mercoledì 29 dicembre 2021

Film 2073 - Red Notice

Intro: Netflix me lo ha proposto e riproposto per giorni, tutti ne parlavano... Per cui alla fine ho ceduto.

Film 2073: "Red Notice" (2021) di Rawson Marshall Thurber
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: critiche estremamente negative per un prodotto che sì, non è certamente niente di che, ma nemmeno così terribile.
Manca di originalità? Sì. Si poteva fare di meglio, anche considerato budget e cast? Assolutamente. Il risultato finale è una ciofeca inguardabile? Decisamente no. Semplicemente si tratta di un prodotto di facilissimo consumo che mantiene le promesse fatte dal trailer di disimpegno e divertimento mainstream. A mio avviso chi si aspettava di più aveva sbagliato pellicola a priori.
Poi che questo "Red Notice" ricordi una miriade di altri prodotti più o meno recenti è indubbio - penso a "Indiana Jones", "Black Widow", "Wonder Woman", "Il mistero dei Templari", "The Hitman's Bodyguard" e chi più ne ha più ne metta - e dubito sia stato prodotto per portare sullo schermo qualcosa di nuovo e innovativo, quanto più per generare un profitto che, magari, tecnicamente non c'è stato (dato che il film non è uscito nelle sale ma su Netflix a causa della pandemia), ma ha comunque fatto notizia per altri motivi (è diventato il film Netflix più visto nel suo weekend di debutto) tanto da vedersi già garantito un sequel. Insomma, purché se ne parli...
Cast: Dwayne Johnson, Ryan Reynolds, Gal Gadot, Ritu Arya, Chris Diamantopoulos, Vincenzo Amato, Ed Sheeran.
Box Office: $178,143
Vale o non vale: Da vedere e dimenticare, perfetto per una serata a cervello spento e comunque non peggiore di tanti altri prodotti visti di recente, "Red Notice" è un prodotto passabile che diverte il giusto e intrattiene a dovere. Grande cast, anche se ormai Dwayne Johnson fa Dwayne Johnson in ogni film. Ps. Secondo film consecutivo dopo "Last Night in Soho" ad utilizzare la canzone "Downtown" di Petula Clark, qui canticchiata da Gal Gadot (ma la versione interpretata da Anya Taylor-Joy è imbattibile).
Premi: /
Parola chiave: Cleopatra's Eggs.

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#HollywoodCiak
Bengi

lunedì 27 dicembre 2021

Film 2072 - Last Night in Soho

Intro: Il precedente "Baby Driver" di Wright era stato per me un colpo di fulmine, per cui non vedevo l'ora di recuperare questa sua nuova fatica dietro la macchina da presa.

Film 2072: "Last Night in Soho" (2021) di Edgar Wright
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: se non sapessi che condividono lo stesso regista, mai avrei detto che "Last Night in Soho" e "Baby Driver" siano frutto della stessa mente. Non ci potrebbero essere pellicole più diverse, il che non è necessariamente un male. Il punto è che per me la storia super musicale di Baby e le sue rapine con annessa fuga in macchina a tutta birra erano state un'esperienza talmente magnifica e inaspettata che le mie aspettative per questo nuovo progetto di Wright erano davvero piuttosto alte (anche considerato che Wright nel tempo ha girato anche piccoli gioiellini come "Scott Pilgrim vs. the World", "Hot Fuzz", "Shaun of the Dead" e ha scritto pure il primo "Ant-Man")...
La verità è che questo "Last Night in Soho" è un prodotto onesto e con qualche pregio, anche se totalmente diverso da ciò che mi attendevo di vedere. Il trailer sicuramente confonde al pari delle immagini promozionali, che proiettano un'idea retrò e molto glam, tra qualche numero musicale e una storia che pare d'amore, anche se non si riesce a capire bene quale sia la connessione tra le due epoche (contemporanea e anni '60). Mentre, man mano che si segue la storia, ci si rende conto che si è di fronte ad una vera e propria storia dell'orrore che non risparmierà sangue e colpi di scena. Detto ciò, devo ammettere che non fossi per niente nel mood per un horror la sera che ho visto il film, per cui la mia reazione lì per lì non è stata esattamente entusiasta.
A mente fredda posso dire che "Last Night in Soho" ha un grande fascino estetico, anche grazie ad una Anya Taylor-Joy maginifica in perfetto stile 60s e, come sempre, una promessa mantenuta. Probabilmente deluso un po' dal fatto che non fosse lei la protagonista della storia, ma la fastidiosa Thomasin McKenzie (non tanto lei quanto il suo personaggio, ovviamente), la sensazione finale che ho avuto è che il film avesse del buon potenziale tutto sommato, potenziale che però non è stato sfruttato appieno. La sensazione che ho avuto è che si cercasse di coniugare troppe anime molto diverse all'interno di un prodotto che finisce per mancare di una vera e propria identità distinta. Il che, quando si crea un prodotto nuovo di zecca, è un grande problema di partenza.
Si salva il grande colpo di scena finale - anche se (spoiler) il Women Film Critics Circle Awards ha conferito al film una menzione special...mente negativa per "[...] the disappointing third act twist in which the male predators are turned into victims in Last Night in Soho." -, il grande cast, una colonna sonora particolarmente efficace e, ammetto, quel certo fascino che "Last Night in Soho" sprigiona dall'inizio alla fine. Non perfetto, ma certamente godibile.
Ps. Ultima pellicola di Diana Rigg e Margaret Nolan, entrambe scomparse nel 2020. Il film è dedicato alla Rigg.
Cast: Thomasin McKenzie, Anya Taylor-Joy, Matt Smith, Michael Ajao, Terence Stamp, Diana Rigg, Sam Claflin, Rita Tushingham, Margaret Nolan.
Box Office: $23 milioni
Vale o non vale: Non un prodotto per tutti e probabilmente poco adatto a queste atmosfere festive, però non un prodotto da sottovalutare. Diverso da ciò che ci si aspetterebbe, ma con alcuni elementi positivi. E per una volta né sequel, reboot o spin-off, ma un'opera originale. Imperfetta, sì, ma almeno prova a portare qualcosa di nuovo.
Ps. Consiglio caldamente la versione di "Downtown (Downtempo)" cantata da Anya Taylor-Joy. Un meraviglioso regalo di Natale.
Premi: Candidato a 2 BAFTA per Miglior sonoro e film britannico dell'anno.
Parola chiave: Vestito.

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#HollywoodCiak
Bengi

martedì 21 dicembre 2021

Film 2071 - Falling for Figaro

Intro: Mi è capitata per caso la pubblicità su Netflix e sono rimasto incuriosito dal trailer, per cui l'ho recuperato appena ho avuto una serata libera.

Film 2071: "Falling for Figaro" (2020) di Ben Lewin
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: onestamente meno efficace di quanto mi aspettassi, anche se tutto sommato "Falling for Figaro" non è male nel suo essere così facile facile.
La storia della fund manager Millie (Danielle Macdonald) che lascia il lavoro per un anno sabbatico cui dedicarsi alla sua passione per l'opera è poco credibile sia per la storia - la donna fino a quel momentoha solo cantato sotto la doccia e si lascia tutto alle spalle nella speranza di riuscire a vincere una competizione canora lirica di lì a un anno grazie all'aiuto di una dispotica insegnante di canto che non farà altro che dirle quanto sia incompetente - che per i toni - tutti continuano a dire a Millie che il suo sogno sia più grande di lei, per non parlare del fatto che il concetto di dedizione alla propria arte e l'impegno costante fin da giovane età qui sia completamente messo da parte - eppure quesa pellicola di Ben Lewin riesce ad esercitare un certo fascino grazie a dei buoni comprimari (Joanna Lumley di "Absolutely Fabulous" e Gary Lewis visto in "Billy Elliot" in primis) e un'atmosfera tranquilla che agevola lo spiegarsi della trama con tempistiche sufficienti.
Il risultto finale non è epocale, ma fa il suo dovere.
Cast: Danielle Macdonald, Hugh Skinner, Joanna Lumley, Shazad Latif, Gary Lewis.
Box Office: $151,752
Vale o non vale: Per chi avesse apprezzato i precedenti "Marguerite" e "Florence Foster Jenkins" probabilmente apprezzerà questa pellicola. Per tutti gli altri - specialmente coloro che non dovessero apprezzare particolarmente l'opera - potrebbe essere un discorso diverso...
Premi: /
Parola chiave: Sogno.

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Bengi

lunedì 20 dicembre 2021

Film 2070 - The Christmas Setup

Intro: Ciarán ha una certo interesse per le pellicole a tematica LGBTQI+, per cui quando mi è tornato in mente per puro caso questo film, l'ho praticamente costretto a vederlo insieme a me...

Film 2070: "The Christmas Setup" (2020) di Pat Mills
Visto: dal computer di Ciarán
Lingua: inglese
Compagnia: Ciarán
In sintesi: il film è ovviamente tremendo, ma a noi importa? No, perché c'è la mitica Fran Drescher e quindi tutto va bene!
Sulla scia dei terribili film tv della Hallmark, "The Christmas Setup" (che però è della Lifetime) segue la stessa formula di amore a prima vista + complicità romantica del Natale, in questo caso declinando però il tutto in salsa gay. Che, per quanto mi riguarda, è solamente che un incentivo aggiuntivo a recuperare questa pellicola.
Sarà un po' lo spirito natalizio, sarà che il mio cuore rainbow non può fare a meno di gioire almeno un po' del fatto che siamo diventati tanto mainstream da meritarci un prodotto tv scadente dedicato al Natale (quest'anno poi replicato da Netflix), sarà che per me la tata sia intoccabile, di fatto non ho trovato tutto questo condensato di melensa banalità intollerabile. Poi, sì, è una boiata pazzesca di neanche un'ora e mezza che più che un film ricorda un episodio qualunque di una soap qualunque, in ogni caso "The Christmas Setup" è esattamente quello che ti aspetteresti da un prodotto come questo. E l'onestà vince su tutto.
Cast: Ben Lewis, Blake Lee, Ellen Wong, Chad Connell, Fran Drescher.
Box Office: /
Vale o non vale: Banale, superficiale e facile facile, "The Christmas Setup" è una pellicola di Natale a minimo concentrato di sforzo intellettuale (per non dire nullo) che tutto sommato non fa del male a nessuno. Anzi, ci ricorda che persino i membri della comunità LGBTQIA+ - pensa te! - hanno famiglie, amori e festeggiano le feste con i propri cari. Poi che si potesse fare di meglio è indubbio, ma se siete consapevoli di cosa stiate andando in contro recuperando questo film, potreste anche godervelo.
Premi: /
Parola chiave: Train station.

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Bengi

Film 2069 - Eternals

Intro: Curioso di vedere questo film, alla fine mi convinco ad andare al cinema per recuperarlo.

Film 2069: "Eternals" (2021) di Chloé Zhao
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: ci hanno provato tantissimo a spacciare questa pellicola per qualcosa che non è, ovvero un piccolo gioiellino di qualità. La realtà è che "Eternals" è probabilmente uno tra i peggiori esordi Marvel da tempo.
Prima di tutto il fatto che si volesse a tutti i costi produrre qualcosa di al contempo artistico e intrattenimento a mio avviso ha rovinato il progetto. Non c'era sicuramente bisogno di una regia premio Oscar per catturare l'inizio dell'avventura di questo nuovo gruppo di supereroi (ci hanno già provato col primo "Thor" e anche allora era andata così così, più che altro perché pure all'epoca si provò a legare la storia della divinità nordica a qualcosa di non necessario come un dramma shakespeariano) e, sicuramente, il pubblico non stava cercando niente di qualitativamente troppo elevato nel momento in cui ha deciso di recarsi al cinema. La verità è che questa smania di elevare prodotti di massa a qualcosa "di più" mortifica in origine l'esperienza principale che ha reso i prodotti Marvel - e quelli dei tanti altri supereroi - così popolari, ovvero la ricerca di svago. Anche perché non sarà un premio Oscar a decretare il successo commerciale di un film come "Eternals" (non che abbia alcuna possibilità di aggiudicarsene uno che non sia per una categoria tecnica).
In aggiunta a questi elementi già elencati, la pellicola della Zhao ha un grandissimo problema alla radice: ci sono troppi personaggi mai presentati prima e di cui, onestamente, ci frega ben poco. Nonostante le oltre 2 ore e mezza di durata - francamente sprecate per infiniti momenti di stallo ed attesa - sono pochissimi gli aspetti narrativi votati alla crescita dei personaggi sia perché seguirli tutti è impossibile, sia perché gli sbalzi temporali da un'epoca all'altra confondono lo spettatore che è chiamato non solo a decodificare quello che sta succedendo nel presente, ma anche nei millenni passati, oltre che tentare di ricordarsi quale Eternal faccia cosa e come sia connesso alla trama principale. E nonostante tutta questa carne al fuoco, ho rischiato di addormentarmi almeno in un paio di occasioni durante la visione.
Da ultimo, aggiungo che il contesto pandemico non ha certamente aiutato. Dalla riapertura più o meno generale di cinema e teatri, la Marvel ci ha letteralmente bombardato di suoi prodotti: "Black Widow" a luglio, "Shang-Chi and the Legend of the Ten Rings" a settembre, "Eternals" a novembre e "Spider-Man: No Way Home" a dicembre con, in mezzo, "WandaVision" a gennaio, "The Falcon and the Winter Soldier" a marzo, "Loki" a giugno, "What If...?" ad agosto e, infine, "Hawkeye" partito a novembre e vicino alla messa in onda dell'ultimo episodio tra 2 giorni. Insomma, dire che siamo stati bombardati è dire poco.
In tutto questo marasma di contenuti è chiaro che quello più debole finisce inevitabilmente per venire penalizzato, soprattutto quando non ha trovato il tempo di venire sufficientemente interiorizzato dai fans. Perché voglio dire, non so voi, ma io sicuramente non sentivo l'esigenza o l'urgenza di una storia sugli "Eternals", specialmente considerato quanta carne al fuoco già ci fosse nell'universo MCU e che il predecessore "Black Widow" non fosse stato proprio granché.
Ecco, preso in considerazione tutto questo calderone di coincidenze e conseguenze, bisogna proprio ammettere che "Eternals" sia stato una delusione nonostante un cast stellare e potenzialità innegabili. La verità è che il tutto profuma di progetto spilla soldi privo di troppa ispirazione mascherato da progetto pseudo-artistico che in realtà è solo un generico film di supereroi a malapena spassoso.
Cast: Gemma Chan, Richard Madden, Kumail Nanjiani, Lia McHugh, Brian Tyree Henry, Lauren Ridloff, Barry Keoghan, Don Lee, Harish Patel, Kit Harington, Salma Hayek, Angelina Jolie, Bill Skarsgård, Harry Styles.
Box Office: $399.7 milioni (ad oggi)
Vale o non vale: Il cast pazzesco e la regia della premio Oscar Chloé Zhao non salvano un prodotto mediocre, molto lento e sovrappopolato di personaggi e linee temporali, il tutto per un pasticcio a tratti noioso che non aggiunge niente all'universo Marvel se non in termini di profitto (che poi nemmeno tanto, visto che il film è costato 200 milioni di dollari solo per produrlo...). Solo per i fan.
Premi: /
Parola chiave: Uni-Mind.

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Bengi

mercoledì 15 dicembre 2021

Film 2068 - Spencer

Intro: Film giusto, compagnia giusta, momento giusto. Forse l'esperienza cinematografica del 2021 che mi ha soddisfatto di più. E, per tanti versi, sicuramente la più emozionante.

Film 2068: "Spencer" (2021) di Pablo Larraín
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Ciarán
In sintesi: da "Spencer" mi aspettavo qualcosa di diverso e, onestamente, mi ero preparato ad una possibile delusione. Un po' perché finora il 2021 non ha regalato delle gran perle, un po' perché il precedente film di Larraín, "Jackie", non mi aveva particolarmente convinto. Qui, sorpresa, effetto contrario.
Questo film è il racconto di un momento brevissimo che pare eterno. Il palazzo è una prigione, Lady D non ha scampo, la famiglia reale la tiene in ostaggio tanto quanto le sue scelte di vita, la bulimia è quasi un'analogia di un'estitenza che vorrebbe abbuffarsi di elementi positivi, cose belle, emozioni vere e che, invece, piano piano sta rigettando la capacità di riuscire a superare gli ostacoli, andare oltre, trovare la felicità.
"Spencer" è un film che più che basarsi su una trama, lo fa sulle sensazioni e le emozioni che è capace di generare, elementi che prendono corpro grazie alla regia di Larraín, le atmosfere tra il fiabesco e il surreale e una performance di Kristen Stewart che colpisce dal primo secondo. C'è qualcosa di tremendamente somigliante tra la Stewart e Diana, eppure al contempo sembra che tra loro ci sia un abisso di distanza. E, sorprendentemente, questa antitesi non solo non dà fastidio, ma anzi arricchisce il film di un certo qualcosa che funziona. Una sorta di magnetismo, diciamo.
Tutto ruota intorno alla Stewart - sempre più magnifica ed eclettica protagonista - e al suo personaggio: di fatto della famiglia reale ci interessa ben poco (e comunque in chiave negativa). Inevitabilmente c'è simpatia e scampo solo per Lady D, tutto il resto è un bagaglio emotivo pesante e difficile da mettere a fuoco per un'esistenza che sembrerebbe richiedere tanto altro e comunque tutto l'opposto, pur non riuscendo ad ottenerlo, anche lottando. C'è, infatti, anche un grande senso di ribellione in questa Diana, determinata almeno in parte a reclamare uno spazio che si svincoli dalle regole di palazzo, di famiglia, di etichetta, pur non sempre riuscendoci.
Al contempo, però, c'è anche un grandissimo senso di rassegnazione, come se la nostra eroina avesse da tempo gettato la spugna, pur riuscendo di tanto in tanto a risalire la china e trovare un momento di spontaneità, quasi libertà. Non capita spesso e comunque solo con i figli o esperienze legate a ricordi del passato. In generale, in ogni caso, la Diana di "Spencer" soccombe ogni giorno di più sotto il peso di un'esistenza che per lei non è vita.
La pellicola di Larraín è esteticamente molto bella e nel complesso riuscita, dove quasi tutto il merito va ad una grande interpretazione della Stewart, qui davvero capace di dimostrare il suo valore, il suo carattere e le sue capacità. Ad aggiungere valore al risultato finale sono una bella fotografia di Claire Mathon e i magnifici costumi curati da Jacqueline Durran (2 Oscar per "Anna Karenina" e "Little Women"), che non solo ricreano la magia, ma la portano proprio in vita.
Una sfida difficile, ma vinta.
Ps. Ammetto di essere rimasto un po' deluso dalle musiche di Jonny Greenwood che non ho trovato particolarmente in sintonia con il progetto. Speravo che Larraín dopo "Jackie" avrebbe collaborato di nuovo con Mica Levi e, invece, qui non è stato così.
Cast: Kristen Stewart, Timothy Spall, Jack Farthing, Sean Harris, Sally Hawkins, Jack Nielen, Freddie Spry, Stella Gonet, Elizabeth Berrington.
Box Office: $13.7 milioni
Vale o non vale: Non il classico biopic, "Spencer" colpisce allo stomaco grazie ad una magnifica performance della Stewart e agli occhi grazie a dei costumi pazzeschi che riportano alla memoria l'iconico stile di Lady D. Onestamente un gran buon lavoro e certamente uno dei titoli della stagione, anche se si tratta di un prodotto complesso e non per tutti, me ne rendo conto. Però vale una chance.
Premi: Candidato al Golden Globe per la Miglior attrice protagonista drammatica (Stewart). In concorso a Venezia 2021 per il Leone d'oro.
Parola chiave: Anne Boleyn.

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Bengi

lunedì 13 dicembre 2021

Golden Globes 2022: nomination e vincitori


79th Golden Globe Awards

Best Motion Picture - Drama
Belfast
CODA
Dune
King Richard
The Power of the Dog

Best Motion Picture - Musical or Comedy
Cyrano
Don't Look Up
Licorice Pizza
tick, tick... BOOM!
West Side Story

Best Performance by an Actress in a Motion Picture – Drama
Jessica Chastain, The Eyes of Tammy Faye
Olivia Colman, The Lost Daughter
Nicole Kidman, Being the Ricardos
Lady Gaga, House of Gucci
Kristen Stewart, Spencer

Best Performance by an Actor in a Motion Picture — Drama
Mahershala Ali, Swan Song
Javier Bardem, Being the Ricardos
Benedict Cumberbatch, The Power of the Dog
Will Smith, King Richard
Denzel Washington, The Tragedy of Macbeth

Best Performance by an Actress in a Motion Picture — Musical or Comedy
Marion Cotillard, Annette
Alana Haim, Licorice Pizza
Jennifer Lawrence, Don’t Look Up
Emma Stone, Cruella
Rachel Zegler, West Side Story

Best Performance by an Actor in a Motion Picture — Musical or Comedy
Leonardo DiCaprio, Don’t Look Up
Peter Dinklage, Cyrano
Andrew Garfield, Tick, Tick… BOOM!
Cooper Hoffman, Licorice Pizza
Anthony Ramos, In the Heights

Best Performance by an Actress in a Supporting Role in any Motion Picture
Catriona Balfe, Belfast
Araiana Debose, West Side Story
Kirsten Dunst, The Power of the Dog
Aunjanue Ellis, King Richard
Ruth Negga, Passing

Best Performance by an Actor in a Supporting Role in any Motion Picture
Ben Affleck, The Tender Bar
Jamie Dornan, Belfast
Ciarán Hinds, Belfast
Troy Kotsur, CODA
Kodi Smit-McPhee, The Power of the Dog

Best Director
Kenneth Branagh – Belfast
Jane Campion – The Power of the Dog
Maggie Gyllenhaal – The Lost Daughter
Steven Spielberg – West Side Story
Denis Villeneuve – Dune

Best Screenplay
Paul Thomas Anderson – Licorice Pizza
Kenneth Branagh – Belfast
Jane Campion – The Power of the Dog
Adam McKay – Don't Look Up
Aaron Sorkin – Being the Ricardos

Best Original Score
Alexandre Desplat – The French Dispatch
Germaine Franco – Encanto
Jonny Greenwood – The Power of the Dog
Alberto Iglesias – Parallel Mothers
Hans Zimmer – Dune

Best Original Song
"Be Alive" (Dixson, Beyoncé) – King Richard
"Dos Oruguitas" (Lin-Manuel Miranda) – Encanto
"Down to Joy" (Van Morrison) – Belfast
"Here I Am (Singing My Way Home)" (Carole King, Jennifer Hudson and Jamie Hartman) – Respect
"No Time to Die" (Billie Eilish and Finneas O'Connell) – No Time to Die

Best Animated Feature
Encanto
Flee
Luca
My Sunny Maad
Raya and the Last Dragon

Best Foreign Language Film
Compartment No. 6 (Finland)
Drive My Car (Japan)
The Hand of God (Italy)
A Hero (Iran)
Parallel Mothers (Spain)

Best Television Series — Drama
Lupin
The Morning Show
Pose
Squid Game
Succession

Best Television Series — Musical or Comedy
The Great
Hacks
Only Murders in the Building
Reservation Dogs
Ted Lasso

Best Miniseries or Television Film
Dopesick
Impeachment: American Crime Story
Maid
Mare of Easttown
The Underground Railroad

Best Performance by an Actress In A Television Series – Drama
Uzo Aduba, In Treatment
Jennifer Aniston, The Morning Show
Christine Baranski, The Good Fight
Elisabeth Moss, The Handmaid’s Tale
Michaela Jaé Rodriguez, Pose

Best Performance by an Actor In A Television Series – Drama
Brian Cox, Succession
Lee Jung-jae, Squid Game
Billy Porter, Pose
Jeremy Strong, Succession
Omar Sy, Lupin

Best Performance by an Actress in a Television Series – Musical or Comedy
Hannah Einbinder, Hacks
Elle Fanning, The Great
Issa Rae, Insecure
Tracee Ellis Ross, black-ish
Jean Smart, Hacks

Best Performance by an Actor in a Television Series – Musical or Comedy
Anthony Anderson, black-ish
Nicholas Hoult, The Great
Steve Martin, Only Murders in the Building
Martin Short, Only Murders in the Building
Jason Sudeikis, Ted Lasso

Best Performance by an Actress in a Limited Series or Motion Picture Made for Television
Jessica Chastain, Scenes From a Marriage
Cynthia Erivo, Genius: Aretha
Elizabeth Olsen, WandaVision
Margaret Qualley, Maid
Kate Winslet, Mare of Easttown

Best Performance by an Actor in a Limited Series or Motion Picture Made for Television
Paul Bettany, WandaVision
Oscar Isaac, Scenes From a Marriage
Michael Keaton, Dopesick
Ewan McGregor, Halston
Tahar Raheem, The Serpent

Best Performance by an Actress in a Supporting Role in a Series, Limited Series or Motion Picture Made for Television
Jennifer Coolidge, The White Lotus
Kaitlyn Dever, Dopesick
Andie MacDowell, Maid
Sarah Snook, Succession
Hannah Waddingham, Ted Lasso

Best Performance by an Actor in a Supporting Role in a Series, Limited Series or Motion Picture Made for Television
Billy Crudup, The Morning Show
Kieran Culkin, Succession
Mark Duplass, The Morning Show
Brett Goldstein, Ted Lasso
O Yeong-su, Squid Game

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Film 2067 - Matthias et Maxime

Intro: Ho visto questo film non tanto perché fossi interessao a recuperarlo, quanto perché è uno dei titoli preferiti dalla persona che, per un po' (o per un attimo), ha riportato un inaspettato sapore romantico nella mia vita. Anche se per poco.

Film 2067: "Matthias et Maxime" (2019) di Xavier Dolan
Visto: dal computer portatile
Lingua: francese, inglese
Compagnia: Ciarán
In sintesi: per alcuni aspetti c'è una parte di questa storia con cui sono riuscito a connettermi facilmente (l'omosessualità, il viaggio in cerca di fortuna in Australia), anche se devo dire che per una serie di motivi "Matthias et Maxime" è stato meno d'impatto di quanto mi aspettassi.
Sì, il film è bello e ben recitato ma, innanzitutto, non è "Mommy". E lo so che è difficile fare paragoni e che le storie sono differenti (ma la figura della madre è chiave anche qui), eppure quel primo, scioccante incontro con il mondo di Xavier Dolan rimane ad oggi imbattuto.
Poi il gap della lingua mi ha costretto ad una concentrazione doppia e a l contempo non funzionale, desideroso di seguire le scene (in francese), al contempo necessitando di leggere i sottotitoli (in inglese)... per poi processare tutto in italiano. Insomma, un po' un caos.
Altro elemento non d'aiuto il fatto che, per necessità, la visione è stata spezzata in due, il che ha smorzato pathos e ritmo della narrazione.
Un ultimo fattore, non lo negherò, lo ha rivestito la presenza di Ciarán che, pur non avendomi distratto, ha giocato certamente una parte rilevante. Sono sicuro che sia capitato a tutti di essere un po' distratti da altri pensieri e prime volte che si guarda un film con la persona che ti piace.
Tutto considerato, comunque, "Matthias et Maxime" esplora con sufficiente profondità il rapporto tra i due protagonisti del titolo, amici d'infazia e forse amanti, etero dichiarati eppure capaci di complici sguardi, il tutto incorniciato da una sorta di corsa contro il tempo - Maxime (Dolan) sta per trasferirsi in Australia) -, fragilità e insicurezze - Matthias (D'Almeida Freitas) è sempre in bilico tra il vorrei e il non dovrei, tanto combattuto e schiacciato dal peso del giudizio altrui che rischia di compromettere l'amicizia, se non addirittura l'amore, con l'amico - e abusi che portano dietro cicatrici (la madre di Maxime è alcolizzata).
Insomma, c'è sicuramente tanta carne al fuoco e anche se a volte mi è parso che il film fosse più una sorta di esercizio di stile o un prodotto di Dolan per se stesso e/o i suoi fan, il risultato finale è comunque di qualità e per certi versi d'impatto, considerato che non si possa fare a meno di chiedersi cosa ne sarà di Matthias e Maxime una volta che l'Australia diventerà realtà.
Cast: Gabriel D'Almeida Freitas, Xavier Dolan, Pier-Luc Funk, Samuel Gauthier, Antoine Pilon, Adib Alkhalidey, Anne Dorval, Micheline Bernard, Marilyn Castonguay, Catherine Brunet, Harris Dickinson.
Box Office: $1.8 milioni
Vale o non vale: Non una pellicola per tutti (o tutte le occasioni), ma sicuramente un prodotto per i fan del regista canadese che, anche qui, fa la sua magia (e sicuramente di più che con i suoi titoli fuori patria). L'omosessualità è qui solo un elemento secondario, mentre è l'amicizia a farne da padrone, per una sorta di studio sui rapporti umani, le convenzioni sociali e le aspettative che sentiamo derivarci dagli altri o da certe situazioni in cui ci troviamo. Come dicevo non per tutti, ma non per questo meno di valore.
Premi: In concorso Cannes 2019 per la Palma d'oro e la Queer Palm.
Parola chiave: Lettera di raccomandazione.

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Film 2066 - Drowning by Numbers

Intro: Per una volta mi andava di vedere qualcosa di un po' meno scontato e "facile", per cui sono finito a spulciare la mia memoria esterna alla ricerca di qualcosa che facesse al caso mio. Mi sono ricordato di questa pellicola che avevo scaricato un paio d'anni fa e, considerato il cast, mi è sembrata da subito la scelta perfetta per la mia tranquilla serata a casa.

Film 2066: "Drowning by Numbers" (1988) di Peter Greenaway
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: decisamente uno dei film più strani che abbia mai visto e, lo ammetto, all'inizio mi ha talmente spiazzato che ero liì lì per mollare. Poi ammetto che la curiosità ha avuto la meglio e, tutto sommato, per quanto non rivedrei questo "Drowning by Numbers", la visione non mi è del tutto dispiaciuta. Particolare e, per una volta, diversa dal solito e totalmente differente dalle mie aspettative.
La trama si ispira al folklore e alla fiaba "Three Billy Goats Gruff" foclizzandosi sul racconto di una serie di omicidi commessi l'uno dopo l'altro dalla tre donne della famiglia Colpitts (si chiamano tutte Cissie) che, a partire dalla nonna per arrivare alla nipote, finiranno per uccidere i consorti. Nel mezzo c'è il coroner Madgett () che, nella speranza di qualche riconoscimento carnale da parte delle tre, finirà sempre per coprire i loro misfatti. Nel mezzo, poi, una marea di nudo.
Ps. Qualche curiosità per dare il senso della peculiarità di questa pellicola (tra l'altro quasi interamente girata in long/wide shot):
1. Il titolo originale (la cui traduzione letterale è: "affogati dai numeri") è un gioco di parole che richiama quegli album per bambini in cui si colora un disegno ("Drawing by numbers") riempiendo le caselle numerate con i diversi colori.
2. Nel corso del film appaiono, evidenti in primo piano o nascosti sullo sfondo, i numeri dall'1 al 100[2], in ordine crescente, come se vi fosse in corso una sorta di conteggio, introdotto all'inizio del film da una bambina che, mentre salta la corda, conta e nomina le stelle, fermandosi a cento. (da Wiki)
Cast: Joan Plowright, Juliet Stevenson, Joely Richardson, Bernard Hill, Jason Edwards, David Morrissey, Trevor Cooper, Bryan Pringle.
Box Office: $424,773
Vale o non vale: Decisamente (assolutamente) non un film per tutti per via delle numerose stranezze, i dialoghi assurdi, i tempi piuttosto lenti e un generale senso disorientante che pervade l'esperienza visiva. Detto ciò, per gli avventurosi, sicuramente un esperimento particolare. E se amate Joan Plowright, un titolo da non perdere.
Premi: In concorso per la Palma d'oro al Festival di Cannes del 1988.
Parola chiave: Numeri.

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venerdì 10 dicembre 2021

Film 2065 - Dune

Intro: In Italia uscito a metà settembre, durante la mia pausa a Bologna non ero riuscito a recuperarlo al cinema perché diviso tra lavoro e amici, per cui mi ero detto sarei andato a vederlo non appena tornato a Dublino. Peccato che qui uscisse con quasi un mese di ritardo... E mi è toccato aspettare (ancora).

Film 2065: "Dune" (2021) di Denis Villeneuve
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Oisin, Kate, Rafael
In sintesi: per essere un film d'azione c'è sicuramente un fortissimo senso di immobilismo e staticità che pervade tutta la pellicola, ma del resto c'era da aspettarselo considerando che si tratta di un prodotto del grande Denis Villeneuve, uno che in quanto ad immagini iconiche la sa lunga. E c'è da dire che questo suo personale approccio all'opera di Frank Herbert ha certamente un grande sapore iconico.
Già perché, diciamocelo, forse più che per la grande avventura fantasy, siamo corsi al cinema per assistere ad un vero e proprio spettacolo per gli occhi, una promessa che onestamente è stata mantenuta: "Dune" è visivamente impeccabile.
Da aggiungere, poi, che ad andare di pari passo con la visione estetica di grande impatto, c'è al contempo un cast da urlo che grida Hollywood di serie A da tutte le parti: Timothée Chalamet, Rebecca Ferguson, Oscar Isaac, Josh Brolin, Stellan Skarsgård, Dave Bautista, Zendaya, Charlotte Rampling, Jason Momoa, Javier Bardem (che insieme contano 1 premio Oscar, 3 candidati all'Oscar, una vincitrice dell'Emmy, 2 vincitori del Golden Globe. Così, per gradire, e senza contare la nomination all'Oscar di Villeneuve stesso per "Arrival"). Insomma, che con questo titolo si puntasse tantissimo all'appeal glam, visionario e, al contempo, da cinema un po' impegnato non vi erano dubbi.
Poi dall'altra parte c'è la storia, un racconto lunghissimo che qui si presta solo ad una primo capitolo che fa assaporare il potenziale del prossimo, pur caricandosi di trazione narrativa principalmente nel finale. Perché, diciamocelo, per una buona parte di film succede poco o nulla. E non tanto perché non ci siano cose da raccontare, quanto proprio perché toni e passo delle opere del regista canadese sono proprio questi, lenti, assaporati, talvolta sospirati e carichissimi di sguardi penetranti, cose non dette o solo accennate, comunque da intuire. E sì, lo ammetto, non ho sempre capito di cosa stessimo parlando.
Un po' perché la mitologia dietro questa opera non la conosc(ev)o, un po' perché tra musiche ed elementi sonori molto alti facevo proprio fatica a decifrare certi dialoghi sospirati, ammetto che qualcosina me la sia persa. Poco male, di fatto il passo placido della trama (soprattutto iniziale) mi ha permesso di colmare sufficientemente certe lacune.
Detto questo, mi sento di aggiungere solo una considerazione. Come al solito la carica gigantesca di aspettative che mi portavo dietro per questo film ha finito per guastare un po' il risultato finale. Non tanto perché non mi sia piaciuto - assolutamente il contrario - quanto perché effettivamente mi ero preparato a ricevere il verbo della divinità suprema del cinema contemporaneo, per cui è stato un po' difficile dover ridimensionare l'idea di partenza che mi fossi fatto. Per fare un esempio, non ho capito il perché di tutti i complimenti fatti agli effetti speciali che sì, sono assolutamente magnifici, eppure non particolarmente difformi o superiori ad altre opere cinematografiche cui Hollywood ci ha abituato. Lo stesso si dica per la trama che è certamente ben scritta e carica di pathos, ma non il capolavoro assoluto che mi sarei aspettato di trovare (perché qualche momentino noioso c'è eh, sia chiaro).
Poi in realtà per il resto "Dune" è stata un'esperienza da cinema in tutti i sensi, uno spettacolo visivo e un bel regalo che la settima arte ci ha fatto dopo mesi (forse anche un anno) di mediocrità trita che ha prodotto veramente poche, poche perle. Qui si è tornati al cinema in grande spolvero, ai film che vanno visti in sala, alle opere capaci di farti meravigliare per almeno un aspetto magicamente positivo. Insomma, la scommessa "Dune" è stata certamente vinta.
Cast: Timothée Chalamet, Rebecca Ferguson, Oscar Isaac, Josh Brolin, Stellan Skarsgård, Dave Bautista, Stephen McKinley Henderson, Zendaya, Chang Chen, Sharon Duncan-Brewster, Charlotte Rampling, Jason Momoa, Javier Bardem.
Box Office: $383.2 milioni (ad oggi)
Vale o non vale: Il consiglio è quello di vederlo al cinema o sicuramente nello schermo più grande a vostra disposizione. Preparatevi a 2 ore e mezza nonstop nel deserto tra magie e intrighi politici, sogni e profezie, il tutto visivamente incastonato alla perfezione, con un Timothée Chalamet sempre più lanciato, una Rebecca Ferguson finalmente vera protagonista, una colonna sonora (di Hans Zimmer) perfetta e una grande, grandissima visione registica. Però preparatevi anche a farvi due pal*e così in certi momenti. Avvisati.
Premi: 11 nominatio ai BAFTA tra cui Miglior film, sceneggiatura non originale, colonna sonora, costumi, fotografia ed effetti speciali. Candidato al Grammy per Best Score Soundtrack for Visual Media.
Parola chiave: Spice.

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#HollywoodCiak
Bengi

mercoledì 8 dicembre 2021

Film 2064 - Blood Red Sky

Intro: Non sapevo neanche dell'esistenza di questa pellicola fino a quando non è salatato fuori che fosse uno tra i titoli Netflix più visti di quest'anno. Non potevo non dare un a possibilità...

Film 2064: "Blood Red Sky" (2021) di Peter Thorwarth
Visto: dal computer portatile
Lingua: tedesco, inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: all'inizio sembra che questo film voglia approcciare il tema vampiresco da una prospettiva (per una volta) differente, quasi matura, raccontando la storia delle difficoltà che questa mamma contagiata dal virus mutante vampiro deve affrontare nella speranza di poter guarire e poter condurre una vita normale assieme al figlio. Poi il tutto prende la solita piega horror/slasher/violenta e ciao ai buoni propositi.
In una sorta di mix tra "Flightplan" e "World War Z", "Blood Red Sky" non prende mai veramente quota, diversamente dall'ambientazione in cui racconta la sua storia. Indeciso si pigiare sull'acceleratore dell'orrore o mantenere quel vago accenno di creatività iniziale portata in campo dalla premessa della storia, la pellicola finisce per risultare l'ennesimo titolo Netflix che non pagheresti mai per vedere al cinema e al contempo ti anestetizza il cervello abbastanza da farti passare una serata qulunque. Niente di più.
Cast: Peri Baumeister, Roland Møller, Chidi Ajufo, Alexander Scheer, Graham McTavish, Dominic Purcell.
Box Office: /
Vale o non vale: Certo non un capolavoro, comunque si lascia guardare e va detto che l'interpretazione disperata di Peri Baumeister regala qualcosa alla sfortunata protagonista (e a noi che seguiamo la storia), ma niente più di questo.
Premi: /
Parola chiave: Terroristi.

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Bengi

martedì 7 dicembre 2021

Film 2063 - Venom: Let There Be Carnage

Intro: Tra tutti i vari titoli Marvel quello su questo personggio non è certo quello che mi appassiona di più, ma Oisin voleva vederlo e un appuntamento al cinema per me è sempre piacere.

Film 2063: "Venom: Let There Be Carnage" (2021) di Andy Serkis
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Oisin
In sintesi: il personaggio di Eddie Brock (Tom Hardy) è simpatico e lo strano duo che compone insieme all'alieno Venom costituisce sicuramente la parte divertente e più riuscita del film (e del franchise), anche se non posso dire che questo secondo capitolo cinematografico mi abbia colpito o che costituisca un miglioramento rispetto al primo film.
La sensazione generale è che, nonostante i numerosi personaggi chiamati in ballo, si sia di fronte a malapena ad una storia compiuta, sembra l'avventura a grosso budget di un qualsiasi episodio di una serie tv sui supereroi, materiale funzionale giusto a riempire un capitolo di un'opera che meriterebbe maggiore approfondimento. Anche perché, a parte della coppia Eddie-Venom, degli altri personaggi sappiamo pochissimo, giusto il necessario per dare un senso all'aventura che si vuole descrivere qui.
Di Cletus Kasady/Carnage (Woody Harrelson) sappiamo poco e niente se non del suo passato a tinte tragiche e il fatto che si trovi ora nel braccio della morte e della sua amata Frances Barrison/Shriek (Naomie Harris) sappiamo ancora meno. Michelle Williams c'è e si è fidanzata col Dott. Lewis (Reid Scott), più una macchietta che un personaggio a tutti gli effetti. Per il resto la caratterizzazione di qualsivoglia elemento secondario è assente.
Insomma, mi rendo conto che "Venom: Let There Be Carnage" sia un prodotto di facile consumo che aspiri a intrattenere il suo pubblico per un'oretta e mezza di disimpegno, ma al giorno d'oggi i pasticci frettolosi alla "The Amazing Spider-Man 2" non dovrebbero più essere all'ordine del giorno, mi aspetterei quantomeno che gli studios mettano in cantiere progetti con basi più solide. Troppi personaggi buttati lì a caso e mal sfruttati insieme ad un senso generale di fretta ad incastrare tutta una serie di eventi che avrebbero bisogno di più tempo e analisi per maturare e generare la giusta dose di interesse e pathos - altrimenti la tua (solita) battaglia finale finisce per risultare indifferente allo spettatore - fanno si che questo secondo "Venom" non rappresenti davvero niente di nuovo rispetto a quanto già visto fino ad ora. Anzi, forse un passo indietro.
Film 1688 - Venom
Film 2063 - Venom: Let There Be Carnage
Cast: Tom Hardy, Michelle Williams, Naomie Harris, Reid Scott, Stephen Graham, Woody Harrelson, Tom Holland, J. K. Simmons.
Box Office: $483.2 milioni (ad oggi)
Vale o non vale: Innocuo quanto un po' inutile, "Venom: Let There Be Carnage" porta a malapena avanti la storia del suo protagonista, tanto che il film sembra più interessato alla sorpresa finale che rivela con la breve scena post titoli di coda che a quanto racconta durante i sui 97 minuti di durata. I fan del franchise apprezzeranno e sicuramente "Venom 2" si presta a una serata di disimpegno a cervello spento, ma davvero niente più di questo.
Premi: /
Parola chiave: Intervista.

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Bengi

domenica 5 dicembre 2021

Grammys 2022: nomination e vincitori

64th Annual Grammy Awards

Best Compilation Soundtrack for Visual Media
Cruella – Various artists
Dear Evan Hansen – Various artists
In the Heights – Various artists
One Night in Miami... – Various artists
Respect – Jennifer Hudson
Schmigadoon! Episode 1 – Various artists
The United States vs. Billie Holiday – Andra Day

Best Score Soundtrack for Visual Media
Bridgerton – Kris Bowers, composer
Dune – Hans Zimmer, composer
The Mandalorian: Season 2 – Vol. 2 (Chapters 13–16) – Ludwig Göransson, composer
The Queen's Gambit – Carlos Rafael Rivera, composer
Soul – Jon Batiste, Trent Reznor and Atticus Ross, composers

Best Song Written for Visual Media
"Agatha All Along" (from WandaVision)
Kristen Anderson-Lopez and Robert Lopez (Kristen Anderson-Lopez and Robert Lopez Featuring Kathryn Hahn, Eric Bradley, Greg Whipple, Jasper Randall and Gerald White)
"All Eyes on Me" (from Bo Burnham: Inside)
Bo Burnham (Bo Burnham)

"All I Know So Far" (from Pink: All I Know So Far)
Alecia Moore, Benj Pasek and Justin Paul (Pink)
"Fight For You" (from Judas and the Black Messiah)
Dernst Emile II, H.E.R. and Tiara Thomas (H.E.R.)
"Here I Am (Singing My Way Home)" (from Respect)
Jamie Hartman, Jennifer Hudson and Carole King (Jennifer Hudson)
"Speak Now" (from One Night in Miami...)
Sam Ashworth and Leslie Odom, Jr. (Leslie Odom, Jr.)

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Bengi

venerdì 3 dicembre 2021

Film 2062 - Halloween Kills

Intro: Con Halloween alle porte e un sequel di questa portata a disposizione, onestamente non vedevo l'ora di mettermi comodo a godermi una piacevole serata di paura....

Film 2062: "Halloween Kills" (2021) di David Gordon Green
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: non che ci si aspettasse un capolavoro, ma nemmeno la distruzione totale di un franchise che pareva essersi ripreso grazie ad un reboot che, appena 3 anni fa, era riuscito a far risorgere dalle ceneri le "avventure" sanguinarie di Michael Myers. Già, perché "Halloween Kills" - che racconta le vicende temporalmente successive a quelle del suo predecessore "Halloween" del 2018 - è un pasticcio mal concepito assolutamente incapace di riconnettere a dovere tutti quegli elelementi che avevano funzionato per il primo film, finendo per mandare tutto alle ortiche.
Laurie Strode (la sempiterna Jamie Lee Curtis) a è malapena presente nel film - per la maggior parte del tempo è costretta in un letto di ospedale - mentre la narrazione si concentra su personaggi secondari troppo spesso riesumati dal passato del franchise e che hanno ben poco da aggiungere alla vicenda (ci sono, infatti, tantissimi cameo di personaggi della pellicola originale di Carpenter del 1978 come la Real Housewives di Beverly Hills Kyle Richards o l'assistente del Dott. Loomis interpretata da Nancy Stephens o, addirittura, Anthony Michael Hall che nel '78 era uno dei bambini cui Lauire faceva da babysitter). Insomma, forse si cercava un effetto nostalgia che, però, in questo caso non ha fatto altro che distrarre dal focus narrativo della vicenda, ovvero lo scontro apparentemente infinito tra Michael e Laurie (e ora la sua famiglia).
Senza contare che, a prescindere dai personaggi, la storia si concentra su eventi roccamboleschi e altamente improbabili, come quando una folla inferocita in ospedale chiede il linciaggio di un uomo sospettato di essere Michael che, però, non presenta alcuna somiglianza fisica evidente con l'efferato assassino (un po' come quella volta che Hollywood ci voleva far credere che Danny DeVito e Arnold Schwarzenegger fossero gemelli...) o come quando un gruppo di cittadini inc*zzati tentano di massacrare di botte Michael con mazze da baseball o hockey e... un ferro da stiro (!?!?), senza considerare che il killer è precedentemente sopravvissuto a esplosioni, incendi, accoltellamenti e compagnia bella.
Insomma, "Halloween Kills" è troppo caotico e confuso per riuscire a consegnare al suo pubblico un risultato finale anche solo decente. In aggiunta, il film si prende troppo sul serio per risultare anche solo divertente (o derisibile). Pessimo, pessimo sequel.
Ps. La scena finale che coinvolge la figlia di Lauire, Karen (Judy Greer), è un omaggio alla scena cult di "Psycho" interpretata dalla leggendaria Janet Leigh, nonché madre di Jamie Lee Curtis. Forse l'unica scena decente del film (per quanto a livello narrativo non abbia alcun senso).
Film 1042 - Halloween - La notte delle streghe
Film 1835 - Halloween H20: 20 Years Later
Film 1689 - Halloween
Film 2062 - Halloween Kills
Film 2145 - Halloween Ends
Cast: Jamie Lee Curtis, Judy Greer, Andi Matichak, Will Patton, Thomas Mann, Anthony Michael Hall, Kyle Richards.
Box Office: $131.6 milioni
Vale o non vale: Tutte le buone speranze riposte nel precedente "Halloween" sprecate in un secondo capitolo brutto, privo di suspense e mal realizzato in nome di più sacrifici umani, un effetto nostalgia che non ha alcuna presa sul pubblico moderno (l'aggancio con una pellicola di 43 anni fa è difficile a presindere, figuriamoci con una del genere horror che, tra tutti, è quello che sacrifica più facilmente i suoi protagonisti) e una trama che con la precedente idea che sconfiggere Micheal Myers si un affare di famiglia ha veramente poco, pochissimo a che vedere.
non so nemmeno se i fan della saga apprezzeranno.
Premi: /
Parola chiave: Casa di Michael.

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Bengi