sabato 26 dicembre 2009

Film 42 - Pomodori verdi fritti - Alla fermata del treno

Questo è stato il mio primo film di questo Natale. Ale è via e mi ha lasciato in eredità qualcosa come una quindicina di film da vedere che gli avevo richiesto più o meno recentemente. Più qualche suo personale consiglio. E sono partito da lì...


Film 42: "Pomodori verdi fritti - Alla fermata del treno" (1991) di Jon Avnet
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: E' un film interessante, ma non mi aspettavo una cosa del genere. Innanzitutto credevo che questo film fosse quel "Fiori d'acciaio" con Sally Field e Julia Roberts di cui avevo visto qualche spezzone da bambino. No, in realtà qui ci sono Kathy Bates, Jessica Tandy e la Mary-Louise Parker di "Weeds", un altro bel gruppo di signore del cinema o della tv made in US.
Kathy Bates è la causa scatenante della storia, una signora di mezza età (come dice lei, troppo giovane per essere vecchia e troppo vecchia per essere giovane) che, in visita a una parente acquisita in una casa di cura per anziani, si appassiona alla storia della vita di Ninny Threadgoode/Jessica Tandy (la stupenda vecchietta di "A spasso con Daisy") e delle sue amicizie. In realtà Ninny non sarà la protagonista dei flashback, ma racconterà quale spettatrice degli eventi accaduti agli inizi del '900 nel sud dell'America, la storia (d'amore) di Idgie Threadgoode e Ruth Jamison, due donne che prima non si capiranno, poi saranno amiche e infine amanti (ma questo nel film non si vede).
Cosa c'è di speciale in questa pellicola? Alcune cose in effetti. La prima è Jessica Tandy, favolosa attrice (all'epoca) 82enne, che ha più grinta di tutte le altre messe insieme. Quello che mi piace di questa signora è la voglia di vivere, di raccontare e raccontarsi, di trovare l'amicizia e coltivare le proprie passioni. E' fragile, ma fortissima e vorresti che molte più parti del film fossero con lei!
Un altro aspetto positivo è Kathy Bates. Mi è sempre stata simpatica come donna, ha un viso rotondo che mi mette allegria e, in questo ruolo, è perfetta per interpretare la fragilità di una donna schiacciata dalla realtà familiare e casalinga infelice, che si rifugia nel cibo e nelle faccende domestiche per affogare i dispiaceri di una vita coniugale praticamente inesistente. Nemmeno i corsi per la sopravvivenza del matrimonio a cui prende parte riescono ad aiutarla, ma del resto vedersi la vagina in uno specchio non sempre è funzionale alla serenità matrimoniale...
Kathy saprà ascoltare Jessica con sempre maggiore interesse e, grazie alla storia di emancipazione, coraggio e amicizia delle due ragazze innamorate, saprà prendere di petto la sua vita e reagire all'inerzia e alla pacatezza che la contraddistinguevano all'inizio.
In questo doppio percorso di formazione (sia di Kathy che delle due ragazze di inizio '900) che è questo film, ho apprezzato tantissimo anche un'altra cosa: l'andare oltre il pregiudizio. Sarà che è Natale e sono assuefatto dalla bontà, comunque Kathy e Jessica diventano subito amiche, non c'è mai una parola cattiva riferita alle persone anziane, né preconcetti sulle loro capacità mentali o fisiche. Oppure, nei flashback, oltre alla buona integrazione delle persone di colore nel villaggio (ma il Ku Klux Klan arriva anche qui) non fa troppo rumore la storia tra le due donne, anche se nella pellicola è solo di forte amicizia.
Ma ci sono delle cose che non mi sono molto piaciute. Per esempio la coppia di attrici Mary-Louise Parker/Ruth e Mary Stuart Masterson/Idgie, entrambe a mio avviso piuttosto inutili a livello recitativo. La Parker l'ho seguita in "Weeds", dove, al contrario di qui, è molto brava. In questa pellicola, invece, è più brava a tenere aperta la bocca come un pesce lesso che altro. L'espressività di un bradipo è più significativa. Mentre la Masterson mi è stata antipatica fin dal principio e poi non l'ho trovata così adatta per il ruolo di maschiaccio (arruffarle i capelli o non truccarla non fa di lei una lesbica a tutti i costi).
E poi spendiamo due parole sincere sugli abiti di Kathy Bates: se nella prima parte - quella della frustrazione - doveva essere un po' sfigatella, speravo che col proseguire dello svecchiamento psicologico saremmo mooooooolto migliorati sul fronte spalline. E invece?! Niente! Stampe a fiori a tutto spiano, pantaloni a pinocchietto (ma qualcuno ha visto i polpacci di Kathy, prima di commissionare gli abiti?!) coordinati alle scarpe; visierina rossa da contabile anni '30 coordinata con il cardigan rosso; fronzoli di pizzo che colano da colletti collegiali non esattamente adatti alla figura imponente della protagonista. Sicuramente questa vivacità dona colore, ma un carnevale perenne non è forse la scelta più azzeccata.
Comunque, a parte la questione estetica, aggiungo un collegamento. Oltre a quello che già avevo scritto prima, con il film "Fiori d'acciaio", questa pellicola potrebbe ricordare un po' le sedute 'in chiacchiera' di "Forrest Gump" (e anche lì c'era Sally Field!), anche se gli interlocutori sono sempre gli stessi.
Insomma, il film si fa guardare e apprezzare ed è stata un'ottima compagnia natalizia!
Consigli: Riempitevi di buoni sentimenti e preparatevi ad ascoltare.
Parola chiave: Towanda!



#HollywoodCiak
Bengi

4 commenti:

  1. ma condividi quello che ho scritto? nel senso: sei d'accordo anche tu che le due tipe scelte per interpretare le ragazze del flashback siano incapaci?

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  2. Ricordo bene che la Parker aveva sempre la bocca aperta e la cosa mi aveva un pelo stupito, ma non ricordo molto dell'altra.

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