martedì 30 agosto 2022

Film 2129 - Bullet Train

Intro: Decisamente molto, molto curioso di vedere questo film - si preannunciava un mix di action e commedia come piace a me - quando Ciarán mi ha detto che voleva recuperarlo anche lui, ho colto l'occasione al volo.

Film 2129: "Bullet Train" (2022) di David Leitch
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Ciarán
In sintesi: non che "Bullet Train" sia un brutto film - assolutamente no! - però mi aspettavo decisamente qualcosa di più. Forse il trailer ha pompato un po' troppo delle aspettative action che, invece, nella realtà la pellicola in parte disattende, nel senso che la narrazione della storia è certamente meno dinamica di quanto mi aspettavo. Poi certo, le scene d'azione ci sono tutte e anche ben architettate, per carità, ma il ritmo è certamente più lento del previsto.
A complicare un po' tutto per me, inoltre, è la presenza di un numero di personaggi completamente inutili il cui unico scopo è quello di mettere a segno o il cameo di turno (qui ce ne sono davvero troppi, da Sandra Bullock a Channing Tatum e Ryan Reynolds, fino al mini ruolo di Logan Lerman) oppure semplicemente di aggiungere qualche ulteriore combattimento coreografato da mostrare al pubblico (Zazie Beetz nei panni di "The Hornet") o, ancora, ruoli assolutamente evitabili (Bad Bunny).
Il numero eccessivo di sottotrame da seguire - aiutate, sì, da flashback che danno contesto - affatica una narrazione già di per sé particolarmente intricata, per cui penso che un'alleggerimento narrativo avrebbe potuto aiutare. Poi, per carità, tutte le varie storie si incrociano alla perfezione e alla fine tutto torna,però la strada per arrivarci è certamente molto trafficata.
A parte questi aspetti che guastano un minimo il risultato finale, comunque, "Bullet Train" è tutto sommato un ottimo intrattenimento estivo. Brad Pitt ritrov la sua miglior faccia da schiaffi, il duo di gemelli improbabili Aaron Taylor-Johnson - Brian Tyree Henry traina in maniera carismatica la storia e, devo dire, Joey King nei panni della perfida assassina dall'aspetto angelico funziona piuttosto bene (non ci avrei giurato, lo devo ammettere).
Insomma, anche se le aspirazioni alla Guy Ritchie qui non riescono del tutto e il caotico marasma di personaggi affatica a tratti la storia innecessariamente, "Bullet Train" tutto sommato fornisce sufficiente materiale d'intrattenimento per risultare piacevole, dinamico e "fresco" quanto basta per un'estate 2022 che ha davvero poco da offrire.
Cast: Brad Pitt, Joey King, Aaron Taylor-Johnson, Brian Tyree Henry, Andrew Koji, Hiroyuki Sanada, Michael Shannon, Logan Lerman, Bad Bunny, Zazie Beetz, Masi Oka, Karen Fukuhara, Sandra Bullock.
Box Office: $173.6 milioni (ad oggi)
Vale o non vale: Le scene d'azione funzionano, ci sono sufficienti momenti comici e qualche passaggio divertente, il tutto impacchettato in colori neon fluorescenti e un volume audio da spaccare i timpani (ma quello forse era colpa della sala cinematografica). "Bullet Train" corre veloce solo a tratti, va detto, ma tutto sommato fa il suo dovere di film dell'estate: intrattiene, gioca coi suoi personaggi (e lo spettatore) e regala un paio d'ore di spensieratezza tra azione e commedia. Oltre che una valanga di camei.
Premi: /
Parola chiave: Valigetta.
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#HollywoodCiak
Bengi

domenica 28 agosto 2022

Film 2128 - Wedding Season

Intro: Ho visto il trailer su Netflix e, devo ammettere, mi ha fatto subito venire voglia di recuperarlo. D'altronde è estate e qualcosa di facile e leggero ci sta!

