venerdì 21 agosto 2020

Film 1911 - Nomad: In the Footsteps of Bruce Chatwin

Intro: Si continua con la visione al Galliera dei film per la prossima stagione: questa volta ho scelto io.
Film 1911: "Nomad: In the Footsteps of Bruce Chatwin" (2019) di Werner Herzog
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Marta, Mattia
In sintesi: il trailer mi aveva catturato per due motivi fondamentali: il film parla della Patagonia, in ordine temporale la parte finale dei miei 2 anni e mezzo di viaggio (ho vissuto 3 mesi ad Ushuaia, la città più a sud del mondo), e, a sorpresa, del popolo indigeno argentino dei Selk'nam, di cui mi sono tatuato sulla caviglia la figura di un indigeno vestito secondo i costumi locali.
Nonostante non sapessi nulla di Bruce Chatwin e della sua opera, è chiaro che questo documentario mi abbia attirato dal primo istante, incuriosendomi non poco rispetto alla storia di un viaggio, una vita e un'amicizia di cui mi pareva ci fosse molto su cui parlare.
La realtà è che "Nomad: In the Footsteps of Bruce Chatwin" è un prodotto che se la canta e se la suona da solo, con Herzog - qui anche cantilenante narratore - che pensa più che altro a mettere in scena le fasi dell'amicizia che lo ha stretto a Chatwin in una glorificazione totale che, anche se affonda le sue considerazioni in fatti concreti, finisce inevitabilmente per risultare di parte e a tratti noiosa. Perché Chatwin era un grande scrittore, un uomo affascinato dalle molteplici sfaccettature dell'esistenza umana, eppure Herzog perde troppo tempo a rintracciare un percorso iniziale che rimane spesso vago e difficilmente comprensibile a chi non conosca già l'oggetto dell'analisi, finendo per lasciare lo spettatore medio ancora più confuso e stordito. Insomma, c'è troppa carne al fuoco e anche se la pellicola dura nemmeno un'ora e mezza, la sensazione che si ha a fine visione è quella di aver assistito ad uno spettacolo eterno che si è protratto per tappe eterogenee (Galles, Australia, Cile, Argentina, Africa) e difficili da interconnettere.
Sicuramente la forza di questo film sta nel dare visibilità a un personaggio degno di nota, ma il problema a mio avviso è che le buone intenzioni si perdono nel mix caotico di auto-citazioni, simbolismi, rimandi dati per scontato e un senso generale di mancanza di un baricentro di una storia che propone diverse angolature per l'analisi del suo oggetto di studio, ma fatica a decidere quale sia il suo leitmotiv: è il viaggio in Patagonia? E' l'opera artistic di Chatwin? E' l'amicizia con Herzog? E' l'interesse mistico? E' l'ultimo periodo di vita dell'autore, segnato dalla malattia dell'HIV? Non si capisce. E la divisione in 8 capitoli (troppi!) non aiuta a dare un senso di unità, nonostante l'evidente omaggio/rimando alla struttura di un'opera letteraria.
Insomma, per quanto abbia apprezzato il rivedere sullo schermo parti del mio viaggio (Australia, Argentina, Cile) e abbia fatto la conoscenza di un autore prima di allora a me sconosciuto, non posso dire che "Nomad" mi abbia aiutato a delineare un'opinione precisa e ben strutturata sulla figura di Bruce Chatwin. Forse meglio leggere il suo libro "In Patagonia" per cominciare a farsi una propria idea.
Cast: Werner Herzog, Bruce Chatwin, Karin Eberhard, Nicholas Shakespeare, Elizabeth Chatwin.
Box Office: /
Vale o non vale: Sicuramente gli amanti del cinema di Herzog e gli estimatori di Chatwin apprezzeranno, anche se credo che chi non conosca nessuno dei due autori faticherà a farsi un'idea concreta sullo scrittore. "Nomad" è più che altro un documentario di sensazioni e misticismo che approfondisce poco i temi centrali dell'opera del suo oggetto di studio e si concentra molto sull'idea di ripercorrere parti del viaggio di Chatwin e nel rendere omaggio a un'amicizia. In questo senso credo che, appunto, la pellicola sia più che altro un atto d'amore e, per questo, perda un po' di vista quell'oggettività necessaria a far da sfondo ad un progetto di questo tipo. Non fa certo male vederlo, ma non è un film per tutti.
Premi: /
Parola chiave: Songlines.

