martedì 31 marzo 2020

Film 1855 - Judy

Intro: Ero elettrizzato all'idea di vedere finalmente questa pellicola, apparentemente il ritorno in grande stile di una delle attrici che seguo sempre con grande interesse, Renée Zellweger.
Film 1855: "Judy" (2019) di Rupert Goold
Visto: dalla tv di Eric
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: non so dire esattamente cosa mi affascini di Renée Zellweger, ma tutte le volte che esce un suo film ho voglia di vederlo. La realtà è che molti dei prodotti in cui la si trova sono delle gigantesche boiate (vedi "New in Town", "Case 39", "Bridget Jones: The Edge of Reason"), però per anni ha riscontrato un enorme successo di pubblico e critica - ah, quell'Oscar per "Cold Mountain"... - e con questa pellicola è di fatto tornata in auge dopo un decennio decisamente appannato nel quale si è inserito anche un lungo periodo di assenza dalle scene.
E' con grande interesse, quindi, che mi sono avvicinato a questo "Judy", non solo perché della Garland so effettivamente poco, ma anche perché sembrava rappresentare una rinascita qualitativa della sua protagonista e, in effetti, devo dire che le aspettative non sono state disattese. Per carità, non siamo di fronte ad un prodotto perfetto, ma fortunatamente tutti gli elementi presentati si mescolano bene insieme, per un risultato finale che lascia soddisfatti.
Credo ci sia una certa fragilità della Zellweger che si sposa bene con il personaggio che qui interpreta, una necessità di piacere ed averne la conferma che mi pare di aver riscontrato in non poche sue interviste, senza contare che, come Judy, anche Renée ritrova la popolarità dopo un periodo di oblio.
Insomma, checché ne dicano le malelingue - che volevano la scelta dell'Academy di conferire a questo film il premio per la Migliore attrice una scelta troppo facile, quasi banale - trovo che questo sia un prodotto soddisfacente e a tratti interessante, per quanto siano evidenti certi limiti della sceneggiatura rispetto all'approfondimento dei personaggi secondari, troppo spesso bidimensionali. Riscattano tutta l'operazione la grande performance della Zellweger, l'intramontabile fascino dietro al personaggio della Garland e una pazzesca colonna sonora composta da grandi classici (per il film tutti interpretati dal vivo).
Ps. Curiosità: Renée Zellweger è solo la quarta attrice su 92 edizioni degli Oscar ad aver vinto il premio come Miglior attrice protagonista dopo aver già vinto quello come non protagonista. Prima di lei solo Meryl Streep, Jessica Lange e Cate Blanchett.
In generale, comunque, sono 7 le attrici che hanno vinto in entrambe le categorie: Ingrid Bergman, Maggie Smith, Helen Hayes, Streep, Lange, Blanchett e Zellweger.
Cast: Renée Zellweger, Finn Wittrock, Jessie Buckley, Rufus Sewell, Michael Gambon.
Box Office: $42.1 milioni
Vale o non vale: Per i fan delle due dive che questo film porta alla ribalta, sicuramente una ghiotta occasione. In generale non è un film per tutti, ci sono molti momenti musicali, si tratta di un biopic, si affrontano burrascosi momenti personali attraverso gli occhi di una bambina prima e un'adulta poi che dalla vita non ha avuto tutto quel glamour e quella felicità che la facciata pubblica voleva far pensare. Per me un film non perfetto, ma di valore (anche per quella strizzatina d'occhio al LGBTQI+ factor che non guasta mai).
Premi: Candidato all'Oscar per il Miglior trucco e vincitore di quello per la Migliore attrice protagonista. Renée Zellweger per questo ruolo ha vinto anche il Golden Globe e il BAFTA. Ai British Academy Film Awards il film era candidato anche per i costumi e il trucco.
Parola chiave: Show.

