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sabato 26 ottobre 2024

Film 2314 - Beetlejuice Beetlejuice

Intro: Sempre in tema con Halloween ormai imminente, la settimana scorsa siamo andati al cinema a recuperare questo film prima che non lo passassero più nelle sale.

Film 2314: "Beetlejuice Beetlejuice" (2024) di Tim Burton
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Niamh, Will
In sintesi: premesso che non ho mai visto l'originale per intero ma solo qualche spezzone qua e là negli anni - lo so, criminale - e che non avessi particolare intenzione di recuperare il sequel così a random, ammetto che tutto sommato "Beetlejuice Beetlejuice" non mi è dispiaciuto.
In un periodo in cui faccio davvero fatica a digerire filmoni della durata di 2 o più ore, ammetto che il pensiero confortante di una visione rapida di circa un'oretta e mezza mi dà il conforto giusto e mi mette nel mindset perfetto ad apprezzare al meglio ciò che sto per vedere. In nquesto senso credo che il nuovo film di Tim Burton abbia beneficiato della mia adduale (in)disposizione, il tutto per un rosultato finale che ho trovato piacevole e di intrattenimento, anche se meno divertente di quanto mi aspettassi.
Di per sé si tratta di un prodotto dall'estetica chiara e precisa, con una visione d'insieme solita che traspare per tutto il tempo, anche grazie alla colonna sonora del sempre magnifico Danny Elfman. Burton fa il suo dover, anche se non credo si possa dire che si sia particolarmente impegnato a consegnare al pubblico qualcosa di indimenticabile in termini di riprese. Cast buonissimo con una Winona Ryder di fatto protagonista, anche se Catherine O'Hara ormai è Moira Rose e Jenna Ortega finisce per interpretare sempre lo stesso ruolo (per cui è perfetta, ma è pur sempre sempre lo stesso personaggio).
Ciò detto, il problema principale di "Beetlejuice Beetlejuice" è il paradosso di avere troppi personaggi e, allo stesso tempo, niente da raccontare. Ci sono almeno sottotrame che si potrebbero tagliare senza che la storia ne risenta: i personaggi di Monica Bellucci e Willem Dafoe per intero + la storia d'amore tra Astrid (Ortega) e Jeremy (Arthur Conti). Ce ne sarebbero ancora molte altre, ma cito solo queste come principale esempio.
C'è davvero troppa carne al fuoco che di fatto non porta a niente, senza contare che le varie risoluzioni dell'arco narrativo dei personaggi sono talmente rapide e superficiali che il tutto risulta frettoloso e privo di tensione. Ed è un peccato, perché del potenziale ce ne sarebbe anche.
Infine, ammetto che per un film che si chiama "Beetlejuice Beetlejuice" mi aspettavo che il personaggio interpretato da Michael Keaton sarebbe stato un attimo più prominente, mentre in realtà Beetlejuice c'è per neanche metà della storia.
Poi, ribadisco, il film non mi è dispiaciuto (forse perché non avevo nessuna aspettativa), però mi sa che Niamh ha riassunto meglio il senso di tutta questa operazione commerciale: una pellicola più da Netflix che per il grande schermo.
Cast: Michael Keaton, Winona Ryder, Catherine O'Hara, Justin Theroux, Arthur Conti, Monica Bellucci, Jenna Ortega, Burn Gorman, Santiago Cabrera, Danny DeVito, Willem Dafoe.
Box Office: $435.7 milioni (ad oggi)
Vale o non vale: Immagino che il ritorno al cinema di Beetlejuice sia un evento non da poco per i fan, considerando che il primo film è uscito nel 1988. Sperando che ne sia valsa la pena di attendere per così tanto, per tutti gli altri che non sono necessariamente fanatici del primo titolo cult posso dire che questo sequel è un'innocua aggiunta a questa stagione cinematografica che si lascia tranquillamente vedere. Visto l'incasso al botteghino mi aspettavo un capolavoro - no - comunque un prodotto nell'insieme piacevole.
Premi: /
Parola chiave: Dad.
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#HollywoodCiak
Bengi

martedì 26 settembre 2023

Film 2198 - The Flash

Intro: Ero abbastanza curioso di vedere questa pellicola e, lo ammetto, in origine era principalmente per l'attore protagonista. Poi, anche lui come tanti, ce lo dobbiamo già dimenticare. Non credo sarà l'ultimo film di Miller, ma sicuramente l'ultimo per un bel po'.

Film 2198: "The Flash" (2023) di Andy Muschietti
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: dalle recensioni che avevo letto prima di andarlo a vedere al cinema sembrava dovessi prepararmi al capolavoro. Poi, anche se capolavoro non è, ammetto che questo "The Flash" non mi sia dispiaciuto, né tantomeno è così pessimo come certe altre recensioni - che ho letto dopo averlo recuperato - lo descrivono. E' una pellicola ok, che probabilmente in un altro momento storico (una discreta fatica dei film sui supereroi + uno sfacelo generale delle proprietà della DC + lo scipero di sceneggiatori e attori) e con un altro protagonista a scanso di scandali avrebbe performato meglio, sta di fatto che questo titolo è stato un flop colossale (si ipotizzano perdite per la Warner Bros. intorno ai 200 milioni di dollari...).
Detto ciò, ribadisco che "The Flash" di Andy Muschietti - lo stesso di "It" 1 & 2 - non mi è dispiaciuto, è il tipo di intrattenimento che guardi e lì per lì funziona bene, poi torni a casa e ti dimentichi la maggior parte della storia (anche perché vengono tirate in ballo talmente tante cose, specialmente nel finale, che è difficile ricordarsele tutte; per farla breve dico solo che fanno una veloce comparsa sia Nicolas Cage che Christopher Reeve), ma va poi bene così perché alla fine si tratta di una pellicola sui supereroi e non deve necessariamente essere il prodotto migliore della vita o influenzare il corso della storia. Va bene che sia un prodotto di svago e nient'altro (meno bene che produrre questo film sia costato 200-220 milioni di dollari, a cui si sono aggiunti i costi di promozione...).
Cast: Ezra Miller, Sasha Calle, Michael Shannon, Ron Livingston, Maribel Verdú, Kiersey Clemons, Antje Traue, Saoirse-Monica Jackson, Michael Keaton.
Box Office: $268.5 milioni
Vale o non vale: Non capolavoro, non boiata pazzesca, "The Flash" fa a dovere il suo lavoro di intrattenimento, ma chiunque stesse cerando qualcosa di più da questa pellicola rimarrà deluso. Il finale è troppo caotico, gli effetti speciali davvero non reggono, ma è bello rivedere Michael Keaton nei panni di Batman.
Premi: /
Parola chiave: Mom.
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#HollywoodCiak
Bengi

