lunedì 30 novembre 2009

Film 22 - L'esercito delle dodici scimmie

Cosa potevo iniziare a guardare alle 23:30 di ieri notte? Solo qualcosa di strano. Dopo una domenica all'insegna della produzione video (maledetto CNR!) volevo stendermi sul divano per godermi in pace un film. Ma non un film qualunque! Ci voleva qualcosa di a) mai visto prima b) potenzialmente figo c) accattivante e possibilmente che mi avesse sempre attirato. Sfogliando i vari dvd casalinghi... l'ho trovato!

Film 22: "L'esercito delle dodici scimmie" (1995) di Terry Gilliam
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: No, ma scusa... sul serio? Cioè, dove sono le scimmie?!
Cavoli, che fregatura. Non tanto per il film in sé, ma per l'idea che ne avevo. Di questo film ho sempre sentito parlare, ma non ero mai riuscito a vederlo prima di ieri. E, dal titolo, pensavo fosse un qualcosa tipo "Il pianeta delle scimmie" (dove tra l'altro, a mio avviso, Tim Burton ha toppato di brutto volendone fare un remake) e, invece, non c'entra proprio niente! In pratica in due ore ho visto distruggersi tutte le mie lucubrazioni a riguardo! E, infatti, non solo niente scimmie, ma nemmeno niente dominazione delle scimmie, niente supremazia animale sull'uomo, nessuna inversione del mondo come lo conosciamo. Anzi, mi correggo, l'inversione c'è, ma non si vede (in pratica). Sappiamo che dal 1996 in poi un virus costringerà gli umani sopravvisutigli a vivere sottoterra, lasciando la flora a dominare la superficie. Più che un dato di fatto, la prenderei come metafora. Muoiono 5 miliardi di persone e le rimanenti devono nascondersi per sopravvivere, la natura regna e l'uomo è sconfitto. Preso atto di tutto ciò, rimane un film dalla trama complessa, ingarbugliata dal montaggio ad hoc. Per spiegarmi meglio si potrebbe dire che questo film è un po' l'antenato di "Lost": dal presente si torna al passato, senza poterlo modificare, e la mente deve compiere un grandissimo sforzo per non cedere alla pazzia. Il protagonista Bruce Willis viaggia a ritroso nel tempo, ma fatica a non pensare di non essersi immaginato una realtà parallela. Come fa a essere certo che il passato non sia il presente? Del resto, però, ha dei ricordi, che crede essere sogni, di quello che si scoprirà essere il suo futuro. Perchè? Perchè da bambino ha assistito alla sua morte senza saperlo. Il presente (o futuro?) contamina il passato influenzandone certi aspetti. Affascinante! Ammetto che all'inizio del film non ci capivo una mazza. Mi sforzavo di dare un senso alla trama dopo 10 minuti di film. Sbagliato! Dovevo aspettare. Così mi sono arreso a rimanere spettatore passivo degli eventi e, alla fine, tutto il casino si è risolto da solo. Insomma, mi è piaciuto. Sotto certi aspetti, tra l'altro, potremmo ri-definire questo film come "L'esercito delle dodici chiappe", visto che sia Bruce che Brad Pitt mostrano il sedere a più riprese. Quest'ultimo, poi, mi pare abbia sempre un occhio più grande dell'altro! Solo una mia impressione? Oppure un trucco di scena per farlo sembrare ancora più fuori di testa? Però devo dire che è stato bravo, mi ha ricordato una certa mimica da Joker di Heath Ledger, un pizzico di follia alla Jack Nicholson. Dunque mi sembra meritato il Golden Globe vinto e la nomination all'Oscar. Meno meritata, invece, la nomination per i costumi che, sinceramente, non mi sono sembrati così straordinari. Ma si sa, quando non c'è di meglio anche la mediocrità prende valore. Ma non parliamo di politica...
Visto a un'ora tarda della notte, questo film è riuscito a trasmettermi bene una certa inquietudine, anche grazie alla voce misteriosa che chiama Bruce Bob anche se in realtà lui si chiama James. L'atmosfera cupa, nebbiosa, quasi da horror mi ha fatto pensare ad un altro film di Gilliam di qualche anno fa: "I fratelli Grimm e l'incantevole strega". Mi aspettavo un film 'per tutti' e, invece, morti schiacciati, sangue, baruffe e atmosfere dark. Sorpresa gradita di quei film che etichetti in un modo prima di vederli e poi ti sorprendono cambiando totalmente le carte in tavola una volta che li vedi.
Qualche nota finale. Gilliam è regista di una miriade di film. Oltre ai già citati ci sono "Le avventure del Barone di Munchausen", "Monty Python", "La leggenda del re pescatore", "Paura e delirio a Las Vegas" e "Parnassus - L'uomo che voleva ingannare il diavolo". In quest'ultimo film - tra l'altro famoso perchè ultimo di Heath Ledger - recita Christopher Plummer, presente anche ne "L'esercito delle dodici scimmie" quale padre scienziato di Bradi Pitt. Infine, c'è anche David Morse, attore dal viso noto, ma dal nome sconosciuto ai più: è quasi sempre il cattivo in film come "Disturbia, "Dancer in the Dark", "Il miglio verde", "Pazzi in Alabama", "Contact", ecc. Qui, però, è in versione capellone rosso un po' nerd.
Consigli: Predisposizione all'elasticità mentale: qui il tempo è questione di punti di vista!
Parola chiave: Mi avete mandato nell'anno sbagliato.