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venerdì 27 marzo 2020

Film 1852 - Richard Jewell

Intro: Ammetto che non ci fossero, per me, troppe attività ludiche in quel di Ushuaia. Una di queste è stata sicuramente l'andare al cinema nel multiplex alle porte della città argentina, un appuntamento settimanale che mi ha tenuto non poca compagnia nell'arco dei tre mesi che ho passato in Terra del Fuoco. Un pomeriggio ho proposto alla mia amica Claudia di accompagnarmici, avendo trovato il titolo perfetto per accontentare entrambi, io fan di Clint Eastwood e lei appassionata di pellicole basate su storie vere.
Film 1852: "Richard Jewell" (2019) di Clint Eastwood
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Claudia
In sintesi: sembra che Eastwood ultimamente si stia concentrando sulla figura dell'eroe, analizzandola da vari punti di vista. C'è stato l'eroe patriottico con il fucile in mano di "American Sniper", quello che previene una catastrofe grazie a nervi freddi e lucidità di "Sully" e quello rappresentato qui, eroe e martire di una vicenda che ha a dir poco dell'incredibile.
La storia di "Richard Jewell" è surreale e difficile da digerire ed Eastwood la presenta senza esclusione di colpi, anche se i toni sono sempre pacati e, per certi versi, gentili. Saranno il contegno e la dedizione di Jewell o la sua incredibile capacità di piegarsi al destino - che sembra volerlo vedere fallire a tutti i costi - pur non rinunciando mai ai suoi valori e alla sua etica, di fatto questa pellicola potenzialmente tragica per toni e narrazione è, in realtà, estremamente pacata. Devo dire che, da un certo punto di vista, l'approccio al racconto mi ha ricordato molto quello dello stesso "Sully" o di "Gran Torino" o ancora del più recente "The Mule", tutte storie che sarebbero potute essere state raccontate in tonalità ben più drammatiche e sensazionalistiche e, invece, scelgono un approccio più moderato, non gridato, il tutto per un risultato finale che, forse proprio per questo, è ancora più potente. Magari "Richard Jewell" avrebbe necessitato di un minimo di pepe in più - se così si può dire -, di una spinta adrenalinica che infuocasse anche il pubblico meno affezionato alle opere più recenti del grandissimo Eastwood. Personalmente ho trovato questo prodotto efficace e ben realizzato, anche se il risultato al box-office è stato estremamente deludente ($45 milioni solo per produrre la pellicola), con uno degli esordi al botteghino americano più disastrosi di sempre. D'altronde, stritolato tra una marea di sequel e una data di uscita (13 dicembre) che richiama un pubblico attratto più dallo svago che dall'impegno, il film ha finito per perdere di visibilità. Ed è un peccato, perché si tratta di un buon prodotto che non manca di far riflettere - specialmente sul ruolo rivestito dai media nella società odierna - e mettere a fuoco una storia vera che, altrimenti, per molti sarebbe rimasta sconosciuta. Buon cast e ottime performance di Paul Walter Hauser, qui nel ruolo di protagonista, e una Kathy Bates che ci ricorda ancora una volta perché sia una tra le migliori attrici in circolazione.
Cast: Paul Walter Hauser, Sam Rockwell, Kathy Bates, Jon Hamm, Olivia Wilde, Nina Arianda, Ian Gomez.
Box Office: $43.6 milioni
Vale o non vale: Chi ama i recenti lavori di Eastwood dovrebbe rimanere soddisfatto anche da questo nuovo titolo, un buon prodotto di qualità capace di interessare lo spettatore e lasciarlo con non poco su cui riflettere a fine visione. Non un film per ogni occasione, ma sicuramente una scelta da considerare quando si sia alla ricerca di una pellicola non solo ben fatta e interessante, ma capace anche di proporre allo spettatore spunti di riflessione e perché no, anche per un'autoanalisi. Lo consiglio.
Premi: Candidato all'Oscar e al Golden Globe per la Miglior attrice non protagonista.
Parola chiave: Media.

