martedì 31 maggio 2022

Film 2110 - Top Gun: Maverick

Intro: Mercoledì finisco miracolosamente di lavorare in orario e decido di andarmene al cinema al volo (per una volta non troppo tardi). Guardo sul sito di Cineworld cosa c'è disponibile e, con mia grande sorpresa, scopro che è il giorno d'uscita di una delle pellicole che ero più curioso di recuperare. Non potevo chiedere di meglio.

Film 2110: "Top Gun: Maverick" (2022) di Joseph Kosinski
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: è innegabile, un po' di titubanza c'era. Non che fossi particolarmente fan del primo film - ma decisamente della magica canzone dei Berlin con cui Giorgio Moroder e Tom Whitlock vinsero l'Oscar nell'87 - ma si sa che è sempre un rischio andare a rimaneggiare i classici. E non c'è niente da fare, "Top Gun" è sicuramente un titolo rimasto nell'immaginario collettivo.
In aggiunta a questo aspetto, c'è anche da dire che Tom Cruise ultimamente vive di franchise, per cui a parte l'intramontabile "Mission: Impossible", un paio di episodi di "Jack Reacher" e una capatina fallimentare nel remake de "La mummia", non lo abbiamo visto fare molto altro. Anzi, non lo abbiamo proprio visto. Con un gap di 4 anni tra "Mission: Impossible - Fallout" e questa uscita (vuoi anche per il covid, ci mancherebbe), di Tom si erano un po' perse le tracce.
Quindi credo che in molti si siano approcciati a questo sequel di "Top Gun" con una certa diffidenza, che possiamo dire ormai svanita. "Top Gun: Maverick" è, infatti, già un successo commerciale e di critica e, francamente, a giusta ragione.
Va detto che il film parte un po' lento e non tanto perché, giustamente, deve ritrovare le fila di una narrazione abbandonata 36 anni fa. Più che altro nella prima parte la burocrazia militare la fa da padrone insieme a quel senso di sconfitta che deve pervadere lo spettatore rispetto al beniamino della storia, l'eroe che deve riconquistare quanto a perso per dimostrare al mondo (e all'amata) il suo valore. Capisco questa esigenza di contesto, anche se un'accelerata non avrebbe guastato.
Il tutto cambia quando, finalmente, si parte con l'addestramento. Prima gradualmente, poi nel terzo atto si fatica addirittura a prendere fiato. Scene acrobatiche, combattimenti e sparatorie in volo, percorsi impervi e una missione praticamente suicida che richiede non uno, ma bensì due miracoli (così li definiscono nel film) affinché possa essere portata a termine. C'è tanta roba in questo "Top Gun: Maverick" ed è sorprendente come siano stati in grado di filmarla e metterla insieme. Ora decisamente capisco perché per due anni Cruise ha sbandierato ai quattro venti che questo film non sarebbe mai uscito direttamente in streaming. Mossa intelligente.
Già, perché questa pellicola va necessariamente vista al cinema. Tra effetti speciali, piroette, inseguimenti, capovolgimenti, obiettivi da centrare al primo (e unico) colpo, non c'è dubbio che vivere questa nuova avventura di Pete 'Maverick' Mitchell sul grande schermo sia tutt'altra cosa.
Poco importa se certi personaggi abbiano una caratterizzazione bidimensionale o se la donna dell'eroe abbia come uniche due funzionalità quelle di essere riconquistata e di spronare il suo amato a dare il meglio di sé, di fatto il rombo dei motori di "Top Gun: Maverick" è talmente assordante - e la nostra felicità di vedere qualcosa di valore sul grande schermo che non coinvolga un supereroe tanto grande - che chiudiamo volentieri un occhio e ci godiamo appieno lo spettacolo. E che spettacolo.
Ps. Non tanto iconica quanto "Take My Breath Away", in ogni caso la canzone della scena finale, nonché quella portante della colonna sonora è "Hold My Hand" di Lady Gaga, che qui ha composto anche le musiche del film insieme a Hans Zimmer e Harold Faltermeyer.
Cast: Tom Cruise, Miles Teller, Jennifer Connelly, Jon Hamm, Glen Powell, Lewis Pullman, Ed Harris, Val Kilmer.
Box Office: $282 milioni (ad oggi)
Vale o non vale: Un po' a sorpresa "Top Gun: Maverick" sbanca e fa jackpot, piacendo a critica e pubblico e riportando Tom Cruise sulla cresta dell'onda dopo anni di star power un po' annebbiato. Da vedere? Assolutamente. E rigorosamente al cinema.
Premi: /
Parola chiave: Missione.
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#HollywoodCiak
Bengi

venerdì 27 maggio 2022

Film 2109 - The Northman

Intro: Molto, molto curioso di recuperare questa pellicola di cui avevo sentito parlare benissimo.

