Non so se sia perché li sto guardando tutti in inglese, oppure perché sono particolarmente interessato o ancora perché, pur sembrando scontato, li trovo ottimi prodotti di qualità, in ogni caso trovo che le scelte dell'Academy quest'anno particolarmente azzeccate. Speravo in una nomination per Tom Hardy che è finalmente arrivata, al pari di quella per George Miller (per il quale tifo), Jennifer Jason Leigh e, naturalmente Charlotte Rampling; la nomino per ultima, perché qui coinvolta, ma bellissima sorpresa è stata anche quella di vedere finalmente riconosciuta una candidatura alla brava Rachel McAdams, troppo a lungo considerata solo una da commedia o filmetti romantici.
Intriso di questa gioia, il mio umore è dunque assolutamente ben disposto, questo 2016 più che mai. Sto recuperando titolo dopo titolo, li sto divorando, e non ce n'è uno che mi abbia, finora, deluso. Questo compreso.
Film 1085: "Spotlight" (2015) di Tom McCarthy
Visto: dal computer di casa
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: Film che racconta la storia vera dei giornalisti di Spotlight - l'unità investigativa permanente del Boston Globe - che, indirizzati dal nuovo editore Marty Baron (Liev Schreiber), si ritroveranno tra le mani uno degli scandali più gravi della storia recente della comunità: migliaia di vittime di abusi sessuali da parte di premi della Chiesa cattolica locale.
Ampiamente insabbiato il tutto onde evitare lo scandalo, questo non fermerà i giornalisti che, sempre più motivati man mano che procedono con la loro inchiesta, riusciranno a mettere insieme tutti i pezzi necessari a scrivere l'articolo-verità partendo da un singolo, primo caso per arrivare ad 87 preti coinvolti e una miriade di storie raccolte in testimonianza. Inutile dire quanto questo "Spotlight" sia un vero e proprio tour de force emotivo.
Al di là della storia vera, della rilevanza dell'inchiesta e dell'importanza di raccontare una storia del genere, c'è anche altro, ovvero un bel film, maledettamente ben recitato e dal cast strepitoso, un titolo in grado di lasciare senza parole sia a causa del tremendo tema che tratta, sia per l'ottima realizzazione.
Senza fronzoli o giri di parole, la trama arriva al suo fulcro in maniera precisa e dettagliata, aiutata da una regia efficace e un montaggio ben realizzato, precisi nel presentare personaggi e situazioni e puliti nel realizzare le scene. Ho trovato questo aspetto particolarmente d'aiuto a focalizzare sulle cose importanti raccontate qui: non si tratta di dare spazio a virtuosismi attoriali o sbrodolamenti di sceneggiatura, ma di rimanere concentrati sul tema e sui fatti e, per farlo, c'è bisogno di rimanere sul soggetto di tutta la faccenda, ovvero la storia. Quest'ultima è il cuore di tutto ed è giusto che prenda il sopravvento sul resto.
Bravi a darle spazio non solo il cast tecnico (regia e sceneggiatura in primis), ma anche un gruppo di attori in grado di fare la differenza, capitanati da un Mark Ruffalo maledettamente convincente. Solo 5 anni a lui pensavo in termini negativi, promessa fallita di quella Hollywood incapace di fare la differenza; oggi, invece, è un attore affermato e impegnato, capace di spezzare il cuore come in "The Normal Heart" o sprigionare passione e indignazione come qui. Insieme a lui, perché non è solo, Michael Keaton (redivivo), John Slattery, Stanley Tucci, Brian d'Arcy James, Schreiber e, come nell'introduzione dicevo, Rachel McAdams, una delle attrici che preferisco da sempre. Bella senza sforzi (e forse per questo un po' penalizzata), perfetta per ruoli da 'sweetheart', finalmente trova il giusto riconoscimento con il ruolo di Sacha Pfeiffer, unica donna del team Spotlight. Per lei già il riconoscimento con la nomination all'Oscar è un traguardo, dubito nella vittoria anche se ammetto che, in fondo in fondo, ingenuamente tifo per lei.
In generale, comunque, "Spotlight" è davvero un bel film. Difficilissimo, pesante, sconvolgente e da far venire i brividi, eppure necessario da vedere. Le inchieste giornalistiche di questa portata posso davvero fare la differenza e direttamente, o indirettamente come facendone un film, è giusto e doveroso dar loro ascolto e voce. Ero magneticamente attirato da questo titolo prima ancora di vederne il trailer: la frenesia della redazione giornalistica, gli appunti con taccuino, i grandi casi da gestire e plasmare per trarne un articolo bomba (questo premiato con il Pulitzer) , le interviste, gli assi nella manica da giocarsi al momento opportuno, i risvolti inaspettati... Tutto quello che potevo aspettarmi da una pellicola del genere, "Spotlight" me lo ha regalato e sono felice di essermi preso del tempo, oggi, per dare una chance a questo film. Uno dei migliori dell'anno.