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Bengi

mercoledì 19 agosto 2020

Film 1910 - Corpus Christi

Intro: Estate 2020, la quarantena è finita circa (in Italia...), ma la pandemia no. Il Cinema Galliera è chiuso da febbraio, ergo nessuna proiezione pubblica da circa 6 mesi, ma siccome lo spettacolo deve andare avanti, lo staff si ritrova a porte chiuse a visionare i titoli per la prossima stagione. Tra questi, il primo è un film polacco che si promette molto interessante.
Film 1910: "Corpus Christi" (2019) di Jan Komasa
Visto: al cinema
Lingua: polacco
Compagnia: Marta, Mattia
In sintesi: del cinema made in Poland non so praticamente niente, per cui mi sono approcciato a questa pellicola con estrema curiosità. Visto il contesto, quasi un atto di fede. E devo dire che "Boże Ciało" non solo non mi ha deluso ma, anzi, mi ha convinto appieno.
Forte di un'idea pazzesca alla base della storia - ex galeotto dalla ritrovata fede cattolica si spaccia per il nuovo prete di un paesino della campagna rurale polacca finendo per costringerne gli abitanti a fare i conti con una tragedia avvenuta anni prima -, questa pellicola riesce a catturare per tutta la sua durata grazie al mix esplosivo di sceneggiatura e performance del suo protagonista (Bartosz Bielenia).
"Corpus Christi" è un prodotto potentissimo sia per gli aspetti trattati che per la ferocia delle sue immagini spesso evocative (il finale è una bomba), tanto che si parte da subito mettendo in parallelo religione e violenza, portando man mano in superficie tutta una serie di ipocrisie riconducibili inizialmente alla realtà della prigione, per poi allargarsi e coinvolgere la comunità del villaggio, il suo protagonista, la diocesi. Daniel (Bielenia), che sogna di diventare prete ma si vede respinto dalla curia a causa del suo passato criminale, paradossalmente sarà proprio colui che riuscirà a far scendere a patti la comunità cittadina con il suo passato attraverso un approccio non convenzionale e certamente talvolta bizzarro, eppure efficace. Senza contare che, nonostante la dottrina cristiana predichi il perdono e professi atti di misericordia, la comunità religiosa viene qui ritratta come conservatrice e pigra, fallimentare nel dare conforto proprio a coloro che ne avrebbero più bisogno. Emblematico che il vicario della chiesa cittadina lasci Daniel da solo a gestire gli obblighi religiosi in quanto si debba assentare per un periodo a causa della sua dipendenza dall'alcol...
Insomma, per quanto "Corpus Christi" non sia un film sulla religione né sulla galera, sicuramente la sua storia non risparmia critiche a entrambe, pur facendolo sempre senza sensazionalismi o alla ricerca di una morale. Daniel è il protagonista, con i suoi pregi e i suoi difetti, le sue cicatrici, il suo desiderio di migliorarsi, appartenere a una comunità, a qualcosa di "altro" che lo distacchi da quell'unica decifrazione di sé che il mondo attorno a lui parrebbe concedergli. Daniel è attirato dalla purezza del sentimento cattolico, dalla sacralità dei suoi riti, eppure come ogni essere umano deve fare i conti con il terreno, gli impulsi e le scelte cui la vita ci mette di fronte. Ed è proprio qui che la pellicola di Jan Komasa funziona alla perfezione, mettendo in evidenza le difficoltà del predicare bene, l'arcaicità di certi meccanismi, l'omertà, la fatica assoluta del perdono e alla violenza di certe esistenze. Un insieme di tematiche eterogeneo e pulsante che ci ricorda quanto, in fin dei conti, tutto ciò che conta sia di fatto sopravvivere.
Cast: Bartosz Bielenia, Aleksandra Konieczna, Eliza Rycembel, Leszek Lichota, Łukasz Simlat, Tomasz Ziętek, Barbara Kurzaj, Zdzisław Wardejn.
Box Office: $8.6 milioni
Vale o non vale: Sicuramente non una storia facile, ma decisamente un film da vedere.
Premi: Candidato all'Oscar come Miglior film straniero.
Parola chiave: Tabellone.

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Film 1909 - Suspiria

Intro: A Pasqua con Erika abbiamo visto l'originale proprio per preparaci alla visione di questo remake. Che, diciamocelo, è più che altro un omaggio.
Film 1909: "Suspiria" (2018) di Luca Guadagnino
Visto: dal computer portatile
Lingua: italiano
Compagnia: Erika
In sintesi: onestamente non capisco che percorso stia facendo guadagnino e cosa voglia raccontare. "Io sono l'amore" è stato un colpo di fulmine, "Call Me by Your Name" una storia che ho imparato ad apprezzare e capire, mentre questo "Suspiria" mi ha disorientato.
Avendo visto poco prima l'originale di Dario Argento, la mia aspettativa si basava sul fatto che la storia qui avrebbe ricalcato quella del 1977, ma mi sbagliavo: la pellicola di Guadagnino parte dal presupposto di Argento e Nicolodi (scuola di ballo e congrega di streghe) per poi prendere tutt'altra direzione e arrampicarsi per scene splatter, danze erotiche e una divisione in capitoli di una pesantezza che non mi aspettavo. Insomma, la storia prende in prestito alcuni elementi per poi decidere di dirigersi altrove. Il che di per sé non sarebbe assolutamente un problema, non fosse che si decidere di mettere in scena un remake quando, a mio avviso, sarebbe bastato dirigere semplicemente un nuovo film.
"Suspiria" di Guadagnino non mi ha fatto impazzire, lo devo ammettere, nonostante un'evidente appeal stilistica che pervade tutta la produzione e che ho trovato in linea con il progetto: i colori, le atmosfere, le musiche, le scenografie si sposano alla perfezione con la storia ambientata nella Berlino del '77 (durante il cosiddetto Autunno tedesco) e i costumi della scena del ballo finale forniscono un ottimo contrasto con tutto ciò che la scuola Markos Tanz ha rappresentato fino a quel momento. La sensualità della danza e l'occhio invadente della telecamera, insieme a un montaggio ben realizzato, sono un aiuto prezioso a contrastare quei momenti più soporiferi che di quando in quando prendono il sopravvento durante le 2 ore e mezza abbondati di durata.
Per il resto "Suspiria" rimane incastrato tra le varie anime che sembra voler a tutti i costi ricoprire, un po' remake, un po' horror, un po' thriller, un po' film impegnato, un po' pellicola sulla danza d'avanguardia, un po' spettacolo per gli occhi (dico solo che Tilda Swinton qui interpreta 3 ruoli e vi sfido a riconoscerli tutti!). Avessero intrapreso qualche percorso in meno, forse il risultato finale sarebbe stato più riuscito e meno pesante. O tutta un'altra storia.
Cast: Dakota Johnson, Tilda Swinton, Mia Goth, Angela Winkler, Ingrid Caven, Elena Fokina, Sylvie Testud, Renée Soutendijk, Christine LeBoutte, Fabrizia Sacchi, Małgosia Bela, Jessica Harper, Chloë Grace Moretz.
Box Office: $7.7 milioni
Vale o non vale: Nonostante il disastroso esito al botteghino (il film è costato 20 milioni di dollari solo per realizzarlo), bisogna dire a favore di questa pellicola che il risultato finale, se si considerano aspetti più tecnici come make-up, effetti speciali e costumi, è piuttosto ragguardevole. Sicuramente Guadagnino ha una sua estetica precisa che prende forma di volta in volta differentemente in ogni suo progetto - un aspetto che trovo molto interessante - e anche qui ogni immagine è ben studiata, ogni inquadratura pensata come parte di un insieme.
Detto ciò, rimane il fatto che "Suspiria" sia troppo lungo, spesso troppo lento e a tratti difficile da decifrare. Sicuramente non una scelta per ogni occasione, certamente non un titolo dell'orrore convenzionale. Quindi, choose wisely.
Premi: Candidato al Grammy per Best Song Written for Visual Media ("Suspirium" di Thom Yorke). Candidato a 6 David di Donatello per Miglior scenografo, truccatore, acconciatore, effetti speciali, canzone e musicista (Thom Yorke). In concorso a Venezia 75 per il Leone d'Oro, ha vinto il Premio Soundtrack Stars per la Miglior canzone originale e il premio La Pellicola d'Oro per gli effetti speciali.
Parola chiave: Voto.

