Visualizzazione post con etichetta scena di nudo. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta scena di nudo. Mostra tutti i post

domenica 20 ottobre 2024

Film 2312 - The Substance

Intro: Non sapevo davvero cosa aspettarmi da questa pellicola, ma dalle recensioni sembrava davvero un evento da non perdere.

Film 2312: "The Substance" (2024) di Coralie Fargeat
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Niamh, Débora
In sintesi: forse non un film perfetto, ma assolutamente il titolo della stagione.
Inaspettato, assurdo, macrabo e, al contempo, in grando di veicolare chiaramente il proprio messaggio - c'è chi addirittura dice tropo poco velatamente - "The Substance" non è un prodotto per tutti i palati, ma ha il grande pregio di sapere di novità. Il che, visto il recente panorama cinematografico, è già di per sé un miracolo.
La premessa è intrigante: showgirl con carriera in declino, decide di iniettarsi una sostanza in grado di liberare una versione migliore di se stessi. Entrambe le versioni coesistono, ma mai allo stesso tempo perché quando una è sveglia, l'altra è in una sorta di coma. Questo ciclo si ripete settimanalmente e, in teroria, se si rispetta le regole, tutto dovrebbe filare liscio. Ovviamente non sarà così.
Interessante sia a livello narrativo che estetico (c'è anche un po' di "The Shining" nei vari corridoi televisivi), "The Substance" funziona alla grande, ma funziona anche e soprattutto grazie a una Demi Moore mai così decisa a mettersi in gioco. Sicuramente qualche nomination dovrebbe uscirne, ma il vero colpaccio sarebbe la candidatura a non protagonista agli Oscar. È ancora molto presto per parlarne, ma io un po' ci spero.
Uniche critiche personali, ho trovato l'inizio un po' lento mentre il finale qualche volta mi ha perso. Non in toto, però il passaggio da totale fragilità fisica del personaggio di Elisabeth (Moore) a improvvisamente un combattimento da pellicola d'azione con lanci contro le pareti e botte da orbi mi ha lasciato perplesso. Poi capisco che sia tutto in chiave assurda e faccia parte del finale sopra le righe, violento e splatter, però il cambio di passo è talmente repentino che lì per lì mi ha infastidito.
Detto ciò, sceneggiatura e regia pazzesca di Coralie Fargeat, grande colonna sonora, visione estetica generale chiarissima e d'impatto e due performance complementari e che si complimentano grazie Demi Moore e Margaret Qualley che davvero in questo film danno tutte se stesse.
Per parafrasare Charli XCX, "The Substance" IS Brat.
Film 2312 - The Substance
Film 2349 - The Substance
Cast: Demi Moore, Margaret Qualley, Dennis Quaid, Gore Abrams, Oscar Lesage, Christian Erickson, Hugo Diego Garcia.
Box Office: $32.3 milioni (ad oggi)
Vale o non vale: Non per tutti, ma sicuramente un'esperienza. Per chi non si lascia spaventare da un po' di slatter e gore qua e là, "The Substance" è l'evento della stagione. Da non perdere.
Premi: In concorso a Cannes 2024, dove Coralie Fargeat ha vinto per la Miglior sceneggiatura.
Parola chiave: Perfect candidate.
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

sabato 24 febbraio 2024

Film 2251 - Nuovo Olimpo

Intro: Mi era stato consigliato di vederlo e ho deciso di dare finalmente una chance a questo film.

Film 2251: "Nuovo Olimpo" (2023) di Ferzan Özpetek
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
In sintesi: non un capolavoro - specialmente nel finale - ma un prodtto interessante che ho seguito con piacere.
La premessa non è particolarmente innovativa - due uomini si conoscono e si piacciono, iniziano una frequentazione, ma per un motivo o per un altro si perdono di vista, per poi ritrovarsi anni dopo per caso, entrambe le loro vite completamente differenti - ma devo ammettere che la parte iniziale della storia mi abbia preso, complice un amore omosessuale con cui non fatico a identificarmi.
Il resto dello svolgimento della pellicola è più generico, le vicende si mischiano, le vite prendono pieghe inaspettate, le scelte di ognuno portano verso strade differenti: niente di nuovo, si diceva, ma comunque veritiero. Quello che mi ha garbato meno è l'epilogo, per così tanto tempo accennato e poi così rapidamente consumato: speravo, volevo e mi aspettavo qualcosa di più incisivo che tirasse le somme di un amore, un ricordo, durati nel tempo e troppo banalmente utilizzati dalla storia che preferisce virare per la scelta più plausibile, sì, ma comunque realizzazta in maniera troppo frettolosa.
Tutto sommato, comunque, "Nuovo Olimpo" funziona e si colloca bene nella filmografia di Özpetek.
Per concludere, un aspetto positivo e uno negativo di questo film (entrambi legati a una performance attoriale): Luisa Ranieri è pazzesca nel ruolo di Titti, un ruolo che interpreta magnificamente e con una naturalezza ipnotica e spiazzante; diametralmente opposta la performance di Alvise Rigo (qui Antonio), bisteccone inespressivo con capacità recitativa inesistente (non mi spiego come abbiano potuto offrirgli una parte tanto centrale nella storia, ogni volta che è in scena sorge un crescente senso di imbarazzo).
Cast: Damiano Gavino, Andrea Di Luigi, Luisa Ranieri, Greta Scarano, Aurora Giovinazzo, Alvise Rigo, Giancarlo Commare.
Box Office: /
Vale o non vale: Chi apprezza la filmografia di Özpetek sicuramente troverà in "Nuovo Olimpo" un gradito ritorno dell'acclamato regista. Brava la coppia di protagonisti, Luisa Ranieri magnifica, bella fotografia e - finalmente - un film a tema omosessuale che non ha paura di mostrare i corpi nudi di due uomini che si piacciono.
Premi: /
Parola chiave: Incidente.
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

venerdì 24 novembre 2023

Film 2234 - Saltburn

Intro: Saltino in avanti per parlare di una delle pellicole del momento, nonché una grande sorpresa cinematografica che, a suo modo, ha mantenuto le aspettative.

