venerdì 4 novembre 2011

Film 323 - A Dangerous Method

Uno dei film che attendevo di più dalla Mostra del Cinema di Venezia.


Film 323: "A Dangerous Method" (2011) di David Cronenberg
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Marco, Andrea Puffo
Pensieri: Per questo film avevo non poche aspettative. E’ la terza collaborazione tra Cronenberg e Mortensen (le altre due sono piuttosto d’effetto: “A History of Violence” e “La promessa dell'assassino”), la trama sembra interessante, gli attori sono cool e capaci. Non potevo immaginare, però, che “A Dangerous Method” sarebbe stato così tanto diverso da come me lo aspettavo.
Imbarazzante la prima parte in cui la Knightley gioca a scardinarsi la mandibola tra un isterismo e l’altro. Tanta è la veemenza nella rappresentazione che si perde il senso di ciò che viene detto e il gioco dentale finisce per diventare qualcosa di ridicolo. Ero ipnotizzato da quella bocca.
Il resto del film è lento e poco appassionante, scambio epistolare di due geniacci d’avanguardia che “bisticciano” dopo essere stati complici e quasi uno l’erede dell’altro. Tra la rottura c’è anche lei, la Knightley/Spielrein, divisa da passione e pensiero (uno è Jung, l’altro Freud), che da paziente diventa dottore e recupera una vita che, senza la psicoanalisi, sarebbe stata buttata.
Ma il film è tutto qui, nemmeno tanto un elegio al lavoro dei due professori, né una macabra discesa nel mondo del perverso, men che meno una pellicola storica. Ciò che mi è rimasto impresso all’uscita dalla sala è stata la sorprendente scioltezza della mandibola della Knightley (nomination all’Oscar? Non saprei, ma l’Adademy spesso dispensa non tanto per il ruolo, quanto per il nome dell’attore. In questo caso, poi, un’eventuale nomination servirebbe all’Academy per ribadire che la scelta - che lasciò non pochi sorpresi - di candidare Keira per “Orgoglio e pregiudizio” qualche anno fa non fu un errore, bensì una scelta lungimirante), la statica espressione di Fassbender (che in inglese il gioco di interpretare la copia carbone di Jung renda meglio?), il ritmo che manca, le lettere dei due.
Avrei sinceramente preferito un piglio più storico-documentaristico e, certamente, mi sarei volentieri risparmiato il primo - imbarazzante - tempo in compagnia dell’isterica Sabina Spielrein.
Ps. C'è anche Vincent Cassel.
Consigli: Sarebbe interessante confrontare questo film con quello di Roberto Faenza "Prendimi l'anima" del 2002. Magari è migliore di questo...
Parola chiave: Psicoanalisi.

Trailer

Ric

1 commento:

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