Ero rimasto con la curiosità di vedere questa pellicola e, appena ho potuto, mi son tolto lo sfizio.
Film 982: "Dior and I" (2015) di Frédéric Tcheng
Visto: dal computer di casa
Lingua: inglese, francese
Compagnia: nessuno
Pensieri: I film sulla moda sono esperimenti sempre piuttosto difficili da portare a termine in maniera efficace a mio avviso e anche "Dior and I", pur essendo un documentario ben strutturato e interessante per l'argomento che tratta, subisce la stessa sorte.
Il mio terrore iniziale era che questa pellicola potesse essere troppo somigliante a "Valentino - L'ultimo imperatore", un documentario rovinato dall'insopportabile attitudine da prima donna dello stilista nostrano. Fortunatamente Raf Simons è completamente diverso - grazie a Dio - e anche se nemmeno lo stilista belga riesce ad affrontare le 'disavventure' della creazione di una collezione di moda senza farla sembrare un'operazione a cuore aperto, ha certamente il vantaggio del carattere nordico, più silenzioso e propositivo. Questo è un punto a suo favore e, più in generale, un punto a favore di tutta l'operazione. Ma non basta a rendere "Dior and I" un vero e proprio esperimento riuscito.
La prima cosa che ho trovato poco approfondita è assolutamente il perché della scelta di Simons. Io, che so poco e niente su Dior e ancora meno sulla stilista, mi sono chiesto perché lui, chi vi fosse prima al suo posto e - non ci sarebbe stato male - perché la maison francese avesse optato per una tale virata rispetto alla sua tradizione. La scelta di Simons, infatti, è anche nella pellicola presentata come insolita, principalmente per il suo minimalismo che lo aveva così fatto ben volere in casa Jil Sander.
In aggiunta, per quanto l'idea sia interessante, non mi ha del tutto soddisfatto l'escamotage di accostare la lettura dei pensieri di Christian Dior dalla sua autobiografia ("Dior by Dior") per dare un filo narrativo alla storia, principalmente per il fatto che i pensieri di Simons non sono altrettanto organizzati e l'accostamento casuale fa perdere di significato all'idea generale di per sé buona.
Per il resto, l'impressione che mi ha dato questo documentario è positiva. Diversamente dai prodotti simili cui mi sono accostato, "Dior and I" si prende tutto il tempo necessario per dare risalto al processo creativo che sta dietro alla collezione, qualcosa che il taglio rapido della televsione (vedi "Project Runway" & co.) o la disinformazione sull'argomento hanno trasformato in un progetto di facile e addirittura immediata realizzazione. La realtà è ben diversa e le fragilità, perplessità e ansia del fashion designer a riguardo sono ben raccontate, al pari dei lampi di genio (la siflata nella palazzina ricoperta di fiori è stupenda), il che concorre a ridare un'immagine approfondita della persona, oltre che del personaggio. Anche perché, diciamocelo, la maggior parte del pubblico non ha idea di chi sia Raf Simons.
Alla fine dei 90 minuti di pellicola sappiamo un po' di più sia sulla maison francese che sulla persona che ne cura la collezione femminile, su cosa voglia dire realizzare da 0 un collezione di alta moda o una sfilata, come si riesca a reinventare un'idea vecchia di 50 anni o come praticamente qualsiasi cosa possa ispirare il lavoro di chi di moda si occupa di mestiere. Rimane un tema intrigante a 360° e, pur con dei limiti, Frédéric Tcheng ne ha esplorato buona parte dei confini evitando di rimanere in superficie, dove tutto è glam ed eccitante e dove, francamente, possiamo accedere anche noi comuni mortali (al pari di Marion Cotillard, Isabelle Huppert, Jennifer Lawrence, Marc Jacobs o Sharon Stone, tutti seduti in prima fila alla sfilata). Ecco, "Dior and I" riesce a regalarci uno scorcio su un modo inaccessibile ed elegantissimo di cui solitamente vediamo solo un'immagine riflessa e ben controllata. Cosa ci sia sotto, in parte, lo possiamo vedere qui.
Ps. La prima del film si è tenuta al Tribeca Film Festival 2014.
Film 103 - Valentino - L'ultimo imperatore
Film 164 - The September Issue
Box Office: $1,028,953
Consigli: Le due gigantesche parole chiave di questa pellicola sono 'documentario' e 'moda'. Che piaccia l'una, l'altra o entrambe, il risultato sarà sempre lo stesso: "Dior and I" piacerà. Per gli altri, che magari non fanno del 'fashion addicted' la loro bibbia, potrebbe essere meno paradisiaco approcciarsi a questo lavoro, che rimane pur sempre interessante a prescindere dal tema specifico scelto dal regista. Un film sulla moda più riuscito di molti altri e, anche solo per questo, una motivazione in più per vederlo.
Parola chiave: Christian Dior.
Trailer
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Bengi
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