martedì 19 dicembre 2023

Film 2239 - The Hunger Games: The Ballad of Songbirds & Snakes

Intro: Non volevo perdermi questo film al cinema e, anche se mi ci è voluto un po' per riuscire ad andarci, a qualche settimana dall'uscita sono riuscito a recuperarlo.

Film 2239: "The Hunger Games: The Ballad of Songbirds & Snakes" (2023) di Francis Lawrence
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Niamh
In sintesi: un po' mi scomvolge che, a 5 settimane dal'uscita nelle sale, questo prequel non sia ancora riuscito a sfondare i 300 milioni di dollari di incasso al botteghino mondiale. Non è necessariamente testamento della qualità del prodotto finale, ma sicuramente definisce un po' il contesto.
"The Hunger Games: The Ballad of Songbirds & Snakes" ha un problema a partire dal titolo, per me ancora impossibile da ricordare. Allo stesso tempo, proprio come il nome eccessivamente lungo, anche la durata della pellicola è eccessiva e, straordinariamente, allo stesso tempo insufficiente a contenere tutte le storie che la trama vuole raccontare, qui addirittura 3. E non mi riferisco a trame e sottotrame, ma proprio alla narrazione di segmenti separati della storia, per quanto collegati.
Fin dall'inizio, infatti, c'è un senso di fretta palpabile: il montaggio è sostenuto, le sequenze si succedono senza trequa, i personaggi non vengono nemmeno introdotti e, semplicemente, appaiono (penso a Volumnia Gaul/Viola Davis che nella sequenza prima non c'è, poi all'improvviso la telecamera è su di lei e il personaggio comincia a parlare). La prima parte, in particolare, soffre di questa mancanza di tempo, dell'urgenza di portare la storia al punto focale del racconto: gli Hunger Games.
A questo punto il film comincia a giocare meglio con le tempistiche e, devo ammettere, per quanto con limitazioni legate all'ambientazione della storia nel passato, il racconto si fa interessante, specialmente per l'inevitabile confronto con gli Hunger Games a cui siamo stati precedentemente abituati, molto più tecnologici e definiti in termini di spettacolarizzazione della carneficina. Qui il film funziona bene e la mano esperta di Francis Lawrence - che ha diretto 3 su 4 delle precedenti pellicole della saga tra cui la migliore fra tutte, "Catching Fire" - si fa sentire: si percepisce la tensione e la pericolosità generale della situazione.
Finiti gli Hunger Games, però, si crea un problema ulteriore, ovvero che il film sarebbe finito e, invece, continua. Per molto, molto ancora. La storia, infatti, procede oltre l'evento dei giochi e, ovviamente, non sta qui il problema. Il punto, invece, è che narrativamente e cinematograficamente parlato, a questo punto "The Ballad of Songbirds & Snakes" dovrebbe terminare lasciare spazio ad un eventuale sequel in grado di raccontare il resto della storia a dovere. Così otterremmo due benefici importanti: la prima parte del racconto potrebbe "respirare", soffermandosi con più dettaglio sui vari aspetti della storia che sono stati trascurati, mentre tutto ciò che accade dopo i giochi sarebbe raccontato a parte, costituendo un capitolo a sé e giovando di più spazio per raccontare i numerosi eventi che si susseguono.
Il problema, da quello che mi è parso di capire, è che Lionsgate - lo studio dietro il franchise - non voleva ripetere lo stesso errore fatto con "Mockingjay", diviso in 2 parti in nome del dio denaro, strategia economicamente riuscita (più col primo che col secondo) ma che ha di fatto rovinato l'ottimo lavoro fatto coi primi due titoli della saga. Così, pagando ancora lo scotto per quell'errore, ci ritroviamo con un prequel che è troppo lungo in termini di durata (2h e 27 minuti) e troppo breve per la storia che propone. Il che è un bel problema.
Poi, per carità, "The Hunger Games: The Ballad of Songbirds & Snakes" è un titolo che si lascia guardare senza problemi, però alla settima canzone intonata dalla protagonista che sottrae tempo prezioso alla narrazione... io qualche domanda me la sono posta. C'era veramente bisogno di concedere così tanto spazio alle doni canore di Rachel Zegler (bravissima, su questo nulla da dire)? Lo dico perché a un certo punto mi sono chiesto se stessi guardando un musical. Il che, specialmente per un tipo di film sci-fi/d'azione come questo, non aiuta e anzi, non fa che spezzare il ritmo della narrazione.
In aggiunta, un altro paio di cose sulla portagonista. Lucy Gray Baird decisamente non è Katniss Everdeen. Per quanto Zegler non faccia un cattivo lavoro, rimane il fatto che il personaggio non è gradevole quanto l'eroia della trilogia precedente e manchi dell'approfondimento narrativo fondamentale e riservato al personaggio reso famoso da Jennifer Lawrence. Inoltre, e qui sta l'altro grande problema, Coriolanus Snow/Tom Blyth è il protagonista di questa pellicola, ma per la maggior parte della visione si ha l'impressione che lo sia Lucy. Lei va nell'arena, lei canta le canzoni, lei è il volto di questi giochi, e, da non sottovalutare, è lei la ribelle: risulta un po' strano quindi che, nel titolo dedicato a spiegare come il presidente Snow sia diventato la persona che è, di fatto si abbia la percezione che sia un altro personaggio a condurre le danze.
Ribadisco, fose stata divisa in due, questa esperienza cinematografica avrebbe avuto più tempo per presentare personaggi e situazioni, abituarci più gradualmente a questa nuova Panem del passato e, cosa più importante, avrebbe avuto più tempo per costruire il "passaggio al lato oscuro" di Snow che qui, invece, si verifica di fatto solo nel capitolo finale e con una frettolosità che va a intaccare anche (o forse soprattutto) il finale. Poi, per carità, il film non è male ed è sicuramente meglio del primo e inutile "Mockingjay", però continuo a pensare che se The Hunger Games: The Ballad of Songbirds & Snakes fosse stato diviso in due parti ne avremmo tutti beneficiato.
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Film 2239 - The Hunger Games: The Ballad of Songbirds & Snakes
Cast: Tom Blyth, Rachel Zegler, Peter Dinklage, Jason Schwartzman, Hunter Schafer, Josh Andrés Rivera, Fionnula Flanagan, Viola Davis.
Box Office: $291.6 milioni (ad oggi)
Vale o non vale: Sicuramente gli appassionati della saga originale apprezzeranno il ritorno in grande stile a Panem e la possibilità di ritrovare alcune delle atmosfere che hanno reso così peculiare e distinguibile il franchise. Poi va detto che le quasi 2 ore e mezza di durata, la divisione per capitoli e l'innecessaria dose di canzoni potrebbero spaventare qualcuno, però il risultato finale è comunque d'intrattenimento e, considerato come sia stato mal gestito "Mockingjay", siamo di fronte a un indubbio miglioramento.
Premi: /
Parola chiave: Plinth Prize.
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

1 commento:

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