Film 2128: "Wedding Season" (2022) di Tom Dey
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: un capolavoro del genere commedia romantica moderna? Assolutamente no. Un film piacevole e spensierato che aiuta a staccare il cervello per un'oretta e mezza di spensieratezza? Certamente sì.
"Wedding Season" è piacevole a sufficienza e i suoi protagonisti affiatati e in parte, per cui anche se il risultato finale rispecchia tante altre romcom simili che abbiamo visto in passato, non si può dire che per questo il film ne risenta. Anzi, onestamente l'ho trovato alquanto piacevole, nonsotante la trama scontata e prevedibile.
Non indimenticabile, ma perfetto per una serata estiva.
Cast: Suraj Sharma, Pallavi Sharda, Rizwan Manji, Veena Sood, Ari Afsar, Sean Kleier, Manoj Sood.
Box Office: /
Vale o non vale: Anche se a tratti ricorda un po' "27 volte in bianco", questo "Wedding Season" è una piacevole distrazione estiva che spegne il cervello senza far danni e regala qualche momento simpatico e l'inevitabile lieto fine. Che sì, lo si sapeva anche solo guardandone la locandina, però ogni tanto un filmetto d'amore facile facile fa bene al cuore e all'anima.
Premi: /
Parola chiave: Matrimonio.
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#HollywoodCiak
Bengi

Film 2127 - Working Girl

Intro: Mi è tornato in mente qualche settimana fa e mi è subito venuta voglia di farlo recuperare a Ciarán, che non lo aveva mai visto.

Film 2127: "Working Girl" (1988) di Mike Nichols
Visto: dal computer di Ciarán
Lingua: inglese
Compagnia: Ciarán
In sintesi: per quanto in inglese mi sia risultato ancora più difficile comprendere gli aspetti finanziari della storia, il fascino di questa commedia romantica diretta da Mike Nichols rimane evidente ancora oggi.
Divertente, ben recitato, con due personaggi femminili di grande impatto a trainare la baracca e due attrici innegabilmente magnifiche - nonché uno dei momenti di rivincita più soddisfacenti della storia del cinema quando Katharine (Weaver) non è in grado di spiegare che cosa abbia ispirato l'idea per il progetto - "Working Girl" è certamente uno dei titoli anni '80 più riusciti e ad oggi ancora attuali.
Film 250 - Una donna in carriera
Film 2127 - Working Girl
Cast: Melanie Griffith, Harrison Ford, Sigourney Weaver, Alec Baldwin, Joan Cusack, Zach Grenier, Oliver Platt, Kevin Spacey, Olympia Dukakis.
Box Office: $103 milioni
Vale o non vale: Sicuramente da vedere (e rivedere!). Un ottimo esempio di cinema leggero, ma con una solida idea alle spalle e un cast pazzesco.
Premi: Vincitore dell'Oscar per la Miglior canzone originale ("Let the River Run" di Carly Simon) su 6 nomination totali (Miglior film, regia, attrice protagonista per Griffith e attrici non protagoniste per Weaver e Cusack); 3 nomination ai BAFTA per Miglior attrice, attrice non protagonista (Weaver) e canzone originale; 4 Golden Globe vinti su 6 nomination (film, attrice protagonista per Griffith, attrice non protagonista per Weaver e canzone originale). 1 Grammy vinto per Best Song Written Specifically for a Motion Picture or Television.
Parola chiave: Agenda.
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Bengi

giovedì 25 agosto 2022

Film 2126 - RoboCop

Intro: Qualche settimana fa, in occasione del 35esimo anniversario dall'uscita al cinema, il mio multiplex di fiducia Cineworld ha riproposto in sala uno dei classici del cinema di fantascienza. E, siccome questo film non lo aveva mai visto, non mi sono fatto scappare l'occasione di recuperarlo sul grande schermo!

