lunedì 8 febbraio 2010

Film 74 - Vincere

L'ho visto così, preso dalla voglia di buon cinema! Pazzia?


Film 74: "Vincere" (2009) di Marco Bellocchio
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Pare che in Italia, per farti apprezzare come attrice, la devi far vedere al cinema. Come che cosa?!
Allora, già le tette della Mezzogiorno le avevo viste a quella famosa finestra di fronte. Ora però esageriamo un po'... La passera mostrata all'allestimento di una mostra d'arte futurista?! E poi cosa, un po' di culo dal parrucchiere? Ma ti pare che sia funzionale alla storia far tirar su la gonna alla santa Mezzodì mentre, truccata da clown?!, Filippo Timi/Mussolini sta a farsi spiegare i quadri tra la folla?! Boh...
Cosa ci viene da pensare, poi? Che nessuno ricordi quel famoso discorso della donna oggetto in un Paese maschilista governato da una classe politica dalla zip facile? Micaela Ramazzotti, ora santissima lady Virzì, prima mostra la striscia di pelo in "Tutta la vita davanti" e poi si becca a) carriera cinematografica sfolgorante b) un marito ricco che spinge ed alimenta la già citata carriera c) il massificato perdono e conseguente cancellamento di reato da parte del pubblico (anche perchè la bella è incinta e non può essere mamma e zoccolona allo stesso tempo).
Ma poi ce ne sono anche altre, chiaro, che si sono immolate per la causa. Forse la primissima che mi viene in mente è la Bellucci, che - è proprio vero! - quando non parla regala prestigio ai suoi film ("Malèna"). Poi di recente la Chiatti in "Il caso dell'infedele Klara" e, non so, mille altre patatine di Rocco.
Non fraintendete, però, non sono certo il bigotto di turno e il moralismo mi appartiene poco. Dico solo che certe volte è fuori luogo. Non perchè la passera non sia bella in sé, ma perchè, diciamocelo, non ci sta a dire un cazzo.
Ora, sicuramente Bellocchio voleva fare un film sulla passione davvero carnale tra Mussolini e la Dalser, però secondo me non c'è riuscito. Ci sarà tutto il sesso che vuoi (e la miseria, trombano sempre!), ma a parte l'imbarazzo per gli accoppiamenti più psicotici della terra non c'è molto... La storia è sì importante, ma non esattamente centrale, perchè la Dalser viene presto messa da parte da Benito double-wife, e rimane sempre una certa confusione narrativa di fondo che scoraggia la comprensione storica (penso: se vuoi farlo vedere all'estero, dove la storia dell'Italia la sanno in 4, forse è meglio se rendi tutto comprensibile. Non dico che devi semplificare, ma almeno gli snodi centrali li dovrai spiegare eh...).
Io sono dell'idea che per un film storico l'intreccio narrativo spezzato non aiuti. I flashback confondono, specialmente quando non c'è nulla di fermamente rintracciabile nelle immagini. La Mezzodì non invecchia mai, mentre Timi alla fine viene sostituito da immagini di repertorio, quindi cambia completamente i connotati, ma nel film ce lo spacciano per identico.
E poi quelle scritte tipo giornale che ogni tanto sbucano fuori?! Ne vogliamo parlare??? Cos'è, post-futurismo cinematografico del giornalistico?
In definitiva non mi è piaciuto e ho trovato la recitazione un po' sopra le righe in certi punti (la Dalser che, agli 'arresti domiciliari' se ne esce con certe pretese da regina che fa solo venir da ridere...) oltre che Timi veramente strano: sembra tantissimo Sergio Castellitto, solo con due mani orrende! E poi la recitazione in dialetto è ridicola. Passo e chiudo.
Consigli: Strano. Da vedere forse, ma non da rivedere.
Parola chiave: Benito Albino.


Ric

1 commento:

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