giovedì 27 ottobre 2022

Film 2143 - Do Revenge

Intro: Molto, molto interessato a recuperare questo film, non appena ho potuto me lo sono sparato su Netflix.

Film 2143: "Do Revenge" (2022) di Jennifer Kaytin Robinson
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: per la prima parte della storia, il film parrebbe andare a parare proprio dove te lo aspetti e tutto fila liscio secondo i piani. Poi, improvvisamente, la virata narrativa che dovrebbe sconvolgere la trama e lo spettatore. Il problema è che in realtà questo colpo di scena lo si sospetta già da un po'. Il che non è necessariamente terribile, ci ricorda solo che questa pellicola è meno scaltra di quanto non vorrebbe far credere.
In ogni caso "Do Revenge" è sufficientemente carino da risultare godibile, trainato da due protagoniste affiatate e dal carisma naturale di Maya Hawke che conquista dal primo istante. C'è qualcosa di lei che affascina e ammalia e il film non può che giovarne.
Poi, sì, ci troviamo davanti all'ennesimo prodotto Netflix da vedere e dimenticare, uno di quei titoli che prova ad emulare in chiave moderna qualche classico del passato - qui si cita "Le relazioni pericolose", ma io ci ho rivisto più un incrocio tra "Schegge di follia" e "Mean Girls" sinceramente - ma il risultato finale non è sufficientemente tagliente o memorabile per riuscire ad avvicinarsi a pellicole di quel calibro.
Poco male, non ci aspettavamo certo la redifinizione di qualche canone cinematografico. Quindi, per quello che è, "Do Revenge" funziona. Ma ci fermiamo lì.
Cast: Camila Mendes, Maya Hawke, Austin Abrams, Rish Shah, Talia Ryder, Alisha Boe, Ava Capri, Jonathan Daviss, Paris Berelc, Maia Reficco, Rachel Matthews, Sophie Turner, Sarah Michelle Gellar.
Box Office: /
Vale o non vale: Cast giovane ed estremamente contemporaneo, il ritorno sul grande (?) schermo della divina Sarah Michelle Gellar, qualche colpo di scena a scuotere un racconto veloce e a ritmo di una colonna sonora al passo coi tempi, "Do Revenge" si offre come passatempo adeguato per chi apprezzi le commedie dark incentrate sui drammi del liceo (contemporaneo) a suon di revenge porn e reputazione da mantenere. Camila Mendes di "Riverdale" conduce tutta l'orchestra, anche se sembrerebbe non riuscirsi a scrollare di dosso il ruolo di Veronica Lodge che l'ha resa famosa. E' vera che non esiste cattiva pubblicità, ma le servirebbe interpretare qualcos'altro.
Premi: /
Parola chiave: Passato.
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#HollywoodCiak
Bengi

mercoledì 26 ottobre 2022

Film 2142 - The Eyes of Tammy Faye

Intro: Quest'anno per niente ispirato dalla "corsa" agli Oscar, recupero con estremo ritardo uno dei film che, a sorpresa, l'ha fatta da padrone ai 94esimi Academy Awards.

Film 2142: "The Eyes of Tammy Faye" (2021) di Michael Showalter
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: Ciarán
In sintesi: e il cast di "The Help" ce l'ha fatta! Anche Jessica Chastain vince il suo Oscar e porta a 5 le attrici del film che sono state riconosciute dall'Academy dall'uscita nelle sale della pellicola di Tate Taylor a partire dal 2011 con le interpretazioni di Octavia Spencer (Miglior attrice non protagonista per "The Help", 2012), Emma Stone e Viola Davis che hanno vinto durante la stessa edizione (rispettivamente Miglior attrice per "La La Land" e Miglior attrice non protagonista per "Fences", 2016) e Allison Janney (Miglior attrice non protagonista per "I, Tonya", 2017). Rimane fuori solamente Bryce Dallas Howard che, per il momento, non pare avere imminenti probabilità di vittoria. Ma torniamo alla storia dei telepredicatori Tammy Faye e Jim Bakker.
Non sapevo esattamente cosa aspettarmi da questa pellicola, perché avevo letto critiche abbastanza divise. Da un lato l'interpretazione della Chastain lodata senza se e senza ma, dall'altro incertezza rispetto all'opera in generale, giudicata debole e non all'altezza della sua protagonista. La verità è che, sì, "The Eyes of Tammy Faye" non è perfetto, ma nemmeno così problematico come mi era parso di intendere. E' il classico biopic che vive sulle spalle di una sola interpretazione che porta a casa la vittoria, pur condividendo il merito assieme a una costellazione di comprimari che satellitano attorno al focus della storia. Che qui è quella di Tammy Faye Bakker.
Dalle povere origini e la scoperta della fede, passando per il matrimonio con Jim Bakker - che è ancora vivo, tra l'altro - fino al successo televisivo come predicatrice religiosa, questa pellicola ci racconta le molte peripezie della vita di Tammy Faye. Qui dipinta come dolce e naïf, innocente e colpevole allo stesso tempo, il film non si allontana mai dalla narrazione che vuole la sua eroina quale voce indipendente tra una marea religiosa al limite del fanatico. Insomma, Tammy è sì una conservatrice, ma in un certo senso una riformista, una voce accogliente che, grazie a quella ingenuità di cui sopra e l'amore di chi la guarda da casa, riesce ad esporre il suo pubblico a tematiche controverse (AIDS, omosessualità, ma anche vicende personali come tradimento e relazioni extraconiugali) e impensabili non solo per l'epoca, ma anche per l'audience. Il tutto in parallelo con un'attività criminale che porterà l'incarcerazione di Jim (Garfield) per frode, nonché un'altra serie di scandali sulla e riguardo la famosa coppia. Insomma, ce n'è davvero per tutti i gusti.
Non a caso il film si basa sull'omonimo documentario del 2000 di Fenton Bailey e Randy Barbato, ovvero i fondatori nientemeno che di World of Wonder Productions, la compagnia che produce "RuPaul's Drag Race". La sensazione, infatti, è che la vita per tanti versi straordinaria di questa donna, beneficierebbe di una lente più veritiera e meno di finzione, anche se la coppia Chastain - Garfield fa un ottimo lavoro e risulta particolarmente affiatata.
In tutta onestà la visione di "The Eyes of Tammy Faye" mi ha sorpreso in positivo, affascinato dalle vicende della sua protagonista e certamente rapito dal suo delicato carisma interposto alla chiassosa persona televisiva. Toccante, poi, il momento in cui Tammy intervista in diretta un malato di AIDS in un momento storico in cui l'apparente cura per il "cancro gay" sembrava essere l'isolamento delle vittime ed evitare ogni contatto fisico.
Insomma, forse la sceneggiatura sarebbe potuta andare un po' più in profondità rispetto al contesto esterno alla coppia e le implicazioni di certe azioni e accadimenti del tempo, ma è indubbio che "The Eyes of Tammy Faye" rimanga un prodotto nel suo genere interessante che offre una piattaforma a un personaggio francamente sconosciuto a molti.
Cast: Jessica Chastain, Andrew Garfield, Cherry Jones, Vincent D'Onofrio, Mark Wystrach, Sam Jaeger.
Box Office: $2.7 milioni
Vale o non vale: Non per tutti, ma di valore per certi elementi come le interpretazioni e l'interessante personaggio al centro della storia, "The Eyes of Tammy Faye" riesce a mettere in scena con maestria l'universo colorato e kitsch di Tammy Faye Bakker, anche se dalla storia si fatica a capire quanta dell'ingenuità raccontata qui si possa considerare attendibile. Forse anche questo è parte del fascino misterioso della telepredicatrice americana, le cui luci e ombre non smettono di rincorrersi per tutta la durata del racconto.
Premi: 2 nomination all'Oscar e 2 vittorie per Miglior attrice protagonista (Chastain) e Miglior trucco. BAFTA per il trucco e nomination ai Golden Globe per la Migliore attrice protagnosita drammatica.
Parola chiave: Lord.
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#HollywoodCiak
Bengi

lunedì 24 ottobre 2022

Film 2141 - See How They Run

Intro: Avevo dato a Ciarán la possibilità di scegliere tra 3 possibili pellicole da vedere e, all'ultimo minuto, ha deciso di optare per questa. Onestamente non era tra le mie priorità, ma non mi sottraggo mai alla possibilità di un buon whodunit.

Film 2141: "See How They Run" (2022) di Tom George
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Ciarán
In sintesi: non avevo altissime aspettative rispetto a questo progetto cinematografico, per cui ammetto di essere rimasto piacevolmente sorpreso dal tono del film, dalle ottime interpretazione, i tempi comici (di mio gusto) e un risultato finale d'insieme ironico quanto basta, talvolta pungente, e tutto sommato godevole.
Poi, che sia un capolavoro non si può certo dire (Ciarán l'ha detestato), però ho apprezzato le atmosfere surreali e il circo di assurdi personaggi che condiscono la storia - tutti interpretati da attori di un certo livello - capitanati dall'inaspettatamente dinamico duo formato da Sam Rockwell e Saoirse Ronan. Divertente.
Cast: Sam Rockwell, Saoirse Ronan, Adrien Brody, Ruth Wilson, Reece Shearsmith, Harris Dickinson, David Oyelowo, Shirley Henderson, Sian Clifford, Pippa Bennett-Warner.
Box Office: $20.1 milioni (ad oggi)
Vale o non vale: L'ho trovato molto piacevole e dal ritmo sufficientemente serrato, nonché magnificamente trainato dalla coppia Rockwell - Ronan che insieme fa scintille. Meno riuscito del carismatico "Knives Out", "See How They Run" riesce comunque a consegnare allo spettatore un prodotto finale di qualità. Non per tutti, ma gli amanti del genere whodunit in salsa comedy dovrebbero apprezzare.
Premi: /
Parola chiave: Storia vera.
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Bengi

martedì 18 ottobre 2022

Film 2140 - Hocus Pocus 2

Intro: Non che ci fosse davvero bisogno di un sequel, ma la Disney è sicuramente stata in grado di creare la giusta dose di attenzione rispetto a questo progetto che, appena uscito, non ho mancato id recuperare all'istante.

Film 2140: "Hocus Pocus 2" (2022) di Anne Fletcher
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: Ciarán
In sintesi: se il film è stato reso disponibile sulla piattaforma Disney+ il 30 settembre, io e Ciarán ce lo siamo visti esattamente un giorno dopo perché, diciamocelo, visto il magnifico trio, questo era decisamente il titolo "gay" della stagione. Bette Midler, Sarah Jessica Parker e Kathy Najimy tornano ad interpretare le sorelle Sanderson e, bisogna concederglielo, sono davvero in formissima (oltre che un trio davvero affiatato). Non fosse per loro, ovviamente, un prodotto come "Hocus Pocus 2" meriterebbe ben poca attenzione.
In effetti, va detto, il film non è davvero niente di che e anche se tenta di aggiornare il proprio racconto adattandolo all'audience contemporanea, il confronto con l'originale è decisamente inferiore. Godibile, per carità, ma "Hocus Pocus" non si batte.
Quindi, per quanto davvero non ci fosse bisogno di un secondo appuntamento a Salem, l'effetto nostalgia sicuramente la fa da padrone e ci riporta - a chi nel '93 aveva già la capacità di intendere e di volere - a quelle atmosfere da film Disney anni '90 che è davvero impossibile replicare o ricreare oggi. Il che non è necessariamente un male, anche se fa un po' effetto pensare che siano passati 29 anni dall'uscita del primo iconico capitolo. Il tempo vola, come le sorelle Sanderson sulle loro scope. A una prossima avventura?
Film 1435 - Hocus Pocus
Film 2140 - Hocus Pocus 2
Cast: Bette Midler, Sarah Jessica Parker, Kathy Najimy, Sam Richardson, Doug Jones, Whitney Peak, Belissa Escobedo, Tony Hale, Hannah Waddingham.
Box Office: /
Vale o non vale: I fan dell'originale apprezzeranno questo ritorno a Salem in grande stile, sopratutto grazie alle magnifiche Midler, Parker e Najimy che, anche in questa seconda occasione, riescono a rendere iconico il trio di streghe. Il film, diciamocelo pure, funziona solo grazie a loro. Il resto è contorno e ce ne frega il giusto. Ma è poi così che doveva essere, per cui non ci stupiamo di niente e ringraziamo Disney che ci ha concesso il bis.
Per chi non avesse apprezzato il primo capitolo - o chi fosse alla ricerca di un film di Halloween ben più spaventoso - decisamente meglio cercare altrove.
Premi: /
Parola chiave: Candela.
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Bengi

mercoledì 12 ottobre 2022

Film 2139 - Smile

Intro: Nuovo appuntamento al cinema, questa volta in chiave horror!

Film 2139: "Smile" (2022) di Parker Finn
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Paul
In sintesi: il film sulla bocca di tutti nelle ultime due settimane è un titolo su cui non avrei francamente scommesso una lira. "Smile", in silenzio e a suon di sorrisi inquietanti, sbanca il botteghino americano alla prima settimana e fa fuori la concorrenza piazzandosi alla prima posizione (poi di nuovo in testa anche questa seconda settimana).
Il merito va certamente alla poca concorrenza e, va detto, un'idea intrigante dietro alla premessa del film, che poi però si perde dietro a un copia e incolla un po' troppo goffo. Poi, per carità, di per sé il film non è male, ma sicuramente non ridefinisce in alcun modo il genere di paura.
Sarà che siamo sempre più a tiro con Halloween, sarà che c'è veramente poco altro da vedere, di fatto "Smile" si è proposto come sufficiente alternativa ad un altrimenti blandissimo fine settembre-inizio ottobre cinematografico, oltre che un periodo piuttosto lungo senza un titolo dell'orrore.
Sia quel che sia, la pellicola con la figlia d'arte Sosie Bacon (Kevin Bacon + Kyra Sedgwick) regala un preambolo be architettato: una psichiatra riceve una paziente appena ricoverata che dice di essere perseguitata da una presenza capace di manifestarsi in forma umana. La differenza, però, è che quando questo accade, le persone la fissano sorridendo con un ghigno inquietante.
La paziente finirà, poi, per suicidarsi di fronte alla dottoressa che, col passare del tempo, comincerà a notare lo stesso fenomeno. Fin qui, devo dire, tutto funziona.
I problemi cominciano a verificarsi col procedere della storia. Innanzitutto il ritmo del film crolla improvvisamente e, per un po', si ha la senszione che non succeda quasi nulla. Quando si supera questo stallo, comunque, lo spettatore ha già avuto il tempo di capire cosa stia succedendo alla protagonista, quale sia il mistero che si cela dietro questi sorrisi. Il punto, però, è che la protagonista non ci è ancora arrivata e ci metterà ancora del tempo (e non poco) per mettersi in pari. La storia è così ovvia che non si capisce come una donna intelligente come Rose (Bacon) - abituata tra l'altro a dover adattare velocemente il suo pensiero alle circostanze che la circondano - non riesca ad intuire che, sì, la trama di "Smile" è totalmente scopiazzata da quella di "The Ring". Paro paro. (*Spoiler*) Si guarda qualcosa che innesca un meccanismo malefico che, nel giro di una settimana, porterà alla morte della persona. Per rimuovere la maledizione si dovrà fare a qualcun'altro quella cosa che innesca il meccanismo e così via.
Quindi no, il racconto qui non presenta davvero niente di nuovo, anche se va detto che il film approfondisce efficacemente il trauma infantile della protagonista, sfruttando intelligentemente le caratteristiche comportamentali del mostro a favore della trama e la caratterizzazione del personaggio.
Detto questo, per concludere, aggiungo che la recitazione di uno dei protagonisti, Jessie T. Usher, è imbarazzante. Dall'inizio alla fine.
Insomma, "Smile" non è certo un capolavoro, ma fa spaventare quanto basta e intrattiene a dovere in vista di una notte delle streghe che si fa sempre più vicina.
Cast: Sosie Bacon, Jessie T. Usher, Kyle Gallner, Caitlin Stasey, Kal Penn, Rob Morgan, Robin Weigert, Judy Reyes.
Box Office: $95 milioni (ad oggi)
Vale o non vale: La trama ricorda per tanti aspetti "The Ring", ma tutto sommat ola visione non è male. A volte il film è talmente esagerata da suscitare qualche risata, ma il finale riscatta un secondo atto a volte traballante.
Premi: /
Parola chiave: Madre.
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Bengi

lunedì 10 ottobre 2022

Film 2138 - Don't Worry Darling

Intro: Tornati in Italia che si fa? Ma andiamo al cinema, ovviamente, a recuperare il film più chiacchierato della stagione e di Venezia 2022.

Film 2138: "Don't Worry Darling" (2022) di Olivia Wilde
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Ciarán
In sintesi: il film non è perfetto, ma certamente non terribile. Forse il suo peggior difetto è quello di non portare con sé niente che non sia già stato fatto o mostrato prima, ma nel complesso il risultato finale è godibile.
Tecnicamente è un prodotto ben fatto, la fotografia di Matthew Libatique è impeccabile, la colonna sonora di John Powell assolutamente disturbante, bei costumi e location e la regia di Olivia Wilde, per quanto non particolarmente innovativa, serve la storia dignitosamente.
Ribadisco, per me l'unico vero difetto imputabile a "Don't Worry Darling" è che di fatto si serva di escamotage già visti e di una rivelazione finale che sa di meno eclatante del previsto. La storia si prende - giustamente - il suo tempo per stabilire le dinamiche incoerenti di un mondo perfetto solo in superficie e, fino a un certo punto, il racconto regge. Poeteva essere sforbiciato in alcune parti? Decisamente, ma quantomeno è coerente.
Poi con la virata rivelatoria del terzo atto, il tutto prende una piega un po' sciapa e ci troviamo di fronte a un epilogo meno forte rispetto alle premesse iniziali.
La realtà come una gabbia insopportabile da cui evadere, i ruoli sociali femminile e maschile, l'assoggettazione e l'abuso, il complesso di inferiorità, la riesumazione di valori datati, meccanismi psicologici di compensazione, tutti questi temi, insieme al finale fantascientifico (con intelligenza artificiale annessa), sono molto interessanti e favoriscono non pochi spunti di riflessione e discussione. Di fatto, però, questa pellicola manca di offrire nuove prospettive o addirittura una propria visione su tutti gli elementi tirati in ballo e finisce per liquidare tutte le implicazioni tirate in ballo dalla rivelazione finale in un rush finale che coglie lo spettatore di sorpresa, sì, ma non concede alla storia la possibilità di elaborare l'accaduto e trarne le necessarie conclusioni. E' chiaro che il giudizio di "Don't Worry Darling" rispetto alle azioni di suoi protagonisti (maschi) sia negativo, ma questo non è sufficiente. La storia dovrebbe prendere una posizione che non sia di banale evidenza e, con lei, chi scrive e dirige.
Poi mi rendo conto che si tratti di un film ad ampio consumo che puntasse il tutto sul richiamo di un cast stellare e particolarmente glam a cui aggiungere il doppio carico da novanta, ovvero Harry Styles al suo primo ruolo da protagonista, nonché Harry Styles che per la prima volta lavora con la sua compagna Olivia Wilde, qui nei tripli panni di regista, produttrice e attrice. Insomma, l'approfondimento di temi complessi e oggi molto rilevanti forse col tempo è sbiadito sullo sfondo.
Di fatto, comunque, rimane un film che si lascia seguire, perfettamente interpretato da una Florence Pugh sempre più in ascesa anche nel cinema mainstream. A lei l'onere dell'intera storia sulle spalle, che l'attrice inglese riesce sapientemente a condurre regalando un'interpretazione perfettamente calibrata tra note docili e più pacate, esplosioni di sensualità e incredulità, frustrazione e smarrimento. Per lei una grandissima prova d'attrice finalmente non più solamente relegata a ruoli secondari.
Decisamente meno efficace Harry Styles, a volte in evidente disparità recitativa rispetto al resto del cast e, in maggior misura, a Pugh che nelle scene di coppia (specialmente quelle emotivamente più cariche e coincitate) se lo divora. Chris Pine, invece, non delude nel ruolo del carismatico leader della "setta", ma non c'erano veramente dei dubbi a riguardo.
Insomma, "Don't Worry Darling" fa centro solo in parte, ma si perde nel finale. Sarebbe potuto essere un thriller più interessante e moderno e, invece, finisce per accantonare l'anima high-tech della storia in favore di un immaginario estetico troppo superficiale per costituire una solida base per la storia. Mettiamola così: il terzo atto sarebbe dovuto essere il secondo, cosicché nel finale si sarebbero potute esplorare meglio le implicazioni e conseguenze della rivelazione che la storia porta con sé. Peccato.
Cast: Florence Pugh, Harry Styles, Olivia Wilde, Gemma Chan, KiKi Layne, Nick Kroll, Douglas Smith, Sydney Chandler, Timothy Simons, Kate Berlant, Chris Pine.
Box Office: $69.3 milioni (ad oggi)
Vale o non vale: Esteticamente molto bello e curato, si perde nella sceneggiatura. Certi elementi della trama non tornano e non vengono spiegati, altri - specialmente nel finale - dovrebbero venire affrontati con più attenzione e dettaglio. Tutto sommato, però, il film si lascia guardare, specialmente grazie a una Florence Pugh in grandissima forma.
Premi:
Parola chiave: Plane crush.
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#HollywoodCiak
Bengi

domenica 9 ottobre 2022

Film 2137 - Three Thousand Years of Longing

Intro: Ultimo film prima delle due settimane di stop italiane (finalmente!), decido di recuperare l'ultimo film di George Miller di cui non avevo sentito parlare fino a quando, un paio di settimane prima, ne avevo per caso visto il trailer al cinema.

Film 2137: "Three Thousand Years of Longing" (2022) di George Miller
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: assolutamente non il film che mi aspettavo, questo "Three Thousand Years of Longing" mi ha lasciato in parte soddisfatto, anche se avrei preferito un racconto meno fiabesco e, diciamo, più dinamico.
Non che manchi l'azione o la storia sia raccontata con eccessiva lentezza, ma sicuramente si percepisce una differenza di "passo" quando la trama si concentra su Tilda Swinton e la sua personale avventura moderna puttosto che sui racconti del genio Idris Elba, decisamente più interessanti sia a livello narrativo che estetico. E' nei momenti in cui il magico abitante della lampada (in questo caso vasetto) ripercorre il suo passato e le vicissitudini che lo hanno costretto alla prigionia di vetro che la storia prende davvero vita, lasciando lo spettatore desideroso di vedere e scoprire di più.
Questo binomio moderno/fiabesco è forse l'aspetto che mi ha lasciato più perplesso rispetto al film di Miller, magistrale nel mettere in scena la fiaba, i suoi protagonisti e le loro vicende ma che, inavvertitamente, conferisce al resto della storia un'allure meno desiderabile e interessante. Anche perché, diciamocelo, Alithea (Swinton) non è esattemente un personaggio carismatico.
Poi, per carità, ho trovato inaspettatamente piacevole la quota romantica del finale - una piega che credo in pochi avessero previsto - ma questo non riesce in ogni caso a salvare il risultato finale dalla sensazione di aver assistito alla narrazione di due differenti storie che corrono parallele senza mai davvero incontrarsi o amalgamarsi.
Senza contare che la promessa dei 3 desideri, la presenza di un genio della lampada, la famosa creatività di Miller come storyteller e una certa potenza evocativa del trailer, a inizio film farebbero pensare a tutt'altro tipo di film che, nella realtà, mai si concretizza. E se potenzialmente questo non dovrebbe rappresentare un problema o un ostacolo, qui finisce per lasciare lo spettatore più confuso che soddisfatto. Perché, con l'inebriante prospettiva di 3 desideri e l'infinito come limite, passiamo più di metà del film in una camera d'albergo? La caratterizzazione di Alithea e del suo personaggio funziona come scusa fino a un certo punto, diciamocelo. Si sarebbero potute esplorare altre vie per implicare la sua caparbietà e risolutezza, ribadire quanto sia a suo agio con sé stessa e le sue scelte di vita riuscendo comunque a farla uscire dalle quattro mura cui la sceneggiatura la confina per troppo tempo del film. E, non fosse per gli esotici racconti del genio, si sarebbe rischiato di suscitare nello spettatore un certo senso di claustrofobia.
Un po' un peccato, insomma, perché chiaramente i due protagonisti sono attori meravigliosi, Miller ha un modo di raccontare tutto suo che incanta e affascina e la storia, in generale, avrebbe potuto espandersi e raccontare meraviglie purtroppo qui solo marginalmente esplorate (e comunque sempre declinate al passato).
Sicuramente una parte di me è rimasta delusa dall'esperienza "Three Thousand Years of Longing" dalla quale mi aspettavo molto, molto di più e decisamente qualcosa di diverso. Poi, lo ammetto, certi aspetti della visione di questo film mi hanno comunque conquistato, principalmente l'approccio fiabesco, che onestamente avrei preferito costituisse la maggior parte del racconto.
Non il film che mi aspettavo, non quello che desideravo veder,e ma certamente un'esperienza cinematografica diversa rispetto al solito. Non basterà a tutti, ma per qualcuno potrebbe valere la visione (non per molti, visto il gigantesco flop commerciale che questo film è stato, partito da un budget $60 milioni).
Ps. Per gli amanti della cultura pop, nel film compare in un cameo muto una delle figure chiave dell'advertisment italiano anni '90-'00, ovvero nientemeno che Megan Gale.
Non è la prima volta, però, che Miller e Gale collaborano, avendo già visto l'attrice australiana prendere parte in un ruolo decisamente marginale (ma quantomeno non muto) nel precedente "Mad Max: Fury Road". Pps. Non so quanto rilevante per i più, ma nelle mie note a fine visione ho scritto: Tilda Swinton ricorda una combo tra Miranda di "Sex and the City" e la costumista Sandy Powell.
Sulla scia di questo pensiero, mi sento di aggiungere che il personaggio di Alithea mi ha ricordato quella della protagonista del film "Nim's Island" interpretato da Jodie Foster.
Cast: Tilda Swinton, Idris Elba, Aamito Lagum, Lachy Hulme, Megan Gale, Melissa Jaffer, Anne Charleston.
Box Office: $17.5 milioni
Vale o non vale: Non l'ho amato, non l'ho detestato. O, per essere forse più precisi, ho adorato certe parti e trovato più faticose certe altre. Ed è un po' questa la caratteristica più evidente di "Three Thousand Years of Longing", una pellicola troppo evidentemente divisa a metà e difficilmente "incollata" insieme.
Non per tutti, ma sicuramente un'esperienza cinematografica diversa dal solito.
Premi:
Parola chiave: Desideri.
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Bengi

venerdì 7 ottobre 2022

Film 2136 - E.T. the Extra-Terrestrial

Intro: Sabato sera al cinema per approfittare della giornata di sconti da Cineworld (tutti gli spettacoli a 3€!), finiamo per andare a rivedere all'IMAX uno dei classiconi della cinematografia americana.

Film 2136: "E.T. the Extra-Terrestrial" (1982) di Steven Spielberg
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Ciarán
In sintesi: non rivedevo "ET" da una vita e, se devo essere onesto, una parte di me rimaneva un po' titubante. Non perché non volessi rivederlo - in realtà erano anni che aspettavo l'occasione giusta - ma perché ricordavo di un tentativo di visione poi abbandonata di qualche tempo fa. All'epoca la pellicola di Spielberg mi era sembrata un po' troppo lenta rispetto a ciò che in quel momento stavo cercando.
La possibilità di rivedere "E.T. the Extra-Terrestrial" - in occasione del 40esimo anniversario dall'uscita in sala - è capitata al momento perfetto. Questa volta ero alla ricerca esattamente di un film come questo, una storia dolce e raccontata con garbo e delicatezza, che ci ricorda quanto la diversità stia solo negli occhi di chi guarda.
Nonostante una certa lentezza narrativa cui oggi siamo meno abituati, il racconto riesce comunque e ancora oggi a conquistare lo spettatore grazie a una serie di personaggi perfetti - forse ancora più che ET stesso, la dolcissima Drew Barrymore - nonché una storia che mixa sapientemente sci-fi, drama e un tocco quasi fantasy, il tutto tenuto insieme dalla visione del regista e una colonna sonora di John Williams a dir poco indimenticabile (non nascondo di essermi più volte commosso, anche trasportato dai ricordi di quando, da ragazzino, ascoltavo l'iconica colonna sonora di questo film).
Insomma, non che ci fossero dubbi, ma "ET" rimane sicuramente una delle pietre miliari del cinema moderno, indimenticato gioiellino che, 40 anni fa, riuscì a mettere insieme talento, creatività e una storia meno banale di quanto possa sembrare inizialmente, il tutto per un risultato finale che ancora oggi sorprende, coinvolge e affascina il pubblico di adulti e bambini.
Cast: Dee Wallace, Henry Thomas, Peter Coyote, Robert MacNaughton, Drew Barrymore.
Box Office: $794.9 milioni
Vale o non vale: Capolavoro indiscusso, meraviglioso esempio di film solo apparentemente destinato ai bambini, "E.T. the Extra-Terrestrial" riesce ancora oggi ad appassionare e stupire lo spettatore, regalando uno spettacolo per gli occhi e il cuore ararmente replicato dal cinema di oggi. Iconico per una moltitudine di aspetti. Sfido chiunque a non ripetere almeno una volta «ET telefono casa» dopo la visione.
Premi: Candidato a 9 premi Oscar tra cui Miglior film, regia e sceneggiatura originale, ne ha vinti 4: Miglior colonna sonora di John Williams, effetti speciali (tra cui l'italiano Carlo Rambaldi), sonoro e mixaggio sonoro. 12 nomination ai BAFTA tra cui film, regia, sceneggiatura e attrice esordiente (Barrymore), ha vinto quello per la colonna sonora. Nomination ai César per il Miglior film straniero, nomination nella stessa categoria ai David di Donatello e vittoria per il Migliore Regista Straniero a Spielberg. 5 nomination ai Golden Globe e 2 vittorie per Miglior film drammatico e colonna sonora, mentre ai Grammy il film ha vinto 3 premi spalmati su due anni (1983-84): i primi due per Williams che ha vinto per Best Instrumental Arrangement Accompanying Vocal(s) e Best Instrumental Composition, il terzo per Best Recording for Children ("E.T. the Extra-Terrestrial album"), consegnato ai due produttori Quincy Jones e Michael Jackson.
Parola chiave: Piantina.
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Bengi

giovedì 6 ottobre 2022

Film 2135 - 27 Dresses

Intro: Torniamo per un attimo alle romcom facili facili per una serata tranquilla.

Film 2135: "27 Dresses" (2008) di Anne Fletcher
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: Ciarán
In sintesi: non la mia commedia romantica preferita, comunque un prodotto sufficientemente innocuo da prestarsi ad ogni occasione che richieda le connessioni nervose a pilota automatico, "27 Dresses" funziona per l'idea assurda ma simpatica e una protagonista perfetta per la parte.
Film 1090 - 27 volte in bianco
Film 2135 - 27 Dresses
Cast: Katherine Heigl, James Marsden, Malin Åkerman, Judy Greer, Edward Burns, Melora Hardin, Maulik Pancholy.
Box Office: $162.7 milioni
Vale o non vale: Dimenticabile? Assolutamente.
Però un buon diversivo per una serata di disimpegno.
Premi: /
Parola chiave: Agenda.
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