocine stridule delle sue protagoniste a ricordarmi quanto - in certi casi - il doppiaggio faccia la differenza.
Comunque, per quanto questa pellicola possa essere totalmente in disaccordo con lo spirito della serie tv, da fan, non posso dire di disprezzarla con tutto me stesso. Per quanto vorrei, a volte ricado nella necessità di riabbracciare quell'atmosfera che tanto mi era piaciuta del tv show, senza però dovermi riguardare tutte e 6 le stagioni. Credo che, per molti, il compromesso sia questo.
Aggiungo che il Razzie alle peggiori attrici protagoniste (tutte e 4 le nostre eroine, qui in trasferta nel deserto) è decisamente immeritato. Recentemente ho visto recitazioni ben peggiori...
Lascio le due precedenti recensioni per non aggiungere commenti superflui.
Film 122 - Sex and the City
Film 221 - Sex and the City
Film 405 - Sex and the City
Film 1072 - Sex and the City
Film 2161 - Sex and the City Film 121 - Sex and the City 2
Film 205 - Sex and the City 2
Film 253 - Sex and the City 2
Film 406 - Sex and the City 2
Film 1377 - Sex and the City 2
Consigli: La visione in inglese è piuttosto divertente. Non sottovalutatela!
Parola chiave: Vacanze a scrocco.

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#HollywoodCiak
Bengi

lunedì 9 maggio 2011

Film 252 - C'è chi dice no

Questa volta appuntamento al cinema con Licia (toscana) per una commedia italiana ambientata a Firenze. E lei non ha gradito...


Film 252: "C'è chi dice no" (2011) di Giambattista Avellino
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Licia
Pensieri: "C'è chi dice no" è un film che, a farsi un'idea senza conoscerne il contenuto, parrebbe avere molto da dire (vedere il trailer per credere), ma che, alla resa dei conti (ossia in sala), delude profondamente.
Il tema dei raccomandati, in Italia, sembra piuttosto sentito e, proprio per questo, andrebbe affrontato con un piglio meno burlone nonostante si tratti di una commedia.
Secondo la sceneggiatura di Fabio Bonifacci basta fare un po' di 'sano' stalking ai 'ruba-posto' per stressare un po' la vita (se non proprio fargliela pagare) a coloro i quali si sono visti favoriti rispetto ai veri meritevoli sul posto di lavoro. Se non fosse che è un film sarebbe, tra l'altro, un suggerimento un attimo rischioso. Ma siccome gli ideali (e il bisogno di soldi) sono più forti della paura, non c'è per niente da stupirsi quando i tre del 'no' del titolo (Luca Argentero, Paola Cortellesi e Paolo Ruffini) decidono di scendere in campo. E qui, purtroppo, il film si incaglia.
Volendo sorvolare sugli imbarazzanti accenti toscani di Cortellesi (da brividi) e Argentero (che continua a non essere un attore, anche se è migliorato), non si può far finta di non vedere il poco brio di queste punizioni inflitte al nemico raccomandato. Regge bene solo Ruffini, tra l'altro, che nella parte dello sfigato pare esserci nato.
Malissimo la conclusione (spoiler!) - con una polizia stranamente efficiente - che scivola clamorosamente in un autogol: tutto rimane com'è (tra i raccomandati) e i 3 si ritrovano ai domiciliari nella stessa casa. Potrà essere un dignitoso finale da commedia? Perchè non si possono intraprendere tutti i generi cinematografici: o un film di denuncia, o divertente, o sopra le righe o una fiction che, però, si basa sulla realtà. Se fino allo smascheramento dei concorsi truccati il tono è leggero e disimpegnato (lo dimostrano i dialoghi più mirati alla battuta che a riportare fatti di triste attualità), la virata finale prende tinte più reali dal punto di vista della situazione del lavoro in Italia - dove puoi cacciare i raccomandati, ma sicuramente saranno rimpiazzati da altri come loro - e fa ricadere sui 3 addirittura una condanna. Il tono scanzonato avrebbe richiesto, a mio avviso, se non un banale happy ending, quantomeno una soddisfazione più tangibile per lo spettatore che si è subito una filippica di 95 minuti e poi si ritrova col tutto come prima.
Aggiungo: Myriam Catania (che un po' raccomandata, se vogliamo, lo è: è figlia di Rossella Izzo e nipote di Simona Izzo, Giuppy Izzo...) sarà per il ruolo, sarà perchè lo recita bene, è di un'antipatia infinita. Ma la voce è tra le più famose d'Italia (doppia personaggi come Keira Knightley, Lindsay Lohan, Jessica Alba e Amanda Seyfried) ed è strano contestualizzarla sul suo viso...
Ps. Nel film anche Edoardo Gabbriellini, cuoco in "Io sono l'amore" di Guadagnino, qui in una parte decisamente più frizzante.
Consigli: Purtroppo una commedia che, nonostante i buoni propositi non decolla. Il trio è poco affiatato se non addirittura poco legato, inadatto. Si salva la cornice fiorentina e la buone intenzioni di piazzare un film del genere in un contesto di attualità. Ma non basta. E' sicuramente un ottimo disimpegno per una serata senza pensieri.
Parola chiave: Scarpe rosse.

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Ric

Film 251 - Burlesque

Ormai addicted a questa pellicola...


Film 251: "Burlesque" (2010) di Steve Antin
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Stranamente un film che non mi affatica rivedere. Sarà che è sempre disponibile il file sul pc, sarà che è un disimpegno totale o che ormai le musiche le so a memoria, ma di fatto è una pellicola capace di distrarmi lasciandomi di buon umore.
Non c'è molto da aggiungere rispetto alle precedenti due recensioni, perciò passo i due link per non ripetermi troppo. Buona visione o lettura!
Film 209 - Burlesque
Film 226 - Burlesque
Film 251 - Burlesque
Film 376 - Burlesque
Film 1161 - Burlesque
Film 1643 - Burlesque
Film 2253 - Burlesque
Consigli: Poche pretese e un'attenzione speciale per alcune canzoni/tormentone: rimangono impresse.
Parola chiave: Louboutin.

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#HollywoodCiak
Bengi

domenica 8 maggio 2011

Film 250 - Una donna in carriera

Cena del martedì al sapore 'storico' degli anni '80. Un tuffo nella lacca...


Film 250: "Una donna in carriera" (1988) di Mike Nichols
Visto: dalla tv del Puffo
Lingua: italiano
Compagnia: Marco, Andrea, Michele, Andrea Puffo, Marco C., Gianpaolo, Diego
Pensieri: Questo film è una benedizione. Ha il non facile compito di divertire e piacere, di trasportare una generazione negli occhi di una nuova, di far ridere e sognare. E ci riesce.
"Working Girl" (titolo originale) è talmente anni '80 che a confronto "Senti chi parla" è un film sobrio, ma ha davvero una marcia in più! Sarà la segretaria svitata (e stra-cotonata) Cyn/Joan Cusack oppure la formula da "Wall Street" al femminile (e più comprensibile) oppure ancora la favolosa rivincita finale di Tess McGill/Melanie Griffith su Katharine Parker/Sigourney Weaver, di fatto, questa è una pellicola davvero spassosissima.
Le pecche ci sono, in effetti, ma si riesce a sorvolare sul pessimo doppiaggio (alla Griffith appioppata una voce antipatica e troppo poco civetta), o la scontatezza di certi passaggi (ma non dimentichiamo che è del 1988!) perchè il risultato finale lascia con un grande sorriso sulle labbra.
La storia è semplice: Tess è una segretaria furba e attenta con desiderio di scalare il mondo del lavoro. Quando viene affidata alla giovane e autocelebrativa Katharine, che però si rompe subito una gamba sciando, nasce lo spunto per l'equivoco: Tess, spacciandosi per la sua capa, cerca di fare affermare una sua idea che la stessa Katharine sta tentando di rubarle. Nel mezzo ci si metterà anche l'amore, ovviamente (Jack Trainer/Harrison Ford i cui addominali vengo applauditi dalle segretarie).
Frizzante e divertente, orrendo per la moda, catastrofico per le acconciature, ma per tutto questo davvero perfetto per una serata tra amici tra un buon film e molte risate. Tra l'altro tantissime sono le star in ruoli secondari: Alec Baldwin, Oliver Platt, Kevin Spacey, Olympia Dukakis.
Un classico, davvero.
Ps. 6 nomination agli Oscar dell'89 (tra cui miglior film, regia, e le tre attrici Griffith, Weaver e Cusack) e 1 statuetta vinta per la miglior canzone originale "Let the River Run" di Carly Simon oltre che ben 4 Golden Globes assegnati a film, canzone, Griffith e Weaver.
Consigli: Non sottovalutare questa commedia! Oltre che divertente e spiritosa, è davvero ben realizzata. E, a suo modo, presenta uno spaccato tangibile dell'America anni '80. Interessante.
Parola chiave: Radio.

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Ric

giovedì 5 maggio 2011

Film 249 - Kick-Ass

Un film uscito, poco considerato e diventato cult. Tutto in meno di un anno.