domenica 25 ottobre 2020

Film 1940 - The Trial of the Chicago 7

Intro: Pochissimo tempo fa c'è stato un attimo in cui questo film sembrava il nuovo miracolo della stagione. Ci ho messo un po' a realizzare che fosse disponibile su Netflix, ma appena ho ritrovato le direzioni per il pianeta terra l'ho recuperato.
Film 1940: "The Trial of the Chicago 7" (2020) di Aaron Sorkin
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: cos'è che rimane più impresso di tutto questo film? Facilissimo: Frank Langella nei panni del giudice più antipatico della storia (vera e del cinema).
Nonostante conosca pochissimo della filmografia di Langella - ma ricordo con immenso piacere la sua performance in "Frost/Nixon", c'è qualcosa di questo attore che trovo infinitamente magnetico e devo dire che anche in questa occasione si è distinto grazie ad una magistrale interpretazione. Va aggiunto che il suo personaggio sarebbe difficile da dimenticare a prescindere, ma Langella fa un lavoro egregio nel caratterizzare il giudice Julius Hoffman. Sul resto del film, un po' meno entusiasmo.
Premesso che "The Trial of the Chicago 7" mi sia piaciuto, visto e considerato l'hype mediatico e le eccellenti recensioni ricevute mi sarei aspettato qualcosa di più segnante e meno patinato. Ma andiamo con ordine.
1) Sceneggiatura e (seconda) regia di Aaron Sorkin. Il nostro sa scrivere, è evidente, ed è certamente molto apprezzato in patria e nell'industria cinematografica e televisiva: molteplici nomination e 1 Oscar per "The Social Network", 6 Emmy vinti per la serie tv cult (in America) "The West Wing", 2 Golden Globe, 1 BAFTA e altri premi a valanga. A parte questo, a Sorkin sono state dirette numerose critiche rispetto al film su Zuckerberg e certe libertà che l'autore si è preso per drammatizzare la storia. Pare che anche in questo caso ci siano state licenze narrative, ma il punto è che Sorkin scrive fiction, non documentari, per cui non mi sento di accodarmi alle lamentele rispetto a questo aspetto.
Quello che mi sento di dire, invece, è che "The Trial of the Chicago 7", come altri prodotti di Sorkin, soffre di una contrapposizione bene/male così evidente e netta che si fa fatica a non concepirla come fittizia: il giudice passivo-aggressivo (sul quale c'è addirittura una nota informativa pre-titoli di coda per amplificarne e legittimare ancora di più l'astio nei confronti del personaggio), il pubblico ministero che tutte le volte che sembra avere una crisi di coscienza viene sempre apostrofato da qualcuno che ne svela il motivo legale negativo implicito che parrebbe esserci sotto, il Procuratore Generale che all'inizio della storia dice esplicitamente che intende farla pagare a tutta una serie di soggetti che, alla fine, saranno i protagonisti del processo; e, dalla fazione ideologica opposta, credo che sia esemplare e sufficiente citare il surreale dialogo fra Abbie Hoffman e il pubblico ministero che, incontratisi casualmente per strada, si scambiano parole gentili con - e qui per me brividi - Hoffman che non perde occasione di sottolineare che non ce l'ha con l'avvocato dell'accusa e che, anzi, pensa che lui sia un brav'uomo. Forse neanche in "Crossroads" con Britney Spears c'era tanta bontà e compassione.
2) Il cast. C'è talmente tanta gente famosa in questo film che si fatica a contarla. E ovviamente non c'è nessuna figura femminile di rilievo. Mi rendo perfettamente conto che si tratti di una pellicola che è allo stesso tempo un fatto storico, ma un prodotto come "Mrs. America" - che affronta tematiche molto vicine al preambolo iniziale di questo film - ci dimostra velocemente quanto figure femminili chiave non mancassero nel periodo a cavallo tra anni '60 e '70 e fossero ampiamente attive nel forgiare il discorso politico attorno a loro.
Tornando a noi, al di là della marea di attori certamente bravissimi, due punti su cui mi vorrei soffermare: Eddie Redmayne che fa l'accento americano e le parrucche. Rispetto al primo non posso fare a meno di chiedermi perché, con la marea di attori americani disponibili, ne sia stato scelto un britannico per rappresentare Tom Hayden; per il secondo, dico solo che, volendo sorvolare sui vari look che stanno male letteralmente a tutti, nello specifico le parrucche utilizzate per questo film sono orrende e inspiegabilmente mal posizionate (l'attaccatura dei capelli di Mark Rylance parte... dall'orecchio sinistro?!).
3) L'elemento glam. Per essere una storia di lotta sociale e resistenza all'ingiustizia dei poteri forti, "The Trial of the Chicago 7" si sporca poco le mani. O meglio, lo fa, ma senza mai dimenticare di fare affidamento su una fotografia tanto pulita ed enfatizzata nel saturare i colori che sembra di stare in una produzione di Ryan Murphy. L'ho trovato troppo pulito e "perfettino", se mi si concede l'espressione.
Detto ciò, non posso dire di non essermi goduto la visione di questo titolo che, tutto sommato, ha il grande pregio di portare sul grande (?) schermo una storia che al giorno d'oggi avrebbe faticato a trovare un'audience così ampia; a mio avviso, comunque, è evidente che questo prodotto abbia dei limiti su cui forse molti hanno soprasseduto considerato il periodo cinematografico di magra che si sta rivelando essere questo 2020. Per non dire di totale disastro.
Per quanto mi riguarda, visto e considerato quanto mi appassionano le pellicole ambientate in tribunale, non ho potuto fare a meno di apprezzare il risultato finale generale, anche se forse 2 ore e 9 minuti sono un po' troppe. In ogni caso una storia che fa bene seguire e ascoltare, specialmente in questo momento storico in cui la più grande ingiustizia inflitta all'uomo moderno sembra essere il chiedergli di stare a casa per la salvaguardia della sua salute durante un'epidemia di scala mondiale.
Cast: Yahya Abdul-Mateen II, Sacha Baron Cohen, Daniel Flaherty, Joseph Gordon-Levitt, Michael Keaton, Frank Langella, John Carroll Lynch, Eddie Redmayne, Noah Robbins, Mark Rylance, Alex Sharp, Jeremy Strong, Kelvin Harrison Jr., Ben Shenkman, John Doman, Caitlin FitzGerald.
Box Office: $104,048 (ad oggi)
Vale o non vale: Per chi ha Netflix, voglio dire... perché no? E' sicuramente uno dei titoli del suo catalogo più sensato e di qualità e certamente una delle pochissime ultime uscite più interessanti.
In generale a mio avviso il film presenta delle criticità, però è pur vero che nel deserto cinematografico che è diventato questo 2020, "The Trial of the Chicago 7" si presenta come un'oasi di salvezza in cui trovare rifugio per un paio d'ore. Ristoratevi sereni.
Premi: /
Parola chiave: Resignations.
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#HollywoodCiak
Bengi