Film 2126: "RoboCop" (1987) di Paul Verhoeven
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: non lo avevo mai visto e, ammetto, lo avevo un po' confuso con il "Terminator" di Schwarzenegger. In ogni caso ho trovato molto piacevole la visione.
Tra l'altro, con l'avanzare della visione, mi sono reso conto che qualche tempo fa avessi visto lo speciale dedicato al film della serie Netflix "The Movies That Made Us" che, con non pochi dettagli, descriveva la produzione del film (come, ad esempio, la ricerca per le labbra perfette...). Sicuramente un punto di vista (che mi mancava) molto interessante e che mi permesso di assoporare ancora di più questo classico della cinematografia di fantascienza. Tra effetti speciali di stampo più classico e un'avanguardia nel make-up che, onestamente, fa tutto il film, la pellicola di Verhoeven riesce ancora a intrattenere a dovere e lasciare onestamente stupiti per il risultato finale.
Certamente non un film per tutti, ma un titolo che vanta di diritto un posto nella storia del cinema sci-fi moderno.
Cast: Peter Weller, Nancy Allen, Daniel O'Herlihy, Ronny Cox, Kurtwood Smith, Miguel Ferrer.
Box Office: $53.4 milioni
Vale o non vale: Un classico nel suo genere, "RoboCop" riesce ancora oggi ad intrattenere lo spettatore moderno, regalando poco più di un'ora e mezza di avventura fantascientifica che non risparmia violenza splatter e una vocazione futuristica che lascia onestamente sorpresi.
Premi: Candidato a 2 premi Oscar per il montaggio e sonoro, ne ha vinto uno speciale per il montaggio degli effetti speciali sonori. 2 nomination ai BAFTA per il trucco e gli effetti speciali.
Parola chiave: Crimine.
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Bengi

martedì 23 agosto 2022

Film 2125 - Murder, She Wrote: The Celtic Riddle

Intro: Qualche settimana fa è venuto Marco a trovarmi da Glasgow. Non ci vedevamo da 3 anni e ritrovare la sua compagnia ha riportato alla memoria le tante avventure che abbiamo condiviso, i momenti spensierati, la serate, i viaggi. Tanti ricordi, un po' di nostalgia e la consapevolezza che la nostra amicizia ha superato la prova del tempo e delle (varie e numerose) distanze.
Con sul groppone un weekend intenso di giri, cene, brunch e balli, quando ci siamo salutati ho sentito il bisogno di qualcosa di confortante, un cuscinetto emotivo che mi traghettasse dalla ritrovata euforia per l'aver rivisto il mio amico, all'immmancabile appuntamento con la routine quotidiana. E così, sarà che ce l'ho sempre un po' nel cuore (e che con Marco condividiamo questa passione per lei), mi sono ritrovato a pensare che avrei voluto rivedere qualcosa con l'iconica "Signora in giallo". Caso vuole che l'ultimo episodio assoluto di questa indimenticabile serie, sia un film tv ambientato in Irlanda. L'ho preso come un segno.

Film 2125: "Murder, She Wrote: The Celtic Riddle" (2003) di Anthony Pullen Shaw
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: non mi aspettavo certo grandi vette della cinematografia, per cui ho guardato questo "Murder, She Wrote: The Celtic Riddle" con l'occhio del fan sfegatato che ha bisogno del suo titolo del cuore nella certezza di passare un po' di tempo in compagnia della sua eroina preferita.
Ed è proprio in lei, infatti, che questo titolo trova il suo valore: se non fosse per Jessica Fletcher, questo non sarebbe stato altro che l'ennessimo film per la tv sciapo sciapo che si lascia vedere tra le faccende di casa. E non c'è Jessica Fletcher senza l'inimitabile, magnifica, pazzesca Angela Lansbury, qui alla sua ultima apparizione nei panni della celeberrima scrittrice di gialli e detective amatoriale. Ed è un peccato, perché di nuove stagioni di "Murder, She Wrote" ce ne sarebbe ancora bisogno.
Ribadisco che questo "The Celtic Riddle" non è proprio niente di che, certe scenografie fanno un po' tenerezza e il livello di recitazione di certi membri del cast è tutt'altro che eccellente, eppure basta il sorriso di Jessica, sentire la sua voce, vederla muoversi con grazia e stile tra liti familiari e indizi da caccia del tesoro per sentirsi, ancora una volta (per l'ultima), a casa.
Quindi no, non è certamente un prodotto pioniore nel suo genere o di qualità eccelsa, ma tutto sommato è capace di regalare ai fan la classica atmosfera pacata (e un po' strampalata) de "La signora in giallo", nonché l'ultima performance della Lansbury nei panni dell'inimitabile, iconica Jessica Fletcher. Il che, per quanto mi riguarda, è più che sufficiente.
Cast: Angela Lansbury, Fionnula Flanagan, Tegan West, Cyril O'Reilly, Lynn Wanlass, Timothy V. Murphy, Joe Michael Burke, Andrew Connolly, Geraldine Hughes, Sarah-Jane Potts, Peter Donat.
Box Office: /
Vale o non vale: Un bel po' di stereotipi sull'Irlanda e qualche momento trash, ma tutto sommato questo "Murder, She Wrote: The Celtic Riddle" regala esattamente ciò che si aspetta: una grandissima Angela Lansbury nei panni di Jessica Fletcher (più un'ottima Fionnula Flanagan nei panni della matriarca che non vuole condividere l'eredità) e quel ritorno alle atmosfere de "La signora in giallo" che i fan non mancheranno mai di portare nel cuore.
Premi: /
Parola chiave: Eredità.
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Bengi