#HollywoodCiak
Bengi

4 commenti:

  1. Bella recensione. E cmq Morse l'ho visto anche in un film con Meg Ryan e russel crow in cui fa il prigioniero di un gruppo di ribelli in sud america.

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  2. “L’esercito delle 12 scimmie” viene solitamente classificato come film di fantascienza post-apocalittica, confinato in un calderone in cui è facile trovare, a mio avviso, prodotti cinematografici non necessariamente dotati di spessore o di pathos, liquidato come mero contenitore di buone performance interpretative come quelle di Bruce Willis e Brad Pitt.
    Bene, credo sia molto più di questo!
    Se vogliamo evitare di impantanarci in contorti viaggi mentali che rischierebbero di proiettarci in dimensioni sature di mistero e dense di interrogativi inesplicabili allora accontentiamoci pure delle etichette che critici e recensori illuminati hanno più o meno liberamente appiccicato prima di noi!
    Se invece vogliamo provare a guardare oltre quel muro di conformismo ideologico che puntualmente si innalza davanti ad opere potenzialmente scomode allora “Twelve Monkeys”, per mantenere ogni tanto l’autenticità linguistica di un titolo, è terreno fertile per audaci intuizioni.
    Tralasciando i meriti propri dell’impalcatura prettamente tecnica del film (costumi, sceneggiatura, montaggio, interpreti) riconosciuti anche da alcuni premi assegnatigli, suggerisco di concentrarsi sui contenuti di natura simbolico – sociale disseminati qua e là nel corso dei 129 minuti di appassionante visione!
    Se si riflette un attimo, si coglie subito la sua tipica appartenenza al tempo in cui è stato ideato, si capisce subito che è un film partorito nel cuore degli anni novanta, decennio in cui nuovi inquietanti timori campeggiano nell’aria, nuove paure sono pronte per essere assecondate.
    La tanto profetizzata fine del mondo non è più il risultato di una dissennata guerra nucleare, non lo straziante epilogo del flagello AIDS, ma il prodotto ultimo di una scienza sempre più asservita al delirio di onnipotenza tipicamente umano: la contaminazione batteriologica.
    Incanalare le proprie personali angosce verso un unico grande oggetto di allarme collettivo aiuta a tollerarle o nei casi più fortunati addirittura ad esorcizzarle! Sapere che la responsabilità della fine del mondo per come lo conosciamo ricadrà su un’entità bizzarra e non ben identificabile ci autorizza a non sentirci partecipi del decadimento intellettuale/sociale progressivo di cui siamo tutti artefici e testimoni!
    Benché la conclusione si presti ad una duplice interpretazione che tanto rassicura l’animo dei più ottimisti, credo invece che il messaggio finale del regista sia drammaticamente cupo, non a caso alcuni lo hanno coraggiosamente definito un film dark. Non ci sono eroi messianici capaci di riportare indietro le lancette dell’orologio per farci salva la pelle, non esistono prescelti mentalmente superdotati capaci di mettere a posto le cose e darci nuove possibilità di riscatto.
    Viaggiare nel TEMPO sarà pur possibile, ma intervenire sugli eventi per modificarli a nostro favore resta utopistico persino in un film di fantascienza!
    Da tutto ciò ritengo emerga anche un certo sadismo nel far credere allo spettatore che la nostra sia una società che genera sì paure ma che poi offre anche gli strumenti per liberarsene.
    Indubbiamente altro protagonista indiscusso del film è proprio lui Kronos, il TEMPO, e lo si capisce sin dal titolo visto che le scimmie sono dodici proprio come le lancette di un orologio ed il logo che simboleggia la schizzata organizzazione ambientalista ha ancora la forma di un orologio.
    Un tempo beffardo, sezionato in frammenti tra di loro incompatibili, inteso tipicamente alla greca come l’ennesima vittoria di Kronos su Kairos. Un tempo che veste i panni dell’oscuro mietitore perché forse "la razza umana merita veramente di essere eliminata".

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