Film 2234: "Saltburn" (2023) di Emerald Fennell
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Niamh
In sintesi: (***SPOILER***) "Saltburn" è stato tutto tranne quello che mi aspettavo e, a suo modo, mi ha convinto. Non tanto perché la storia sia particolarmente originale o innovativa, ma perché Fennell riesce a creare un mondo che funziona secondo i propri parametri e, per quanto assurdo e poco plausibile - Oliver/Barry Keoghan uccide tutti ma nessuno sospetta di lui? - il risultato finale è coerente e di grande intrattenimento.
Come per il precedente "Promising Young Woman", anche in questo film la colonna sonora gioca un ruolo fondamentale, rispolverando iconici motivi pop dal sapore nostalgico (qui è "Murder on the Dancefloor" di Sophie-Ellis Bextor, nel precedente era "Stars Are Blind" di Paris Hilton), il tutto in combinazione con una forte coesione stilistica - che qui caso contrappone lusso e povertà, moderno e antico - e un'evidente predisposizione di Fennell per la scrittura dei dialoghi, che in "Saltburn" si manifesta nel più classico degli humor britannici (e con che meravigliosi risultati!).
Questa seconda pellicola di Fennell ha, però, un elemento estraneo al precedente: una componente sessuale estremamente marcata. E non è tanto per quella scena finale di nudo integrale, la tensione sessuale pervade tutto il film e il finale non rappresenta che l'happy ending di due ore di continua eccitazione visiva: la bromance tra Oliver e Felix/Jacob Elordi, la "storia" tra Oliver e Farleigh/Archie Madekwe, Elordi praticamente sempre mezzo nudo, Keoghan letteralmente e completamente nudo, una calda estate passata sempre a prendere il sole, il voyerismo per l'intimità altrui, il bagno condiviso da Oliver e Felix... E potrei andare ancora avanti. "Saltburn" stuzzica costantemente lo spettatore e lo fa inizialmente di soppiatto, per poi rivelare un'anima inizialmente curiosa, poi morbosa che conferisce al film un'inaspettata connotazione erotica9. Fennell, però, dosa con intelligenza questo aspetto della sua storia, così che ce ne si accorge durante la visione sì, ma la sessualità non finisce per farla da padrone in maniera sfrontata, anzi, rimane semplicemente un altro degli aspetti della storia. Nel mio caso questa è la componente che sicuramente mi è rimasta più impressa perché la più inaspettata.
In una sorta di mix improbabile - ma che funziona - tra "The Talented Mr. Ripley" e "Call Me by Your Name", la seconda uscita al cinema da scneggiatrice/regista/produttrice di Emerald Fennell è prodotto sicuramente meno di impatto e controverso del suo film d'esordio, ma non per questo a suo modo meno riuscito. "Saltburn" è un film che funziona, assurdo per certi elementi sopra alle righe, sconvolgente a tratti e con qualche momento di humor sublime, per un risultato finale che soprende. Non perfetto, ma sicuramente tra i titoli più interessanti della stagione.
Cast: Barry Keoghan, Jacob Elordi, Rosamund Pike, Richard E. Grant, Alison Oliver, Archie Madekwe, Carey Mulligan.
Box Office: $1.7 milioni (ad oggi)
Vale o non vale: In un oceano di contenuti tutti uguali, di blockbuster che fanno flop al botteghino e di franchise che vengono riesumati nella speranza di laudi guadagni, "Saltburn" è una ventata d'aria fresca per la mente e per gli occhi, un film sicuramente non per tutti, ma da vedere. Fennell non ci vincerà un altro Oscar, ma ci ricorda per quale motivo è una da tenere assolutamente d'occhio.
Premi: /
Parola chiave: Ruota bucata.
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

venerdì 29 settembre 2023

Film 2199 - No Hard Feelings

Intro: Sia io che Ciarán volevamo vederlo, quindi ci siamo regalati un "cinema date", una delle nostre cose preferite da fare assieme.

Film 2199: "No Hard Feelings" (2023) di Gene Stupnitsky
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Ciarán
In sintesi: non mi aspettavo che la cosa più "scioccante" (o memorabile, a seconda dei punti di vista) di questa pellicola sarebbe stata l'inaspettato nudo integrale di Jennifer Lawrence, eppure mesi dopo aver visto "No Hard Feelings" è la cosa che ricordo più vividamente. Con questo non voglio dire che il film sia pessimo, sicuramente è sufficientemente divertente per una serata di spensieratezza, però ecco, di certo non si tratta di un capolavoro.
E' davvero un peccato che ultimamente il genere commedia/commedia romantica sia in declino e che sia sempre più difficile trovare prodotti nuovi che abbiano qualcosa da dire. "No Hard Feelings" si impegna a cercare quell'appiglio di originalità, si vede che ci prova con le unghie e con i denti, ma il risultato finale non è così divertente quanto ci si aspetterebbe e tutta l'operazione finisce troppo velocemente nel dimenticatoio: non ci sono momenti indimenticabili o scene "cult" e se nemmeno il nudo di una delle attrici più famose di Hollywood riesce a fare la differenza in termini di incassi - ricordiamoci che 2009 "The Proposal" cavalcò ampiamente l'onda della prima sceda di "nudo" di Sandra Bullock e il film finì per incassare qualcosa come $317.4 milioni di dollari al box-office mondiale - questo da solo ci dà un po' il polso della situazione. Perché un prodotto come questo, 8-10 anni fa avrebbe fatto furore al botteghino. E no, il problema non è solo il Covid (l'anno scorso "The Lost City" ha incassato $192.9 milioni).
In ultima analisi, comunque, ho visto volentieri questo film, anche se onestamente mi aspettavo un po' di più.
Cast: Jennifer Lawrence, Andrew Barth Feldman, Laura Benanti, Natalie Morales, Matthew Broderick, Scott MacArthur, Ebon Moss-Bachrach, Hasan Minhaj.
Box Office: $87 milioni
Vale o non vale: Jennifer Lawrence da tutta se stessa per questo progetto (è anche produttrice) e si vede. La chimica col suo co-protagonista maschile (Andrew Barth Feldman) c'è tutta e la trama sicuramente non si risparmia niente in termini di politicamente non corretto. Detto ciò, il risultato finale non è esilarante e parte della comicità che si sceglie di mettere in scena risulta un po' datata. Non terribile, ma già vista. Tutto sommato, comunque, il film si lascia guardare.
Premi: /
Parola chiave: Macchina.
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

venerdì 8 aprile 2022

Film 2101 - X

Intro: Avevo una serata libera e avevo letto critiche positive rispetto a questo film, così me ne sono andato al cinema.

Film 2101: "X" (2022) di Ti West
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: mi è piaciuto? Insomma. Era quello che mi aspettavo? Per niente. Il che è necessariamente un male? No.
"X" è un horror con un'idea interessante di base - un gruppo di persone si infila nel mezzo del nulla texano per girare un film hard nella casa di un'anziana coppia che vive di fianco alla proprietà. I due signori, neanche a dirlo, non sono a conoscenza di cosa accada nella casa che hanno dato in affitto e sono, neanche a dirlo #2, due strambi dall'aspetto non esattamente incoraggiante - che però si perde in un preludio estremamente lungo (ed erotico) che confonde un po' lo spettatore quando si tratta di delineare la struttura del film. Molto spesso si ha la sensazione che la storia sia più interessata a farci vedere il dietro le quinte del filmino a luci rosse che a mettere in scena quello per cui lo spettatore ha pagato per vedere, ovvero un bagno di sangue. Quando finalmente ci si arriva, la narrazione prende la consueta piega dell'orrore che parte vagamente in sordina e poi, tutto ad un tratto, si mette in moto freneticamente. Forse si poteva tagliare un po' di preambolo e dare più spazio tra un omicidio e l'altro.
Inoltre ho trovato la motivazione dietro le "gesta" del nostro serial killer un po' troppo vaghe e abbozzate, nel senso che sì, quella necessità di essere ancora desiderabili, belli e giovani viene menzionata, anche se poi oltre a quello non c'è nulla. Quindi, se il senso era raccontare semplicemente una storia di orrore e mattanza, missione compiuta (a rilento), ma così fosse allora mi chiedo perché ci voglia così tanto alla trama per arrivarci. Altrimenti si doveva approfondire un po' di più sul movente. Ps. Troviamo Mia Goth in due ruoli qui, a voi capire quali.
Cast: Mia Goth, Jenna Ortega, Martin Henderson, Brittany Snow, Owen Campbell, Stephen Ure, Scott Mescudi.
Box Office: $11.5 milioni
Vale o non vale: Non il capolavoro che mi era stato promesso, ma certamente un slasher/horror godibile e che, tutto sommato, fa (parte) del suo dovere. Ma il perché l'assassino faccia quello che faccia - era già successo? Chi erano le altre vittime? Quando è iniziata la carneficina e cosa l'ha fatta scattare? Queste e altre domande su: "Non verrà data risposta" - e le ragioni del massacro si doveva lavorare di più. L'ambientazione anni '70 e il fortissimo accento del sud mi hanno conquistato.
Premi: /
Parola chiave: Beauty.
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

lunedì 13 dicembre 2021

Film 2066 - Drowning by Numbers

Intro: Per una volta mi andava di vedere qualcosa di un po' meno scontato e "facile", per cui sono finito a spulciare la mia memoria esterna alla ricerca di qualcosa che facesse al caso mio. Mi sono ricordato di questa pellicola che avevo scaricato un paio d'anni fa e, considerato il cast, mi è sembrata da subito la scelta perfetta per la mia tranquilla serata a casa.