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mercoledì 25 marzo 2020

Film 1851 - Maleficent: Mistress of Evil

Intro: Tornato ad Ushuaia dalle vacanze natalizie a Cordoba ho recuperato questo film che avrei teoricamente dovuto vedere assieme ad Eric, ma che lui, ovviamente, ha visto mentre ero via...
Film 1851: "Maleficent: Mistress of Evil" (2019) di Joachim Rønning
Visto: dalla tv di Eric
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: c'era bisogno di un sequel del noiosissimo "Maleficent"? No, considerato che non ci fosse necessità nemmeno del primo capitolo. Chiaro che per la Disney, dopo i 750+ milioni di dollari incassati nel 2014 era troppo ghiotta la possibilità di fare un bis del ricco bottino. 
La realtà è che questa nuova avventura di Malefica (Jolie) e Aurora (Fanning) non ha portato a casa i risultati sperati e, a mio avviso, con giusta ragione.
La pellicola non ha una trama ed è sconcertante constatare che un prodotto di due ore di durata non sia in grado di costruire una trama banalmente interessante o regalare al proprio pubblico una storia che valga la pena di seguire anche solo per un qualche motivo che vada oltre la spettacolarità della realizzazione tecnica - che poi pure lì, gli effetti speciali sono orribili -. 
"Maleficent: Mistress of Evil" è un prodotto di plastica stucchevole e poco interessante, una vera e propria occasione persa considerati cast e budget ($185 milioni) oltre che una debolissima fiaba che cerca di mixare inefficacemente gli elementi del primo racconto con un piglio più dark, un'approfondimento del personaggio principale e dei colpi di scena che sanno, nell'ordine, di non riuscito, inutilmente sciocco e ampiamente già visto. Insomma, una disfatta.
Film 734 - Maleficent
Cast: Angelina Jolie, Elle Fanning, Chiwetel Ejiofor, Sam Riley, Ed Skrein, Imelda Staunton, Juno Temple, Lesley Manville, Michelle Pfeiffer.
Box Office: $491.7 milioni
Vale o non vale: Forse i fan del primo film apprezzeranno, ma credo sia chiaro a tutti che questo secondo episodio sia assolutamente inutile. Trama inesistente, battaglia finale che delude e un'avventura che non prende mai veramente vita, il tutto per un paio d'ore soporifere che - addirittura! - fanno rimpiangere l'originale "Maleficent" (che già non aveva niente da raccontare). Assolutamente perdibile.
Premi: Candidato all'Oscar per il Miglior trucco.
Parola chiave: Cena.

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lunedì 23 marzo 2020

Film 1847 - The Two Popes

Intro: Netflix l'ha sponsorizzato a manetta e sembrava impossibile sottrarsi alla possibilità di vederlo. Anche perché quando mi ricapitava di vedere il film sul Papa argentino... in Argentina?!
Film 1847: "The Two Popes" (2019) di Fernando Meirelles
Visto: dalla tv di casa
Lingua: inglese
Compagnia: Karen, Lucas, Evelin
In sintesi: il film è più dinamico di quanto mi potessi aspettare la storia di due ultra ottantenni che parlano di pensione e Chiesa potesse essere. Ci sono diversi scenari globali (Città del Vaticano, Buenos Aires, Roma, Castel Gandolfo), una multiculturalità a confronto, numerose lingue parlate (inglese, spagnolo, italiano), c'è la guerra e la dittatura, la finale del campionato mondiale di calcio, la Cappella Sistina, il conclave e "Il commissario Rex". Insomma, un mix di elementi del tutto eterogenei che conferiscono a questo prodotto un'aria meno solenne e pesante e, certamente, più contemporanea e godibile dal punto di vista della cultura popolare.
Invece di una costante indagine sulla fede, l'introspezione personale o, magari, un morboso attaccamento riguardo al perché Papa Benedetto XVI abbia preso la decisione di lasciare la sua carica, la trama si concentra più sull'aspetto umano e il contorno assolutamente straordinario in cui si trovano immersi i due protagonisti, qui chiamati dalla storia a scrivere un nuovo, inaspettato capitolo: non solo, infatti, Ratzinger sarà il primo Papa dal 1415 a decidere di rinunciare al ministero petrino, ma Bergoglio sarà anche il primo capo della Chiesa cattolica proveniente dal continente americano.
Il racconto di questa amicizia agli antipodi ha il suo fascino e Hopkins e Pryce fanno un egregio lavoro non solo ad assomigliare a chi stanno interpretando, ma anche ad arricchire le loro performance di quello spessore che necessitano prodotti di questo tipo, altrimenti piatta illustrazione di una sequenza di fatti avvenuti che portano all'argomento centrale della pellicola. In questo devo dire che ho particolarmente apprezzato il mimetismo preciso, gentile e pulito di Pryce e la grandezza di Hopkins, fenomenale attore con ancora tantissimo da dire, che qui riesce nell'impresa di rendere umana una delle figure ecclesiastiche più "chiacchieratamente" fredda e distaccata. Inutile dire che i due attori (e i due personaggi) fanno tutto il film.
Detto questo, comunque, non sono rimasto travolto dall'entusiasmo una volta visto "The Two Popes". Non che non mi sia piaciuto, ma non ho nemmeno gridato al miracolo. Troppi green screen mi hanno guastato la visione, l'illuminazione di certi set era tanto posticcia da risultare fastidiosa e, forse per me, l'argomento in generale aveva poco presa. Mi sono comunque interessato alla storia umana dietro a due figure importanti del nostro tempo, avrei forse pepato un po' di più il tutto, rendendolo meno pulito o corretto.
Cast: Anthony Hopkins, Jonathan Pryce, Juan Minujín, Cristina Banegas, Luis Gnecco, Sidney Cole, Lisandro Fiks.
Box Office: $758,711
Vale o non vale: Sicuramente da vedere non solo perché è gratis su Netflix, ma anche perché si focalizza sulla storia che ha portato alla situazione attuale della Chiesa cattolica (per chi interessa) e racconta l'amicizia improbabile di due persone diametralmente opposte per modi e pensieri. E' un prodotto molto luminoso, avrei gradito forse qualche ombra in più, ma comunque interessante.
Premi: Candidato a 3 Oscar per Miglior attore protagonista (Pryce), attore non protagonista (Hopkins) e sceneggiatura non originale; stesse nomination ai Golden Globe, a cui va aggiunta quella per Miglior film drammatico; 5 nomination ai BAFTA per Miglior film britannico, attore protagonista e non protagonista, sceneggiatura e casting.
Parola chiave: Retirement.