Film 2109: "The Northman" (2022) di Robert Eggers
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: lo dico fin da subito: 2 ore e 17 minuti mi sono parsi a tratti interminabili.
Di per sé "The Northman" è un bel film, mi è pure piaciuto nel suo insieme, ma ci sono dei momenti - specialmente all'inizio - che si sarebbero potuti decisamente sforbiciare (probabilmente anche certe parti nel corpo centrale del racconto, specialmente quando attendiamo pazientemente di veder mettersi in moto il piano di vendetta di Amleth, che parrebbe non partire mai). Insomma, ci mancava solo di vedere la nascita del protagonista e poi più che un'avventura epica ai tempi dei vichinghi diventava una biografia.
Comunque, pur facendosi attendere, "The Northman" consegna allo spettatore un racconto di vendetta e riscatto certamente difficile da dimenticare. In parte per la straordinaria interpretazione di Alexander Skarsgård - che dopo Tarzan torna a pomparsi di muscoli come non mai - in parte per un approccio che all'inizio lascia scioccati, ma poi paga: una violenza inaudita. La telecamera non ci risparmia niente e, verso il finale, si è capito che è veramente possibile che succeda qualsiasi cosa. Il che gioca decisamente a favore dell'effetto sorpresa. Forse il finale di per sé mi ha lasciato un po' interdetto nel senso che avrei preferito una risoluzione più netta, ma è anche vero che non conoscendo la leggenda del personaggio di Amleth, non so se questa conclusione rispecchi di fatto il racconto originale.
Da aggiungere, poi, che Robert Eggers spinge tantissimo sull'estetica, il che paga ancora di più che la violenza. La maggior parte delle scene sono stupende e per l'estetica generale e per la fotografia e perché talvolta sembra di guardare un quadro. Per un film che mette in scena così tante atrocità, colpisce l'approccio poetico nei confronti di certe scene a dir poco stupende (la Valchiria che porta i soldati caduti al Valhalla è quasi magica, mentre la veggente interpretata da Björk è spaventosamente intrigante, ma ci sono un'infinità di altri esempi che si potrebbero citare, come l'albero genealogico o un certo momento di tenerezza tra Skarsgård e Anya Taylor-Joy che, seduti tra le montagne, parlano del loro futuro). Insomma, la componente estetica è chiaramente parte integrante di quest'opera e bisogna ammettere che il lavoro fatto eleva "The Northman" rispetto a prodotti d'azione simili che mancano, però, di un immaginario visivo così potente.
Detto questo, ribadisco che quasi 2 ore e mezza di prosopopea normanna mi hanno provato e anche se questo film mi è piaciuto, onestamente dubito lo rivedrei.
Cast: Alexander Skarsgård, Nicole Kidman, Claes Bang, Anya Taylor-Joy, Ethan Hawke, Björk, Willem Dafoe, Claes Bang, Gustav Lindh.
Box Office: $64.8 milioni (ad oggi)
Vale o non vale: Decisamente, assolutamente non un film per tutti. Violento all'ennesima potenza, non risparmia un colpo allo stomaco allo spettatore che sia uno. Se, però, si guarda oltre il carattere violento di "The Northman" ci si accorgerà che c'è una certa purezza in questo racconto che viene veicolata dall'estetica potente e curatissima che va a costituire un immaginario glaciale e bellissimo che non lascia lo spettatore nemmeno a fine visione. Cast pazzesco, regia ispirata e colonna sonora da urlo.
Premi: /
Parola chiave: Vendetta.
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#HollywoodCiak
Bengi

venerdì 20 maggio 2022

Film 2108 - Doctor Strange in the Multiverse of Madness

Intro: Non vedevo l'ora di correre al cinema a vedere questo film che attendevo da anni!