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lunedì 17 agosto 2020

Film 1908 - Disclosure: Trans Lives on Screen

Intro: Incuriosito dalla pubblicità spalmata su tutto Netflix, ho deciso di utilizzare un caldo pomeriggio di luglio per recuperare questo documentario.
Film 1908: "Disclosure: Trans Lives on Screen" (2020) di Sam Feder
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: un prodotto sicuramente interessante e narrativamente accattivante che getta luce su un mondo di cui si sa ancora poco (e di cui so ancora poco, devo ammettere), "Disclosure: Trans Lives on Screen" ha il pregio di presentare le storie di tantissimi attori e attrici e addetti ai lavori del mondo del cinema e di prestare loro una vetrina potenzialmente gigantesca per parlare delle loro esperienze e del loro vissuto. Sicuramente questo aspetto del documentario di Sam Feder è il cuore del progetto - lo si capisce da quanto spazio sia regalato ai racconti personali - che, però, a mio avviso manca di un approfondimento più mirato e che rimanga meno sulla superficie. Detto in parole povere, "Disclosure: Trans Lives on Screen" è accattivante perché patinato, presenta tantissime star transessuali come Laverne Cox, Mj Rodriguez, Angelica Ross o Chaz Bono e cita tantissimi esempi diretti tratti dal mondo hollywoodiano ma, appunto, rimane spesso incastrato in questa cornice che strizza un po' l'occhio al glam e, nonostante si spenda tantissimo per dire l'esatto opposto, finisce forse per veicolare proprio quel messaggio invece da evitare, ovvero che abbracciare la causa trans sia la nuova "fase" della comunità LGBTQI+.
In ogni caso vedere "Disclosure" male sicuramente non fa, soprattutto come punto di vista iniziale o aggiuntivo sulla questione. Poi, per approfondire, sicuramente c'è altro.
Cast: Laverne Cox, Susan Stryker, Alexandra Billings, Jamie Clayton, Chaz Bono, Alexandra Grey, Yance Ford, Trace Lysette, Jazzmun, Mj Rodriguez, Angelica Ross, Jen Richards, Elliot Fletcher, Brian Michael Smith, Sandra Caldwell, Candis Cayne, Jessica Crockett, Zackary Drucker, Lilly Wachowski, Ser Anzoategui, Michael D. Cohen, Zeke Smith, Leo Sheng.
Box Office: /
Vale o non vale: L'intento è nobile, e la realizzazione buona; tutto sommato "Disclosure: Trans Lives on Screen" fa del suo meglio per dare visibilità alla causa trans, anche se si sarebbe potuto approfondire un po' meglio la questione lasciando un po' più da parte il richiamo hollywoodiano. Comunque un documentario interessante.
Premi: /
Parola chiave: Culturale.

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sabato 15 agosto 2020

Film 1907 - Eurovision Song Contest: The Story of Fire Saga

Intro: Proprio nell'anno in cui l'Eurovision Song Contest viene cancellato per l'emergenza sanitaria globale, esce il film di Netflix a lui dedicato. Una coincidenza sfortunata nonché una magra consolazione per i fan del famosissimo evento made in EU.
Film 1907: "Eurovision Song Contest: The Story of Fire Saga" (2020) di David Dobkin
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: ci ho messo un po' per capire se questo film mi fosse piaciuto o no, più che altro perché, da grande fan dell'Eurovision, ho faticato a decidere quanto ci fosse di omaggio rispetto alla manifestazione e quanto di americanata superficiale. Perché sì, l'Eurovision sarà anche una baracconata da un certo punto di vista, ma vive di una filosofia che oggi più che mai va rispettata e coltivata.
Dunque, dicevo, ci ho messo un po' a capire quanto di questo "Eurovision Song Contest: The Story of Fire Saga" fosse un omaggio bonaccione e quanto, invece, un'interpretazione dello show troppo semplicistica, per giungere alla conclusione che, forse, una pellicola sulla manifestazione europea più avvolgente e coinvolgente di sempre meritasse un occhio e una prospettiva più europei. E non perché non sia apprezzabile che anche gli americani si affaccino alla manifestazione - sicuramente gli organizzatori ci avranno visto una grande opportunità pubblicitaria quando Netflix ha abbracciato il progetto -, anche se credo che nel complesso il film manchi di comprendere la bizzarria che la competizione canora è in grado di generare e celebrare in maniera così naturale. Nel senso che sì, Lars Erickssong (Will Ferrell) e Sigrit Ericksdóttir (Rachel McAdams) sono ampiamente inquadrati come strambi outsiders per tutta la storia, ma di fatto sono più goffamente rincoglioniti che consapevolmente fuori dalle righe. Ed è qui che, secondo me, la pellicola ha propriamente il suo limite: l'Eurovision ha visto esibirsi drag queen barbute e non, anziane nonnine, performer sui trampoli, provocanti contadine sessualmente ammiccanti ed Emma Marrone, il tutto per un mix talmente eterogeneo di esibizioni memorabili (per innumerevoli ragioni) che riassumere la bizzarria dei due protagonisti attraverso outfit sgargianti e colossali figure di merda non rende giustizia all'idea che sta dietro a un progetto come quello che fa qui da sfondo alla storia.
Insomma, "Eurovision Song Contest: The Story of Fire Saga" fa del suo meglio per dare degna visibilità alla manifestazione (di cui l'Italia è uno dei Paesi fondatori*, nonché ispiratore grazie al Festival di Sanremo) e da un certo punto di vista il film riesce nel suo intento, celebrando vincitori e concorrenti passati (manca in toto il nostro Paese), mettendo la Russia alla berlina e riuscendo a veicolare quell'idea di inclusione, partecipazione ed orgoglio nazionale che caratterizzano l'evento; non riesce, però, a riflettere in maniera più efficace l'anima odierna del progetto, il cui pregio principale è quello di abbracciare ogni cultura e minoranza, riuscendo a promuovere con invidiabile leggerezza lo spirito della diversità inteso come affermazione e celebrazione di ogni identità quale necessario tassello di un gigantesco puzzle europeo (e non) che funziona proprio perché così eterogeneamente composto.
*Gli altri Paesi sono: Belgio, Olanda, Lussemburgo, Germania, Svizzera, Francia.
Cast: Will Ferrell, Rachel McAdams, Dan Stevens, Melissanthi Mahut, Mikael Persbrandt, Ólafur Darri Ólafsson, Graham Norton, Demi Lovato, Pierce Brosnan, Jamie Demetriou, Natasia Demetriou; (cameo) Loreen, Conchita Wurst, Netta, Salvador Sobral, Jamala.
Box Office: /
Vale o non vale: Tempi un po' troppo lunghi e bizzarrie un po' superficiali vengono compensati dalle buone intenzioni e una francamente inaspettata piacevole colonna sonora, il tutto per un risultato finale che certamente non rende giustizia all'anima della manifestazione, ma ha quantomeno il pregio di A) far conoscere l'Eurovision Song Contest anche al di fuori dei suoi più naturali confini e B) di regalarci una simbolica edizione proprio nell'anno in cui si è stati costretti a cancellare qualsiasi evento globale.
Premi: /
Parola chiave: Elfi.