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mercoledì 18 marzo 2020

Film 1844 - Knives Out

Intro: Non vedevo l'ora di vederlo! Così appena è uscito in Argentina e, finalmente, è arrivato al cinema anche a Ushuaia, ci siamo fiondati in sala. Per me l'ultimo film in Terra del Fuoco.
Film 1844: "Knives Out" (2019) di Rian Johnson
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Eric
In sintesi: le aspettative erano alte visti gli svariati fattori per me di interesse: un cast magnifico e ricco di star, un genere cinematografico che - quando fatto bene - mi soddisfa tantissimo, critiche in patria ampiamente positive, la sceneggiatura e regia di colui che, per molti, ha guastato l'ultima trilogia di "Star Wars". Insomma, tantissima curiosità e, devo dire, "Knives Out" non mi ha deluso.
Ricordo perfettamente che durante la visione fossi un po' perplesso sull'andamento della storia, più che altro perché mi sembrava si sarebbe andati a parare esattamente dove mi aspettavo quando, in realtà, la parte finale del racconto ha ancora moltissimo da giocarsi. Bella sorpresa, quindi, e risultato finale per niente scontato, per un film che ha tanto da regalare al pubblico soprattutto in termini di ottime interpretazioni e colpi di scena. Insomma, un prodotto che colpisce nel segno.
In particolare ho trovato il tutto intelligentemente concepito e costruito, con un crescendo di suspense che porta costantemente lo spettatore a chiedersi chi mai sarà stato ad uccidere Harlan Thrombey (Plummer) e per quale motivo. Indaga sull'accaduto lo schivo Benoit Blanc (Craig, che già aveva investigato sulle vicende famigliari di un patriarca interpretato da Plummer in "The Girl with the Dragon Tattoo"), che deve destreggiarsi tra le sue deduzioni e le bugie di una famiglia estremamente eterogenea che dall'omicidio ha tutto da perdere; brillano nel cast, a parte i già citati, la meravigliosa Jamie Lee Curtis - in un momento particolarmente roseo della sua carriera -, Toni Collette, che può davvero interpretare chi vuole, e la sorpresa Ana de Armas (già vista in "Blade Runner 2049" e prima o poi al cinema con Craig nel prossimo 007 "No Time to Die") che nel ruolo dell'infermiera fa centro e rimane particolarmente impressa.
Insomma, fan del genere giallo fatevi sotto, qui c'è pane per i vostri denti.
Film 1844 - Knives Out
Film 2010 - Knives Out
Film 2152 - Glass Onion: A Knives Out Mystery
Cast: Daniel Craig, Chris Evans, Ana de Armas, Jamie Lee Curtis, Michael Shannon, Don Johnson, Toni Collette, Lakeith Stanfield, Katherine Langford, Jaeden Martell, Christopher Plummer.
Box Office: $313 milioni
Vale o non vale: Intrigante e ben realizzato, "Knives Out" fa parte di quel genere whodunit che in italia definiamo semplicemente giallo. Ci sono tutti gli elementi classici del genere, qui imbastiti con un piglio moderno e un ritmo inizialmente un po' sopito, ma che non manca di riprendersi nella seconda parte del film. Un buon intrattenimento da quarantena.
Premi: Candidato all'Oscar per la Miglior sceneggiatura originale, a 3 Golden Globe per Miglior film musical o commedia, attore protagonista (Craig) e attrice protagonista (de Armas) e al BAFTA per la Miglior sceneggiatura.
Parola chiave: Vomito.

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giovedì 12 marzo 2020

Film 1839 - Marriage Story

Intro: Volevo recuperarlo in qualche modo, poi ho scoperto che lo davano già su Netflix e non ho perso tempo.
Film 1839: "Marriage Story" (2019) di Noah Baumbach
Visto: dalla tv di Eric
Lingua: inglese
Compagnia: Eric
In sintesi: Adam Driver l'ha descritta come una storia d'amore sul divorzio e forse la descrizione non è nemmeno tanto sbagliata. "Marriage Story" ha un approccio molto americano alla gestione di una separazione (inizialmente) consensuale e porta in scena tutto un teatrino di avvocati, aspettative, scelte e dolori personali che caricano il racconto di una connotazione a tratti drammatica e pesante, ma che rende bene l'idea di cosa possa voler dire lasciarsi al giorno d'oggi - e in quel contesto - quando ci sia anche un figlio di mezzo.
Il film di Baumbach analizza scrupolosamente ogni fase della separazione e ne descrive ampiamente ogni momento, dalla terapia di coppia alle udienze, dai bei momenti in cui tutto andava ancora bene a come il tutto vada a finire, per due ore e un quarto intense e a volte anche molto belle, anche se nell'insieme non posso dire che questa pellicola mi abbia conquistato. Johansson e Driver sono bravi - specialmente il secondo, la prima in alcuni passaggi mi è sembrata un po' costruita -, ma in ogni caso non mi trovo d'accordo sulla scelta di consegnare a Dern il suo primo Oscar per un ruolo che, tutto sommato, non è così indimenticabile. La figura dell'avvocato è chiave in un racconto che sviscera così dettagliatamente gli step di un divorzio, eppure non c'è stato un momento in cui mi sono sentito colpito dal personaggio di Nora Fanshaw, né mai ho sentito il desiderio di vederla di più sullo schermo. Tra i vari ruoli in lizza quest'anno avrei sicuramente privilegiato interpretazioni come quelle di Florence Pugh ("Little Women"), Kathy Bates (stupenda in "Richard Jewell") o la stessa Johansson che in "Jojo Rabbit" ha una parte meravigliosa.
Ciò detto "Marriage Story" rimane un prodotto interessante e certamente figlio dei suoi tempi, concentratissimo a snocciolare momento dopo momento ansie, preoccupazioni, dolori e riappacificamenti di una storia d'amore che si sgretola e due esseri umani che cercano di ricordarsi cosa li ha fatti avvicinare, innamorare inizialmente. Questo tipo di storie non sono mai facili da raccontare, anche perché sempre molto personali, per cui mi limito a dire che, personalmente, ho trovato il racconto a tratti macchinoso, a volte poco efficace - per non dire poco credibile -, anche se tutto sommato non mi pento della visione.
Cast: Scarlett Johansson, Adam Driver, Laura Dern, Alan Alda, Ray Liotta, Julie Hagerty, Merritt Wever.
Box Office: $2.3 milioni
Vale o non vale: Non esattamente un film per una serata di svago in casa (e di serate in casa al momento ne abbiamo a iosa). Come ho già detto, non mi pento di averlo visto, si tratta di un prodotto che ha offerto un'ottima piattaforma a Scarlett Johansson per dimostrare il suo valore di attrice globale, ma onestamente non credo lo rivedrei. Di Baumbach fino ad ora ho visto solamente "While We're Young" che non mi è nemmeno piaciuto, per cui a parte dire che mi pare il suo stile sia leggermente nevrotico per quello che ho visto fin qui, altro non posso aggiungere. 

Detto ciò, "Marriage Story" ricorda un "Kramer vs. Kramer" di questa generazione (tra l'altro i due poster si ricordano molto).
Premi: Candidato a 6 Oscar e 6 Golden Globes per Miglior film, sceneggiatura, attore protagonista, attrice protagonista, colonna sonora e attrice non protagonista per la quale, in entrambi i casi, la Dern ha vinto. Quest'ultima si è portata a casa anche il BAFTA, unica vittoria su 5 nomination (sceneggiatura, casting, e attori protagonisti).
Parola chiave: Avvocati.

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mercoledì 11 marzo 2020

Film 1837 - Dolor y gloria

Intro: Eric è un super fan di Almodóvar e questa pellicola l'aveva già vista, ma ci teneva tantissimo affinché la recuperassi anche io. Trascinato dal suo entusiasmo, non ho potuto sottrarmi.
Film 1837: "Dolor y gloria" (2019) di Pedro Almodóvar
Visto: dalla tv di Eric
Lingua: spagnolo
Compagnia: Eric, Nahuel
In sintesi: pellicola molto intensa e personale, sicuro uno degli ultimi lavori di Almodóvar più centrato, concreto, solido. Non conoscendo molto della storia personale del regista, ho apprezzato questo suo mettersi a nudo, scoprire qualcosa di lui che andasse oltre l'immagine pubblica del personaggio. Si capisce che "Dolor y gloria" ha uno scopo quasi esorcizzante, mette in scena un vissuto estremamente privato e gioca con debolezze e ansie di una persona che vede la vita attraverso gli occhi della sofferenza; il mix di ricordi e nostalgia conferisce al risultato finale un sapore agrodolce, per quanto riappacificatore, nei confronti di tutta una serie di esperienze che avrebbero potuto avere come effetto, altrimenti, quello di annientare la persona che le ha vissute.
In tutto questo turbinio di emozioni e flashback, Antonio Banderas non solo porta sulle proprie spalle tutto il film, ma lo fa con una consapevolezza e una maestria che quasi stupiscono. Non che non si sapesse che l'attore spagnolo fosse in grado di recitare con bravura, ma in anni di produzioni hollywoodiane e scelte artistiche non sempre immortali, è bello riscoprirne il grande talento. Per lui premi a pioggia e una nomination all'Oscar che avrei visto volentieri tramutarsi in una vittoria (ma il Joker Phoenix era veramente impossibile da battere).
Insomma, Almodóvar torna al cinema con un prodotto fortissimo e d'impatto, capace di parlare al suo pubblico abituale, ma anche a quello spettatore occasionale che si cimenta con le sue opere di tanto in tanto. E' innegabile il grande talento di regista e cast ed è quasi impossibile non farsi prendere da una storia che racconta in maniera così delicata e personale genialità e paure di un personaggio - o persona - a cui ci si affeziona in poco tempo. Non saremo tutti artisti, ma il nostro essere persone ci fa avvicinare senza sforzi all'umanità fragile ma consapevole di Salvador Mallo.
Cast: Antonio Banderas, Asier Etxeandia, Leonardo Sbaraglia, Nora Navas, Julieta Serrano, Penélope Cruz.
Box Office: $38.1 milioni
Vale o non vale: Storie d'amore, carriera, famiglia, passato, cinema, ansie, malattia, un mix di elementi estremamente personale riporta Almodóvar al cinema. Il grande regista chiama a sé i suoi attori preferiti e ad ognuno regala una parte fondamentale della propria storia privata. Non è la classica biografia lineare e narrativamente "pulita", anzi, richiede una certa elasticità e spirito di adattamento, se così si può dire. Un tour de force emotivo, ma molto gratificante che regala allo spettatore molte emozioni e una serie di elementi su cui riflettere. Quello che a me ha più colpito è, certamente, come ognuno di noi affronti diversamente i rapporti amorosi e li gestisca rispetto alle altre cose della vita. Qui c'è la creatività che in primis ne trae giovamento o danno, per un'altalena emotiva che conferisce alla vita un'intensa alterazione.
Premi: Candidato a 2 Oscar e 2 Golden Globes per il Miglior film straniero (Spagna) e il Miglior attore protagonista; 1 nomination ai BAFTA e ai César per il film straniero. In concorso al festival del cinema di Cannes, il film ha vinto per il Miglior attore e la colonna sonora di Alberto Iglesias.
Parola chiave: Federico.

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mercoledì 4 marzo 2020

Film 1827 - Hustlers

Intro: Ne hanno parlato tutti e, per una volta, non per criticare Jennifer Lopez.
Film 1827: "Hustlers" (2019) di Lorene Scafaria
Visto: dalla tv di Eric
Lingua: inglese
Compagnia: Eric
In sintesi: sembrava il miracolo del 2019: Jennifer Lopez può recitare! Fiumi di articoli, interviste, video, premi e riconoscimenti, un'inaspettata rinascita della carriera d'attrice dell'artista, cantante e imprenditrice, il tutto grazie a un film, a un ruolo che sembravano aver decretato l'inimmaginabile, ovvero che anche Jenny from the Block abbia un valido motivo per trovarsi spesso sul grande schermo.
Con queste premesse rinvigorenti non potevo esimermi dall'assistere alla sensazionale inversione di tendenza, motivo per cui mi sono approcciato a questo "Hustlers" carico di aspettative. Che, devo dire, non sono poi state disattese, anche se nel complesso l'interpretazione tanto oggetto di pregi e lodi non mi ha lasciato così platealmente sconvolto. Per carità, JLo ci mette tutta sé stessa nel dare forma al personaggio di Ramona, ma al di là delle piroette, una mappatura puntigliosa del corpo perfetto e uno slancio di stile che ricorda tantissimo gli albori della sua carriera, rimane il fatto che l'interpretazione sia coesa e sensata sì, ma senza che si possa onestamente gridare al capolavoro. Il film nel complesso ha il suo perché, racconta un fatto reale che ha dell'incredibile e non manca di lasciare spesso genuinamente interessato lo spettatore, però a conti fatti ci troviamo di fronte a un prodotto che vive di tanti fattori e nell'insieme funziona, senza mai arrivare a giustificare quei picchi di isteria collettiva della critica americana. Insomma, Jennifer Lopez brava, ma ha poi fatto quello per cui è stata pagata (mentre in tanti prodotti precedenti ha raramente raggiunto il minimo sindacale). Con questo non voglio sminuire la performance della pellicola che certamente rimane più impressa, ma semplicemente sottolineare che, a fronte di un'ossessione morbosa nei confronti di un'interpretazione giudicata incredibile, mi è parso si sia un attimo persa di vista la realtà delle cose. Ovvero che sì, "Hustlers" racconta in modo aggressivo e trascinante la sua storia anche grazie a giuste scelte di cast e un contesto accattivante (strip club, spogliarelliste, truffe), senza però che si possa gridare al capolavoro. Lo definirei divertente e divertito.
Cast: Constance Wu, Jennifer Lopez, Julia Stiles, Keke Palmer, Lili Reinhart, Lizzo, Cardi B, Mercedes Ruehl, Madeline Brewer, Usher.
Box Office: $157.6 milioni
Vale o non vale: Buona colonna sonora, montaggio intelligente, ottimo cast tutto al femminile e storia (vera) con molto appeal, "Hustlers" non è certamente una scelta adatta ad ogni tipo di pubblico, ma per chi apprezza il genere che fluttua tra dramma e comico con qualche sbandata surreale - a cui aggiungere azioni criminali a pioggia - la visione dovrebbe essere gradita. Lopez ci mette la faccia e non solo, la parrucchiera di Constance Wu andrebbe denunciata e camei a pioggia di volti più o meno conosciuti. Un circo divertente e colorato in cui lo slowmotion di pioggia di soldi e champagne la fa da padrone.
Premi: Jennifer Lopez è stata candidata al Golden Globe per la Migliore attrice non protagonista e al Razzie Redeemer Award (14 marzo).
Parola chiave: Financial crisis.

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martedì 3 marzo 2020

Film 1823 - Ford v Ferrari

Intro: Ammetto che non fossi particolarmente dell'idea di vedere al cinema questo film, ma non avendo molte altre scelte ad Ushuaia, Argentina, mi sono convinto ad andare lo stesso. Almeno per fare qualcosa di diverso.
Film 1823: "Ford v Ferrari" (2019) di James Mangold
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: un film su macchine da corsa e una gara che è una maratona, la storia di due case automobilistiche rivali e la classica rappresentazione americana dell'"italianità", una sfida contro tempo e leggi della fisica, il tutto per un risultato finale che, lo dico subito, è stato estremamente soddisfacente.
Dal montaggio serrato e le tempistiche adrenaliniche, questo "Ford v Ferrari" non dà solo l'idea di cosa volesse dire all'epoca sfidarsi in una delle gare più complesse al mondo (24 Heures du Mans), ma anche quale possa essere la sensazione di stare su una macchina da corsa che, a tutta velocità, sfreccia su una pista, un percorso, la strada. In questo, la visione di James Mangold è assolutamente chiara e precisa, quasi chirurgica nel proporre allo spettatore dettagli, frammenti, attimi di preparazioni e gare, il tutto per 2 ore e mezza al cardiopalma che lasciano spesso chi guarda senza fiato. Ed assolutamente emozionato.
Si segue, infatti, con grande interesse la storia di amicizia - e numerosi scontri - tra il pilota Ken Miles (Bale) e l'ex pilota Carroll Shelby (Damon), un rapporto fortissimo e sicuramente qui di buon intrattenimento, capace di alternarsi efficacemente alle sequenze di gara anche grazie al temperamento poco paziente del primo. La storia, poi, è assolutamente vera e racconta alti e bassi di due carriere che finiranno per coincidere proprio in quella maratona automobilistica del '66 che vedrà fronteggiarsi le due case del titolo, una sorta di scontro fra titani che si traduce - anche - in un'opposizione tra lo stile italiano e la grandiosa capacità americana di mettere in pratica il clamoroso miracolo.
Sì perché, ricordiamocelo sempre, storia vera o no, "Ford v Ferrari" mostra la realizzazione di una vera e propria impresa, la messa insieme degli elementi perfetti di robotica e umanità che permettono di portare casa non solo la vittoria, ma anche di sconfiggere l'inarrivabile avversario. Ovvero - neanche a dirlo - siamo davanti al classico racconto del cinema americano che vede i figli degli dell'America lottare contro probabilità e tempo, per mettere in scena un vero e proprio miracolo che conquisterà lo spettatore attraverso una retorica da manuale di immagini e racconto. La cosa ci offende? Magari qualcuno di noi italiani ci rimarrà male, ma consci del fatto che si tratti di un prodotto made in USA costruito per un pubblico globale sì, ma pur sempre molto schierato, si può serenamente dire che questa pellicola sia esteticamente interessante e certamente ben costruita sul piano tecnico, che si fa guardare volentieri e lascia onestamente soddisfatti.
Cast: Matt Damon, Christian Bale, Jon Bernthal, Caitriona Balfe, Tracy Letts, Josh Lucas, Noah Jupe, Remo Girone, Wallace Langham, Ian Harding.
Box Office: $225.4 milioni
Vale o non vale: Il racconto è ben costruito e il film lascia sinceramente soddisfatti, anche se il finale agrodolce non manca di colpire lo spettatore che non conoscesse la storia originale. Tutto sommato, comunque, un buon prodotto cinematografico capace di catturare l'attenzione anche di chi non segua o non sia appassionato di macchine e rispettive gare automobilistiche, per un risultato finale che è certamente appassionante e di grande intrattenimento; buon cast e grandissimo Bale.
Premi: Candidato a 4 premi Oscar tra cui Miglior film, ha vinto quelli per il Miglior montaggio e montaggio sonoro; 1 nomination ai Golden Globe per Christian Bale Miglior attore protagonista, drama; 1 BAFTA vinto per il montaggio su 3 nomination (anche sonoro e fotografia).
Parola chiave: Le Mans.

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