Ps. 6 candidature agli Oscar (Miglior film, regia, sceneggiatura, attore mon protagonista e attrice non protagonsta, montaggio) e 3 sia ai Golden Globes (tutte rimaste tali) che ai BAFTA.
Film 1545 - Spotlight
Cast: Mark Ruffalo, Michael Keaton, Rachel McAdams, John Slattery, Stanley Tucci, Brian d'Arcy James, Liev Schreiber, Billy Crudup, Paul Guilfoyle, Len Cariou.
Box Office: $29.3 milioni
Consigli: Quando i tuoi amici un po' alternativi o che hanno studiato all'estero o che sanno l'inglese meglio di te ti dicono che vedere i film e le serie tv in lingua originale fa la differenza tu sai che hanno ragione, anche se poi nel concreto la pigrizia è sempre in agguato. Io guardo film in inglese da non so più quanti anni ormai, l'ho sempre fatto perché mi interessava e piaceva, sia a casa che in vacanza (sono stato al cinema a Londra, Parigi, Amsterdam, New York, Lussemburgo, Nizza, ...), eppure voler vedere un film in lingua è sempre stata una scelta da dover decidere di affrontare, non un processo naturale e diretto. Per uno che dice di amare il cinema e che divora qualunque tipo di prodotto è una confessione alquanto rischiosa da fare. Non so cosa sia cambiato ultimamente, sta di fatto che la scelta del titolo "in originale" mi è apparsa in questi giorni quale l'unica inevitabilmente possibile. Cosa c'entra, direte voi, tutto questo preambolo personale con "Spotlight"? Beh, il punto è questo: se avessi visto questa pellicola - come le altre che ho visto in questi giorni - doppiata, mi sarei perso una parte chiave di tutta l'operazione, snaturata da un doppiaggio, sì, funzionale eppure distorcente. Non avrei mai scoperto che Isabella Rossellini parla un inglese tanto buono da fare invidia (ci mancherebbe, si potrebbe dire, eppure scoprirlo mi ha lasciato di stucco), non avrei mai scommesso su una nomination all'Oscar per Tom Hardy e, qui, non avrei goduto del lavoro corale di un cast che mi ha davvero coinvolto. Ecco perché tutto il preambolo: ogni tanto fare uno sforzo in più per superare la pigrizia può essere un bellissimo regalo da fare a se stessi. Fatevi un regalo, dunque, e non solo guardate "Spotlight", ma fatelo in lingua originale.
Parola chiave: Cardinal Law.
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi
Intriso di questa gioia, il mio umore è dunque assolutamente ben disposto, questo 2016 più che mai. Sto recuperando titolo dopo titolo, li sto divorando, e non ce n'è uno che mi abbia, finora, deluso. Questo compreso.
Film 1085: "Spotlight" (2015) di Tom McCarthy
Visto: dal computer di casa
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: Film che racconta la storia vera dei giornalisti di Spotlight - l'unità investigativa permanente del Boston Globe - che, indirizzati dal nuovo editore Marty Baron (Liev Schreiber), si ritroveranno tra le mani uno degli scandali più gravi della storia recente della comunità: migliaia di vittime di abusi sessuali da parte di premi della Chiesa cattolica locale.
Ampiamente insabbiato il tutto onde evitare lo scandalo, questo non fermerà i giornalisti che, sempre più motivati man mano che procedono con la loro inchiesta, riusciranno a mettere insieme tutti i pezzi necessari a scrivere l'articolo-verità partendo da un singolo, primo caso per arrivare ad 87 preti coinvolti e una miriade di storie raccolte in testimonianza. Inutile dire quanto questo "Spotlight" sia un vero e proprio tour de force emotivo.
Al di là della storia vera, della rilevanza dell'inchiesta e dell'importanza di raccontare una storia del genere, c'è anche altro, ovvero un bel film, maledettamente ben recitato e dal cast strepitoso, un titolo in grado di lasciare senza parole sia a causa del tremendo tema che tratta, sia per l'ottima realizzazione.
Senza fronzoli o giri di parole, la trama arriva al suo fulcro in maniera precisa e dettagliata, aiutata da una regia efficace e un montaggio ben realizzato, precisi nel presentare personaggi e situazioni e puliti nel realizzare le scene. Ho trovato questo aspetto particolarmente d'aiuto a focalizzare sulle cose importanti raccontate qui: non si tratta di dare spazio a virtuosismi attoriali o sbrodolamenti di sceneggiatura, ma di rimanere concentrati sul tema e sui fatti e, per farlo, c'è bisogno di rimanere sul soggetto di tutta la faccenda, ovvero la storia. Quest'ultima è il cuore di tutto ed è giusto che prenda il sopravvento sul resto.
Bravi a darle spazio non solo il cast tecnico (regia e sceneggiatura in primis), ma anche un gruppo di attori in grado di fare la differenza, capitanati da un Mark Ruffalo maledettamente convincente. Solo 5 anni a lui pensavo in termini negativi, promessa fallita di quella Hollywood incapace di fare la differenza; oggi, invece, è un attore affermato e impegnato, capace di spezzare il cuore come in "The Normal Heart" o sprigionare passione e indignazione come qui. Insieme a lui, perché non è solo, Michael Keaton (redivivo), John Slattery, Stanley Tucci, Brian d'Arcy James, Schreiber e, come nell'introduzione dicevo, Rachel McAdams, una delle attrici che preferisco da sempre. Bella senza sforzi (e forse per questo un po' penalizzata), perfetta per ruoli da 'sweetheart', finalmente trova il giusto riconoscimento con il ruolo di Sacha Pfeiffer, unica donna del team Spotlight. Per lei già il riconoscimento con la nomination all'Oscar è un traguardo, dubito nella vittoria anche se ammetto che, in fondo in fondo, ingenuamente tifo per lei.
In generale, comunque, "Spotlight" è davvero un bel film. Difficilissimo, pesante, sconvolgente e da far venire i brividi, eppure necessario da vedere. Le inchieste giornalistiche di questa portata posso davvero fare la differenza e direttamente, o indirettamente come facendone un film, è giusto e doveroso dar loro ascolto e voce. Ero magneticamente attirato da questo titolo prima ancora di vederne il trailer: la frenesia della redazione giornalistica, gli appunti con taccuino, i grandi casi da gestire e plasmare per trarne un articolo bomba (questo premiato con il Pulitzer) , le interviste, gli assi nella manica da giocarsi al momento opportuno, i risvolti inaspettati... Tutto quello che potevo aspettarmi da una pellicola del genere, "Spotlight" me lo ha regalato e sono felice di essermi preso del tempo, oggi, per dare una chance a questo film. Uno dei migliori dell'anno.
Ps. 6 candidature agli Oscar (Miglior film, regia, sceneggiatura, attore mon protagonista e attrice non protagonsta, montaggio) e 3 sia ai Golden Globes (tutte rimaste tali) che ai BAFTA.
Film 1545 - Spotlight
Cast: Mark Ruffalo, Michael Keaton, Rachel McAdams, John Slattery, Stanley Tucci, Brian d'Arcy James, Liev Schreiber, Billy Crudup, Paul Guilfoyle, Len Cariou.
Box Office: $29.3 milioni
Consigli: Quando i tuoi amici un po' alternativi o che hanno studiato all'estero o che sanno l'inglese meglio di te ti dicono che vedere i film e le serie tv in lingua originale fa la differenza tu sai che hanno ragione, anche se poi nel concreto la pigrizia è sempre in agguato. Io guardo film in inglese da non so più quanti anni ormai, l'ho sempre fatto perché mi interessava e piaceva, sia a casa che in vacanza (sono stato al cinema a Londra, Parigi, Amsterdam, New York, Lussemburgo, Nizza, ...), eppure voler vedere un film in lingua è sempre stata una scelta da dover decidere di affrontare, non un processo naturale e diretto. Per uno che dice di amare il cinema e che divora qualunque tipo di prodotto è una confessione alquanto rischiosa da fare. Non so cosa sia cambiato ultimamente, sta di fatto che la scelta del titolo "in originale" mi è apparsa in questi giorni quale l'unica inevitabilmente possibile. Cosa c'entra, direte voi, tutto questo preambolo personale con "Spotlight"? Beh, il punto è questo: se avessi visto questa pellicola - come le altre che ho visto in questi giorni - doppiata, mi sarei perso una parte chiave di tutta l'operazione, snaturata da un doppiaggio, sì, funzionale eppure distorcente. Non avrei mai scoperto che Isabella Rossellini parla un inglese tanto buono da fare invidia (ci mancherebbe, si potrebbe dire, eppure scoprirlo mi ha lasciato di stucco), non avrei mai scommesso su una nomination all'Oscar per Tom Hardy e, qui, non avrei goduto del lavoro corale di un cast che mi ha davvero coinvolto. Ecco perché tutto il preambolo: ogni tanto fare uno sforzo in più per superare la pigrizia può essere un bellissimo regalo da fare a se stessi. Fatevi un regalo, dunque, e non solo guardate "Spotlight", ma fatelo in lingua originale.
Parola chiave: Cardinal Law.
Trailer
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