Film 2108: "Doctor Strange in the Multiverse of Madness" (2022) di Sam Raimi
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Oisin
In sintesi: molta, molto voglia di vederlo e speranzoso che, finalmente, dopo un unico film decente dell'attuale fase 4 ("Spider-Man: No Way Home") la Marvel fosse riuscita nell'intento di ritrovare i fasti delle annate precedenti. A maggior ragione perché il primo "Doctor Strange" era stato per me una gran figata.
Insomma, questo secondo "Doctor Strange in the Multiverse of Madness" non è stato esattemente quello che mi sarei aspettato (o avrei voluto), però devo dire che in generale il film non mi è per niente dispiaciuto. Della serie che lo rivedrei, per intenderci. Avrei preferito che il risultato finale riproponesse più meraviglie ottiche come avevamo visto nel primo capitolo, però in un certo senso capisco che questo sequel non potesse essere solo la replica di quanto visto in passato. Anche se, volendo essere un po' pignoli, essendo ambientato nel multiverso, mi sarei aspettato qualche esplorazione in più rispetto alle (troppo) poche proposte qui. C'è un momento/montaggio esteticamente assolutamente stupendo che ci trasporta velocemente da una realtà all'altra, ma è veramente troppo poco.
Unico altro momento visivamente all'altezza del precedente film, comunque, è quando Wanda è rinchiusa in una specie di labirinto di specchi: molto suggestivo e all'altezza delle aspettative. Peccato duri solo un sitante.
Per il resto questo film colpisce per altri motivi, come i moltissimi momenti (soft) horror che hanno certamente a vedere con la presenza del bravo Sam Raimi alla regia e a certi aspetti un po' camp della trama (come nel finale con *spoiler* la versione zombie di Strange). Poi, però, ci sono i motivi un po' così così.
Innanzitutto non ho amato particolarmente la svolta villain di Wanda Maximoff (Elizabeth Olsen), a maggior ragione così giustificata. Il peggior difetto di questa pellicola mi sembra la mancanza di sviluppo dei personaggi; con Wanda - una tipa tosta che abbiamo già visto ed esplorato anche grazie alla serie tv "WandaVision" - credo abbiano fatto il lavoro peggiore, a maggior ragione perché un personaggio già molto approfondito in passato. Qui, invece, la sua unica caratteristica è quella di essere "madre". Non c'è altro che si possa dire di lei, se non che le scelte che le impone la trama sono quantomeno bizzarre. In un mondo in cui il multiverso è possibile, esisterà sicuramente una realtà in cui i figli di Wanda siano orfani o un'altra realtà in cui Vision sia ancora vivo. Non si capisce, quindi, perché in questo caso le facciano scegliere di sterminare una marea di gente in questo universo correndo dietro ad America Chavez (Xochitl Gomez). E qui sta il secondo (grande) problema.
Chi è America Chavez? Bella domanda. Al momento non ci è data risposta dato che il film, di fatto, non lo spiega. Di lei sappiamo solo che può aprire portali tra una realtà del multiverso e l'altra. Basta. Fine. Punto. Nonostante sia praticamente in ogni scena del film, la sua caratterizzazione non esiste ed è un vero peccato che si sia sprecata un'occasione simile con un personaggio tanto centrale.
La sensazione, giunti a questo punto, è che Marvel stia un po' perdendo il controllo a livello narrativo. Per carità, si tratta di film su fumetti pensati per divertire e intrattenere, quindi la sospensione dell'incredulità c'è a prescindere e in generale va bene tutto purché la trama abbia un senso di esistere, però è chiaro che qualcosa qui cominci a scricchiolare. Specialmente se si pensa alle infinite potenzialità di trama che un film come "Doctor Strange in the Multiverse of Madness" avrebbe potuto esplorare. E non credo che tirare in ballo non solo i Fantastici 4, ma addirittura (!!!) anche gli X-Men abbia fatto a questo sequel alcun favore. Sì, per carità, il momento sorpresa c'è e lascia per un attimo a bocca aperta (e i fan molto gasati, immagino), però c'è sempre più la sensazione che ogni film non abbia più alcun valore singolo, ma solo in funzione di un corollario di altri prodotti che, se non seguiti religiosamente, fa perdere allo spettatore totalmente la bussola. E allora che senso ha un film sui supereroi che punta al pubblico universale (e più grande possibile) se poi la sua storia non è accessibile a tutti? O almeno a tutti coloro che non siano stati attenti? I dubbi a me rimangono.
Poi, ribadisco, questo "Doctor Strange 2" mi è anche piaciuto e, soprattutto, è decisamente meglio e creativamente più interessante di molti altri titoli Marvel portati al cinema nell'arco dell'ultimo anno; però ecco, avrei preferito qualcosa di più visivamente emozionante e narrativamente ancorato ai personaggi, che alla storia futura che qui si intendeva intavolare. Ma questo non è un problema di "Doctor Strange in the Multiverse of Madness", è un problema della Marvel che ora è nella difficile fase di capire in che direzione andare e, ancora di più, come fare a non tirarsi la zappa sui piedi con tutti i differenti mondi narrativi che ha creato.
Cast: Benedict Cumberbatch, Elizabeth Olsen, Chiwetel Ejiofor, Benedict Wong, Xochitl Gomez, Michael Stuhlbarg, Sheila Atim, Rachel McAdams, Patrick Stewart, Hayley Atwell, Lashana Lynch, Anson Mount, John Krasinski.
Box Office: $719.6 milioni (ad oggi)
Vale o non vale: Sicuramente l'evento cinematografico della primavera, il film che i fan dei supereroi non possono perdere (almeno fino all'uscita del nuovo "Thor" l'8 luglio...). Probabilmente non un film per tutti, anche se la regia di Raimi potrebbe attrarre anche qualcuno che magari dei titoli sui fumetti si interessa meno. Sicuro questo sequel intrattiene a sufficienza e funziona bene per una serata al cinema, anche se non tutto funziona alla perfezione.
Premi: /
Parola chiave: Figli.
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#HollywoodCiak
Bengi