mercoledì 7 ottobre 2020

Film 1929 - The Founder

Intro: Erano anni che volevo recuperare questo film e l'altra sera ne ho approfittato grazie a Netflix!
Film 1929: "The Founder" (2016) di John Lee Hancock
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: c'è stato un momento qualche tempo fa in cui Michael Keaton è tornato alla ribalta e pure in gran spolvero, un momento durato un paio d'anni e cominciato grazie all'incredibile successo da parte della critica ottenuto dal film di Iñárritu, "Birdman", di cui l'ex Batman era protagonista. Tra un Golden Globe vinto, una nomination all'Oscar come Miglior attore e una valanga di nomination e premi a seguire, pareva che la carriera di Keaton avesse preso nuovamente il volo, anche considerato che l'attore si è trovato, per 2 anni di fila, in quella che poi è risultata essere la pellicola vincitrice come Miglior film agli Oscar ("Birdman" nel 2014 e "Spotlight" nel 2015). Insomma, questo "The Founder" non poteva che essere la consacrazione di un trend positivo. Ma così non è stato.
Non voglio focalizzare la recensione sui perché o per come il film o il suo attore non abbiano ricevuto sufficiente attenzione, mi limiterò a dire che nel suo insieme il film di John Lee Hancock funziona ed è compatto sia a livello narrativo che di esecuzione, ma con certi limiti che forse non ne hanno favorito il successo commerciale. Il più evidente di tutti? Il protagonista è maledettamente antipatico.
Ray Kroc sarà intelligente, avrà fiuto per gli affari e certamente ha una visione del business che ai fratelli McDonald manca in toto, ma non si può sorvolare sul fatto che il protagonista di questa storia sia arrogante ed egocentrico, poco rispettoso degli altri e privo di empatia pre il prossimo, il che contrasta alla grande con la visione degli affari dei due fratelli ristoratori, ingenui e dalla grande etica del lavoro, qui enorme svantaggio che li rende dinosauri inamovibili in un contesto dinamico e sempre in aggiornamento come quello del mondo degli affari.
Prese in esame le due controparti di questa storia è evidente che, per quanto Keaton sia bravo a fare il suo lavoro, il racconto della genesi del brand multimilionario McDonald's non sia favorita da un racconto edificante o da personaggi con cui lo spettatore possa facilmente relazionarsi, ergo tutta l'operazione "The Founder" finisce per non risultare così accattivante come avrebbe potuto. Diciamo che, in generale, la sceneggiatura manca di una componente divertente o divertita che alleggerisca un'atmosfera altrimenti sempre austera o pesante (penso a qualcosa alla "The Wolf of Wall Street" o "The Big Short") che finisce per conferire al risultato finale quella "giocosità" che, paradossalmente, si associa proprio a quel marchio di cui la storia qui si interessa.
Insomma, il prodotto in sé funziona anche, ma manca un po' di brio.
Cast: Michael Keaton, Nick Offerman, John Carroll Lynch, Linda Cardellini, Patrick Wilson, B. J. Novak, Laura Dern.
Box Office: $24.1 milioni
Vale o non vale: Sicuramente un buon biopic, solido nella costruzione e nelle interpretazioni del cast; non aspettatevi qualcosa di memorabile, però, il risultato finale è meno appassionante di quanto non ci si aspetterebbe. Forse indeciso tra l'anima di fiction e quella con un piglio quasi documentaristico, "The Founder" abbraccia un approccio sicuramente molto accurato per quando riguarda la spiegazione dei fatti, mancando di una più giocosa vitalità che avrebbe giovato a tutta l'operazione. Comunque si lascia assolutamente guardare.
Premi: /
Parola chiave: Franchise.

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#HollywoodCiak
Bengi

venerdì 3 luglio 2020

Film 1741 - Dumbo

Intro: Una volta a settimana, nel giorno dello sconto, mi recavo al multisala vicino casa per tenermi al passo con le nuove uscite.
Film 1741: "Dumbo" (2019) di Tim Burton
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Karen
In sintesi: ormai una domanda diventata abituale in casi simili a questo: c'era davvero bisogno del remake in live-action di "Dumbo"? Assolutamente no.
Premesso che il materiale originale viene ereditato dal 1941, fa un po' strano pensare che fosse davvero necessario realizzare una versione contemporanea e computerizzata di una storia raccontata così tanto tempo fa, non fosse altro per il fatto che il cartone animato di "Dumbo" è già un cult in sé e non ha bisogno di essere svecchiato; senza contare - e questo pare non passare mai per la mente dei dirigenti degli studios - che pare non fossero in molti a domandare a gran voce l'ennesimo rifacimento Disney di un classico tratto dal loro catalogo.
Inutile fare la lista di tutti i film recentemente passati di nuovo al cinema (o direttamente in streaming) con attori in carne ed ossa. Mi limiterò ad elencare solo quelli usciti nel 2019: "Aladdin", "The Lion King", "Lady and the Tramp" e, naturalmente, "Dumbo". Di questi, i primi due sono stati clamorosi successi, mentre il "Lilli e il vagabondo" andato ad inaugurare Disney+ ha ricevuto pessime critiche e questa pellicola è stata un flop al botteghino. Parliamone.
La Disney richiama Tim Burton - dopo le varie collaborazioni precedenti - il quale contatta metà del cast del suo "Batman" (Michael Keaton e Danny DeVito) e la ormai sua nuova pupilla Eva Green (insieme hanno girato già "Miss Peregrine's Home for Peculiar Children" e "Dark Shadows"); Alan Arkin aveva già collaborato con lui in "Edward Scissorhands". Il film è un remake degli anni '40 - tra l'altro una delle storie più tristi della filmografia della casa di Topolino - e la produzione sceglie di ricalcare il percorso già tracciato dall'originale, aggiungendo come unico elemento di interesse la creazione in computer grafica dell'elefantino dalle orecchie giganti, dolcissimo, ma non la storia non può vivere solo di quello. E, invece, "Dumbo" fatica eccome a prendere il volo.
Onestamente mi sembra che Tim Burton ultimamente soffra della necessità di mostrare a tutti i costi un estro creativo che, temo, difficilmente verrà sprigionato in prodotti come questi. E' vero che la Disney ha ampiamente inglobato altri come lui considerati quantomeno originali (Kenneth Branagh, Niki Caro, Guy Ritchie, Lasse Hallström), il punto è che non vedo in questi progetti la necessità di raccontare una storia, quanto solo di replicare o amplificare un successo precedente. La copia carbone di un prodotto già ampiamente digerito e sicuramente parte di una cultura popolare non aggiunge niente alla filmografia di nessuno ed è un peccato, francamente, vedere sprecato il talento dei tanti artisti presenti qui. Poi, come sempre, una considerazione più specifica sul film stesso: "Dumbo" non è un prodotto terribile e in generale si lascia guardare; manca, però, di un senso specifico e di una ragione plausibile che giustifichi la sua presenza nel già affollatissimo mondo dei remake.
Cast: Colin Farrell, Michael Keaton, Danny DeVito, Eva Green, Alan Arkin, Nico Parker.
Box Office: $353.3 milioni
Vale o non vale: Non sono mai stato fan del cartoon originale e sicuramente questo film non ha aiutato a risvegliare in me la voglia di recuperare il classico sull'elefantino volante: la trovo una storia triste e, francamente, i toni cupi di questo riadattamento non mi hanno entusiasmato. Il risultato finale, comunque, non è terribile e, per carità, si lascia guardare, anche se non siamo di fronte a nulla di memorabile.
Premi: /
Parola chiave: Piuma.

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#HollywoodCiak
Bengi

martedì 20 agosto 2019

Film 1653 - Spider-Man: Homecoming

Intro: Un anno fa c'erano ancora molte pellicole Marvel nell'aria, per cui le stavamo - ancora una volta - recuperando alla grande.
Film 1653: "Spider-Man: Homecoming" (2017) di Jon Watts
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: Fre
In sintesi: simpatico, veloce, dal piglio giovanile e fresco, sicuramente con Spider-Man tornato in casa Marvel la Sony ci ha fatto un affare (non solo economico) perché Tom Holland funziona bene e la storia decolla fin da subito; non manca l'intervento di Tony Stark e un cattivone che ha le sembianze di uccello (Birdman?) e le fattezze di Michael Keaton; zia May (Marisa Tomei) è decisamente ringiovanita;
in generale "Spider-Man: Homecoming" funziona bene e gioca a modo le sue carte: non a caso il franchise è più vivo che mai, con il sequel "Spider-Man: Far From Home" già a quota +1 miliardo di dollari di incasso (il primo film su Spidey a riuscirci) e ad oggi ancora a tiro d'incasso. - The Avengers
Film 411 - The Avengers
Film 808 - The Avengers
Film 1568 - The Avengers
Film 930 - Avengers: Age of Ultron
Film 932 - Avengers: Age of Ultron
Film 1177 - Avengers: Age of Ultron
Film 1571 - Avengers: Age of Ultron
Film 1613 - Avengers: Infinity War
Film 1757 - Avengers: Endgame
- Captain America
Film 695 - Captain America - Il primo vendicatore
Film 1660 - Captain America: The First Avenger
Film 814 - Captain America: The Winter Soldier
Film 1156 - Captain America: Civil War
Film 1395 - Captain America: Civil War
- Thor
Film 268 - Thor
Film 1191 - Thor
Film 1659 - Thor
Film 631 - Thor: The Dark World
Film 1193 - Thor: The Dark World
Film 1447 - Thor: Ragnarok
- Iron Man
Film 543 - Iron Man 2
Film 676 - Iron Man 3
- Ant-Man
Film 1004 - Ant-Man
Film 1195 - Ant-Man
- Doctor Strange
Film 1250 - Doctor Strange
Film 1433 - Doctor Strange
- Spider-Man
Film 1394 - Spider-Man: Homecoming
Film 1653 - Spider-Man: Homecoming
Film 1781 - Spider-Man: Far from Home
Film 2077 - Spider-Man: No Way Home
Film 2226 - Spider-Man: No Way Home
Film 467 - The Amazing Spider-Man
Film 718 - The Amazing Spider-Man 2: Il potere di Electro
- Black Panther
Film 1612 - Black Panther
Cast: Tom Holland, Michael Keaton, Jon Favreau, Zendaya, Donald Glover, Tyne Daly, Marisa Tomei, Robert Downey Jr., Gwyneth Paltrow, Jacob Batalon, Tony Revolori.
Box Office: $880.2 milioni
Vale o non vale: Decisamente uno dei Marvel più "giocosi" e probabilmente indirizzato ad un target più giovanile, nonostante il box office ne decreti il successo in ottica più generale. Tom Holland come protagonista funziona perfettamente e, tutto sommato, questo ennesimo ritorno dell'Uomo ragno non dispiace affatto.
Premi: /
Parola chiave: Tracking device.

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Bengi

martedì 16 aprile 2019

Film 1545 - Spotlight

Intro: Volevo rivederlo a tutti i costi, il prima possibile.
Film 1545: "Spotlight" (2015) di Tom McCarthy
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: Fre
In sintesi: Film 1085 - Spotlight
Cast: Mark Ruffalo, Michael Keaton, Rachel McAdams, Liev Schreiber, John Slattery, Stanley Tucci, Brian d'Arcy James, Billy Crudup, Paul Guilfoyle.
Box Office: $98.3 milioni
Vale o non vale: Uno dei film più potenti e meglio riusciti del 2015. Assolutamente da vedere, ma meglio essere preparati.
Premi: Candidato al 6 Oscar ne ha vinti 2: Miglior film e sceneggiatura. 3 nomination ai Golden Globes (film, regia, sceneggiatura) e 3 ai BAFTA (dove ha vinto per la sceneggiatura).
Parola chiave: Articolo.

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#HollywoodCiak
Bengi

mercoledì 2 agosto 2017

Film 1394 - Spider-Man: Homecoming

Doveva essere il blockbuster estivo, nonché il ritorno in grande stile di un supereroe un po' sbiadito. Potevo perdermelo? Certo che no!

Film 1394: "Spider-Man: Homecoming" (2017) di Jon Watts
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Edo
Pensieri: Marvel ci mette lo zampino e prova a risollevare il reboot di un franchise che dagli anni '00 ha già visto rifacimenti e sequel a sufficienza. Per carità, questo nuovo piglio dell'uomo ragno non è male e grazie a Dio, per una volta, ci risparmiano il morso dell'insetto e l'amore a prima vista, però davvero, non siamo a rischio intolleranza da accanimento?
Se con "The Amazing Spider-Man" avrei - anzi ho - detto di sì, con "Spider-Man: Homecoming" ammetto che la sensazione è più positiva. Poi sì, andiamo anche oltre per favore, voglio dire altri supereroi ci sono eh!, però ammetto non si possa dire che il lavoro fatto qui non sia piacevolmente godibile e sicuramente divertente. Buona parte del merito sta nel viso fresco, giovane, nerd a sufficienza e con faccia da schiaffi di Tom Holland, recente bella scoperta che non smette di lasciare impressioni positive ("Heart of the Sea - Le origini di Moby Dick", "The Lost City of Z" e il precedente "Captain America: Civil War"). Poi, ovvio, il carisma di Robert Downey Jr. e del suo Iron Man sono sempre garanzia di spasso e grande intrattenimento, per cui nessuno si sarà stupito nel constatare che il piglio intrapreso dall'ennesima trasposizione dell'eroe di Stan Lee e Steve Ditko si sia notevolmente svecchiato per toni e cast (Parker va al liceo, Zia May è in modalità MILF).
Forse la vera delusione di tutta l'operazione è il cattivo di rito, qui interpretato da Michael Keaton. Il suo Vulture è insipido e non particolarmente entusiasmante come personaggio, sviluppato in maniera un po' e inefficace nel suscitare l'interesse dello spettatore. Il colpo di scena che lo riguarda è d'effetto e devo dire che non me lo aspettavo proprio, per il resto però calma piatta.
A parte questo appunto, "Spider-Man: Homecoming" sembra aver intrapreso una giusta strada di equilibrio tra le necessità delle due case di produzione che lo hanno tenuto a battesimo - la Sony e la Marvel -, per un risultato finale che richiama tantissimo, anche dal punto di vista tecnico, i prodotti della seconda. Del resto il reinserimento di Spider-Man all'interno della brigata di Captain America & co. non solo ha senso, ma è stato realizzato in maniera ponderata e fa sperare che l'imminente, immancabile sequel (pronto il 5 luglio 2019) riuscirà a non deludere le aspettative dei fan, come del resto è stato per questo nuovo capitolo. - The Avengers
Film 411 - The Avengers
Film 808 - The Avengers
Film 1568 - The Avengers
Film 930 - Avengers: Age of Ultron
Film 932 - Avengers: Age of Ultron
Film 1177 - Avengers: Age of Ultron
Film 1571 - Avengers: Age of Ultron
Film 1613 - Avengers: Infinity War
Film 1757 - Avengers: Endgame
- Captain America
Film 695 - Captain America - Il primo vendicatore
Film 1660 - Captain America: The First Avenger
Film 814 - Captain America: The Winter Soldier
Film 1156 - Captain America: Civil War
Film 1395 - Captain America: Civil War
- Thor
Film 268 - Thor
Film 1191 - Thor
Film 1659 - Thor
Film 631 - Thor: The Dark World
Film 1193 - Thor: The Dark World
Film 1447 - Thor: Ragnarok
- Iron Man
Film 543 - Iron Man 2
Film 676 - Iron Man 3
- Ant-Man
Film 1004 - Ant-Man
Film 1195 - Ant-Man
- Doctor Strange
Film 1250 - Doctor Strange
Film 1433 - Doctor Strange
- Spider-Man
Film 1394 - Spider-Man: Homecoming
Film 1653 - Spider-Man: Homecoming
Film 1781 - Spider-Man: Far from Home
Film 2077 - Spider-Man: No Way Home
Film 2226 - Spider-Man: No Way Home
Film 467 - The Amazing Spider-Man
Film 718 - The Amazing Spider-Man 2: Il potere di Electro
- Black Panther
Film 1612 - Black Panther
Cast: Tom Holland, Michael Keaton, Jon Favreau, Zendaya, Donald Glover, Tyne Daly, Marisa Tomei, Robert Downey Jr., Tony Revolori, Gwyneth Paltrow.
Box Office: $633.6 milioni
Consigli: Forse l'incasso non è stato così straordinario per il nuovo primo film di un personaggio che l'anno scorso ha fatto il suo esordio all'interno di una delle pellicole più remunerative ($1.153 miliardi al box-officie mondiale per il terzo Capitan America). In ogni caso l'avventura in solitaria funziona e diverte e Holland convince appieno. Resta un po' di mistero sull'odioso personaggio interpretato da Zendaya che, sicuramente, nei prossimi titoli non mancherà di essere sviluppato. A parte questo il nuovo Spider-Man è spassoso, per cui perché non si dovrebbe vederlo?
Parola chiave: Padre.

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Bengi

venerdì 7 luglio 2017

Spider-Man: Homecoming - Tutto quello che c'è da sapere

Peter Parker is hitting theaters again this weekend: are you going to see the new Spider-man movie reboot? Here's some details about the new picture to arouse your curiosity!

Il ritorno in sala di Peter Parker è previsto nel mondo per questo weekend di luglio. Voi andrete al cinema a vederlo? Ecco qualche elemento in più su "Spider-Man: Homecoming"!

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Film 467 - The Amazing Spider-Man
Film 718 - The Amazing Spider-Man 2: Il potere di Electro
Film 1394 - Spider-Man: Homecoming

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#HollywoodCiak

mercoledì 13 aprile 2016

Film 1115 - Jackie Brown

Non lo avevo mai visto e, pur avendone sentito parlare, non sapevo granché su questa pellicola. Mi sono deciso a recuperarla per scoprire qualcosa in più sull'attrice protagonista.
Film 1115: "Jackie Brown" (1997) di Quentin Tarantino
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: "Jackie Brown" è un film stupendo, vero capolavoro! Non me lo aspettavo e la sorpresa è stata più che gradita.
In tutta onestà è più questo il Tarantino che preferisco, lungo e dettagliato nell'introdurre la sua storia, ma attaccato a una realtà, non importa quanto personale. "Jackie Brown" ha un suo modo di presentare il suo mondo, il suo microcosmo e funziona alla grande, senza bisogno di troppe trovate splatter, fiumane di dialoghi o una retorica per immagini troppo spiccata. Poi mi rendo perfettamente conto che, in certi casi, il Tarantino più "carico" abbia saputo dare frutti eccelsi, ma rimane il fatto che io lo preferisco in questa veste più... sobria.
Comunque questa pellicola mi ha davvero coinvolto, sono rimasto incollato allo schermo per le 2 ore e mezza di durata e il finale mi ha molto appassionato: dopo tutto il gustoso preambolo, la storia non tradisce le aspettative e regala una conclusione da thriller da manuale. Basta avere un po' di pazienza e dare il tempo a tutti i nodi di venire al pettine, ovvero tutte le sottotrame di venire a galla, così da arrivare al succoso momento della verità: ce la farà Jackie (Pam Grier) a non farsi uccidere, non andare in galera e in aggiunta far rientrare $450,000 dal Messico? La risposta in questo film.
Ps. Candidato a 2 Golden Globe per i Migliori attori Pam Grier e Samuel L. Jackson (che ha vinto come Miglior attore anche al Festival del Cinema di Berlino), ha ricevuto una sola candidatura all'Oscar come Miglior attore non protagonista per Robert Forster.
Cast: Pam Grier, Samuel L. Jackson, Robert Forster, Bridget Fonda, Michael Keaton, Robert De Niro, Michael Bowen, Chris Tucker, LisaGay Hamilton.
Box Office: $74.7 milioni
Consigli: Tratto dal romanzo "Rum Punch" di Elmore Leonard, terzo film ed unico fino ad ora ad essere tratto da materiale non originale di Tarantino, questa pellicola è davvero un appuntamento imperdibile per gli amanti del regista, ma meriterebbe una chance anche dal resto del pubblico. Fuori, infatti, dai recenti canoni tarantiniani, "Jackie Brown" è una vera e propria sorpresa con botto nel finale che dovrebbe riuscire a conquistare un po' tutti, purché disposti a spendere due ore e mezza di tempo in favore di questo titolo. Bello, appassionante e ben fatto, con una grande protagonista (e un grande cast).
Parola chiave: Hostess.

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Bengi

sabato 16 gennaio 2016

Film 1085 - Spotlight

Non so se sia perché li sto guardando tutti in inglese, oppure perché sono particolarmente interessato o ancora perché, pur sembrando scontato, li trovo ottimi prodotti di qualità, in ogni caso trovo che le scelte dell'Academy quest'anno particolarmente azzeccate. Speravo in una nomination per Tom Hardy che è finalmente arrivata, al pari di quella per George Miller (per il quale tifo), Jennifer Jason Leigh e, naturalmente Charlotte Rampling; la nomino per ultima, perché qui coinvolta, ma bellissima sorpresa è stata anche quella di vedere finalmente riconosciuta una candidatura alla brava Rachel McAdams, troppo a lungo considerata solo una da commedia o filmetti romantici.
Intriso di questa gioia, il mio umore è dunque assolutamente ben disposto, questo 2016 più che mai. Sto recuperando titolo dopo titolo, li sto divorando, e non ce n'è uno che mi abbia, finora, deluso. Questo compreso.
Film 1085: "Spotlight" (2015) di Tom McCarthy
Visto: dal computer di casa
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: Film che racconta la storia vera dei giornalisti di Spotlight - l'unità investigativa permanente del Boston Globe - che, indirizzati dal nuovo editore Marty Baron (Liev Schreiber), si ritroveranno tra le mani uno degli scandali più gravi della storia recente della comunità: migliaia di vittime di abusi sessuali da parte di premi della Chiesa cattolica locale.
Ampiamente insabbiato il tutto onde evitare lo scandalo, questo non fermerà i giornalisti che, sempre più motivati man mano che procedono con la loro inchiesta, riusciranno a mettere insieme tutti i pezzi necessari a scrivere l'articolo-verità partendo da un singolo, primo caso per arrivare ad 87 preti coinvolti e una miriade di storie raccolte in testimonianza. Inutile dire quanto questo "Spotlight" sia un vero e proprio tour de force emotivo.
Al di là della storia vera, della rilevanza dell'inchiesta e dell'importanza di raccontare una storia del genere, c'è anche altro, ovvero un bel film, maledettamente ben recitato e dal cast strepitoso, un titolo in grado di lasciare senza parole sia a causa del tremendo tema che tratta, sia per l'ottima realizzazione.
Senza fronzoli o giri di parole, la trama arriva al suo fulcro in maniera precisa e dettagliata, aiutata da una regia efficace e un montaggio ben realizzato, precisi nel presentare personaggi e situazioni e puliti nel realizzare le scene. Ho trovato questo aspetto particolarmente d'aiuto a focalizzare sulle cose importanti raccontate qui: non si tratta di dare spazio a virtuosismi attoriali o sbrodolamenti di sceneggiatura, ma di rimanere concentrati sul tema e sui fatti e, per farlo, c'è bisogno di rimanere sul soggetto di tutta la faccenda, ovvero la storia. Quest'ultima è il cuore di tutto ed è giusto che prenda il sopravvento sul resto.
Bravi a darle spazio non solo il cast tecnico (regia e sceneggiatura in primis), ma anche un gruppo di attori in grado di fare la differenza, capitanati da un Mark Ruffalo maledettamente convincente. Solo 5 anni a lui pensavo in termini negativi, promessa fallita di quella Hollywood incapace di fare la differenza; oggi, invece, è un attore affermato e impegnato, capace di spezzare il cuore come in "The Normal Heart" o sprigionare passione e indignazione come qui. Insieme a lui, perché non è solo, Michael Keaton (redivivo), John Slattery, Stanley Tucci, Brian d'Arcy James, Schreiber e, come nell'introduzione dicevo, Rachel McAdams, una delle attrici che preferisco da sempre. Bella senza sforzi (e forse per questo un po' penalizzata), perfetta per ruoli da 'sweetheart', finalmente trova il giusto riconoscimento con il ruolo di Sacha Pfeiffer, unica donna del team Spotlight. Per lei già il riconoscimento con la nomination all'Oscar è un traguardo, dubito nella vittoria anche se ammetto che, in fondo in fondo, ingenuamente tifo per lei.
In generale, comunque, "Spotlight" è davvero un bel film. Difficilissimo, pesante, sconvolgente e da far venire i brividi, eppure necessario da vedere. Le inchieste giornalistiche di questa portata posso davvero fare la differenza e direttamente, o indirettamente come facendone un film, è giusto e doveroso dar loro ascolto e voce. Ero magneticamente attirato da questo titolo prima ancora di vederne il trailer: la frenesia della redazione giornalistica, gli appunti con taccuino, i grandi casi da gestire e plasmare per trarne un articolo bomba (questo premiato con il Pulitzer) , le interviste, gli assi nella manica da giocarsi al momento opportuno, i risvolti inaspettati... Tutto quello che potevo aspettarmi da una pellicola del genere, "Spotlight" me lo ha regalato e sono felice di essermi preso del tempo, oggi, per dare una chance a questo film. Uno dei migliori dell'anno.
Ps. 6 candidature agli Oscar (Miglior film, regia, sceneggiatura, attore mon protagonista e attrice non protagonsta, montaggio) e 3 sia ai Golden Globes (tutte rimaste tali) che ai BAFTA.
Film 1545 - Spotlight
Cast: Mark Ruffalo, Michael Keaton, Rachel McAdams, John Slattery, Stanley Tucci, Brian d'Arcy James, Liev Schreiber, Billy Crudup, Paul Guilfoyle, Len Cariou.
Box Office: $29.3 milioni
Consigli: Quando i tuoi amici un po' alternativi o che hanno studiato all'estero o che sanno l'inglese meglio di te ti dicono che vedere i film e le serie tv in lingua originale fa la differenza tu sai che hanno ragione, anche se poi nel concreto la pigrizia è sempre in agguato. Io guardo film in inglese da non so più quanti anni ormai, l'ho sempre fatto perché mi interessava e piaceva, sia a casa che in vacanza (sono stato al cinema a Londra, Parigi, Amsterdam, New York, Lussemburgo, Nizza, ...), eppure voler vedere un film in lingua è sempre stata una scelta da dover decidere di affrontare, non un processo naturale e diretto. Per uno che dice di amare il cinema e che divora qualunque tipo di prodotto è una confessione alquanto rischiosa da fare. Non so cosa sia cambiato ultimamente, sta di fatto che la scelta del titolo "in originale" mi è apparsa in questi giorni quale l'unica inevitabilmente possibile. Cosa c'entra, direte voi, tutto questo preambolo personale con "Spotlight"? Beh, il punto è questo: se avessi visto questa pellicola - come le altre che ho visto in questi giorni - doppiata, mi sarei perso una parte chiave di tutta l'operazione, snaturata da un doppiaggio, sì, funzionale eppure distorcente. Non avrei mai scoperto che Isabella Rossellini parla un inglese tanto buono da fare invidia (ci mancherebbe, si potrebbe dire, eppure scoprirlo mi ha lasciato di stucco), non avrei mai scommesso su una nomination all'Oscar per Tom Hardy e, qui, non avrei goduto del lavoro corale di un cast che mi ha davvero coinvolto. Ecco perché tutto il preambolo: ogni tanto fare uno sforzo in più per superare la pigrizia può essere un bellissimo regalo da fare a se stessi. Fatevi un regalo, dunque, e non solo guardate "Spotlight", ma fatelo in lingua originale.
Parola chiave: Cardinal Law.

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Bengi

giovedì 8 ottobre 2015

Film 1011 - Minions

Qualche sabato fa dovevamo andare a vedere "Mission Impossible 5" e siamo finiti a vedere questo...

Film 1011: "Minions" (2015) di Kyle Balda, Pierre Coffin
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Per essere un film senza trama ha avuto un bel po' di successo.
Non sono mai stato fan sfegatato di "Cattivissimo me" e derivati, anche se è innegabile che si tratti di un prodotto carino e simpatico, sufficientemente fuori dai canoni per spiccare in un universo cartoon sempre più affollato. Anche "Minions" vive degli stessi principi e sublima l'incapacità comunicativa dei suoi personaggi attraverso una serie di gag continue che lasciano lo spettatore praticamente sopraffatto, ma in fin dei conti divertito.
Di nuovo, non posso dire di essere rimasto particolarmente colpito da questa operazione commerciale e pur trovando simpatici i suoi protagonisti, non provo nessuno slancio particolare nei confronti dei minions. Sono gialli, pazzi, in cerca di un padrone cattivo, combinano casini e mangiano banane e - gridiamolo - il tutto finisce qui. Non c'è una trama, ma solo un filo narrativo necessario per portare nuovamente al cinema una saga che con 3 film è riuscita a raccimolare qualcosa come $2,594,246,450 (spendendone $219 milioni!). Capisco che provare il colpaccio con "Minions" fosse praticamente necessario per la Illumination Entertainment e la Universal ed evidentemente avevano ragione, però a livello di contenuti siamo all'osso. E' molto carina l'idea di introdurre la storia attraverso la voce fuori campo modello documentario (e affidare il doppiaggio italiano ad Alberto Angela è una genialata) e l'impronta evoluzionistica contestualizza a dovere l'origine dei minions; per il resto niente è particolarmente rilevante, semplicemente una sequela di vicissitudini assurde e certamente comiche che portano all'inevitabile finale. Diciamo che speravo un po' meglio, ma alla fine il tutto è conforme alle mie aspettative.
Quindi no, "Minions" non mi ha fatto innamorare, anche se vederlo è stato piacevole e il risultato finale è un film d'animazione per bambini innoquo e piacevole, un'avventura nonsense veloce e frenetica di totale intrattenimento.
Film 187 - Cattivissimo me
Film 609 - Cattivissimo me 2
Film 1011 - Minions
Film 2124 - Minions: The Rise of Gru
Cast: Sandra Bullock, Jon Hamm, Michael Keaton, Allison Janney, Steve Coogan, Jennifer Saunders, Pierre Coffin, Steve Carell, Geoffrey Rush, Hiroyuki Sanada, (versione italiana) Luciana Littizzetto, Fabio Fazio, Selvaggia Lucarelli, Max Giusti, Alberto Angela.
Box Office: $1.146 miliardi
Consigli: Classico titolo per tutta al famiglia, vero campione d'incassi e ormai fenomeno culturale. I "Minions" si appropriano del grande schermo da protagonisti e lo fanno senza sbalordire particolarmente, pur rimanendo gialli e folli come piace al grande pubblico. Uno spin-off più di successo dei due originali, uno dei titoli più attesi dell'anno: va visto e lo si può fare a cuor leggero. La trama non c'è, il divertimento non manca e tutto sommato il risultato finale è ok.
Parola chiave: Expo-Cattivi.

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Bengi

martedì 24 marzo 2015

Film 893 - Birdman o (L'imprevedibile virtù dell'ignoranza)

Weekend impegnativo quello in cui abbiamo deciso di vedere questa pellicola (o meglio ho obbligato Luigi a farlo). Partiti per Milano verso il concerto di Katy Perry e ritornati l'indomani dopo una serata in discoteca, abbiamo subito recuperato questo titolo. Perché? Ma la risposta è ovvia: era la domenica degli Oscar!

Film 893: "Birdman o (L'imprevedibile virtù dell'ignoranza)" (2014) di Alejandro González Iñárritu
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Non mi è dispiaciuto, ma non mi ha nemmeno particolarmente colpito.
Il problema è sempre lo stesso: quando una pellicola viene osannata per mesi dalla critica, quando vince praticamente un premio diverso al giorno, quando tutti parlano solo e soltanto di capolavoro... Beh, inevitabilmente le aspettative sono alte. Le mie, sicuramente, lo erano.
E così ho recuperato "Birdman" il pomeriggio degli Oscar, per essere sicuro di avere un'idea di quello che sarebbe potuto diventare il nuovo Miglior film dell'anno (e così è stato). Un anno di "miglior cinema" che, a parte "Whiplash", "The Imitation Game" e "Grand Budapest Hotel", non mi ha particolarmente entusiasmato (nemmano "Boyhood", di cui ne ho visto metà, ma non ho nemmeno finito), né mi è rimasto impresso.
In questa cornice un po' fiacca, francamente mi sono apprrocciato all'ultimo film di Iñárritu con poco entusiasmo, ma speranzoso del miracolo, alla ricerca della redenzione. E, invece, ho guardato "Birdman" e me lo sono gettato alle spalle (come era stato l'anno scorso per "12 anni schiavo").
Ripeto, non perché non abbia valore, ma perché il plebiscito che lo ha preceduto ha snaturato la mia visione, caricandola di un bagaglio personale di aspettative che di certo non ha giovato al risultato finale. Quindi no, non lo rivedrei né lo ritengo il mio miglior film dell'anno, ma tutto sommato mi ha stupito piacevolmente vedere Michael Keaton in questo ruolo di protagonista tormentato dal suo passato (commerciale) e alla ricerca di riscatto.
Direi che, come giustamente tutti hanno notato, "Birdman" senza Keaton avrebbe avuto meno impatto, sarebbe riuscito peggio. Il valore aggiunto dell'attore, della sua presenza scenica stropicciata, i suoi tormenti interiori... tutto ha concorso al risultato finale che rende il personaggio principale non solo azzeccatissimo, ma in grado di reggere per intero questa storia tra pazzia e rapporti umani al limite del sopportabile. Solo l'ex moglie di Riggan, Sylvia (una sempre sottovalutata Amy Ryan), riesce a dargli un minimo di pace e stabilità, dove invece gli altri non fanno altro che contribuire al caos interiore dell'uomo che, attraverso la commedia che ha scritto e sta portando a teatro, cerca una rinascita creativa e lavorativa dopo i successi cinematografici da blockbuster (da cui il titolo di questa pellicola).
Tutto sommato una girandola interessante che ci racconta la vita degli spettacoli di Broadway, la pazzesca lavorazione che c'è dietro, la fatica di chi ci mette tutto sé stesso e l'inevitabile difficoltà di farcela in un mondo che non solo ti etichetta dal primo secondo in cui ci metti piede, ma fatica davvero a darti una seconda occasione (vedi la stranissima critica del New York Times), ad andare oltre la tua primaria definizione. E' questo che fa impazzire Riggan, è questo che lo spezza in due e permette la creazione di un ego in costume da uomo-uccello che parla e dice le cose scomode, quelle che l'uomo non vuole sentirsi dire: sarebbe più facile tornare a fare al cinema, dove non bisogna dimostrarsi capaci di alcunché di artistico, dove già milioni di fan sono in adorazione, dove lo spietato mondo teatrale non solo non mette bocca, ma non è nemmeno preso in considerazione. E, invece, Riggan ha bisogno della redenzione, della sua rivincita che, per esserci, deve passare necessariamente per la distruzione di ciò che è stato e la rinascita in questo nuovo spettacolo del quale "Birdman o (L'imprevedibile virtù dell'ignoranza)" ci racconta la faticosa messa in scena. Una volta ottenuto il suo scopo - e di fatto avendone fallito un altro - al protagonista non rimarrà che un'unica soluzione (finalmente comprensibile anche alla strampalata figlia Sam/Emma Stone)...
Ci sono molti temi in questa storia, molte questioni delicate e assolutamente attuali (rapporto padre-figlia, affermazione di sé, riscatto, sdoppiamento della personalità, rapporto coi mezzi di comunicazione, rappresentazione del mondo del teatro e di quello artistico in generale, rapporti di coppia ed umani per estensione, ...) e certamente ognuno troverà la sue valide ragioni per interessarsi a questo prodotto cinematografico, che fosse anche solo il banale interesse di capire per quali meriti "Birdman or (The Unexpected Virtue of Ignorance)" è stato incoronato Miglior film dell'anno. Certamente è un film in grado di generare una discussione in proposito, di dividere, di lasciare qualche spunto o di lasciare perplessi. Ad ognuno "Birdman" farà un effetto diverso, ad ognuno susciterà emozioni differenti. Io l'ho visto e sono a posto così.
Ps. 9 candidature agli Oscar e 4 premi vinti: Miglior film, regia, sceneggiatura originale (in tutte e 3 la categorie è presente Iñárritu) e fotografia (di Emmanuel Lubezki, già vincitore l'anno scorso per "Gravity").
Box Office: $98.2 milioni
Consigli: Pellicola interessante, ma a mio avviso non adatta a tutti. Non è un esempio classico di intrattenimento per ogni occasione, ma un titolo da scegliere se si ha intenzione di immergersi e lasciarsi coinvolgere in un processo creativo e in un tormento emotivo che si mescolano insieme costantemente (oltre che un'orgia di personaggi interpretati da Michael Keaton, Zach Galifianakis, Edward Norton, Andrea Riseborough, Amy Ryan, Emma Stone, Naomi Watts). Insomma, una storia non sempre facile che a tratti si fatica a voler seguire. Di "Birdman" rimane chiaramente impresso il lavoro di montaggio - falsamente un'unica, lunghissima sequenza - e la colonna sonora praticamente tutta a batteria, oltre che naturalmente la figura centrale del protagonista e il suo bizzarro costume (ricordiamoci che Keaton è stato anche Batman, il che rende tutta questa operazione molto più reale di quanto non sembrerebbe). A dire il vero rimangono impressi anche gli enormi occhi di Emma Stone, ma questo a poco a che fare con l'impressione finale. Insomma, un film di cui farsi un'opinione, da vedere per capire cosa spinto tutti ad osannarlo. Può piacere o non piacere, ma se si ama il cinema (contemporaneo) questo è sicuramente uno di quei titoli che non si posso perdere.
Parola chiave: "What We Talk About When We Talk About Love", Raymond Carver.

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Bengi

lunedì 25 ottobre 2010

Film 157 - Laureata...e adesso?

Voglia di leggerezza. E ne ho trovata tanta...


Film 157: "Laureata...e adesso?" (2009) di Vicky Jenson
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Non tutti i film possono essere capolavori. Certo dopo aver visto "Inception" un film come questo perde completamente il minimo valore che poteva possedere originariamente. Vorrei, poi, ringraziare il genio che ha tradotto il titolo originale "Post Grad" (dopo diploma) con questo nostro italiano. Ridicolo e per niente invitante.
Questo, ovviamente, non aiuta un film già di per sé debole, privo di appeal commerciale, con una protagonista (Alexis Bledel) rimasta frigida dai tempi di "Una mamma per amica". Zero emozioni, risulta pure perfino antipatica. Resta legata al ruolo di secchioncella-saputella che l'ha resa famosa - qui manca la fondamentale parlantina del tv show - e non le riesce nemmeno tanto bene. Rimane di ghiaccio perfino con il bollente Rodrigo Santoro.
Il contorno attoriale, potenzialmente buono, rimane bloccato dalla bizzarra sceneggiatura che punta sulla famigliola freak che però si vuole bene. Il padre Michael Keaton è un nerd. Il fratellino Bobby Coleman è un futuro maniaco. La madre Jane Lynch (Sue Sylvester di "Glee"!) arresa ad una famiglia di pazzoidi senza motivo. C'è pure Carol Burnett, star della tv americana (5 Golden Globes vinti!) e il camaleontico J.K. Simmons (il papà di "Juno" per intenderci).
Il resto è noia.
Consigli: Assolutamente perdibile. Anzi, consigliatamente - concedetemi il neologismo - perdibile...
Parola chiave: Lavoro.




Ric