venerdì 19 agosto 2022

Film 2124 - Minions: The Rise of Gru

Intro: Non ero sicuro di volerlo vedere, onestamente. Poi, però, con Ciarán una sera abbiamo deciso di andare al cinema e, per l'appuntamento, abbiamo scelto qualcosa che sapevamo ci avrebbe intrattenuto senza necessariamente richiederci grandi sforzi mentali...

Film 2124: "Minions: The Rise of Gru" (2022) di Kyle Balda, Brad Ableson, Jonathan del Val
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Ciarán
In sintesi: se lo si prende per quello che è, ovvero un pellicola d'animazione estramemente leggera, devo dire che "Minions: The Rise of Gru" sorprende per simaptia e una certa dose di dolcezza che non mi aspettavo.
Sarà che la compagnia di Ciarán ha un po' influenzato in positivo il mio giudizio finale rispetto a questa pellicola, sarà che non mi aspettavo davvero niente di che da questo prequel dei "Minions" (un film che, di per sé, non aveva nemmeno troppo di esistere, però...), di fatto la visione è stata sorprendentemente piacevole e il risultato finale un coloratissimo e velocissimo spettacolo per gli occhi.
Insomma, nonostante un linguaggio incomprensibile, personaggi clone e una serie di avventure senza capo né coda, "Minions: The Rise of Gru" riesce comunque a portare a casa la sufficienza, strappando qualche risata e non pochi sorrisi. Il che, ogni tanto, è esattamente quello che ci vuole.
Film 187 - Cattivissimo me
Film 609 - Cattivissimo me 2
Film 1011 - Minions
Film 2124 - Minions: The Rise of Gru
Cast: Steve Carell, Pierre Coffin, Taraji P. Henson, Michelle Yeoh, Russell Brand, Julie Andrews, Alan Arkin, Lucy Lawless, Jean-Claude Van Damme, RZA, Danny Trejo.
Box Office: $794.6 milioni (ad oggi)
Vale o non vale: Divertente, colorato, folle, quasi rocambolesco, "Minions: The Rise of Gru" è l'avventura per tutta la famiglia che non ha alcun interesse a prendersi sul serio e si lancia nelle più strampalate avventure, riuscendo a conquistare lo spettatore. Insomma, perfetto per spegnere il cervello.
Premi: /
Parola chiave: Vicious 6.
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Bengi

sabato 13 agosto 2022

Film 2123 - Doubt

Intro: Ogni tanto ritornano...

Film 2123: "Doubt" (2008) di John Patrick Shanley
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: Ciarán
In sintesi: uno dei miei film preferiti che non mi stanco mai di rivedere, "Doubt" e il suo simbolismo mi lasciano ogni volta senza fiato. Motivo per cui ho voluto condividere la mia passione per questo film con Ciarán che, devo dire, ha apprezzato.
Cast pazzesco - una sorta di scontro fra titani attoriale - e storia intrigante e disturbante, "Doubt" lascia lo spettatore con, inevitabilmente, molti dubbi oltre che la possibilità di interpretare la storia secondo la propria sensibilità.
Da vedere.
Film 60 - Il dubbio
Film 125 - Il dubbio
Film 342 - Il dubbio
Film 2123 - Doubt
Cast: Meryl Streep, Philip Seymour Hoffman, Amy Adams, Viola Davis, Joseph Foster, Carrie Preston.
Box Office: $50.9 milioni
Vale o non vale: Una delle mie pellicole preferite in assoluto. Intelligente, ben scritto, interpretato magnificamente da un quartetto di attori assolutamente perfetti per la parte, "Doubt" richiede l'attenzione massima dello spettatore perché questo film sta tutto nei particolari.
Premi: Candidato a 5 Oscar (Miglior sceneggiatura non originale, attrice protagonista Streep, attore protagonista Hoffman e attrici non protagoniste Adams e Davis), 3 BAFTA (Miglior attrice protagonista Streep, attore non protagonista Hoffman e attrice non protagonista Adams), 5 Golden Globe (Miglior sceneggiatura non originale, attrice protagonista Streep, attore protagonista Hoffman e attrici non protagoniste Adams e Davis).
Parola chiave: Alcol.
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Bengi

