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giovedì 24 giugno 2010

Film 124 - Capitalism: A Love Story

'Scrivere di cinema - Premio Alberto Farassino, edizione 2010' - In concorso.

Finalmente torno un po' a uno dei miei generi preferiti: il documentario!


Film 124: "Capitalism: A Love Story" (2009) di Michael Moore
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: I documentari del sig. Moore ormai sono conosciuti in tutto il mondo da quando, dopo l'Oscar per "Bowling a Columbine", il regista vinse a Cannes la Palma d'Oro con il docu-film "Fahrenheit 9/11", il documentario che ha incassato di più nella storia del cinema (costato $6,000,000, ne ha incassati $220,078,393).
Da quel momento Moore è diventato simbolo di due diverse fazioni - opposte - da cui è venerato e odiato: pro e contro amministrazione Bush (e, più ampiamente, democratici vs repubblicani).
Anche se sembrerebbero gruppi decisamente diversi, non è sempre così scontato decidere di volta in volta da che parte stare quando si parla di un film del nostro regista. Per quanto certe evidenze siano innegabili, non si può non ammettere una certa posizione di parte, neanche celata, a volte troppo presente per non influenzare l'oggettività che, si suppone, il genere documentario dovrebbe avere.
Quindi non sempre si può parlare di docu-film, ma, bensì, di docu-fiction, prodotto figlio di immagini, sì, volte a spiegare, certificare, documentare, ma costruite per portare lo spettatore ad un'unica ottica comune: quella di chi ha pensato, costruito, montato la determinata sequenza di immagini.
Fatta la premessa, questo è un classico film in stile Moore, seguito di una serie già di per sé politicamente molto schierata, qui quasi spropositatamente. Molto più esagerato del solito nel promuovere le sue campagne, molto teatrale nell'imbastire le sue imprese, il Moore protagonista assoluto di questa pellicola, gioca ad alzare di molto il tono della voce, sperando in una reazione da parte di qualcuno.
I fatti esposti fanno spesso rabbrividire, ma in certi passaggi è talmente scontata e prevedibile la dose di buonismo propinata solo per il gusto di creare scalpore e indignazione, che l'effetto che ne deriva è quasi di fastidio. Di per sé non sarebbe un male, ma non può essere l'unica voce in un film che promette di spiegare come funziona il capitalismo nell'America di ieri e oggi (vedi trailer). Manca pluralità di voci e possibilità di farsi un'idea anche di quello che sta dall'altra parte, ossia della parte 'cattiva'.
Moore sta diventando sempre più narratore (e portavoce) di un filone documentario che prevede l'esposizione del fatto molto spesso da un unico punto di vista e questo non può essere considerato come mezzo di informazione fortemente oggettivo. I potenziali ci sono sempre, forse si è un po' persa di vista la ''missione educativa'' che sta dietro l'intenzione di svelare il complotto, smascherare il crimine o portare alla luce un particolare fatto. Peccato, ma comunque interessante l'argomento in sé.
Consigli: Se l'interesse è quello di sviscerare il capitalismo sotto ogni aspetto, questo non potrà che essere un tassello della vostra ricerca di sapere. Un tassello, appunto. Niente di più.
Parola chiave: Borsa.



Ric