Film 2066: "Drowning by Numbers" (1988) di Peter Greenaway
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: decisamente uno dei film più strani che abbia mai visto e, lo ammetto, all'inizio mi ha talmente spiazzato che ero liì lì per mollare. Poi ammetto che la curiosità ha avuto la meglio e, tutto sommato, per quanto non rivedrei questo "Drowning by Numbers", la visione non mi è del tutto dispiaciuta. Particolare e, per una volta, diversa dal solito e totalmente differente dalle mie aspettative.
La trama si ispira al folklore e alla fiaba "Three Billy Goats Gruff" foclizzandosi sul racconto di una serie di omicidi commessi l'uno dopo l'altro dalla tre donne della famiglia Colpitts (si chiamano tutte Cissie) che, a partire dalla nonna per arrivare alla nipote, finiranno per uccidere i consorti. Nel mezzo c'è il coroner Madgett () che, nella speranza di qualche riconoscimento carnale da parte delle tre, finirà sempre per coprire i loro misfatti. Nel mezzo, poi, una marea di nudo.
Ps. Qualche curiosità per dare il senso della peculiarità di questa pellicola (tra l'altro quasi interamente girata in long/wide shot):
1. Il titolo originale (la cui traduzione letterale è: "affogati dai numeri") è un gioco di parole che richiama quegli album per bambini in cui si colora un disegno ("Drawing by numbers") riempiendo le caselle numerate con i diversi colori.
2. Nel corso del film appaiono, evidenti in primo piano o nascosti sullo sfondo, i numeri dall'1 al 100[2], in ordine crescente, come se vi fosse in corso una sorta di conteggio, introdotto all'inizio del film da una bambina che, mentre salta la corda, conta e nomina le stelle, fermandosi a cento. (da Wiki)
Cast: Joan Plowright, Juliet Stevenson, Joely Richardson, Bernard Hill, Jason Edwards, David Morrissey, Trevor Cooper, Bryan Pringle.
Box Office: $424,773
Vale o non vale: Decisamente (assolutamente) non un film per tutti per via delle numerose stranezze, i dialoghi assurdi, i tempi piuttosto lenti e un generale senso disorientante che pervade l'esperienza visiva. Detto ciò, per gli avventurosi, sicuramente un esperimento particolare. E se amate Joan Plowright, un titolo da non perdere.
Premi: In concorso per la Palma d'oro al Festival di Cannes del 1988.
Parola chiave: Numeri.

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

venerdì 24 settembre 2021

Film 1824 - Love

Intro: Eric è un grande fan della cinematografia del regista di questo film (e di Almodovar), per cui era solo questione di tempo prima che cominciassimo a vedere pellicole dei suoi registi preferiti. Il che mi ha sicuramente aiutato, pian piano, ad ampliare enormemente il mio concetto di cinema.

Film 1824: "Love" (2015) di Gaspar Noé
Visto: dalla tv di casa
Lingua: inglese
Compagnia: Eric
In sintesi: che fosse giunto il momento di vedere finalmente un film dell'argentino Gaspar Noé non c'era alcun dubbio, anche se non posso dire che questo "Love" mi abbia particolarmente impressionato, se non per la dose abbondante di esplicita passione sessuale. Ma esplicita esplicita.
Ora non voglio dire che si tratti di un porno con una trama, però è anche vero che parte di tutto questo dramma amoroso a tre viene distratto da questa componente erotica che è molto presente e molto centrale nell'estetica del film. Film che, va detto, in generale procede con tempistiche bibliche.
Ero davvero curioso di recuperare questo "Love", pellicola che a suo tempo diede scandalo a Cannes - proiettata persino in 3D! - per l'approccio così disinibito alle scene di sesso (che sono vere, non simulate). Oltre l'elemento scandalistico, però, non ho trovato granché, o comunque niente che narrativamente parlando non avessi già visto prima.
Cast: Aomi Muyock, Karl Glusman, Klara Kristin, Klara Kristin, Juan Saavedra, Gaspar Noé.
Box Office: $860,896
Vale o non vale: Non posso dire che "Love" mi abbia particolarmente colpito per ragioni che vadano oltre i primi piani sugli organi genitali dei protagonisti, ciò non toglie che non sia stata un'esperienza nel suo genere.
Premi: In concorso a Cannes 2015 per la Queer Palm.
Parola chiave: Preservativo.

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

giovedì 16 settembre 2021

Film 1818 - Midsommar

Intro: Sono a Ushuaia, mi sono ufficialmente trasferito, va tutto bene.

Film 1818: "Midsommar" (2019) di Ari Aster
Visto: dalla tv di casa
Lingua: inglese
Compagnia: Eric
In sintesi: il primo film che ho visto con Eric risale a 2 anni fa, per cui ho dovuto un attimo ripassare perché onestamente, a parte l'enorme livello di confusione su tutta la linea, ricordavo ben poco di questo "Midsommar".
Riletta la trama su Wiki, in combinazione con i miei ricordi di certe scene iconiche - penso al bel regalo di compleanno che si fanno i membri della setta allo scoccare del 72esimo anno di età - sono riuscito a ritagliare ricordi un attimo più freschi su questa fatica del signore dell'horror e della suspense inquietante Ari Aster: surreale, macabro, lentissimo e con una buona dose di splatter, per quanto il risultato finale non mi abbia convinto al 100%, bisogna comunque riconoscere alla storia una buona dose originalità e carattere.
Molto del film lo fanno la bravissima Florence Pugh - qui ancora pre Marvel e nomination all'Oscar - e il reparto tecnico, tra costumi, fotografia e location pazzeschi, colori mozzafiato, fiori vibranti, il tutto in contrasto con l'anima sadica e malata di tutto il racconto.
Ribadisco, non mi ha conquistato, ma con il senno di poi (e l'aiutino Wikipedia), un po' di voglia di rivedere "Midsommar" mi è tornata.
Ps. Ieri al cinema ho visto "The Most Beautiful Boy in the World", documentario su Björn Andrésen, il famoso Tadzio di "Morte a Venezia". Grazie al documentario ho scoperto che l'attore è presente anche in questo film.
Cast: Florence Pugh, Jack Reynor, William Jackson Harper, Vilhelm Blomgren, Ellora Torchia, Archie Madekwe, Björn Andrésen, Will Poulter.
Box Office: $48 milioni
Vale o non vale: Non per tutti i palati, ma sicuramente per i fan della filmografia di Aster (che, ricordiamolo, aveva già decapitato una bambina in "Hereditary").
Premi: /
Parola chiave: Libro.

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

lunedì 5 luglio 2021

Film 2026 - Brüno

Intro: Scelta cinematografica di Oisin che alla fine non ho disdegnato, anche se sicuramente non mi sarei messo a rivedere questo film di mia iniziativa.

Film 2026
: "Brüno" (2009) di Larry Charles
Visto: dall'iMac
Lingua: inglese
Compagnia: Oisin, Rafael
In sintesi: non è che sia un gran fan di questo tipo di pellicole, però devo ammettere che l'umorismo oltraggioso di questo "Brüno" ha un certo non so che, forse anche considerato il fatto che un prodotto come questo oggi sarebbe molto difficile da realizzare.
In ogni caso bisogna concedere a Sacha Baron Cohen la capacità di mettere alla berlina situazioni/credo/persone in una maniera tanto surreale quanto efficace, prendendo di mira efficacemente i target della sua satira in maniera così estrema e, pure, da un certo punto di vista geniale. Anche se non per tutti.
Cast: Sacha Baron Cohen, Gustaf Hammarsten, Clifford Bañagale; (cameo) Paula Abdul, Bono, Harrison Ford, Brittny Gastineau, Elton John, Chris Martin, Paul McCartney, Snoop Dogg, Sting.
Box Office: $138.8 milioni
Vale o non vale: Irriverente, solo apparentemente sciocco o superficiale, questo finto documentario (mockumentary) non è decisamente per tutti i palati, ma per chi apprezza la comicità sfrontat di Sacha Baron Cohen è sicuramente un titolo da non perdere.
Premi: /
Parola chiave: Celebrity.

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

lunedì 22 marzo 2021

Film 1972 - Pieces of a Woman

Intro: Molto interessato a recuperre questa pellicola, ne ho approfittato non appena ho potuto e, soprattutto, non appena sono stato nel mood giusto. Perché diciamocelo... questo non è certo un film per tutte le occasioni.
Film 1972: "Pieces of a Woman" (2020) di Kornél Mundruczó
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: ho una particolare fascinazione per Vanessa Kirby, ancora non so esattamente per quale motivo. Sarà che la sua interpretazione in "The Crown" mi aveva colpito, sarà che qualcosa di lei mi intriga, di fatto sono rimasto molto colpito dalla sua vittoria a Venezia come Miglior attrice, il che mi ha definitivamente spinto a vedere il film di Mundruczó. E devo dire che non ho sbaglio.
In "Pieces of a Woman" - da non confondere con "Promising Young Woman" - Kirby è una protagonista straordinaria e la sua intensa interpretazione è semplicemente magnifica e anche se il tono fortemente drammatico del film "appesantisce" un po' l'idea d'insieme di tutto il progetto, non si può negare che Kirby ne esca indiscussa vincitrice. Insieme a lei uno Shia LaBeouf che sembra un po' replicare il se stesso degli ultimi tempi e una Ellen Burstyn in grandissima forma, qui negli intensi panni di una donna forte e prevaricatrice, per non dire spesso manipolatrice.
In generale, comunque, questo film si può suddividere in due grandi momenti: il pre e post parto. (Spoiler!) Martha (Kirby) dà alla luce, con non poche complicazioni, la sua bambina in casa insieme al compagno (LaBeouf) e un'ostetrica (Parker) e non appena le difficoltà sembrano essersi risolte, la neonata muore. Da questo momento in poi la storia analizzerà la lenta agonia della coppia - in cui spesso si intrometterà la madre di Martha (Burstyn) - che faticherà a rimettere insieme i pezzi di un'unione che pare non avere più senso. Nel mezzo ci sono il processo contro l'ostetrica, tradimenti, pressioni sociali e la necessità di trovare il proprio modo per scendere a patti con la trategia.
In questo, in particolare, la pellicola di Mundruczó riesce con intelligenza a rappresentare la difficoltà, il disorientamento e il senso di vuoto che accompagna i vari personaggi e, in particolare, Martha. Ognuno dei protagonisti ha il suo modo di affrontare la tragedia e tutti dovranno trovare il compromesso tra ciò che vorrebbero/di cui hanno bisogno e quello che gli altri si aspettano da loro. Da questo punto di vista, in particolare, la sceneggiatura di Kata Wéber è molto interessante e a mio avviso ben sviluppata. E, mi sento di aggiungere, a livello visivo la prima parte della storia è raccontata con una potenza narrativa pazzesca che ipnotizza lo spettatore. La tensione è palpabile e non si può distogliere lo sguardo.
Insomma, personalmente ho gradito "Pieces of a Woman", un dramma ben costruito che, anche se non si avventura in percorsi narrativamente innovativi, riesce comunque a consegnare una storia ben descritta e dettagliata e a fare un uso egregio del suo cast, con particolare riferimento alla bravissima Kirby. Che, in un mondo perfetto, meriterebbe un Oscar (insieme a Carey Mulligan), ma nella realtà si dovrà accontentare della sua nomination.
Cast: Vanessa Kirby, Shia LaBeouf, Molly Parker, Sarah Snook, Iliza Shlesinger, Benny Safdie, Jimmie Fails, Ellen Burstyn.
Box Office: /
Vale o non vale: Dramma ben fatto e recitato alla perfezione, "Pieces of a Woman" è un titolo che piacerà a chi apprezza le pellicole drammatiche non urlate, quelle che si prendono il tempo necessario per affrontare a dovere la componente emotiva della storia. In questo caso, poi, la scena di apertura è semplicemente un tour de force emotivo. Vedere per credere.
Il cast è perfetto e, devo dire, lo scontro famigliare/generazionale tra Vanessa Kirby e Ellen Burstyn in questa storia aggiunge quel qualcosa in più al risultato finale che rende il tutto ancora più interessante da seguire. Poi, sia chiaro, non è un film per tutti.
Premi: Vanessa Kirby, candidata a Oscar, Golden Globe e BAFTA come Miglior attrice protagonista, ha vinto la Coppa Volpi come Miglior attrice a Venezia 77.
Parola chiave: Apple.

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

lunedì 21 dicembre 2020

Film 1757 - Beach Rats

Intro: Suggerito da Netflix, ricordo che mi avesse colpito la locandina e la storia intrigante a tema homo.
Film 1757: "Beach Rats" (2017) di Eliza Hittman
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: forse dalla storia mi aspettavo qualcosa di un attimo più sconvolgente, in ogni caso questo "Beach Rats" è intrigantee presenta un'estetica ben sviluppata che conferisce al prodotto finale un'anima ben delineata.
La storia di Frankie (Harris Dickinson), ragazzetto spiantato e confuso alle prese con droghe e amicizie discutibili, si fa interessante (e piccante) quando scopriamo che, nel tempo libero, cerca compagnia tra le lenzuola di ben più attempati signori che trova sulle chat in internet. Non ci sarebbe niente di rivoluzionario, non fosse che il ragazzo si considera etero e ha una fidanzata (Madeline Weinstein). Chiaramente nemmeno questo twist narrativo risulta particolarmente innovativo, ma aggiunge sicuramente pepe a una storia altrimenti relegata all'universo ragazzetti/bulletti allo sbando che, da sola, non avrebbe molto da dire.
Poi, ribadisco, "Beach Rats" è meno profondo di quanto non vorrebbe far credere, ma rimane comunque un titolo indipendente dotato di un certo proprio magnetismo.
Cast: Harris Dickinson, Madeline Weinstein, Kate Hodge, Neal Huff.
Box Office: $486,623
Vale o non vale: Intrigante, visivamente ben concepito e con un protagonista credibile, "Beach Rats" è un titolo sicuramente non per tutti, ma che può meritare una chance, specialmente se si apprezzato le tematiche LGBTQI.
Premi: Premio alla regia al Sundance Film Festival del 2017.
Parola chiave: Weed.
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

mercoledì 6 maggio 2020

Film 1702 - The Spy Who Dumped Me

Intro: Continuo con la lista dei titoli visti comodamente seduto sul mio volo di ritorno, questo il terzo in ordine temporale.
Film 1702: "The Spy Who Dumped Me" (2018) di Susanna Fogel
Visto: dalla tv dell'aereo
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: ho come la sensazione che il film cercasse di incanalare quella mise-en-scène che rese tanto popolare "Spy" qualche anno fa, giocando su un'ampia dose di scorrettezze - verbali e non - e protagoniste teoricamente incapaci di sovrastare le loro insicurezze ed inesperienze, il tutto mixato con una cornice da pellicola d'azione con sfondi europei a dare quel tocco "etnico" perfetto per il pubblico americano medio cui si rivolge questa pellicola (chiaramente il target principale rimane quello femminile, come lo dimostra anche il fatto che non ci si faccia mancare nemmeno il pene in primo piano di rappresentanza).
A parte i tentativi di collocare questa operazione commerciale all'interno di pattern di successo, non credo si possa onestamente dire che "The Spy Who Dumped Me" riesca a raggiungere qualsiasi altro dei suoi obiettivi prefissati: non fa ridere, non è particolarmente divertente e nonostante le due protagoniste Kunis e McKinnon ce la mettano tutta per elevare il prodotto finale a qualcosa di meno banale, la verità è che il risultato finale è insapore e privo di qualsivoglia spinta narrativa (ovvero ci si basa solo su cliché). Peccato, perché si sprecano due talenti comici oltre che un cast ben fornito, in tutto il nome della classica standardizzazione hollywoodiana.
Cast: Mila Kunis, Kate McKinnon, Justin Theroux, Sam Heughan, Gillian Anderson, Hasan Minhaj, Ivanna Sakhno, Jane Curtin, Paul Reiser, Kev Adams, Ólafur Darri Ólafsson, Dustin Demri-Burns.
Box Office: $75.3 milioni
Vale o non vale: Non dico che sia una pellicola tremenda, ma sicuramente non brilla per originalità. Anche se Kate McKinnon dovrebbe regalarsi ruoli più interessanti degli ultimi che le fanno interpretare al cinema - penso a titoli bruttini come "Rough Night", "Ghostbusters" o "Office Christmas Party" -, il suo talento comico certamente aiuta a non rendere la visione una totale perdita di tempo; tuttavia non basta questo a riscattare un'operazione commerciale che punta tutto su scemate o esplosioni. "The Spy Who Dumped Me" si lascia guardare, ma certamente non aggiunge niente a quanto di finora già visto.
Premi: /
Parola chiave: Fiducia.

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

martedì 21 aprile 2020

Film 1693 - Outlaw King

Intro: E torniamo indietro nel tempo, torniamo a quando ancora vivevo in ostello in quel di Auckland e mettiamoci in pari con la lista di film che avevo lasciato indietro (che è ancora lunghissima). La stagione dei premi è finita - mancano solo i David di Donatello ancora previsti per l'8 maggio - e si ricomincia ad andare in ordine cronologico.
Film 1693: "Outlaw King" (2018) di David Mackenzie
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: in qualche modo Netflix deve convincere nuovi subscribers a sottoscrivere il loro abbonamento, per cui mi sento di incasellare questa produzione (da 120 milioni di dollari, niente meno) all'interno di quella lista di titoli atta alla diversificazione dell'offerta. Netflix è tante cose, ma ultimamente non è certo più quel barlume globale di qualità e ricercatezza, schiacciato com'è tra nuovi servizi di streaming suoi simili (Amazon Prime, Apple+, Disney+, bla bla bla), perché era solo questione di tempo prima che tutti quei semafori verdi nei confronti di produzioni discutibili portassero ad un abbassamento della qualità dell'offerta in favore di una più vasta quantità di titoli disponibili. Il che ci porta necessariamente alla fase successiva, ovvero quella in cui si presenta "Outlaw King" - o "The Irishman" -, un film di cui non si sentiva la necessità, ma che serviva allo streaming provider per a) catturare un nuovo target più ricercato di utenti e b) poter nuovamente giocare la carta "qualità" (e magari vincerci anche qualche premio qua e là, cosa che non si è verificata). Non so dire onestamente quanti avrebbero effettivamente pagato per andare a vedere sul grande schermo questa pellicola, nonostante il feroce tentativo di replicare quell'aria spietata e cool alla "Game of Thrones" che incontra - teoricamente - la storia. Dico teoricamente perché a quanto pare le licenze poetice, per così dire, rispetto ai fatti originali non sono state pochine. Ciò detto, comunque, di questo "Outlaw King" cosa rimane nei fatti? Non molto, perché tra uno sbadiglio e l'altro, gli unici momenti in cui si ritrova la concentrazione vedono coinvolti spietate battaglie o il pene di Chris Pine (che poi, anche lì, vedere è un eufemismo, ma il marketing non ci ha pensato due volte a promuovere il film rendendo ben chiaro che ci fosse una scena di nudo integrale dell'attore californiano).
Per quanto riguarda la trama del film, mi permetto di citare Wiki per questioni di semplicità: "Nella Scozia medievale, il nobile Roberto I di Scozia viene dichiarato fuorilegge da Edoardo I d'Inghilterra. Inizia una feroce battaglia per riconquistare il controllo della Scozia, per salvare la sua famiglia e la sua gente dall'occupazione inglese".
Insomma, niente di nuovo sul fronte delle pellicole in costume che parlano di regni, regnanti, popoli da riunificare, leader del mondo antico da forgiare. C'è una certa dose di spettacolarità visiva grazie alle battaglie e ai costumi di scena e Pine non delude come protagonista, ma il film non decolla mai davvero.
Cast: Chris Pine, Aaron Taylor-Johnson, Florence Pugh, Billy Howle, Sam Spruell, Tony Curran, Callan Mulvey, James Cosmo, Stephen Dillane.
Box Office: /
Vale o non vale: Non lo rivedrei. Se pagate Netflix e non sapete cosa scegliere di vedere durante questa quarantena (e sono sicuro esistano milioni di altre scelte possibili da fare), provate a dare una chance a questo titolo, che pure non possiede quella grandiosità e pathos che la storia avrebbe richiesto.
Premi: /
Parola chiave: Crown.

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

venerdì 23 agosto 2019

Film 1661 - Rocco

Intro: Giuro, ci siamo capitati per caso per colpa di Netflix Australia...
Film 1661: "Rocco" (2016) di Thierry Demaizière, Alban Teurlai
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: Fre, Sara, Janos
In sintesi: presentato ADDIRITTURA al Festival del Cinema di Venezia 2016, il documentario francese su vita e opere di Rocco Siffredi è, onestamente, un prodotto difficile da digerire. Non tanto per il profilo erotico/pornografico/provocatorio (?) che la pellicola mette in scena, quanto per l'ambiguità del suo protagonista, nonché lo strano rapporto con il cugino-regista e compagno d'avventure. 

Già da tempo figura mitologica della bassa cultura italiana, sembrerebbe che questo prodotto voglia tentare per un'umanizzazione del soggetto in analisi, non fosse che il risultato finale finisca per generare l'effetto contrario: alienante, brutale e non troppo in grado di andare oltre l'argomento taboo superficiale (il porno divo e il mondo di cui fa parte), "Rocco" rimane intrappolato nella stessa rete che per primo va a creare, finendo per delineare un ritratto non esattamente edificante di Siffredi. Non che il documentario dovesse sancirne la santificazione, ma sicuramente mi aspettavo la presentazione di un profilo riabilitante piuttosto che la rappresentazione di una serie di comportamenti nei confronti dell'universo femminile (e non solo) che ho trovato degradanti nonché fuorvianti privati di una contestualizzazione che ne condanni la messa in pratica.
Ammetto che non mi sono mai interessato troppo al personaggi Siffredi, men che meno al suo profilo professionale, detto ciò l'idea che mi sono fatto da questa pellicola è che sia una persona molto sola che trae dal sesso le conferme di cui ha bisogno, nonché un uomo che mette in pratica una certa serie di comportamenti -a mio avviso inaccettabili - per il solo fatto di avere un pene più lungo della media.
Cast: Rocco Siffredi, Rosa Caracciolo, Abella Danger, James Deen, Gabriele Galetta, Mark Spiegler, Kelly Stafford.
Box Office: /
Vale o non vale: C'è davvero bisogno di conoscere meglio Rocco e come tratta le sue patatine? Non proprio. Guardatevelo su YouPorn piuttosto, almeno otterrete esattamente quello che stavate cercando.
Premi: /
Parola chiave: Sesso.

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

giovedì 12 aprile 2018

Film 1487 - We're the Millers

Intro: Cerchiamo di diversificare l’offerta cinematografica pescando dal nostro catalogo ogni volta qualcosa che appartenga a generi differenti. Quindi, per svagarci un pochino dopo le fatiche shakespeariane, abbiamo puntato su questo film, facendo bene.
Film 1487: "We're the Millers" (2013) di Rawson Marshall Thurber
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: Fre
In sintesi: l’avevo visto in italiano e mi aveva divertito, l’ho visto in inglese e mi ha fatto morire dal ridere. E’ una storia assolutamente scema e leggera, eppure è tutto quel che serve per stendere lo spettatore con una serie di trovate imbarazzanti e divertenti;
il cast è perfettamente assortito e giustamente eterogeneo. Ho apprezzato il passaggio a protagonista dell’altrimenti più spesso spalla Jason Sudeikis che, insieme a Jennifer Aniston, fa magnifica coppia. A completare il quadro una Emma Roberts a dir poco scoglionata e un Will Poulter che ruba spesso la scena agli altri protagonisti grazie al suo infantile, goffo e un po’ scemo personaggio. Nell’insieme i Miller funzionano alla grande e non a caso è previsto un sequel visto il grande successo ottenuto da questo primo film.
Film 593 - Come ti spaccio la famiglia
Cast: Jennifer Aniston, Jason Sudeikis, Emma Roberts, Nick Offerman, Kathryn Hahn, Will Poulter, Ed Helms.
Box Office: $270 milioni
Vale o non vale: ovviamente parliamo di un prodotto facile facile, perfetto per una serata spensierata che non prevede molti neuroni accesi. Eppure si tratta davvero di una storia divertente che non manca di proporre numerosissimi episodi esilaranti.
Premi: /
Parola chiave: Famiglia.

Ti è piaciuto? ACQUISTALO QUI

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

venerdì 9 febbraio 2018

Film 1473 - Downsizing

Molto, molto curioso di vedere questa pellicola!!!

Film 1473: "Downsizing" (2017) di Alexander Payne
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Francy
Pensieri: La premessa è curiosa ed intrigante: e se riducessimo la nostra dimensione corprorea tanto da diventare microscopici e cominciassimo a vivere in apposite città costruite per le persone che si fossero fatte miniaturizzare?
In una sorta di versione adulta di “Tesoro mi si sono ristretti i ragazzi” Matt Damon si trova a fronteggiare il più grande piccolo cambiamento della sua vita dovendone di fatto riscrivere ogni sua premessa dopo che sua moglie (Kristen Wiig) decide di non prendere parte al procedimento lasciandolo, di fatto, minuscolo e da solo. Comincia così il percorso di formazione di Paul Safranek che, trovandosi totalmente spaesato, inizierà ad andare alla deriva di un’esistenza nuovamente senza scopo, bloccato nella stessa realtà e consuetudine del suo io più grande, incapace di trovare una voce e uno spazio all’interno di una società che sente fatta di regole e consuetudini precise – e che lui segue pedissequamente – ma che lo lasciano infelice. SI stabilisce nuovamente in un appartamento, cerca di nuovo l’anima gemella alla più facile portata, tenda di confondersi ancora una volta ai suoi simili con un risultato medio-borghese che fa accapponare la pelle. A sconvolgerne la disperata routine sarà Dusan Mirkovic (Christoph Waltz) e un’improbabile maestra di vita vietnamita (Hong Chau) che, nell’insieme, contribuiranno a costruire la nuovissima versione del nostro micro protagonista. Fin qui tutto bene. La fregatura?
Il problema di “Downsizing” sta nella grande potenzialità sfruttata, però, nel più piccolo (o banale) dei modi. Payne costruisce un mondo fatto di nuove possibilità sociali in cui la premessa è addirittura la diminuzione del nostro impatto sul paineta – riducendo consumi, produzione di rifiuti e sprechi – per andarsi ad impantanare su sette e nuovi credo religiosi, bontà di cuore dietro a un carattere da duri e la solita morale.
Informandomi su questa pellicola ho scoperto che si tratta di una metafora della nostra società contemporanea, ma anche se ne apprezzo intenti e una certa dose di genuina originalità, non posso fare a meno di pensare che si potesse andare un po’ oltre il già visto culto del nuovo e sconosciuto per esplorare finali meno apocalittici e più fantasiosi cavalcando l’onda dell’ottimo inizio, che qui invece finisce sprecato. Assieme alla premessa, tra l’altro, si spreca un’ironia divertente e spesso pungente che non manca di contraddistinguere il primo tempo della pellicola, in nome dei sani principi e della nuova primavera interiore del protagonista.
Nell’insieme comunque “Downsizing” non manca di stupire lo spettatore e lascia non pochi spunti su cui riflettere anche una volta usciti dalla sala (il che è sempre un bene). Si poteva sfruttare meglio l’idea alla base del progetto, in ogni caso un risultato finale curioso e intrigante, anche se non del tutto soddisfacente.
Ps. Candidato al Golden Globe 2018 per la Miglior attrice non protagonista (Hong Chau).
Cast: Matt Damon, Christoph Waltz, Hong Chau, Kristen Wiig, Udo Kier, Rolf Lassgård, Ingjerd Egeberg, Søren Pilmark.
Box Office: $50 milioni (ad oggi)
Consigli: E’ da un po’ che Matt Damon non riesce a trovare una pellicola che faccia davvero centro ed è così anche questa volta. Il film, infatti, funziona bene per il primo tempo, mancando di centrare l’obiettivo però nel finale. Si spreca un’opportunità ghiotta per finire nel solito tentativo di insegnare qualcosa a chi guarda ed ascolta, quando sarebbe bastato cavalcare l’onda della spietata satira contemporanea. Consapevoli di questo, la pellicola è sufficientemente intrigante da poter essere vista almeno una volta.
Parola chiave: Società.

Ti è piaciuto? ACQUISTALO QUI

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

venerdì 15 dicembre 2017

Film 1457 - Girls Trip

Molto curioso di vedere questa pellicola, mi hanno gentilmente fornito il link e non ho perso tempo!

Film 1457: "Girls Trip" (2017) di Malcolm D. Lee
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: “Girls Trip” è spassoso, anche se mi aspettavo qualcosa di più. Sarà che è indirizzato ad un pubblico che capisce lo slang e i riferimenti – e devo dire che inizialmente ho fatto fatica a settarmi sulla lingua senza avere a disposizione alcun sottotitolo – di fatto mi ero immaginato un prodotto più immediato (per me) il che mi ha guastato la festa; in aggiunta, la visione è stata particolarmente tribolata, interrotta un milione di volte da un wifi che non cariava e uno streaming che ho dovuto troppo spesso riavviare.
Al di là di questo, il film è stato in ogni caso godibile e, quando ce l’ho fatta a capire, spesso divertente. La presenza della sboccata e chiassosa Dina aggiunge ampiamente colore alla storia di queste quattro amiche del college che si ritrovano dopo 5 anni dall’ultima volta che si erano viste. Come tutti si aspettano la trama non manca di mettere in gioco equivoci e situazioni imbarazzanti, parolacce e persino un pene in bella vista, tra urinate sulla folla e uno sballo da assenzio che produrrà non pochi effetti indesiderati.
Ovviamente la forza di questa pellicola sta soprattutto nelle sue protagoniste Regina Hall, Queen Latifah (entrambe curiosamente in “Scary Movie 3”), Jada Pinkett-Smith e Tiffany Haddish, tutte e quattro meravigliosamente in parte e capaci di mettersi in gioco al 100%, il che in un prodotto come questo è assolutamente necessario.
Insomma, risultato finale non male anche se, probabilmente, dovrei rivederlo in condizioni a me più favorevoli.
Cast: Regina Hall, Tiffany Haddish, Larenz Tate, Mike Colter, Kate Walsh, Jada Pinkett Smith, Queen Latifah.
Box Office: $138.6 milioni
Consigli: Simpatico, anche se molto sboccato e volgare, questo film è certamente vietato ai minori per una serie di buone ragioni. Per chi volesse recuperarlo – non so se in Italia sia uscito – consiglio quantomeno una visione con sottotitoli se non si è particolarmente abituati allo slang. Per il resto, buono per una serata a cervello spento e qualche risata.
Parola chiave: Accordo.

Ti è piaciuto? ACQUISTALO QUI

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

lunedì 24 luglio 2017

Film 1391 - Baywatch

Vacanzina in Lussemburgo, come ogni volta torno volentieri al cinema a gustarmi qualche pellicola in lingua originale!

Film 1391: "Baywatch" (2017) di Seth Gordon
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: Sciocco, sboccato, esibizionista e spesso volgare. Eppure questo revival di uno dei telefilm più famosi di sempre riesce a catturare qualche sorriso e, limitandosi ad accontentarsi di quello che passa in convento, si può perfino apprezzare l'ora e mezzo di intrattenimento facile facile.
L'impressione che ho avuto è che Dwayne Johnson sia sempre di più la spalla ideale (anche se qui è protagonista), l'uomo giusto per le pellicole di disimpegno, capace di adattarsi a qualsiasi compagno di grande schermo e riuscendo sempre di più a portare a casa un risultato soddisfacente. Qui, inoltre, è affiancato da un ipertrofico Zac Efron che, certamente, è capace di districarsi bene in un tipo di prodotto del genere (e sceneggiature facili facili) con una certa professionalità. Anche se, devo ammetterlo, in questa occasione l'ho trovato particolarmente inespressivo e presente nel film giusto perché atleticamente perfetto per il personaggio (un ex sportivo due volte medaglia d'oro). Priyanka Chopra è, invece, una cattiva accettabile che fa una fine ingrata, per quanto sorprendentemente inattesa. Di sicuro per lei atterrare sul pianeta blockbuster significa ritagliarsi uno spazio importante nella Hollywood che conta, peccato che "Baywatch" di fatto non abbia funzionato (69 milioni di dollari per produrlo e un incasso di a malapena 100milioni superiore, senza contare le critiche estremamente negative).
Per quanto riguarda la sceneggiatura, in generale si sceglie di concentrarsi su moltissimi espedienti sessuali cercando di ri-assestare l'approccio decisamente più serio - anche se spesso derisibile, per carità - della serie tv. Sinceramente non penso che fosse necessario, più che altro perché questo va un po' ad intaccare il ricordo e il senso dell'originale. Forse il tentativo era quello di incuriosire i giovani con le restrizioni per età e linguaggio tanto severe in America (il famoso fascino del proibito). Si poteva puntare su altro, anche se il risultato finale non è così male come i critici lo hanno definito.
Cast: Dwayne Johnson, Zac Efron, Priyanka Chopra, Alexandra Daddario, Jon Bass, Kelly Rohrbach, Ilfenesh Hadera, Yahya Abdul-Mateen II, Hannibal Buress, David Hasselhoff, Pamela Anderson.
Box Office: $169.7 milioni
Consigli: Tenendo presente che si tratta di una boiata, il risultato finale è anche godibile. Scemo, volgare, chiassoso, sesso dipendente, il "Baywatch" cinematografico rispolvera le vecchie glorie della serie tv Mitch Buchannon, Matt Brody, Stephanie Holden e CJ Parker e le rilancia al giorno d'oggi, tra patti di fratellanza ai limiti della consanguineità, prove fisiche da implosioni muscolari e un intreccio narrativo tanto semplice da non intaccare i toni sciocchini dell'operazione. Non mancano, ovviamente, due camei ad hoc.
Parola chiave: Pesce.

Ti è piaciuto? ACQUISTALO QUI

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

lunedì 15 maggio 2017

Film 1356 - Vi Presento Toni Erdmann

Già la mia amica Patty me ne aveva parlato, perplessa sul tanto pubblicizzato approccio comedy di questa pellicola tedesca. L'occasione di recuperarla per me si è presentata qualche settimana fa grazie al Cinema Galliera, così ho deciso di andare a farmi un'idea su uno dei casi cinematografici europei dell'anno.

Film 1356: "Vi Presento Toni Erdmann" (2016) di Maren Ade
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Giro, Alessandra
Pensieri: E' una commedia? Di certo non ne ha l'aspetto più classico. Sicuramente presenta non pochi momenti divertenti (tantissimi surreali), ma non direi ci si possa davvero riferire a questa pellicola in termini di spasso e spensieratezza.
La coppia di attori protagonista, Sandra Hüller e Peter Simonischek, è molto brava. Mi ha colpito soprattutto la prima, che costruisce un personaggio particolarmente sfaccettato ed umano. 

Piena di contraddizzioni e insicurezze, in possesso di una certa dose di follia (a quanto pare genetica), la sua Ines sembra necessitare di un mondo sotto controllo che le possa dare quelle sicurezze e certezze di cui ha bisogno. Mi ha molto colpito vedere come l'attrice abbia costruito la sua interpretazione, giocando su un familiare vs sconosciuto che, per esempio, passa attraverso il contatto. Mi spiego: mentre a casa propria Ines interagisce con l'ambiente circostante in maniera disinvolta e sicura, quando si tratta di abbracciare il padre - con cui non ha confidenza - o toccare qualcosa che non conosce la donna si irrigidisce, diventa quasi meccanica nei movimenti, finendo per risultare distantee fredda. Ho molto apprezzato il lavoro fatto a costruzione di un personaggio che ho, francamente, preferito a quello del titolo.
Winfried, invece, è un uomo pacifico e buono, particolarmente tranquillo, un dolce burlone un po' svitato che all'improvviso, dopo la morte del suo cane, capisce che non c'è troppo tempo da perdere nella vita e cerca di recuperare il rapporto con la figlia andandola a trovare a Bucarest dove lavora. Non riuscendo ad andare oltre la superficie, il padre si inventa un bislacco personaggio, Toni Erdman appunto, con il quale la ragazza (e non solo) sarà costretta ad interagire in un crescendo di situazioni tra il bislacco e l'assurdo, oltre che alcune mini avventure che aiuteranno i due a ricominciare d'accapo. Simonischek, evidentemente un attore di mestiere, costruisce il suo doppio personaggio in maniera validissima e credibile ma, come dicevo, a conti fatti ho preferito molto di più la protagonista femminile che colui che dà origine a questa storia. Sarà che a me troppe stramberie alla lunga infastidiscono, sarà che quella dentiera tenuta nel taschino mi ha disgustato, di fatto ho trovato molto più interessante seguire l'eveoluzione di Ines che quella del padre.
Oltre a questo, va detto che un altro elemento ben sviluppato e che emerge da tutta la storia è la strutturazione (o ri-strutturazione in questo caso) del rapporto padre-figlia. Ben descritto ed affrontato con un ottimo senso d'insieme per la storia, il risultato di questa consapevolezza di sceneggiatura è un racconto che funziona dall'inizio alla fine e rimane fedele a se stesso, veicolando allo spettatore un'idea del film fin da subito chiara ed originale.
In generale, comunque, "Toni Erdmann" è un film molto lungo del quale, forse, qualcosina si sarebbe potuta sforbiciare, soprattutto nella parte iniziale. In ogni caso la storia scorre via interessante e ricca di spunti, senza mai annoiare chi guarda. Del resto non mancano i momenti in grado di surriscaldare e scuotere le cose: il party di compleanno nudi - una scena esilarante, per quanto mi rimanga ancora misterioso lo scopo a livello narrativo (Ines si libera delle sue inibizioni sociali e abbraccia finalmente l'approccio più morbido del padre?) -, il momento erotico nella camera d'albergo con pasticceria annessa, il momento karaoke (che è anche l'unico a livello musicale di tutta la pellicola, priva di colonna sonora). Insomma, lo devo dire: a sorpresa mi è piaciuto. Non ero sicuro ne sarei uscito soddisfatto e, invece, fuori dall'etichetta forzata di commedia, la storia funziona e coinvolge. Una bella sorpresa.
Ps. Candidato a Oscar, Golden Globe, BAFTA e César come Miglior film straniero (in rappresentanza della Germania).
Cast: Peter Simonischek, Sandra Hüller, Ingrid Bisu, Michael Wittenborn, Thomas Loibl, Trystan Pütter, Hadewych Minis, Lucy Russell, Vlad Ivanov, Victoria Cocias.
Box Office: 8.3 milioni
Consigli: Non una scelta spensierata per ogni occasione, ma sicuramente mi sento di dire un film a cui dare una possibilità. In un universo saturo dei più disparati titoli e rispettive storie, questa raccontata da Maren Ade spicca per uan certa originalità, colpisce per un umorismo capace di far ridere e soddisfa, perché racconta una storia interessante da seguire. Poi, ripeto, "Toni Erdmann" va visto in un momento in cui si ha il tempo per farlo e l'attitudine giusta. Fatte queste premesse, lasciatevi coinvolgere senza cercare di razionalizzare tutto ciò che vedete.
Parola chiave: Kukeri.

Se ti interessa/ti è piaciuto

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

mercoledì 5 aprile 2017

Film 1336 - La comune

Due weekend fa ero a Milano per il terzo appuntamento del master che sto seguendo. L'argomento erano le digital pr e, più in generale, la promozione di contenuti legati alle pellicole in uscita in sala e la loro relativa promozione. Come esempio concreto ci è stato presentato il trailer di questa pellicola che mi ha subito incuriosito. Così, tornato a casa, ho dedicato la mia domenica sera alla scoperta della storia che mi aveva così intrigato.

Film 1336: "La comune" (2016) di Thomas Vinterberg
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Non dico che mi aspettassi una commedia, ma certamente qualcosa di un filo più leggero sì. Soprattutto perché l'inizio sembra tutto rose e fiori e divertimento, mentre basta che passi la prima mezzora per capire che in realtà i toni saranno tutt'altro che allegri.
Essendo questo "Kollektivet" il secondo film danese che vedo in tutta la mia vita dopo "Il pranzo di Babette", l'impressione che ho avuto - sulla base di così scarsi dati - è che in Danimarca abbiano un modo di affrontare le situazioni molto diverso dal mio. Qui si accetta tutto a testa bassa, come se fosse possibile sopportare qualsiasi prova attraverso la sola razionalità (non sarà, invece, così). In Italia una storia del genere si sarebbe risolta forse in rissa, sicuramente fra urla e schiamazzi.
La comune, come idea, mi inquieta. Tutto il giorno tutti i giorni con qualcuno, sempre in mezzo ad altre persone, le loro storie, le loro necessità e problemi. Trovo l'idea di per sé intrigante, ma nel concreto ingestibile per quanto mi riguarda. Ecco perché questa storia mi affascinava tanto, solleticando una curiosità da esperimento sociale. In realtà la comune è solo un pretesto, quasi un esperimento nostalgico, in ogni caso non il centro della vicenda che, invece, è rappresentato dalla relazione fra i due protagonisti Erik e Anna (Ulrich Thomsen, Trine Dyrholm). Francamente speravo che il racconto intraprendesse sentieri più inesplorati e interessanti - per quanto, come dicevo, anche le situazioni cui siamo certamente abituati (vedi tradimento e sua confessione, ecc...) qui sono trattate in maniera poco convenzionale - e sicuramente più legati alla vita di gruppo e alle dinamiche che si innescano in una situazione particolare come quella presentata qui. Da questo punto di vista, a mio avviso, il film spreca un po' il suo potenziale iniziale. Per certi versi mi ha ricordato un altro titolo che nasceva sul pretesto di un esperimento sociale, "L'onda", per quanto qui manchilo slancio di approfondire le dinamiche di gruppo e le conseguenze che le varie situazioni hanno su tutte le persone coinvolte.
Insomma, mi aspettavo un film diverso. Il poster italiano suggerisce un numero di protagonisti altissimo che in realtà non c'è e il trailer sfrutta il dinamismo dei primi 30 minuti per creare aspettative di un certo tipo che, dicevo, naufragano nel giro di qualche scena. Diciamo che di per sé la storia ha un certo appeal e gode di una protagonista femminile particolarmente magnetica per la quale non si fatica a provare simpatia ed empatia; in ogni caso il risultato finale si discosta molto dal mio modo di vedere e affrontare certe situazioni e tematiche, per cui ho un po' faticato a portare a termine la visione.
"La comune" è un film che incuriosisce ma, a mio avviso, fatica ad andare oltre le intriganti premesse iniziali.
Ps. Vincitore dell'Orso d'Argento per la Migliore attrice alla Berlinale 2016.
Cast: Ulrich Thomsen, Fares Fares, Trine Dyrholm, Julie Agnete Vang, Lars Ranthe, MagnusMillang, Martha Sofie, Wallstrøm Hansen, Anne Gry Henningsen, Sebastian Grønnegaard Milbrat.
Box Office: $3.64 milioni
Consigli: Vivere in una comune danese degli anni '70 è l'incipit della storia che il regista danese de "Il sospetto" e "Via dalla pazza folla" racconta qui. In realtà la sceneggiatura andrà a percorrere strade più tradizionalmente battute, scegliendo di coinvolgere la vita di gruppo solo superficialmente e preferendo, invece, focalizzarsi su quella famigliare e di coppia. Il risultato finale è un così così, i toni sono particolarmente drammatici da un certo punto in poi, la ricostruzione storica efficace. Non un film per ogni occasione, ma una storia che ha dalla sua il pregio di incuriosire con una tematica non troppo familiare.
Parola chiave: Eredità.

Se ti interessa/ti è piaciuto

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi