domenica 29 novembre 2020

Film 1951 - The Princess Bride

Intro: Nell'ottica della mia operazione nostalgia, questa pellicola non poteva mancare!
Film 1951: "The Princess Bride" (1987) di Rob Reiner
Visto: dalla tv
Lingua: inglese
Compagnia: Victor
In sintesi: questo film è considerato un cult della filmografia per teenager americana, una fiaba a tutti gli effetti che prende il là dal romanzo di William Goldman e non si risparmia nemmeno uno degli archetipi da fiaba, per un risultato finale che oggi sarebbe considerato inaccettabile ma che, 33 anni fa, non metteva in scena nulla di sconvolgente.
Per quanto mi sia goduto la visione in generale e sia rimasto colpito dalla bellezza folgorante di Robin Wright e Cary Elwes nel particolare, va comunque segnalata una serie di elementi che lascia un po' confusi, quando non perplessi.
Innanzitutto il titolo della storia fa riferimento alla principessa (Wright), anche se il protagonista è ovviamente il personaggio maschile che non solo la salverà, ma non perderà l'occasione anche di trattarla male senza alcun motivo a causa del matrimonio reale di ripiego. L'ho trovata una scelta narrativa tremenda e detestabile. Inoltre, Buttercup (questo il nome della principessa...) è rappresentata come impotente, un oggetto da ammirare che non ha alcuna volontà propria ed esprime il suo punto di vista solo per ribadire quanto amasse e ancora ami Westley (Elwes). Per il resto è o muta o incapace di agire.
In generale la trama è sufficientemente sciocca o "innocua" da risultare digeribile a tutto il pubblico di massa a cui questo prodotto aspira, un racconto tranquillizzante che rassicura le bambine sul fatto che il principe azzurro non solo esiste, ma verrà sempre a salvarle e ricorda ai ragazzi che una prova di forza è la via per il cuore della propria amata che, una volta conquistata, può essere tranquillamente maltratta nel momento in cui non si adegua alle aspettative della mentalità patriarcale.
Mi rendo perfettamente conto che "The Princess Bride" sia un prodotto di altri tempi, venduto spesso anche come una sorta di esasperazione di quegli archetipi narrativi che per generazioni hanno dettato i canoni delle storie per ragazzi. Al tempo stesso credo sia giusto far emergere una lettura in chiave contemporanea di alcune tendenze del passato per non dimenticare che certi stereotipi sono superati e non si rischi di far passare messaggi retrogradi solo in nome di un senso di nostalgia per un prodotto commerciale. Va tutto bene fino a quando ci ricordiamo di mantenerci critici nei confronti di chiavi di lettura figlie di un'ideologia superata a cui le nuove generazioni non dovrebbero essere esposte (e quando ciò avviene, dovrebbe essere fornita la spiegazione del perché certe idee non abbiano senso, oggi più che mai).
Insomma, certo non mi aspettavo da questa pellicola la profondità narrativa di un grande prodotto di qualità, però ammetto che una parte di me non sia riuscita a digerire questa reminescenza di un'ideologia arcaica e deprecabile mostrata in maniera così evidente e senza filtri. E' chiaro che il problema non è "The Princess Bride" in sé, ma certe idee che veicola, consapevolmente o meno. E anche se il film può essere un'avventura carina e un passatempo scaccia pensieri, non posso non pensare che nel 2016 sia stato scelto dal National Film Registry americano in quanto pellicola "culturally, historically or aesthetically significant". Anche se probabilmente nessuno mai sceglierà di vedere questo titolo solo perché considerato culturalmente rilevante dal NFR, trovo in ogni caso disturbante che una rappresentazione della donna come quella che viene fatta qui possa essere associata alla definizione di un canone culturale da preservare.
Detto ciò, sperando di non aver rovinato "The Princess Bride" per nessuno, passo e chiudo.
Cast: Robin Wright, Cary Elwes, Mandy Patinkin, Chris Sarandon, Christopher Guest, Wallace Shawn, André the Giant, Peter Falk, Fred Savage, Carol Kane, Billy Crystal.
Box Office: $30.9 milioni
Vale o non vale: Narrativamente spesso lento e rappresentativo di un'ideologia del passato che al giorno d'oggi fa venire i brividi, "The Princess Bride" presenta un'idea estetica molto simile ad altri titoli (come "La storia infinita" e "Labyrinth") ma che nel complesso funziona, anche se è chiaro che tutta la storia vive della (francamente shocckante) bellezza dei due protagonisti e dell'idea di fiaba con happy ending finale. Inaspettatamente, grande cast.
Premi: Candidato all'Oscar per la Miglior canzone originale ("Storybook Love", cantata da Willy DeVille) e al Grammy per Best Album of Original Instrumental Background Score Written for a Motion Picture or Television.
Parola chiave: 6 dita.
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#HollywoodCiak
Bengi

venerdì 27 novembre 2020

Film 1950 - Brightburn

Intro: Era da un po' che volevo recuperare questo film, principalmente per la presenza di Elizabeth Banks finalmente nel ruolo di protagonista.
Film 1950: "Brightburn" (2019) di David Yarovesky
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: premessa interessante, sviluppo così così. Si poteva fare decisamente di meglio con questa storia del bambino alieno che, scoprendo i suoi superpoteri, diventa l'opposto di un supereroe e finisce per uccidere tutti.
Considerato il potenziale psicologico che si sarebbe potuto analizzare qui, la virata horror-splatter non è sufficiente a tenere insieme una storia che sembra non avere nulla da raccontare se non, appunto, dalla prospettiva del genere spaventoso. Ed è un peccato.
Per quanto mi riguarda l'errore è principalmente nel punto di vista del racconto, che mette completamente da parte le ripercussioni psicologiche e concentra l'attenzione sull'idea della spettacolarizzazione del massacro che, di per sé, non presente alcuno spunto creativo. Si sarebbe potuto raccontare la storia da innumerevoli altre angolazioni, approfondendo il rapporto tra Brandon (Jackson A. Dunn) e i genitori adottivi, oppure le origini aliene del ragazzo o ancora il perché gli prenda questa spinta omicida così all'improvviso e, invece, si sceglie la banalità dello shock a tutti i costi. Senza contare che l'ostinata negazione della madre (Elizabeth Banks) è a dir poco fastidiosa. Insomma, "Brightburn" non ha niente di nuovo da mostrare. E, forse, Elizabeth Banks ha bisogno di un nuovo agente.
Cast: Elizabeth Banks, David Denman, Jackson A. Dunn, Matt Jones, Meredith Hagner.
Box Office: $32.9 milioni
Vale o non vale: Horror che mixa (malamente) elementi scifi agganciando l'idea del supereroe al contrario che, venuto a conoscenza dei suoi superpoteri, finirà per massacrare chiunque si opponga alla sua idea di giusto o sbagliato. Poteva essere un film molto più interessante e, invece, finisce per essere la solita banalità. Si può decisamente guardare altro.
Premi: /
Parola chiave: Navicella.
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#HollywoodCiak
Bengi

mercoledì 25 novembre 2020

Grammy Awards 2021: nomination e vincitori

63rd Annual Grammy Awards

Music for visual media

Best Compilation Soundtrack for Visual Media
"A Beautiful Day in the Neighborhood" – Various artists
"Bill & Ted Face the Music" – Various artists
"Eurovision Song Contest: The Story of Fire Saga" – Various artists
"Frozen II" – Various artists
"Jojo Rabbit" – Various artists

Best Score Soundtrack for Visual Media
"Ad Astra" – Max Richter, composer
"Becoming" – Kamasi Washington, composer
"Joker" – Hildur Guðnadóttir, composer
"1917" – Thomas Newman, composer
"Star Wars: The Rise of Skywalker" – John Williams, composer

Best Song Written for Visual Media
"Beautiful Ghosts" (from "Cats")
Andrew Lloyd Webber and Taylor Swift (Taylor Swift)
"Carried Me with You" (from "Onward")
Brandi Carlile, Phil Hanseroth and Tim Hanseroth (Brandi Carlile)
"Into the Unknown" (from "Frozen II")
Kristen Anderson-Lopez and Robert Lopez (Idina Menzel and AURORA)
"No Time to Die" (from "No Time to Die")
Billie Eilish O'Connell and Finneas O'Connell (Billie Eilish)

"Stand Up" (from "Harriet")
Joshuah Brian Campbell and Cynthia Erivo (Cynthia Erivo)

#HollywoodCiak
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lunedì 23 novembre 2020

Film 1949 - Can't Buy Me Love

Intro: Grande ritorno al mio decennio di nascita per recuperare una pellicola di cui non avevo mai sentito parlare. Nientemeno che con un giovanissimo "Dottor Stranamore".
Film 1949: "Can't Buy Me Love" (1987) di Steve Rash
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: Patrick Dempsey un talento comico? Simpatico, sicuramente, anche se il suo personaggio Ronald Miller è un egocentrico arrapato che non esiterà a mettere chiunque da parte pur di raggiungere quella popolarità liceale cui l'americano medio parrebbe ricercare come valore di vita.
In questo senso, Cindy (Amanda Peterson), la ragazza che lo aiuta nella realizzazione del suo tanto agognato desiderio adolescenziale, è centomila anni luce più avanti di lui (l'avremmo mai detto?) in termini di maturità, consapevolezza di sé, obiettivi futuri e una certa dose di ibrido femminismo diluito in termini da commedia romantica adolescenziale, il che porta spesso a chiedersi come mai si stia seguendo il percorso narrativo di Ronald quando quello di Cindy è molto, molto più interessante. La risposta è presto detta: "Can't Buy Me Love" è una pellicola facile facile che intende(va) strappare qualche risata nel tentativo di mettere alla berlina e gli stereotipi nerd e quelli di popolarità. Il risultato finale ci riesce solo in parte, il fatto che Ronald rigetti tutto ciò che ha rappresentato la sua realtà fino a 5 minuti prima in nome dell'attenzione delle ragazze sexy la dice lunga su quale fosse la scala di valori veicolata all'epoca dai prodotti mainstream per ragazzi, dove bullizzare i meno popolari era considerata pratica necessaria per rimanere al top della gerarchia sociale scolastica. Non è certo colpa di questo film se gli elementi narrativi prediligono questa caratterizzazione del racconto, rimane solo un po' spiacevole da guardare al giorno d'oggi.
In generale, comunque, questo film ha un piglio piacevole e si riscatta attraverso il personaggio di Cindy e la giusta punizione inflitta al proprio protagonista, un giovanissimo Dempsey che sta perfettamente al gioco (ma quel taglio di capelli...!). Insomma, pur essendo più superficiale e meno commerciale di tanti altri prodotti similari, "Can't Buy Me Love" è stato comunque una piccola, tutto sommato simpatica sorpresa.
Cast: Patrick Dempsey, Amanda Peterson, Dennis Dugan, Tina Caspary, Seth Green, Sharon Farrell, Dennis Dugan.
Box Office: $31.6 milioni
Vale o non vale: Gli appassionati di film adolescenziali a tema romantico con annesso percorso di crescita (e un'ambientazione so 80s it will hurt your eyes) dovrebbero gradire il tono leggero e le scelte di cast francamente azzeccate (Seth Green era un bambino piuttosto inquietante). Non un capolavoro, ma una novantina di minuti che passano spensierati.
Premi: /
Parola chiave: Vestito.
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Bengi

sabato 21 novembre 2020

Film 1948 - Poetic Justice

Intro: Continuiamo a nuotare nelle acque del passato con un film di cui non avevo mai sentito parlare. Grazie iMDB!
Film 1948: "Poetic Justice" (1993) di John Singleton
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: pensavo si trattasse più di un titolo simile a "Dangerous Minds" e, invece, "Poetic Justice" è tutto tranne che una storia su scuola, studenti o un'insegnante ispirata.
Janet Jackson è, infatti, una parrucchiera in lutto dopo che ha assistito all'omicidio del fidanzato. Dopo un lunghissimo periodo di vedovanza dal quale parrebbe non riuscire ad uscire, nel giro (letterale) di due giorni troverà in Tupac ragione sufficiente per abbandonare la tristezza e ricominciare a vivere. Come darle torto, del resto.
"Poetic Justice" si presenta con un suo linguaggio interno molto particolare, non esattamente qualcosa a cui sono abituato, per cui ho faticato a dare un senso all'operazione nel suo complesso. Certi elementi da commedia o da storia romantica sono presenti, poi però vengono inseriti contesti socio-economici non approfonditi e un background di vissuto personale che viene dimenticato nel momento in cui incomincia il viaggio dei quattro protagonisti. Per citare un unico esempio: la figlia di Lucky (Tupac) è componente accessorio del personaggio del padre, sappiamo che c'è all'inizio del film, poi nessuno la cita più fino al termine del racconto, momento in cui riappare per assistere ad un bacio infarcito di moltissima passione (lingua) tra il padre e una perfetta sconosciuta che la bambina non ha mai visto prima... L'ho trovata una scelta narrativa quantomeno bizzarra.
Insomma, per quanto mi sia goduto la presenza di una giovane Regina King quale party girl del ghetto con unghie smaltate lunghe un chilometro (che verrà picchiata dal fidanzato mentre Lucky non ci pensa nemmeno un secondo ad intervenire perché non sono affari suoi), non posso dire che questa pellicola mi abbia lasciato nemmeno lontanamente soddisfatto. Tupac è un piacere da guardare e c'è qualcosa nella giovane Jackson che lascia affascinanti, ma il film nel complesso non consegna al pubblico una storia degna delle aspettative. Quello che fa e che, invece, bisogna riconoscerle, è l'aver raccontato una storia d'amore (in termini hollywoodiani, per quanto indipendenti) mettendo al centro del racconto solo personaggi afroamericani. Che negli anni '90 non era certo scontato.
Cast: Janet Jackson, Tupac Shakur, Tyra Ferrell, Regina King, Joe Torry, Tyra Ferrell, Rose Weaver, Billy Zane, Lori Petty, Clifton Collins Jr..
Box Office: $27 milioni
Vale o non vale: Tupac è una sorpresa (ma quelle unghie sporche che schifo!) e Janet se la cava. La storia non è davvero niente di che e anzi perfino troppo implausibile, ma le poesie fanno il loro dovere. Unico momento cult: la carrellata di "fuck you" più lunga che abbia mai visto!
Premi: Candidato all'Oscar e al Golden Globe per la Miglior canzone originale ("Again" cantata da Janet Jackson). Il film ha ricevuto anche 2 nomination ai Razzie, vincendo quello per Peggior star emergente (Jackson, candidata anche come Peggior attrice).
Parola chiave: Posta.
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Bengi

lunedì 16 novembre 2020

Film 1947 - Don't Tell Mom the Babysitter's Dead

Intro: Non saranno gli anni '80, ma ci andiamo molto, molto vicino!
Film 1947: "Don't Tell Mom the Babysitter's Dead" (1991) di Stephen Herek
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: onestamente non avevo mai sentito parlare di questo film, ma mi era comparso tra i suggerimenti quando avevo cercanto informazioni su "Adventures in Babysitting". Ovviamente non potevo non recuperare questo "Don't Tell Mom the Babysitter's Dead" considerando che la protagonista è nientemeno che una giovanissima Christina Applegate!
Premesso che questa pellicola ha pochissimo senso e/o coerenza narrativa, devo comunque ammettere che il risultato finale è stra divertente e, preso per quello che è, molto riuscito. La chiave per apprezzare questa commedia per e con teenager è sospendere le varie perplessità (a breve ci torneremo) e semplicemente lasciarsi trasportare dalla sciocca, spensierata storia. La combinazione di avvenimenti surreali e cast azzeccato di piccole future star fa il resto. Tra i vari volti famosi, infatti, riconosciamo Christina Applegate ("Bad Moms", "Dead to Me", "La cosa più dolce..."), Josh Charles ("The Good Wife"), David Duchovny (non c'è veramente bisogno di introdurre l'agente FBI Fox Mulder...), Jayne Brook ("Stra Trek: Discovery").
Ma passiamo alle varie incongruenze, che sono molte (spoilers). Partirei dal titolo: non dire alla mamma che la babysitter è morta parrebbe suggerire che la babysitter abbia un ruolo centrale nella storia. Non è così, appare e scompare nel giro di 5 minuti a neanche un quarto d'ora dall'inizio. I ragazzi decideranno poi di metterla in un baule e lasciarla davanti all'obitorio cittadino dove nessuno si porrà lo scubolo di indagare su chi l'abbia fatta pervenire così "imballata"...
Per quanto riguarda la famiglia protagonista, invece, mille domande: perché vivono in una situazione di degrado così palese e la madre non fa nulla per cambiare la situazione? Dove e chi è il padre/Dove e chi sono i padri dei vari ragazzini? Perché la madre parte per andare 2 mesi in Australia e si porta solo una ventiquattrore? Il fatto che per due mesi non abbia notizie dalla babysitter non la insospettisce minimamente? Com'è possibile che Swell (Applegate) venga assunta nel giro di 10 minuti, senza un vero colloquio, e che nessuno verifichi mai le sue referenze? Sorvolo sul resto delle competenze lavorative e performance professionali perché praticamente nel film, a parte stare al telefono e pranzare fuori, l'unica cosa che fa la ragazza è delegare il solo lavoro che le era stato assegnato. E come è possibile che riesca a rubare soldi di continuo senza che mai qualcuno contesti la mancanza di denaro?
Infine, la cosa che mi ha lasciato sbalordito: Swell è minorenne, ma nel film ha sempre una sigaretta in mano. Chissà quanto coinvolgimento della lobby del tabacco ci sarà stato qui...
E' chiaro, comunque, che "Don't Tell Mom the Babysitter's Dead" è una grandissima boiata senza capo né coda, inverosimile e facilona. Ho apprezzato che la storia mostri in qualche modo al pubblico giovane che essere adulti non è quella passeggiata che ci si aspetterebbe da ragazzini e che le responsabilità, se non prese seriamente, rischiano di schiacciarti e disintegrare la realtà che pensavi di aver così saldamente costruito. Detto ciò, rimane il fatto che non si possa prendere troppo sul serio questo prodotto (totalmente) commerciale: è una commediola simpatica che fa il suo dovere fino a quando lo spettatore sospende il giudizio sull'azione. Se è quello che cercavate, avete trovato il film che fa per voi.
Cast: Christina Applegate, Joanna Cassidy, Keith Coogan, John Getz, Josh Charles, Concetta Tomei, David Duchovny, Kimmy Robertson, Jayne Brook.
Box Office: $25.1 milioni
Vale o non vale: Fatevi un piacere e non rovinatevi la visione: guardate "Don't Tell Mom the Babysitter's Dead" a cervello spento e godetevi qualche risata facile facile. Altrimenti non puntate su questo titolo...
Premi: /
Parola chiave: Soldi.
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Bengi

venerdì 13 novembre 2020

Film 1946 - Ready Player One

Intro: Avevo provato a vedere questo film già altre due volte senza mai andare oltre ai primi 10 mintui. Al terzo tentativo ce l'ho fatta!
Film 1946: "Ready Player One" (2018) di Steven Spielberg
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: era una vita che non vedevo un film di Spielberg che mi lasciasse pienamente, spensieratamente soddisfatto. E' vero che "Bridge of Spies" non è male, ma nemmeno una di quelle pellicole per cui mi strappo i capelli dalla voglia di rivedere. "Ready Player One", invece, è una perfetta avventura tutta effetti speciali e azione, vero e proprio videogioco che, specialmente nella prima parte di storia, non manca di lasciare colpiti. Già perché, diciamocelo, quando Spielberg vuole sa perfettamente come imbastire la narrazione perfetta.
In generale questo film potrebbe anche non avere una trama, tanto il punto della storia è godersi la realtà parallela del videogioco, le corse, le meraviglie date dalle infinite possibilità della realtà virtuale, comunque la sceneggiatura fa il suo dovere e intrattiene degnamente per le 2 ore e passa di durata. Diciamo che, pur non essendo il titolo perfetto (una marea di product placement e rimandi pop), "Ready Player One" è spassoso, colorato e vivace e mantiene le promesse del trailer. Il che non capita spesso, specialmente ultimamente.
Forse la produzione di "Doctor Sleep" si sarebbe dovuta ripassare "The Shining" da qui, quantomeno dal punto di vista del ritmo della narrazione...
Cast: Tye Sheridan, Olivia Cooke, Ben Mendelsohn, T.J. Miller, Lena Waithe, Simon Pegg, Mark Rylance, Philip Zhao, Win Morisaki, Hannah John-Kamen, Ralph Ineson, Susan Lynch.
Box Office: $582.9 milioni
Vale o non vale: Godibilissimo e spettacolare da vedere, questa pellicola punta tutto sulle immagini e fa centro. Titolo perfetto per tutta la famiglia per un momento di spensierata leggerezza che richiede divertimento facile. Vale la pena di giocare con "Ready Player One".
Premi: Candidato all'Oscar e al BAFTA per i Migliori effetti speciali.
Parola chiave: Easter Egg.
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sabato 7 novembre 2020

Film 1945 - Red Eye

Intro: Cena e necessità di film facile facile. Sono andato sul sicuro.
Film 1945: "Red Eye" (2005) di Wes Craven
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: avrò visto questo film almeno 10 volte e non rimango mai teluso. Tensione costruita alla perfezione, grandi protagonisti e un'ambientazione ad alta quota che per quanto mi riguarda è sempre un elemento in più. "Red Eye" è un mio personalissimo classico che mi lascia sempre soddisfatto!
Film 169 - Red Eye
Film 301 - Red Eye
Film 822 - Red Eye
Film 1945 - Red Eye
Film 2165 - Red Eye
Cast: Rachel McAdams, Cillian Murphy, Brian Cox, Jayma Mays, Angela Paton, Jack Scalia.
Box Office: $96.2 milioni
Vale o non vale: Suspense perfetta, scene d'azione a go-go, due protagonisti perfetti e un'idea alla base della trama semplice, ma ben realizzata. Credo che "Red Eye" sia un ottimo thriller a tinte horror da tenere in considerazione quando si cerca disimpegno frenetico di qualità.
Premi: /
Parola chiave: Telefonata.
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mercoledì 4 novembre 2020

Film 1944 - Weird Science

Intro: Continuo l'invasione degli anni '80 con un classico della cinematografia di John Hughes che non avevo mai visto.
Film 1944: "Weird Science" (1985) di John Hughes
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: questa pellicola ricade nella categoria "ho presente vagamente, ma non l'ho mai visto" che ogni tanto mi piace andare a rispolverare per cercare qualche titolo che mi sono perso e che potrebbe valere la pena di recuperare. Per laa serata di disimpegno balordo che stavo cercando, "Weird Science" era il titolo giusto.
La base di tutta la storia è l'ormone smosso dei due teenager protagonisti, alla ricerca non solo della donna perfetta, ma anche di una buona dose di sessualità e da sbattere in faccia a coetanei miscredenti. La verità è che questo film di John Hughes, meno riuscito di altri, funziona solo nel momento in cui si è disposti a giocare con la premessa porno-fantascientifica: cosa succede quando due ragazzetti sfigati riescono a realizzare tramite computer la donna perfetta che obbedisce solo ai loro comandi e si definisce una loro proprietà? La risposta è che probabilmente si ribella tutto il mondo dell'attivismo femminista e dei diritti egualitari.
A parte sottolineare l'ovvio machismo e la cascata di stereotipi veicolati da questo prodotto di consumo prevalentemente teenager, ci sono proprio delle incongruenze della trama che non funzionano, di cui per me la più evidente è che Lisa (Kelly LeBrock), la donna perfetta, è creata sulla base di ritagli di giornale che raffigurano sia parti del corpo che alcuni personaggi famosi per caratteristiche come l'intelligenza, per cui ci aspetteremo una donna super intelligente e bellissima e... punto. Non si sa perché, invece, Lisa è ancha magica, in quanto può far comparire e sparire cose, trasformare le persone. A parte essere conveniente per la sceneggiatura, non capisco proprio il nesso tra le cose.
Un'altra cosa che mi è parso di notare è l'alterazione della voce dei due protagonisti Anthony Michael Hall e, soprattutto, Ilan Mitchell-Smith: da una scena all'altra la loro voce si fa più stridula e acuta, per poi tornare come all'inizio, tanto che la cosa mi ha spinto a cercare info sulla questione, ma nessuna notizia in proposito. Saranno stati gli ormoni adolescenziali?
Per finire, una nota più leggera. Ero già stato sorpreso dalle tinte disinibite e arcobaleno del sequel di "Nightmare", tra un primo piano pelvico e una frustata sulle chiappe, e devo dire che anche qui non ci si fa mancare niente, nonostante l'atmosfera volutamente da caserma: Wyatt (Mitchell-Smith) indossa la biancheria di Lisa per il durare di una scena che lo vede seminudo di fronte al fratello misogino e omofobico; Wyatt e Gary (Hall) vogliono fare la doccia insieme a Lisa, tutti e tre nello stesso momento per poi rimanere nell'angolo a guardare, semivestiti, uno accanto all'altro impauriti.
Insomma, si capisce che "Weird Science" non è tanto strano per l'argomento in sé, quanto per quella serie di elementi che lo rede a tutti gli effetti strambo anche perché in grado di suscitare un duplice sentimento di indignazione per le stron*ate retrograde che vengono dette e allo stesso tempo quella sensazione di dolce nostalgia rispetto a un mondo (e un modo di fare le cose) che non esiste più. Nel 2020 Lisa sarebbe una donna in carriera che manda velocemente a quel paese quei due rimbambiti di Wyatt e Gary nel momento in cui si rende conto che il mondo ha ben altro da offrire che sistemare la reputazione di due adolescenti arrapati. Ma per carità, non c'è bisogno di un remake.
Cast: Anthony Michael Hall, Ilan Mitchell-Smith, Kelly LeBrock, Bill Paxton, Robert Downey Jr., Michael Berryman.
Box Office: $38.9 milioni
Vale o non vale: Se lo si prende per quello che è e ci si ricorda che è pur sempre una pellicola di 35 anni fa, "Weird Science" è anche scioccamente divertente e di intrattenimento, soprattutto se si pensa a quanta creatività sta dietro ai trucchi per portare sullo schermo il magico mondo di Lisa. Insomma, perfetto per una serata di disimpegno, ma non aspettatevi tematiche profonde. La canzone portante della colonna sonora è pazzesca ("Weird Science" dei Oingo Boingo)!
Premi: /
Parola chiave: Bambola.
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domenica 1 novembre 2020

Film 1943 - The Witches

Intro: Uno dei pochissimi eventi cinematografici di questo 2020 (anche se di fatto dirottato subito sullo streaming), questa pellicola non potevo perdermela!
Film 1943: "The Witches" (2020) di Robert Zemeckis
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: è da un po' che lo dico e lo devo ribadire anche con questo film: le storie di Robert Zemeckis sembrano presentare sempre la messa in scena di un unico elemento narrativo che, raggiunto il culmine (solitamente con un climax poco soddisfacente), lascia la storia senza altro da dire. "The Witches" non si sottrae a questa casistica.
La spaventosa congrega di streghe a caccia di bambini è presentata in pompa magna, tra ranghi militari, vestiti bellissimi e strambe malformazioni ma, di fatto, marciano monotono verso un destino prevedibile che lascia lo spettatore con una marea di domande. Essendo così letali e temibili, perché invece di partecipare alla "convention" per un'interminabile parte di film non escono a racimolare i bambini sulla spiaggia? Perché li trasformano in animali invece di farli sparire o mangiarseli? Perché nessuno si meraviglia delle bizzarre cicatrici sul volto di Anne Hathaway? Perché la nonna Octavia Spencer (nonna?! Non c'era nessun'altra attrice sopra i 50 anni che potesse interpretare questa parte?) sa tutto sulle streghe, ma quando un'intera congrega si insedia nell'hotel dove si è rifugiata con il nipote non è in grado di individuarne nemmeno una? Perché la topolina Daisy, in realtà un'altra bambina trasformata, evita di parlare fin quando anche il protagonista non viene trasformato considerando che la nonna è una guaritrice perfettamente a conoscenza del mondo magico, ergo nessuno si stupirebbe di un topo parlante? Perché metà di questo film è la copia di "Ratatouille" e l'altra metà sembra "La morte ti fa bella"?!
Insomma, le domande non mancano e, come è facile intuire, le risposte non ci sono. E' ovvio che si tratta di una storia per bambini - da un racconto di Roald Dahl già adattato per il grande schermo nel 1990 e con Anjelica Huston come protagonista - per cui non ci si poteva aspettare sanguinosa violenza, eppure si sarebbe potuto fare molto di più a partire dall'atmosfera. In un mix di indecisione tra commedia non ben riuscita e qualche accenno di paura, merito del buon lavoro di Hathaway - il cui accento è però difficile da tollerare alla lunga - questa storia non riesce mai davvero ad andare oltre le belle scenografie e i bei costumi (di Joanna Johnston), il tutto per neanche due ore di banale intrattenimento per famiglie che ricorda tante cose già viste, ma si dimentica di concentrarsi su possibili nuovi elementi da mettere in gioco (e non solo gli effetti speciali!). E, diciamocelo, la delusione infinita che non è scoprire (spoiler!) che i tre topini non saranno trasformati di nuovo in bambini! Senza contare che sono tutti felici e contenti nella consapevolezza che al protagonista, nelle fattezze animali, rimangono pochissimi anni da vivere... Mah!
Cast: Anne Hathaway, Octavia Spencer, Stanley Tucci, Chris Rock, Jahzir Bruno, Kristin Chenoweth, Codie-Lei Eastick.
Box Office: $4.8 milioni (ad oggi)
Vale o non vale: La produzione contava probabilmente su un traino incentivato dal periodo pre-Halloween, però non si può proprio dire che questa sia una storia di terrore. La verità è che, in generale, non si capisce proprio che cosa ci voglia raccontare Zemeckis (in coppia con Guillermo del Toro alla sceneggiatura e produzione) e lo si capisce dalla mancanza di un target di riferimento ben definito: non è un film per bambini, non è un film per adulti. Forse è solo un gran pastrocchio. Poi, per carità, "The Witches" si lascia vedere e presenta un certo senso estetico piacevole, però nel complesso si poteva fare molto, molto di più.
Premi: /
Parola chiave: Pozione.
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Bengi