Film 2122 - Where the Crawdads Sing

Intro: Il trailer ci aveva incuriosito, così ne abbiamo approfittato per andare a vederlo.

Film 2122: "Where the Crawdads Sing" (2022) di Olivia Newman
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Ciarán
In sintesi: uhm. Ci sono aspetti riguardo a questo film che mi sono piaciuti (come per esempio il finale) e altri che mi hanno lasciato perplesso.
Non posso dire che questavisione non sia stata sufficientemente di intrattenimento, ma qualcosa non torna. La parte iniziale, principalmente. Premesso che questa è una storia di fantasia e nella vita, comunque, tutto è possibile, mi chiedo come faccia un'intera famiglia di ettordici persone a lasciare, uno ad uno, la più piccola di casa nelle grinfie del dispotico patriarca ubriacone. Cioè, con quale cuore la madre abbandona tutti i suoi figli sapendo che il marito è un violento alcolista che non si fa problemi ad alzare le mani? E con che coraggio i fratelli maggiori spariscono senza sentire il bisogno di farsi carico di quelli più piccoli? E qual è il senso di lasciarsi alle spalle la sorella minore dopo che ci sei cresciuto insieme? Non so, a me già questo inizio non mi ha convinto.
A peggiorare le cose succede che, rimasta sola, la più piccola di casa ovvero Kya (Daisy Edgar-Jones) finisce per affrontare in totale - e sottolineo totale - solitudine gli anni dall'infanzia fino all'età adulta, senza che nessuno pensi di offrirle quantomeno aiuto. Lo so che la coppia dello shop di alimentari prova a darle due dritte all'inizio, ma non mi pare che accettare il lavoro di una minorenne in cambio di due spicci con cui questa potrà permettersi di che vivere (tra l'altro comprando al tuo negozio) sia una forma responsabile di aiuto.
Senza contare che i servizi sociali sono talmente incapaci da farsi prendere per i fondelli per anni da una ragazzina che si va a nascondere nella palude per evitarli. E aspettare che prima o poi torni a casa, magari? Macché, lasciamola raccogliere crostacei e vivere da sola, evitare ogni forma di educazione e di interazione sociale. Il tutto perché non sappiamo giocare a nascondino. Bah.
Ecco, diciamo che questa prima parte della storia mi ha lasciato un po' indifferente, per non dire deluso. Poi, in realtà, "Where the Crawdads Sing" recupera lentamente. Senza mai toccare picchi di grandezza, però almeno regala una seconda parte di storia - da quando Kya è adulta - più credibile o quantomento accettabile.
Mi ha infastidito tutto il circo imbastito attorno al tentativo di rendere Kya una vittima del bullismo cittadino. La ragazza della palude è un nomigliolo che si sarebbe potuto evitare avessero le persone vicine alla ragazzina pensato di fare qualcosa per aiutarla. E siccome ci sarebbe stato ampio margine di miglioramento rispetto ai tentativi di aiuto e solo marginalmente la condizione di Kya è stata determinata da fattori esterni incontrollabili, allora da spettatore mi sento di dire che questo è un modo semplicemente troppo facile per farci provare compassione per la povera protagonista. Kya non ha un forma rarissima di cancro e non si può alzare dal letto per 15 anni, per cui salta la scuola e ogni forma di interazione sociale coi suoi pari. No, Kya viene lasciata indietro da ogni membro della sua famiglia per nessun motivo ragionevole e, sul suo cammino, non incontra nessun adulto responsabile che si sente di farsi carico del benestare di una bambina che ha evidente bisogno d'aiuto. E va bene che la storia è ambientata negli anni '50 in una parte estremamente rurale dell'America, ma mi risulta comunque difficile da digerire come premessa narrativa.
Quindi, bypassando la questione della poverina trattata male da tutti, quello che davvero mi è piaciuto di questo film è il potente arco narrativo di Kya. E' vero che all'inizio è totalmente incapace di reagire - e chi lo sarebbe, dopo essere stati rincorsi dalla polizia e sbattuti in galera accusati di omicidio? - ma il personaggio trova la sua forza e piano piano si rivela allo spettatore, fino a quell'inaspettato finale che, onestamente, mi ha colto davvero di sorpresa.
Nel mezzo c'è un omicidio, un processo (troppo marginale, avrei preferito ci fossero state più scene dedicate a questa parte della storia), il primo amore, il secondo, la carriera e la vendetta, il tutto per un secondo tempo che trova finalmente il suo ritmo grazie alla zavorra iniziale che ci siamo lasciati alle spalle.
Insomma, "Where the Crawdads Sing" poteva essere sicuramente un film migliore di quello che in effetti si rivela essere, anche se tutto sommato il film si salva grazie al secondo tempo, un buon cast e quello strano fascino esercitato dalla palude e i suoi dintorni.
Cast: Daisy Edgar-Jones, Taylor John Smith, Harris Dickinson, Michael Hyatt, Sterling Macer, Jr., David Strathairn.
Box Office: $80.8 milioni (ad oggi)
Vale o non vale: Non avendo letto il libro di Delia Owens non posso che basarmi su quello che ho visto al cinema. Il risultato finale intrattiene a sufficienza, anche se la prima parte del film - non avendo alcuna credibilità - finisce per intaccare negativamente il resto del film. In ogni caso, guardabile.
Premi: /
Parola chiave: Swamp.
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#HollywoodCiak
Bengi

lunedì 8 agosto 2022

Film 2121 - Thor: Love and Thunder

Intro: Sicuramente uno dei film di questa estate che aspettavo di vedere, nonché un ritorno al cinema che mi incuriosiva per capire se questo sequel sarebbe stato capace di eguagliare i fasti del suo predecessore e quale strada avrebbero fatto prendere al suo protagonista.

Film 2121: "Thor: Love and Thunder" (2022) di Taika Waititi
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Oisin
In sintesi: Taika Waititi ha sicuramente chiaro come mettere in scena uno spettacolo per gli occhi, anche se in questo suo secondo appuntamento in casa marvel, il risultato finale è meno efficace del precedente "Ragnarok". Non che il film non funzioni, anzi, però sarebbe stato difficile riuscire ad eguagliare i fasti del terzo capitolo della saga sulla divinità nordica.
In tutta onestà, per quanto "Thor: Love and Thunder" diverta e intrattenga piacevolmente, mi ha un po' stufato vedere che il personaggio interpretato da Chris Hemsworth venga utilizzato troppo essenzialmente come unico elemento comico di una saga che, altrimenti, si sta prendendo decisamente troppo sul serio. E anche se il cambio di toni per "Thor" ha decisamente funzionato rispetto all'iniziale tentativo di approccio shakespeariano, dopo la riuscitissima rivisitazione di questo ramo del franchise con "Thor 3", avrei preferito si fosse trovato un approccio a mezza via tra il comico e il serio, per bilanciare meglio un personaggio altrimenti solo macchietta al servizio di una serie di trame e sottotrame che lo richiedono in quanto goffo, simpatico, statuario e un po' scemo. Certo, alla fine anche Thor riprende in mano le redini della sua storia e ritrova un sé stesso per troppo tempo smarrito, ma i toni di questa pellicola lo relegano troppo spesso a mio avviso al ruolo di scemo del villaggio, il che mina vagamente la percezione generale del personaggio. Senza contare che "Thor: Love and Thunder" ha praticamente un impatto irrilevante sulla generale progressione di tutto l'impianto narrativo della saga Marvel.
Altri 3 elementi che ho trovato un po' lì per caso (o, meglio, per esercitare un certo richiamo sul pubblico, ergo portare la gente al cinema):
1) l'estetica anni '80. C'entra pochissimo (se non per niente) con l'arco narrativo e la storia in generale e a parte qualche canzone e richiamo estetico qua e là, il rimando è assolutamente fine a sé stesso;
2) la presenza dei Guardiani della Gallassia. Star-Lord & amici presenzia in nome della classica necessità del franchise di tirare in ballo altri personaggi per compiacere i fan, supportare future sorprese narrative, accostare dei coprotagonisti ad un personaggio principale che ha bisogno di spalle per procedere con la propria storia. Qui il trucchetto non funziona, però, in quanto i Guardiani ci sono, ma a malapena il tempo necessario per un saluto nostalgico. Pratiamente un cameo. Ed è un peccato, perché l'avere incluso Hulk nel precedente capitolo aveva fatto la differenza; 3) l'avere riportato al centro della narrazione Jane Foster (da qui *SPOILER*), questa volta nei panni di Mighty Thor, per poi farla morire alla fine del film. E' vero che nella scena post-credit il personaggio viene mostrato nel Valhalla, facendo intuire che potrebbe esserci un futuro anche per lei nonostante il trapasso, però si rimane con un po' di amaro in bocca pensando alle potenzialità di un personaggio come quello interpretato da Natalie Portman che, invece, viene stroncato alla fine del film che lo ha (finalmente) riportato nel cuore narrativo del franchise. Insomma, puzza un po' di spreco.
Questi sicuramente gli elementi che, insieme, mi hanno lasciato perplesso rispetto a "Thor 4" che, però, va detto essermi in generale piaciuto. Nonostante mi sia lamentato di una versione un po' troppo "clown" di Thor, è pur vero che il tono divertente e divertito della narrazione funziona, specialmente grazie ad un narratore esterno (Korg, interpretato dallo stesso Waititi) che racconta le vicende del nostro eroe in maniera simpatica e irriverente, come raramente si vede nei vari titoli dell'universo MCU.
Chris Hemsworth, poi, è sempre perfetto nei panni del personaggio e sicuramente uno dei più amati del franchise, anche grazie a una comicità fisica che gli riesce molto bene e che ha preso il sopravvento nel corso degli anni, andando a caratterizzare in termini più giocosi l'approccio iniziale, certamente preso un po' troppo seriamente da Kenneth Branagh nel primo "Thor". Come ho già detto, mi piacerebbe fosse un po' più equilibrata, in ogni caso è innegabile che Hemsworth qui funzioni alla grande.
Christian Bale è sempre bravo a fare Christian Bale che fa il cattivo, Russell Crowe è stata la sorpresa che non mi aspettavo, mentre Brett Goldstein è l'aggiunta al cast di cui non sapevo di avere bisogno (non vedo l'ora di vedere cosa ne sarà del suo personaggio!).
Insomma, tutto sommato "Thor: Love and Thunder" è stata una piacevole visione, ovvero il blockbuster che mi aspettavo. Più sollievo comico degli altri capitoli, più disconnesso dalla trama generale e più immerso in un contesto narrativ oa sé stante, l'universo di Thor e compagni tiene ancora botta, anche se per il futuro sperei in qualcosa che non sia solamente puro e facile divertimento.
Cast: Chris Hemsworth, Christian Bale, Tessa Thompson, Jaimie Alexander, Taika Waititi, Russell Crowe, Natalie Portman, Chris Pratt, Pom Klementieff, Dave Bautista, Karen Gillan, Vin Diesel, Bradley Cooper, Sean Gunn; (cameo) Kat Dennings, Matt Damon, Sam Neill, Luke Hemsworth, Melissa McCarthy, Ben Falcone, Stellan Skarsgård, Brett Goldstein.
Box Office: $698.9 milioni (ad oggi)
Vale o non vale: Per i fan e per chi apprezza un blockbuster estivo, sicuramente da vedere. Per gli altri (chi sono?) sicuramente ci saranno un po' di difficoltà a seguire la trama, anche se non è impossibile. Per gli affaticati dal susseguirsi di titoli Marvel, invece, una certezza: "Thor: Love and Thunder" è uno dei pochissimi titoli di questa quarta fase che tutto sommato funziona.
Premi: /
Parola chiave: Eternity.
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi