Altro film, altra preparazione agli Oscar. Questa volta, dopo la cena, un dramma non da poco.
Film 225: "Rabbit Hole" (2010) di John Cameron Mitchell
Visto: dalla tv del Puffo
Lingua: italiano
Compagnia: Gianpaolo, Marco, Diego, Andrea Puffo
Pensieri: Cos'è che c'entra questa tana del coniglio con il film in questione?
Diciamo che, nella trama, si riferisce ad un fumetto. Ma che ci sia anche un significato altro?
Nicole Kidman qui è Becca, madre che sta affrontando il dolore per la perdita del figlio di 4 anni assieme al marito (Aaron Eckhart) e, non sapendo bene come uscirne, cerca di intraprendere varie strade. Tornare al lavoro non funziona (ormai è fuori dal giro), la notizia della sorella incinta di un maschietto non aiuta, le sedute di terapia di gruppo non fanno per lei, ma, pare, trovi conforto nel dialogare con il ragazzino che ha effettivamente (per errore o negligenza non è il punto) investito suo figlio.
Se il tema del dolore è giustamente personale, rimane comunque una scelta strana - per non dire volutamente provocatoria - quella di affidare il ruolo di riconciliatore allo stesso individuo che ha causato il dramma. Di fatto il giudizio sulla scelta rimane sospeso, equilibrato dallo sdegno del marito che, giustamente, di frequentare il ragazzino non ci pensa proprio. Ma non aggiungo altro per non rovinare la trama. Emozioni forti in agguato, comunque.
Per concentrarci sull'interpretazione della Kidman, invece, direi che siamo tornati a uno standard piuttosto elevato, ma non sono sicuro al 100% che le valesse una terza nomination all'Oscar. Ad analizzare maliziosamente gli eventi, questo ritorno alla qualità - dopo anni di produzioni sfortunate - per Nicole è stata una benedizione non da poco, considerando poi i ruoli sempre più marginali ritagliati per lei nei film ("Nine") o le parti da dimenticare ("La bussola d'oro", "Invasion", "Vita da Strega" o il pessimo "La donna perfetta"). Decisamente determinata a tornare in vetta, grazie a questo film c'è stato un oggettivo miglioramento, nonché un ritorno alla qualità solita cui Nicole ci aveva abituato con grandissimi film ("Moulin Rouge!", "The Others", "Ritorno a Cold Mountain"). Insomma, cinema impegnato, apparizioni dosate, un pubblico addio al botox e un ritorno al naturale rosso di capelli che tanto l'aveva resa celebre. E' l'inizio per un ritorno con le scintille. Ma, sia chiaro, l'Oscar non aveva alcuna chance di vincerlo.
Buono il resto del cast, con Eckhart un po' faccione di plastica, ma intenso. Sarebbe da valorizzare un attimo di più come attore, fatica a farsi prendere sul serio e, invece, non è da sottovalutare. Fedele al suo personaggio (televisivo) rimane Sandra Oh che non aggiunge nulla di nuovo (se non quanto già visto in tv) alla sua Gaby. Sempre bravissima Dianne Wiest, un'espressività ed intensità davvero notevoli. Sguardi che dicono tutto, senza bisogno di parole. Una vera attrice.
La pellicola in sé non aggiunge niente di nuovo al panorama del dramma familiare ed ha una certa anima patinata da rivista delle case da sogno che un po' intralcia lo scopo e un po' infastidisce. Non è un film totalmente riuscito (non a caso solo la performance della Kidman è stata notata), ma nonostante questo non si può dire che sia pessimo. Forse non scava troppo a fondo nel personaggio della madre (che risulta a suo modo piuttosto freddina, quantomeno all'inizio) e il tutto rimane un po' una vana esibizione delle capacità attoriali (sicuramente riconosciute) della diva hollywoodiana. Tutto sommato, direi benino. Meno.
Consigli: Pellicola da fazzoletto facile. Ma analizzato dal dopo-dramma in poi e con uno strano approccio alla vicenda. Guardare e decidere se, dopotutto, la Kidman è tornata finalmente al grande cinema.
Parola chiave: Dolore.
Ric
film discreto, bravissima Nicole, ma non come in Dogville o Eyes wide Shut
RispondiEliminaconcordo pienamente
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