Altro appuntamento con il cinema in piazza, altro momento felliniano imperdibile. E, sì, c'era chi questo film non lo aveva ancora visto (me compreso!).
Film 132: "La dolce vita" (1960) di
Federico Fellini
Visto: in Piazza Maggiore a Bologna
Lingua: italiano
Compagnia: Claudia, Federica, Enrico
Pensieri: Evviva evviva, finalmente ho visto "La dolce vita"! Come per tutto ciò che attendi di vedere praticamente da sempre, le aspettative non possono che essere elevatissime.
In effetti quello che mi aspettavo da un film di questo calibro era sicuramente di farmi conquistare, di trovare quella scintilla che me ne facesse innamorare perdutamente. Nella realtà devo dire che alcuni fattori contro li ho avuti. Primo tra tutti il caldo che, in una proiezione pubblica in piazza a luglio c'è per forza. Poi l'attesa, perchè far cominciare a parlare Anita Ekberg alle 22.00 non è un'idea così geniale se si considerano i 170 minuti di durata di questa pellicola a cui vanno sommati i 30 del simpatico monologo dell'attrice (classe 1931, complimenti!). Arrivati ad una cert'ora, quindi, le sedie diventano simbolo tangibile di scomodità e si comincia con l'irritante giochino del pubblico che va verso casa. A mezzanotte non si è nemmeno a metà film, il che è tragico. Durante la trasmigrazione si perdono la metà delle scene e l'insofferenza, per chi rimane, è notevole.
In questa cornice non esattamente fortunata colloco un film non facile a cui, probabilmente, non ero totalmente preparato. Si sa, la prima visione è 'esplorativa', per cogliere l'insieme delle cose mi serviranno certamente appuntamenti più attenti e approfonditi. Mi è piaciuto? Sì. L'ho capito? Ni.
La classica scena rappresentativa del film, alla Fontana di Trevi è bellissima, ma dura meno del previsto. E' interessante, in realtà, perchè la Ekberg poco prima ha raccontato che l'acqua era gelata e Mastroianni sotto lo smoking portava le calosce da pescatore: ecco un dietro le quinte che oggi sarebbe considerato 'contenuto speciale' di un qualunque dvd. Ma rende molto più tangibile un mondo che, oggi, risulta davvero lontano.
Molto interessante (a tratti inquietante) la scena del finto miracolo, con i due bambini che dicono di aver visto la Madonna. La folla si scanna, sbraita e lotta per un pezzo di albero situato sul luogo dell'apparizione. Si finisce con l'immagine tristissima della natura umana, capace di abbassarsi a livello animale in un momento di allucinazione collettiva. Fellini critico sotto i più svariati aspetti (non c'è bisogno di dire quali, credo) mi ha molto colpito per la disinvoltura e naturalezza con cui riporta la scena (Wikipedia mi dice ispirata da un fatto vero), cruda e priva dell'umanità che si suppone dovrebbe avere un cristiano. Lascia un po' scossi.
Insomma, il film presenta mille spunti e va guardato con la consapevolezza che sarà un viaggio lungo e non sempre piacevole verso le numerose facce della «dolce vita» della Roma a cavallo fra gli anni ‘50 e ‘60.
Ps. Quattro nominations, un Oscar per i costumi di Piero Gherardi e la Palma d'Oro a Cannes.
Consigli: Se avete voglia di qualcosa di leggero, passate. Altrimenti immergetevi in uno dei più grandi successi del cinema italiano nel mondo. Non si può trascurare in quando pezzo portante della nostra storia, diventato simbolo di uno stile di vita che ancora oggi affascina e si rivorebbe indietro. Il bianco è nero è magia, basta lasciarsi trasportare...
Parola chiave: Paparazzi.
Ric
Anch'io non ho atteso la fine di quella proiezione perchè ero seduto per terra, il che era anche più scomodo. Ma l'avevo già visto e posso dire che per apprezzarlo serve uno studio su quello che c'è dietro al film. A questo proposito è stata interessantissima la Mostra su Fellini al Mambo, in cui erano esposti gli articoli di giornale dei fatti di cronoca e non a cui il film si riferiva. Non solo il miracolo, ma anche la scena della fontana, del pesce-luna ecc: tutti episodi veramente accaduti dai quali Fellini attrinse per dipingere un affresco dell'Italia di quegli anni.
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