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Film 1906 - Witness for the Prosecution

Intro: Non ricordo avessi mai sentito parlare di questo film, ma ci sono capitato per caso, un po' documentandomi sulla carriera della Dietrich, un po' girovagando su IMDb alla ricerca di classici da recuperare.
Film 1906: "Witness for the Prosecution" (1957) di Billy Wilder
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: decisamente un bel film, "Witness for the Prosecution" presenta un grande cast in cui, nonostante Tyrone Power e Charles Laughton abbiano la parte dei protagonisti, è Marlene Dietrich a rubare la scena ogni volta che viene inquadrata. Ho ancora poca coscienza rispetto alla sua carriera, ma da quello che ho visto fino ad ora mi pare si possa ben dire che non le manchi lo star power capace di oscurare chiunque le stia attorno. Magnetica e meravigliosamente misteriosa (con quello sguardo al contempo gelido e caldissimo), tramite la sua Christine questa storia vive non pochi scossoni, registrando magnifici colpi di scena uno dietro l'altro, fino al finale con sorpresa che, anche se al giorno d'oggi sa di già visto, arriva totalmente inaspettato. Per me, almeno, è stato così.
Ps. Tutte le volte che penso che Tyrone Power è il papà di Romina Power...
Cast: Tyrone Power, Marlene Dietrich, Charles Laughton, Elsa Lanchester, John Williams, Henry Daniell, Ian Wolfe, Torin Thatcher, Norma Varden, Una O'Connor, Ruta Lee.
Box Office: $9 milioni
Vale o non vale: Gli amanti dei titoli hollywoodiani apprezzeranno tantissimo, senza contare che la storia è tratta dall'omonimo racconto breve e opera teatrale di Agatha Christie. Tra omicidi, un processo, false testimonianze e molteplici colpi di scena, "Witness for the Prosecution" ha tutte le carte in regola del grande classico senza tempo.
Premi: Candidato a 6 premi Oscar per Miglior film, regia, attore protagonista (Laughton), attrice non protagonista (Lanchester), montaggio e sonoro. La Lanchester ha vinto il Golden Globe come attrice non protagonista mentre il film ha ricevuto altre 4 nomination (Miglior film drammatico, regia, attrice protagonista Dietrich e attore protagonista Laughton). Laughton ha anche ricevuto una nomination ai BAFTA per il Miglior attore straniero e ha vinto il David di Donatello per la stessa categoria.
Parola chiave: Lettere.

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sabato 8 agosto 2020

Film 1905 - Judgment at Nuremberg

Intro: Recentemente mi è capitato di appassionarmi ad un canale YouTube (Be Kind Rewind) che approfondisce le dinamiche socioculturali che hanno portato alla vittoria agli Oscar di alcune delle icone hollywoodiane più conosciute ed amate. Nel video dedicato a Judy Garland si citava questo film di cui avevo un vago ricordo, ma che mai avevo avuto l'occasione di recuperare. Ho colto l'occasione al volo, anche perché della grande attrice ho visto ben poco (e trovo curioso che abbia visto prima questo titolo che il ben più conosciuto "A Star is Born". Recupererò quanto prima!).
Film 1905: "Judgment at Nuremberg" (1961) di Stanley Kramer
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: decisamente non una storia facile, ma nel complesso un bel film che mi ha soddisfatto. "Judgment at Nuremberg" vive di grandissime interpretazioni grazie ad un cast stellare che, da solo, fa già metà del lavoro; in aggiunta, il lavoro sul processo e la tematica incentrata sulla giustizia post seconda guerra mondiale fanno sì che, nonostante un risultato finale forse meno grandioso di quanto non si sarebbe aspirato ad ottenere, il tutto funzioni e regali a chi guarda non pochi punti su cui riflettere (la devastazione post bellica, la necessità di una punizione esemplare, il desiderio della popolazione di ricominciare e il punto di vista di chi, convinto delle sue ideologie estremiste, riteneva di restare impunito). Particolarmente d'effetto il personaggio di Hans Rolfe (Schell), avvocato difensore di indifendibili protagonisti di una guerra insensata e ingiusta, che mette rumorosamente in gioco una strategia a tratti funzionale, ma che lo spettatore sa già essere condannata all'inefficacia.
"Judgment at Nuremberg" è un prodotto figlio del suo tempo che, con un linguaggio cinematografico oggi superato, riesce in ogni caso a risultare efficace nel momento in cui pone al centro della questione tematiche su cui è necessario riflettere e che, ancora oggi, è vitale tenere ben presente. Lento nell'esecuzione (3 ore di durata), ma feroce nella dialettica, il film di Kramer rimane sicuramente un ottimo esempio nel suo genere nonché ancora oggi una pellicola di innegabile rilevanza.
Cast: Spencer Tracy, Burt Lancaster, Richard Widmark, Marlene Dietrich, Judy Garland, Maximilian Schell, William Shatner, Montgomery Clift, Werner Klemperer.
Box Office: $10 milioni
Vale o non vale: Un buon prodotto americano che, pur veicolando ampiamente la classica idea dei salvatori a stelle e strisce, riesce a porre in maniera intelligente e posata il punto su una delle pagine più delicate della storia mondiale.
Un film che ritengo da vedere, ma che richiede concentrazione e dedizione, sia per le tematiche che per l'estensiva durata.
Premi: Candidato a 11 premi Oscar (tra cui Miglior film, regia, attore protagonista Tracy, attrice non protagonista Garland, attore non protagonista Clift), ne ha vinti 2 per Miglior attore protagonista (Maximilian Schell) e sceneggiatura non originale. 6 nomination ai Golden Globe (tra cui Miglior film drammatico e per gli attori non protagonisti Garland e Clift) ha vinto quelli per la regia e l'attore protagonista (Schell). 3 nomination ai BAFTA (2 per Miglior attore straniero Schell e Clift e una per Best Film from any Source) e 3 David di Donatello vinti per Migliore Produzione Straniera, Migliore Attore Straniero (Tracy) e un David speciale alla Dietrich per la sua performance nel film.
Parola chiave: Justice.