mercoledì 11 maggio 2022

Film 2107 - The Unbearable Weight of Massive Talent

Intro: Non sono particolarmente fan di Nicolas Cgae, ma il trailer di questo film mi aveva particolarmente incuriosito. Così sono corso al cinema appena ho potuto.

Film 2107: "The Unbearable Weight of Massive Talent" (2022) di Tom Gormican
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Ciarán
In sintesi: carino, piacevole e assolutamente diverso da come me lo aspettavo (come non mi aspettavo di trovarci la Mastronardi, a dire il vero...).
Geniale nel senso che coinvolge un attore un tempo di serie A di Hollywood e ne mette intelligentemente alla berlina aspetti di una carriera adesso certamente in declino (da anni) con, al tempo stesso, la complicità dello stesso attore.
Nicolas Cage qui è una forza della natura - finalmente coinvolto in un progetto che ne mette in risalto il talento e loda una filmografia di fatto di tutto rispetto -, felice di mettersi in gioco ed evidentemente in perfetta sintonia con il compagno di avventure Pedro Pascal, che ritroviamo in una chiave comica per lui inedita. Il duo è onestamente perfetto e vale da solo il prezzo del biglietto.
Per il resto "The Unbearable Weight of Massive Talent" è un'ottima commedia a tinte action che intrattiene piacevolmente, diverte e fa anche ridere di quando in quando. Sicuramente uno dei film più interessanti usciti fino ad ora quest'anno.
Cast: Nicolas Cage, Pedro Pascal, Sharon Horgan, Tiffany Haddish, Ike Barinholtz, Paco León, Alessandra Mastronardi, Jacob Scipio, Demi Moore, Neil Patrick Harris.
Box Office: $21.8 milioni (ad oggi)
Vale o non vale: Duo di protagonisti affiatato, cast delle grandi occasioni e risultato finale divertente e spensierato, "The Unbearable Weight of Massive Talent" è certamente una delle sorprese di questo 2022 fino ad ora non particolarmente indimenticabile. Nick Cage in gran spolvero. Da vedere.
Premi: /
Parola chiave: Rapimento.
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#HollywoodCiak
Bengi

giovedì 5 maggio 2022

Film 2106 - Downton Abbey: A New Era

Intro: Lunedì scorso qui in Irlanda era festa, per cui dopo una giornata a poltrire, ho deciso di farmi un regalo e andare (finalmente di nuovo) al cinema per vedere questa pellicola che attendevo da mesi!