Film 249: "Kick-Ass" (2010) di Matthew Vaughn
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Si può davvero definire cult questa pellicola? E' plausibile pensare che rimarrà nella storia per il suo contributo peculiare al mondo cinematografico? Non saprei dire con certezza, ma non mi pare che si possa definire questo come un avveniristico esperimento degno dello sbalordio genereale.
"Kick-Ass" funziona per un milione di motivi. Presenta uno spunto interessante (nella vita vera, come sarebbero gli eroi senza poteri? Come affronterebbero il mondo del crimine?), ha dei protagonisti giovani e semi sconosciuti che sanno il fatto loro, un personaggio teoricamente secondario che ruba la scena a chiunque Hit-Girl/Chloë Grace Moretz), le scene d'azione sono travolgenti e assurde abbastanza da inebriare lo spettatore. E allora cos'è che manca? Diciamo che, per parafrasare qualcosa degli ultimi eventi che mi hanno coinvolto, a me è mancato lo scoccare della scintilla.
Ho letto di recensioni entusiaste, di colpi di fulmine per una pellicola geniale e fuori dal comune, per una Hit-Girl talmente incazzata da far venire i brividi. Chiunque, con questi presupposti, si sarebbe aspettato quantomeno un capolavoro. Invece il film è bello, sì, ma meno incazzato e anticonformista di quanto mi aspettassi.
Dovrei stupirmi perchè una 13enne dice la parola 'cazzo'? O perchè uccide senza pietà? Siamo abituati a ben più cruenti esempi di violenza.
Ma, a dirla tutta, per il resto me la sono goduta. Ripeto, i momenti d'azione sono ben realizzati, le botte fanno male, alcune gag fanno ridere. E poi davvero un bel cast: Aaron Johnson ("Nowhere Boy", "L'illusionista"), Lyndsy Fonseca ("Desperate housewives - I segreti di Wisteria Lane", "E alla fine arriva mamma!"), Christopher Mintz-Plasse ("Anno uno", "Suxbad - Tre menti sopra il pelo"), Mark Strong ("Sherlock Holmes", "Robin Hood"), Nicolas Cage (in gran spolvero) e Chloë Grace Moretz ("(500) giorni insieme", "Let Me In").
Tutto sommato è un film decisamente sopra la media, godibile e sorprendente sotto certi aspetti (cruda violenza che da un film teen non ti aspetti), ma per fare la storia ci vorrano molti altri calci nel culo. Aspettiamo il secondo capitolo.
Consigli: Da vedere in gruppo tutto d'un fiato. Ci si può scatenare!
Parola chiave: Bazooka.

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Ric

lunedì 2 maggio 2011

Film 248 - Parto col folle

Non sapevo cosa aspettarmi...


Film 248: "Parto col folle" (2010) di Todd Phillips
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Stefano
Pensieri: Una volta letta la filmografia del regista Todd Phillips ("Road Trip", "Starsky & Hutch", "Una notte da leoni") si inquadra perfettamente un film come questo. Prima si sapere, effettivamente, le perplessità sono molte. Dovrebbe far ridere? Presenta interessanti o originali trovate comiche? O stilistiche? Sono io che non capisco?
Questo "Due Date" (titolo originale) è, osservato dalla giusta angolazione (leggere tralasciando che a me non fa ridere), l'esempio perfetto di quella che è la commedia americana contemporanea: più fisica, sbroccata e ambigua, volgare, figlia della sfiga dei suoi protagonisti e spesso politicamente scorretta.
In Italia la formula funziona meno (lo dicono gli incassi: un film come "Una notte da leoni" che ha pronto un sequel dopo l'incasso straordinario di $461,613,371 a fronte di una spesa di $35 milioni, da noi ha incassato solo €3.780.345), sicuramente penalizzata dalla traduzione che sfavorisce l'ironia più diretta del parlato originale. Di fatto posso dire che a me questo genere di pellicole piace poco.
Ethan Chase/Galifianakis è antipatico e insopportabile, diva al limite dell'omosessualità svampita tollerabile. I camei di Michelle Monaghan e Jamie Foxx (due attori che personalmente non reggo) sono talmente inutili che avrebbero potuti essere interpretati da chiunque.
Si salvano Robert Downey Jr. che, con la sua faccia da schiaffi è il nuovo George Clooney, elegante e posato, redivivo e ricco di charme anche sporco di sabbia. Simpatica Juliette Lewis che si capisce poco se reciti o si ispiri alla sua vita reale. Ma nel complesso è decisamente perfetta per la parte.
La piega on the road pare tipica di questo regista (tra l'altro sceneggiatore di "Borat - Studio culturale sull'America a beneficio della gloriosa nazione del Kazakistan"), ma non aiuta in questo caso a dare alla storia quel qualcosa in più. Nel complesso è un film che si lascia guardare (bella fotografia!), ma non strappa più di qualche sorriso.
Consigli: Se piace il genere sarà sicuramente una visione da non perdere.
Parola chiave: Barattolo di caffé.

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Ric