Ultimo titolo da Oscar che volevo recuperare!
Film 1109: "Room" (2015) di Lenny Abrahamson
Visto: dal computer di casa
Lingua: inglese
Compagnia: Poe
Pensieri: Ogni anno succede. Vedo quel film di cui la critica ha parlato benissimo, quella pellicola pronta a portarsi a casa Oscar e riconoscimenti e... rimango puntualmente deluso. Così lo dico, senza girarci troppo intorno: a me "Room" non ha sconvolto, Bree Larson non mi è sembrata inarrivabile e, in definitiva, il film non mi ha convinto.
Ora che finalmente posso liberarmi di questo peso - avendo visto "Room" il giorno stesso degli Oscar è un mese che attendevo di scrivere questa recensione -, mi sento un po' meglio. Ci ho riflettuto a lungo, ci ho pensato e ripensato. Per non perdermi proprio niente della pellicola l'ho anche vista in inglese. Eppure niente, non è scoccato l'idillio. Sì, la Larson è brava, il giovanissimo Jacob Tremblay particolarmente portato, ma mi ha aspettavo qualcos'altro, forse addirittura di più. Ecco perché cerco di evitare il più possibile di documentarmi sui vari titoli prima di vederli, il rischio di guastarmi la visione è sempre dietro l'angolo.
Chiaramente in questo caso era difficile schivare lo spoiler, salvaguardarsi dall'approfondimento: negli ultimi mesi il film e il suo cast sono stati sotto la lente d'ingrandimento hollywoodiana e non solo (ad oggi il film è a quota 116 candidature sparpagliate per le premiazioni e i festival di tutto il mondo), il che ha necessariamente portato a un'avvicinamento a storia e protagonisti, voluto o meno che fosse. Ed ecco perché le mie aspettative erano altre.
Da quello che avevo capito, dall'idea che mi ero fatto, pensavo che "Room" fosse più una sorta di thriller incentrato sul perché mai una donna e suo figlio avessero deciso di vivere isolati all'interno di una stanza. Magari lei era pazza. Magari al di fuori vi era uno scenario postapocalittico. Magari...
E invece la storia raccontata qui è molto diversa, è un pugno nello stomaco e, però, un colpo assestato solo a metà. Il dramma della prigionia è molto ben rappresentato, pur rimanendo all'interno di quelli che saranno sì e no 10 m²; la storia non soffre di una claustrofobia che sarebbe stata plausibile: la brava mamma di Jack è stata in grado di rendere quella prigione quasi confortevole, nonostante tutto. Una volta fuori, la storia cambia temi e, naturalmente, scenari e quella magia e chimica tra i due protagonisti si perde leggermente in favore di una scoperta del mondo da parte di Jack e della scoperta da parte del mondo dei due poveri reclusi. In questa parte, in particolare, ho sentito di più la mancanza di connessione con la vicenda, forse gelata dal mio spezzare la visione di "Room" in due parti. In ogni caso ho gradito maggiormente l'inizio.
Insomma, è chiaramente un'opinione personale viziata da una serie di aspettative e circostanze, in ogni caso "Room" non mi ha tra i suoi sostenitori, come era stato qualche anno fa con "Silver Linings Playbook". Vedremo se la carriera della Larson prenderà definitivamente il volo dopo il successo legato a questa produzione - come era successo alla Lawrence - o se l'exploit ottenuto rimarrà legato a qualche anno di strascichi e nient'altro. In bocca al lupo!
Ps. Candidato a 4 Oscar, tra cui Miglior film, "Room" ha vinto nella categoria Miglior attrice protagonista. Brie Larson per questo ruolo ha vinto anche un Golden Globe e un BAFTA.
Cast: Brie Larson, Jacob Tremblay, Joan Allen, Sean Bridgers, William H. Macy, Justin Mader, Amanda Brugel, Tom McCamus.
Box Office: $35.4 milioni
Consigli: Considerato che ha vinto così tanti premi per la sua attrice protagonista e che ha raccolto così tanti commenti positivi tra la critica di tutto il mondo, vale certamente la pena di dare una chance a questa pellicola, consci che si tratta di un viaggio non facile da intraprendere. Può piacere, ma non è per tutti.
Parola chiave: Old Nick.
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi
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