Film 2106: "Downton Abbey: A New Era" (2022) di Simon Curtis
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: devo dire che avessi un po' di timore rispetto a questo sequel di una delle serie degli ultimi anni che ho amato di più. Fortunatamente, in parte, non ce n'era motivo.
Questo secondo "Downton Abbey" cinematografico funziona abbastanza bene, anche se a tratti è troppo ricco di avvenimenti. Si fatica a tenere il passo (o a riprendere fiato). Dall'inizio alla fine è un nonstop di accadimenti, tra ville e viaggi in Francia, film muti e l'avvento del sonoro, nuovi e vecchi amori, malattie misteriose, matrimoni, funerali, eredità, riparazioni al tetto e chi più ne ha più ne metta.
Ammetto che l'inizio della pellicola sia un po' affrettato, ma una volta superato il primo atto e la messa in moto di tutti i meccanismi narrativi per tutto il collettivo di personaggi, la storia ritrova il suo solito ritmo e le cose riprendono a funzionare. Non c'è da sorprendersi, comunque, considerato che negli anni la complessità narrativo di questa saga è andata solo ad aumentare, specialmente per l'inclusione di trame secondarie che coinvolgono personaggi minori. Poco male, in ogni caso, si ama "Downton" anche per il meraviglioso cast.
La sensazione che ho avuto con questa pellicola è che (finalmente) la storia parrebbe essere giunta al termine. Praticamente siamo arrivati al punto in cui chiunque nella storia ha trovato la sua strada o il suo posto, tra happy ending più o meno evidenti per tutti, per cui da un lato spero che non si senta il bisogno di tirare in ballo un terzo capitolo che andrebbe solo a smuovere un finale che, in fin dei conti, va già bene così. "Downton Abbey: A New Era" sarebbe un buonissimo addio. Ps. Curiosamente, è un periodo in cui mi ritrovo costantemente riportato al ricordo di questa serie: al momento sto guardando contemporaneamente "The Gilded Age", ideato e scritto da Julian Fellowes (il creatore di "Downton Abbey" e sceneggiatore di questo film) e "Anatomy of a Scandal" con protagonista Michelle Dockery, nientemeno che la nostra Lady Mary.
Film 1829 - Downton Abbey
Film 2106 - Downton Abbey: A New Era
Cast: Hugh Bonneville, Elizabeth McGovern, Maggie Smith, Michelle Dockery, Laura Carmichael, Jim Carter, Phyllis Logan, Penelope Wilton, Allen Leech, Joanne Froggatt, Robert James-Collier, Hugh Dancy, Imelda Staunton, Dominic West, Sophie McShera, Raquel Cassidy, Paul Copley, Jonathan Coy, Brendan Coyle, Tuppence Middleton, Lesley Nicol, Jonathan Zaccaï, Kevin Doyle, Michael Fox, Laura Haddock.
Box Office: $70.9 milioni (ad oggi)
Vale o non vale: Un prodotto principalmente per i fan, "Downton Abbey: A New Era" risulterebbe incomprensibile a chiunque non abbia idea di cosa sia successo prima (e anche io ho faticato a ricordare certi sviluppi precedenti). L'atmosfera è quella di sempre, i personaggi quelli che si amano e la storia porta avanti quanto basta il racconto fino a condurlo ad una conclusione che sa di finale anche per questa saga. Ciao "Downton"? Fosse così, questo sequel non lascia l'amaro in bocca.
Premi: /
Parola chiave: Film.
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Bengi

Film 2105 - White Hot: The Rise & Fall of Abercrombie & Fitch

Intro: Mi apparso un giorno tra i trailer consigliati da Netflix e devo ammettere che mi ha incuriosito. Così l'ho recuperato una sera di un paio di settimane fa.

Film 2105: "White Hot: The Rise & Fall of Abercrombie & Fitch" (2022) di Alison Klayman
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: Ciarán
In sintesi: da un certo punto di vista un documentario molto glam e certamente incentrato sul lato scandalistico della vicenda - e forse meno sull'impatto umano di quanto mi sarei aspettato - anche se tutto sommato "White Hot: The Rise & Fall of Abercrombie & Fitch" è stata una visione interessante.
Conoscendo Abercrombie & Fitch solo di fama, non avevo idea dell'impatto che avesse avuto nella società e cultura americane, per cui non mi aspettavo ci fossero state ricadute così pesanti. C'è anche da dire che, considerata l'immagine che il brand ha costruito per se stesso nel corso degli anni, non sorprende ci siano state accuse di discriminazione e razzismo nel corso degli anni.
Detto ciò, questo documentario è sicuramente in grado di intrattenere, anche se a tratti pare quasi una campagna riabilitativa messa in piedi dal brand per ripulirsi la coscienza.
Cast: Mike Jeffries, Benjamin O'Keefe, Bobby Blanski, Carla Barrientos, Anthony Ocampo, Kelly Blumberg, Kjerstin Gruys, Moe Tkacik, Jose Sanchez, Cindy Smith-Maglione, Charles Martin.
Box Office: /
Vale o non vale: Interessante quanto basta da lasciarsi guardare, anche se a tratti pare ricreare un'aura glam attorno all'immagine di quel brand che starebbe cercando di mettere spalle al muro.
Premi: /
Parola chiave: Razzismo.
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