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venerdì 7 agosto 2020

Film 1904 - Paris, Texas

Intro: Ormai non so più quanti anni fa comprai il dvd di questo film, ma non l'ho mai usato. E, a dire il vero, nemmeno questa volta dato che ho usufruito dello streaming...
Film 1904: "Paris, Texas" (1984) di Wim Wenders
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: onestamente non ero sicuro al 100% che "Paris, Texas" fosse la scelta giusta per la mia serata, più che altro perché un film indie di 147 minuti diretto da Wenders (di cui ho visto finora solo "The Salt of the Earth") e vincitore della Palma d'Oro a Cannes di solito non è esattamente il genere di cui sono più appassionato.
La realtà è che ultimamente mi ritrovo sempre più spesso a confrontarmi con generi, registi o storie che prima non avrei mai preso in considerazione e, seppure abbia ancora tanta strada da fare, sono decisamente orgoglioso di questa nuova piega multitematica. Soprattutto perché sono uno che coi cambiamenti inizialmente ci fa a pugni. Meno male, invece, che sto attraversando questa fase di sperimentazione, perché "Paris, Texas" è un bellissimo film che mi ha molto soddisfatto. Più o meno inaspettatamente.
La storia si concentra su Travis Henderson (Harry Dean Stanton) che, ritrovato a vagabondare per il deserto e incapace di ricordare la propria identità a causa di un'amnesia, finirà per riacquistare lentamente la memoria grazie al ricongiungersi con i suoi famigliari - il fratello e il figlioletto - finendo per mettersi sulle tracce della moglie Jane (Nastassja Kinski). Nel mentre, noi come lui rimettiamo insieme i pezzi di una vita che pare essersi messa in pausa.
Il film di Wenders parte pianissimo e lascia temere che sarà una di quelle pellicole che, con la scusa della componente artistica, giochi tutto su tempistiche bibliche per raccontari fatti riassumibili in una mezzora. La realtà è che "Paris, Texas" ingrana bene e sancisce il suo ritmo, in un crescendo emotivo che ha il suo culmine nell'incontro tra i due ex, separati da un vetro oscurato e impossibilitati a comunicare se non tramite un telefono (fa molto Covid-19).
Insomma, sono rimasto soddisfatto dalla visione e, anzi, mi ha persino invogliato a recuperare qualche classicone di Wenders come "Il cielo sopra Berlino", "Tokyo-Ga", "Buena Vista Social Club" o "Pina".
Cast: Harry Dean Stanton, Nastassja Kinski, Dean Stockwell, Aurore Clément, Hunter Carson.
Box Office: $2.2 milioni
Vale o non vale: Non è un film per tutti, non è un film per tutte le occasioni ma, voleste decidervi a dare una chance a questo film, sono sicuro che in qualche modo ne rimarrete affascinati. Lasciatevi trasportare dalla storia e, soprattutto, dalla grandissima performance di Harry Dean Stanton.
Premi: Candidato al Golden Globe e ai César per il Miglior film straniero. 4 nomination ai BAFTA (Miglior film, sceneggiatura non originale e colonna sonora) ha vinto per la Miglior regia. Candidato a 2 David di Donatello (film straniero e attrice straniera Nastassja Kinski). Vincitore a Cannes della Palma d'Oro.
Parola chiave: Passato.

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giovedì 6 agosto 2020

Film 1903 - 9 to 5

Intro: Era tantissimo tempo che volevo rivederlo, soprattutto perché un trio così affiatato raramente si vede sul grande schermo. E poi si tratta di un grande cult!
Film 1903: "9 to 5" (1980) di Colin Higgins
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: simpatico, carino ed estremamente femminista, "9 to 5" funziona grazie a 3 magnifiche attrici - Jane Fonda e Lily Tomlin sono attualmente le protagoniste della finora più longeva serie creata da Netflix, "Grace and Frankie" - e all'idea divertente e probabilmente per l'epoca rivoluzionaria di 3 donne che, dopo vessazioni, svilimenti, discriminazioni e molestie sul lavoro, prendono in mano la situazione in ufficio grazie ad un equivoco e lo riportano ad uno stato di equilibrio e produttività. Ovviamente non verrà riconosciuto loro alcunché, però noi spettatori sappiamo e ci dobbiamo accontentare del fatto che più di questo nel 1980 non si poteva sperare di ottenere (?). Fortunatamente nei 40 anni trascorsi dall'arrivo al cinema di questa pellicola le cose sono molto cambiate, anche se non siamo lontanamente vicini ad un livello accettabile di parità ed equità. Come sempre ci vuole tempo e, nel mentre, ci si può gustare "9 to 5" che ci ricorda da dove siamo partiti e quante cose ancora si possano migliorare (senza per forza dover tentare di uccidere il proprio capo!).
Cast: Jane Fonda, Lily Tomlin, Dolly Parton, Dabney Coleman, Elizabeth Wilson, Sterling Hayden.
Box Office: $103.3 milioni
Vale o non vale: Assolutamente da vedere, un piccolo cult nel suo genere. Divertente e capace, 40 anni dopo, di far riflettere pur senza risultare pesante. Il che non è poco.
Premi: Dolly Parton sbanca grazie a questa pellicola, collazionando una nomination all'Oscar per Miglior canzone originale ("Nine to Five" di Dolly Parton), 3 ai Golden Globes per Miglior attrice, Miglior attrice esordiente e Miglior canzone e 2 vittorie su 4 nomination ai Grammy Awards del 1982 ("Nine to Five" vince Best Country Song e Best Country Vocal Performance Female, mentre è candidata anche per Song of the Year e Parton insieme a Charles Fox sono nominati per Best Album of Original Score Written for a Motion Picture or Television Special).
Parola chiave: Rat poison.

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mercoledì 5 agosto 2020

Film 1902 - Bangla

Intro: Avevo già scritto la recensione di questo film e ne ero onestamente soddisfatto, ma l'aggiornamento dell'interfaccia di scrittura di questo blog - da me non richiesta - ha fatto sì che tutto quello che avevo scritto non si sia salvato. Quindi eccomi qui, due giorni dopo, a tentare di riscrivere nuovamente i pensieri su questa pellicola.
Ho deciso che, in vista del nuovo mese appena cominciato, delle ferie in Puglia appena terminate e un generale senso di rimessa in gioco e discussione che mi pervade, fosse il caso di mettere idee ed opinioni nero su bianco rispetto a pellicole recenti che ho visto in successione e che mi sono apparse, francamente, più fuori dai miei schemi del solito. Sarà che ultimamente sto guardando molte più serie che prodotti cinematografici, sarà che sono diventato un po' più selettivo, di fatto ci tengo a tirare fuori pensieri su quanto ho visto di recente il prima possibile.
Film 1902: "Bangla" (2019) di Phaim Bhuiyan
Visto: dal computer portatile
Lingua: italiano, bengali
Compagnia: Cuggy
In sintesi: Ho scaricato "Bangla" durante la quarantena, incuriosito dalle varie nomination ottenute ai David di Donatello; sono stato principalmente attratto dal titolo, lo ammetto. Un'amica, poi, me lo ha caldeggiato e - forse colpito da quel senso di colpa che ogni tanto mi prende rispetto al fatto che dò sempre pochissime chance al cinema nostrano - ho deciso che fosse giunto il momento di recuperare un titolo italiano, per giunta d'esordio, per giunta su un musulmano figlio di immigrati che vive a Roma. C'era molta carne al fuoco.
Lo dico subito: "Bangla" mi è molto piaciuto. L'ho trovato divertente e intelligente, spigliato e giovane nell'approccio, facile solo apparentemente perché gioca con un'ironia che arriva dritta al punto e lascia molto su cui riflettere. Bhuiyan è bravo perché riesce a mettere a confronto due mondi apparentemente diversissimi, sottolineandone poi gli aspetti comuni e riuscendo nell'intento del farci ridere su pur lasciandoci con qualcosa su cui riflettere.
Il personaggio Phaim è figlio di immigrati del Bangladesh, è scuro di pelle, parla romano, sogna il sesso e spera nel vero amore, ma deve fare i conti con una religione che lo vuole illibato e una famiglia che lo vede presto sposato con una connazionale. La complicazione si mette in scena quando conosce Asia (Carlotta Antonelli) e i due si innamorano, dovendo entrambi confrontarsi con realtà che parrebbero dare poca speranza ad un futuro insieme.
Nonostante non sia un film perfetto, "Bangla" funziona perché parla un linguaggio universale, capace di farsi comprendere a chiunque stia guardando per una semplicità che non significa semplificazione o superficialità. E' questo che mi è particolarmente piaciuto della pellicola, che è efficace con leggerezza e una certa dose di "amatorialità" che finisce per dare un tono realistico a tutta l'operazione. Un grandissimo esordio per un cinema italiano che ha bisogno di nuove voci, nuovi punti di vista, nuove storie.
Cast: Phaim Bhuiyan, Carlotta Antonelli, Simone Liberati, Pietro Sermonti, Shaila Mohiuddi, Nasima Akhter, Rishad Noorani.
Box Office: € 200.682
Vale o non vale: Una commedia che fa pensare, una storia sugli stereotipi, un film fresco e molto vitale. "Bangla" è un ottimo esordio e un buon film che, pur con delle imperfezioni, finisce per lasciare lo spettatore non solo soddisfatto della visione, ma anche con qualcosa su cui riflettere. Da vedere.
Premi: Candidato a 4 David di Donatello per Migliore sceneggiatura originale, Miglior produttore, Migliore canzone originale ("Festa" di Antonio Aiello, Shoshi MD Ziaul), Phaim Bhuiyan ha vinto il premio per Miglior regista esordiente.
Parola chiave: Religione.

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

lunedì 3 agosto 2020

Emmys 2020: nomination e vincitori

Ecco la prima, vera prova dell'industria cinematografica e televisiva americana nel bel mezzo della crisi Covid-19 che impazza: gli Emmy Awards 2020.
Con le nomination annunciato in streaming il 28 luglio da Leslie Jones, Laverne Cox, Josh Gad e Tatiana Maslany, la Academy of Television Arts & Sciences si appresta a mettere in scena uno spettacolo che, di fatto, si vedrà ampiamente modificato e riveduto per forma e - spero - tempistiche.
La cerimonia per i 72esimi Primetime Emmy Awards si terrà il 20 settembre, mentre quella per le categorie tecniche (sotto il nome di Primetime Creative Arts Emmy Awards) si terrà il 12 e 13 settembre. Appunto, troppe categorie.
  
 72nd Primetime Emmy Awards

Outstanding Comedy Series
Curb Your Enthusiasm (HBO)
Dead to Me (Netflix)
The Good Place (NBC)
Insecure (HBO)
The Kominsky Method (Netflix)
The Marvelous Mrs. Maisel (Prime Video)
Schitt's Creek (Pop TV)
What We Do in the Shadows (FX)

Outstanding Lead Actor in a Comedy Series
Anthony Anderson as Andre "Dre" Johnson Sr. on Black-ish (ABC)
Don Cheadle as Mo Monroe on Black Monday (Showtime)
Ted Danson as Michael on The Good Place (NBC)
Michael Douglas as Sandy Kominsky on The Kominsky Method (Netflix)
Eugene Levy as Johnny Rose on Schitt's Creek (Pop TV)
Ramy Youssef as Ramy Hassan on Ramy (Hulu)

Outstanding Lead Actress in a Comedy Series
Christina Applegate as Jen Harding on Dead to Me (Netflix)
Rachel Brosnahan as Miriam "Midge" Maisel on The Marvelous Mrs. Maisel (Prime Video)
Linda Cardellini as Judy Hale on Dead to Me (Netflix)
Catherine O'Hara as Moira Rose on Schitt's Creek (Pop TV)
Issa Rae as Issa Dee on Insecure (HBO)
Tracee Ellis Ross as Dr. Rainbow "Bow" Johnson on Black-ish (ABC)

Outstanding Supporting Actor in a Comedy Series
Mahershala Ali as Sheikh Ali Malik on Ramy (Hulu)
Alan Arkin as Norman Newlander on The Kominsky Method (Netflix)
Andre Braugher as Raymond Holt on Brooklyn Nine-Nine (NBC)
Sterling K. Brown as Reggie on The Marvelous Mrs. Maisel (Prime Video)
William Jackson Harper as Chidi Anagonye on The Good Place (NBC)
Dan Levy as David Rose on Schitt's Creek (Pop TV)
Tony Shalhoub as Abe Weissman on The Marvelous Mrs. Maisel (Prime Video)
Kenan Thompson as Various Characters on Saturday Night Live (NBC)

Outstanding Supporting Actress in a Comedy Series
Alex Borstein as Susie Myerson on The Marvelous Mrs. Maisel (Prime Video)
D'Arcy Carden as Janet on The Good Place (NBC)
Betty Gilpin as Debbie Eagan on GLOW (Netflix)
Marin Hinkle as Rose Weissman on The Marvelous Mrs. Maisel (Prime Video)
Kate McKinnon as Various Characters on Saturday Night Live (NBC)
Annie Murphy as Alexis Rose on Schitt's Creek (Pop TV)
Yvonne Orji as Molly Carter on Insecure (HBO)
Cecily Strong as Various Characters on Saturday Night Live (NBC)

Outstanding Directing for a Comedy Series
The Great (Hulu): "The Great" -- Directed by Matt Shakman
The Marvelous Mrs. Maisel (Prime Video):
"It's Comedy or Cabbage" -- Directed by Amy Sherman-Palladino
"Marvelous Radio" -- Directed by Daniel Palladino
Modern Family (ABC): "Finale, Part 2" -- Directed by Gail Mancuso
Ramy (Hulu): "Miakhalifa.mov" -- Directed by Ramy Youssef
Schitt's Creek (Pop TV): "Happy Ending" -- Directed by Andrew Cividino and Dan Levy
Will & Grace (NBC): "We Love Lucy" -- Directed by James Burrows

Outstanding Writing for a Comedy Series
The Good Place (NBC): "Whenever You're Ready" -- Written by Michael Schur
The Great (Hulu): "The Great" -- Written by Tony McNamara
Schitt's Creek (Pop TV):
"Happy Ending" -- Written by Dan Levy

"The Presidential Suite" -- Written by David West Read
What We Do in the Shadows (FX):
"Collaboration" -- Written by Sam Johnson and Chris Marcil
"Ghosts" -- Written by Paul Simms
"On the Run" -- Written by Stefani Robinson

Outstanding Drama Series
Better Call Saul (AMC)
The Crown (Netflix)
The Handmaid's Tale (Hulu)
Killing Eve (BBC America)
The Mandalorian (Disney+)
Ozark (Netflix)
Stranger Things (Netflix)
Succession (HBO)

Outstanding Lead Actor in a Drama Series
Jason Bateman as Martin "Marty" Byrde on Ozark (Netflix)
Sterling K. Brown as Randall Pearson on This Is Us (NBC)
Steve Carell as Mitch Kessler on The Morning Show (Apple TV+)
Brian Cox as Logan Roy on Succession (HBO)
Billy Porter as Pray Tell on Pose (FX)
Jeremy Strong as Kendall Roy on Succession (Episode: "This Is Not for Tears") (HBO)

Outstanding Lead Actress in a Drama Series
Jennifer Aniston as Alex Levy on The Morning Show (Apple TV+)
Olivia Colman as Elizabeth II on The Crown (Netflix)
Jodie Comer as Oksana Astankova / Villanelle on Killing Eve (BBC America)
Laura Linney as Wendy Byrde on Ozark (Netflix)
Sandra Oh as Eve Polastri on Killing Eve (BBC America)
Zendaya as Rue Bennett on Euphoria (HBO)

Outstanding Supporting Actor in a Drama Series
Nicholas Braun as Greg Hirsch on Succession (HBO)
Billy Crudup as Cory Ellison on The Morning Show (Apple TV+)
Kieran Culkin as Roman Roy on Succession (HBO)
Mark Duplass as Charlie "Chip" Black on The Morning Show (Apple TV+)
Giancarlo Esposito as Gus Fring on Better Call Saul (AMC)
Matthew Macfadyen as Tom Wambsgans on Succession (HBO)
Bradley Whitford as Commander Joseph Lawrence on The Handmaid's Tale (Hulu)
Jeffrey Wright as Bernard Lowe on Westworld (Episode: "Crisis Theory") (HBO)

Outstanding Supporting Actress in a Drama Series
Helena Bonham Carter as Princess Margaret on The Crown (Netflix)
Laura Dern as Renata Klein on Big Little Lies (HBO)
Julia Garner as Ruth Langmore on Ozark (Netflix)
Thandie Newton as Maeve Millay on Westworld (HBO)
Fiona Shaw as Carolyn Martens on Killing Eve (BBC America)
Sarah Snook as Siobhan "Shiv" Roy on Succession (HBO)
Meryl Streep as Mary Louise Wright on Big Little Lies (HBO)
Samira Wiley as Moira Strand on The Handmaid's Tale (Hulu)

Outstanding Directing for a Drama Series
The Crown (Netflix):
"Aberfan" -- Directed by Benjamin Caron
"Cri de Coeur" -- Directed by Jessica Hobbs
Homeland (Showtime): "Prisoners of War" -- Directed by Lesli Linka Glatter
The Morning Show (Apple TV+): "The Interview" -- Directed by Mimi Leder
Ozark (Netflix):
"Fire Pink" -- Directed by Alik Sakharov
"Su Casa Es Mi Casa" -- Directed by Ben Semanoff
Succession (HBO):
"Hunting" -- Directed by Andrij Parekh

"This Is Not for Tears" -- Directed by Mark Mylod

Outstanding Writing for a Drama Series
Better Call Saul (AMC):
"Bad Choice Road" -- Written by Thomas Schnauz
"Bagman" -- Written by Gordon Smith
The Crown (Netflix): "Aberfan" -- Written by Peter Morgan
Ozark (Netflix):
"All In" -- Written by Chris Mundy
"Boss Fight" -- Written by John Shiban
"Fire Pink" -- Written by Miki Johnson
Succession (HBO): "This Is Not for Tears" -- Written by Jesse Armstrong

Outstanding Limited Series
Little Fires Everywhere (Hulu)
Mrs. America (FX)
Unbelievable (Netflix)
Unorthodox (Netflix)
Watchmen (HBO)

Outstanding Television Movie
American Son (Netflix)
Bad Education (HBO)
Dolly Parton's Heartstrings: "These Old Bones" (Netflix)
El Camino: A Breaking Bad Movie (Netflix)
Unbreakable Kimmy Schmidt: Kimmy vs. The Reverend (Netflix)

Outstanding Lead Actor in a Limited Series or Movie
Jeremy Irons as Adrian Veidt on Watchmen (HBO)
Hugh Jackman as Dr. Frank Tassone on Bad Education (HBO)
Paul Mescal as Connell Waldron on Normal People (Hulu)
Jeremy Pope as Archie Coleman on Hollywood (Netflix)
Mark Ruffalo as Dominick and Thomas Birdsey on I Know This Much Is True (HBO)

Outstanding Lead Actress in a Limited Series or Movie
Cate Blanchett as Phyllis Schlafly on Mrs. America (FX)
Shira Haas as Esther "Esty" Shapiro on Unorthodox (Netflix)
Regina King as Angela Abar / Sister Night on Watchmen (HBO)
Octavia Spencer as Madam C. J. Walker on Self Made (Netflix)
Kerry Washington as Mia Warren on Little Fires Everywhere (Hulu)

Outstanding Supporting Actor in a Limited Series or Movie
Yahya Abdul-Mateen II as Calvin "Cal" Abar / Doctor Manhattan on Watchmen (HBO)
Jovan Adepo as Young Will Reeves on Watchmen (Episode: “This Extraordinary Being”) (HBO)
Tituss Burgess as Titus Andromedon on Unbreakable Kimmy Schmidt: Kimmy vs. The Reverend (Netflix)
Louis Gossett Jr. as Will Reeves on Watchmen (HBO)
Dylan McDermott as Ernest "Ernie" West on Hollywood (Netflix)
Jim Parsons as Henry Willson on Hollywood (Netflix)

Outstanding Supporting Actress in a Limited Series or Movie
Uzo Aduba as Shirley Chisholm on Mrs. America (Episode: “Shirley”) (FX)
Toni Collette as Det. Grace Rasmussen on Unbelievable (Netflix)
Margo Martindale as Bella Abzug on Mrs. America (FX)
Jean Smart as Laurie Blake on Watchmen (HBO)
Holland Taylor as Ellen Kincaid on Hollywood (Netflix)
Tracey Ullman as Betty Friedan on Mrs. America (FX)

Outstanding Directing for a Limited Series, Movie, or Dramatic Special
Little Fires Everywhere (Hulu): "Find a Way" -- Directed by Lynn Shelton
Normal People (Hulu): "Episode 5" -- Directed by Lenny Abrahamson
Unorthodox (Netflix) -- Directed by Maria Schrader
Watchmen (HBO):
"It's Summer and We're Running Out of Ice" -- Directed by Nicole Kassell
"Little Fear of Lightning" -- Directed by Steph Green
"This Extraordinary Being" -- Directed by Stephen Williams

Outstanding Writing for a Limited Series, Movie, or Dramatic Special
Mrs. America (FX): "Shirley" -- Written by Tanya Barfield
Normal People (Hulu): "Episode 3" -- Written by Sally Rooney and Alice Birch
Unbelievable (Netflix): "Episode 1" -- Written by Susannah Grant, Michael Chabon and Ayelet Waldman
Unorthodox (Netflix): "Part 1" -- Written by Anna Winger
Watchmen (HBO): "This Extraordinary Being" -- Written by Damon Lindelof and Cord Jefferson

Outstanding Competition Program
The Masked Singer (Fox)
Nailed It! (Netflix)
RuPaul's Drag Race (VH1)
Top Chef (Bravo)
The Voice (NBC)

Outstanding Variety Talk Series
The Daily Show with Trevor Noah (Comedy Central)
Full Frontal with Samantha Bee (TBS)
Jimmy Kimmel Live! (ABC)
Last Week Tonight with John Oliver (HBO)
The Late Show with Stephen Colbert (CBS)

#HollywoodCiak
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