Due weekend fa ero a Milano per il terzo appuntamento del master che sto seguendo. L'argomento erano le digital pr e, più in generale, la promozione di contenuti legati alle pellicole in uscita in sala e la loro relativa promozione. Come esempio concreto ci è stato presentato il trailer di questa pellicola che mi ha subito incuriosito. Così, tornato a casa, ho dedicato la mia domenica sera alla scoperta della storia che mi aveva così intrigato.
Film 1336: "La comune" (2016) di Thomas Vinterberg
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Non dico che mi aspettassi una commedia, ma certamente qualcosa di un filo più leggero sì. Soprattutto perché l'inizio sembra tutto rose e fiori e divertimento, mentre basta che passi la prima mezzora per capire che in realtà i toni saranno tutt'altro che allegri.
Essendo questo "Kollektivet" il secondo film danese che vedo in tutta la mia vita dopo "Il pranzo di Babette", l'impressione che ho avuto - sulla base di così scarsi dati - è che in Danimarca abbiano un modo di affrontare le situazioni molto diverso dal mio. Qui si accetta tutto a testa bassa, come se fosse possibile sopportare qualsiasi prova attraverso la sola razionalità (non sarà, invece, così). In Italia una storia del genere si sarebbe risolta forse in rissa, sicuramente fra urla e schiamazzi.
La comune, come idea, mi inquieta. Tutto il giorno tutti i giorni con qualcuno, sempre in mezzo ad altre persone, le loro storie, le loro necessità e problemi. Trovo l'idea di per sé intrigante, ma nel concreto ingestibile per quanto mi riguarda. Ecco perché questa storia mi affascinava tanto, solleticando una curiosità da esperimento sociale. In realtà la comune è solo un pretesto, quasi un esperimento nostalgico, in ogni caso non il centro della vicenda che, invece, è rappresentato dalla relazione fra i due protagonisti Erik e Anna (Ulrich Thomsen, Trine Dyrholm). Francamente speravo che il racconto intraprendesse sentieri più inesplorati e interessanti - per quanto, come dicevo, anche le situazioni cui siamo certamente abituati (vedi tradimento e sua confessione, ecc...) qui sono trattate in maniera poco convenzionale - e sicuramente più legati alla vita di gruppo e alle dinamiche che si innescano in una situazione particolare come quella presentata qui. Da questo punto di vista, a mio avviso, il film spreca un po' il suo potenziale iniziale. Per certi versi mi ha ricordato un altro titolo che nasceva sul pretesto di un esperimento sociale, "L'onda", per quanto qui manchilo slancio di approfondire le dinamiche di gruppo e le conseguenze che le varie situazioni hanno su tutte le persone coinvolte.
Insomma, mi aspettavo un film diverso. Il poster italiano suggerisce un numero di protagonisti altissimo che in realtà non c'è e il trailer sfrutta il dinamismo dei primi 30 minuti per creare aspettative di un certo tipo che, dicevo, naufragano nel giro di qualche scena. Diciamo che di per sé la storia ha un certo appeal e gode di una protagonista femminile particolarmente magnetica per la quale non si fatica a provare simpatia ed empatia; in ogni caso il risultato finale si discosta molto dal mio modo di vedere e affrontare certe situazioni e tematiche, per cui ho un po' faticato a portare a termine la visione.
"La comune" è un film che incuriosisce ma, a mio avviso, fatica ad andare oltre le intriganti premesse iniziali.
Ps. Vincitore dell'Orso d'Argento per la Migliore attrice alla Berlinale 2016.
Cast: Ulrich Thomsen, Fares Fares, Trine Dyrholm, Julie Agnete Vang, Lars Ranthe, MagnusMillang, Martha Sofie, Wallstrøm Hansen, Anne Gry Henningsen, Sebastian Grønnegaard Milbrat.
Box Office: $3.64 milioni
Consigli: Vivere in una comune danese degli anni '70 è l'incipit della storia che il regista danese de "Il sospetto" e "Via dalla pazza folla" racconta qui. In realtà la sceneggiatura andrà a percorrere strade più tradizionalmente battute, scegliendo di coinvolgere la vita di gruppo solo superficialmente e preferendo, invece, focalizzarsi su quella famigliare e di coppia. Il risultato finale è un così così, i toni sono particolarmente drammatici da un certo punto in poi, la ricostruzione storica efficace. Non un film per ogni occasione, ma una storia che ha dalla sua il pregio di incuriosire con una tematica non troppo familiare.
Parola chiave: Eredità.
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#HollywoodCiak
Bengi
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