Visualizzazione post con etichetta Luke Grimes. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Luke Grimes. Mostra tutti i post

sabato 13 giugno 2020

Film 1722 - American Sniper

Intro: Tutti a parlarne benissimo, tutti a consigliarmi di vederlo. Mi sentivo un po' in colpa per non averlo ancora recuperato, così quando si è presentata l'occasione di una serata casalinga con Jenny in quel di San Francisco, abbiamo deciso di lanciarci.
Film 1722: "American Sniper" (2014) di Clint Eastwood
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: Jenny
In sintesi: sono da sempre un fan della filmografia di Eastwood (regista), eppure questo film me lo ero perso e, francamente, non avevo granché interesse a recuperarlo. La storia sulla guerra in Iraq, la retorica repubblicana, la distruzione fisica e mentale che portano con sé questo tipo di esperienze non sono tematiche che trovo appassionanti quando sono alla ricerca di un film da vedere, ma Eastwood è Eastwood e mi sembrava un po' sciocco lasciarmi influenzare dalla mia pigrizia.
Per farla breve e usare le parole di Wikipedia, "American Sniper" racconta la storia vera di Chris Kyle, militare della Navy SEAL della Marina degli Stati Uniti, che «Per ben quattro volte consolida la sua reputazione e aumenta il numero di vittime fino a diventare il cecchino più letale nella storia delle forze armate statunitensi».
Ora, ammetto di faticare a trovare interessante qualcosa come una conta di persone uccise - "cattive" o meno che siano - per cui rimango in parte indifferente al fascino che questo titolo può avere su certe persone. Riconosco, però, che il lavoro di Eastwood vada ben oltre il mero enumerare target colpiti, portando sullo schermo la fatica del ritorno alla vita civile, le difficoltà nel far integrare esperienze così agli antipodi come la quotidianità in famiglia e il dover combattere (per scelta) una guerra. Fatta questa dovuta precisazione, devo dire che in ogni caso questa pellicola non ha colpito punti di interesse che mi stimolano particolarmente, per cui per quanto si possa approfondire la storia di Kyle e i suoi cari, le sue gesta eroiche e le sue successive difficoltà a fare i conti con i traumi subiti, rimango un po' distaccato rispetto alla scelta di offrirsi volontario per missioni letali per quattro volte di fila, senza contare che non considero la guerra quale esercizio di democrazia e mai mi arruolerei volontariamente per un'esperienza tanto brutale, cruda e traumatizzante per tutte le parti coinvolte.
Ecco, quindi, che non posso dire che "American Sniper" sia un brutto film, al contrario, il problema è che, per quanto si possano raccontare gli effetti collaterali, le difficoltà, il prezzo pagato da chi ha vissuto queste esperienze, a me non fa che rimanere in testa il fatto che la promozione del film - nel trailer, nella tagline del poster, su YouTube, ecc - abbia scelto di pubblicizzarlo attraverso parole - "The most lethal sniper in U.S. history" e "150 kills made history" - che a mio avviso evidenziano l'aspetto di principale interesse per la produzione, ovvero quello violento, quasi ludico di tutta la storia. Va detto che, visto l'incasso mondiale e la cascata di nomination ottenuti, la comunicazione ha centrato i suoi obiettivi, però rimango convinto che la guerra sia un soggetto sensibile da rappresentare e la conta di persone uccise non sia una rappresentazione che rende giustizia al personaggio di cui parla la storia.
Cast: Bradley Cooper, Sienna Miller, Luke Grimes, Jake McDorman, Cory Hardrict, Kevin "Dauber" Lacz, Navid Negahban, Kyle Gallner, Sam Jaeger.
Box Office: $547.4 milioni
Vale o non vale: Un prodotto non facile, una tematica estremamente complicata, una dose altissima di retorica repubblicana e - mi sento di dirlo - una certa glorificazione dell'azione militare. Eastwood è anche questo, ha le sue visioni politiche, ma è innegabile che il talento per la costruzione solida di storie appassionanti non gli manchi. Lo preferisco in altre vesti meno patriottiche.
Premi: Candidato a 6 premi Oscar - tra cui Miglior film, attore protagonista (Cooper) e sceneggiatura non originale -, ha vinto quello per Miglior montaggio sonoro; candidato a 2 BAFTA per Miglior sceneggiatura non originale e sonoro. Nominato al David di Donatello per il Miglior film straniero.
Parola chiave: Cecchino.

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

mercoledì 14 giugno 2017

Film 1373 - Cinquanta sfumature di nero

La curiosità di scoprire quanto possa essere brutto un film già distrutto dalla critica mi accompagna sempre con una certa prepotenza. In questo caso, memore del precedente orrore, mi bastava solo non dover pagare...

Film 1373: "Cinquanta sfumature di nero" (2017) di James Foley
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Questo sequel è meno problematico del primo capitolo. Le esperienze legate al sesso sadomaso sono parzialmente limitate e si mostra in generale meno carne. L'argomento dominazion & co. è sostituito dalla standardizzazione fagocitante del vocabolario da prodotto romantico, per cui non ci si deve stupire se Grey - che prima non faceva l'amore, ma scopava forte - ora chiede ad Ana di sposarlo.
L'apertura di Christian (Jamie Dornan), che pure sottolinea una maggiore crescita della trama, rimane purtroppo relegata ad una parata di cliché imbarazzante che va a costruire un personaggio banale e prevedibile basato sul trauma infantile che determina il carattere schivo e sospettoso, incapace di amare e impegnarsi, oltre che vedere le donne non come oggetto, ma come persone e soggetti alla pari. Putroppo alla scontatezza di queste scelte narrative si aggiunge l'arroganza maschilista di un punto di vista medioevale che vede la compagna come un possesso, una proprietà di cui disporre a proprio piacimento.
Al quadro già di per sé non particolarmente illuminato - siamo nel 2017 donne, svegliatevi da questo torpore cazzo! - si assomma l'atteggiamento da piccola fiammiferaia di Anastasia (Dakota Johnson), figura femminile finto-indipendente che, dopo aver fatto la tipa "tosta" per tutta la pellicola, finirà in lacrime tra le braccia del suo uomo macho non appena le cose si metteranno meno bene del solito - che poi, per carità, le sparano addosso e lì chiunque se la sarebbe fatta sotto, però è inutile provare a vendere come donna moderna e indipendente una che per muoversi ha l'autista, prende gli elicotteri o guida le barche... -.
In tutto questo, comunque, quello che trovo sempre sconcertante è come si possa trovare attraente o interessante una storia d'amore del genere. Dov'è il romanticismo in una frase come "voglio passare ogni istante della mia vita con te"? Più che amore io sento un certo grado di ansia che mi cresce dentro.
Quello che suggellano qui non è un rapporto paritario basato sul rispetto l'uno per l'altra, ma il racconto del predominio e della prevaricazione mascherati da succosa e provocante perversione. Perché se Anastasia decide che essere sculacciata le provoca piacere per me non c'è alcun problema, finché rimane una ponderata scelta individuale dettata da una sana e naturale curiosità. Quello che mi lascia perplesso qui come nel precedente racconto è il tentativo di rendere sexy la compravendita di una prestazione mascherata da rapporto amoroso. Grey sarà fascinoso e proibito, ma solo perché è interpretato da un uomo che incarna queste caratteristiche; svuotato di quegli aspetti che lo rendono desiderabile, rimane un ometto ricco e viziato incapace di accettare il rifiuto e rapportarsi all'altro sesso in maniera salutare e costruttiva. E trovo che tentare di sdoganare al grande pubblico questo tipo di figura attraverso un banale infiocchettamento patinato e pseudo amoroso sia una pericolosa involuzione in grado di influenzare negativamente i più suggestionabili. Perché va tutto bene fin quando Grey viene deriso per la macchietta retrograda che è, meno quando viene idolatrato o osannato per i valori che trasmette.
Per quanto riguarda il cast, anche in questo secondo episodio è particolarmente ricco. Tra le new entry una Kim Basinger francamente irriconoscibile reduce da un assestamento facciale che è qualcosa di inquietante. Una donna che ha buttato via una carriera e ora ripeschiamo qui in uno dei ruoli più inutili di "Cinquanta sfumature di nero", forse solo meno inutile della sorella Grey giocosa e iperattiva interpretata da Rita Ora.
In generale, comunque, il film è spazzatura anche se più allineato ai canoni hollywoodiani del precedente. Della serie: lo scandalo c'è, ma si vede meno. La sceneggiatura attinge da materiale scarsissimo che regala dialoghi derisibili e snodi narrativi inesistenti, per un risultato finale privo di pathos e onestamente insapore, incapace di risollevarsi nemmeno con l'aiuto della colonna sonora (anche quella meno efficace della precedente). "Fifty Shades Darker" è una ciofeca.
Film 899 - Cinquanta sfumature di grigio
Cast: Dakota Johnson, Jamie Dornan, Eloise Mumford, Luke Grimes, Max Martini, Kim Basinger, Marcia Gay Harden, Eric Johnson, Bella Heathcote, Rita Ora.
Box Office: $378.8 milioni
Consigli: Se avete gradito il primo, tendenzialmente anche questo dovrebbe lasciarvi soddisfatti. Per tutti gli altri, meglio evitare.
Parola chiave: New York.

Ti è piaciuto? ACQUISTALO QUI

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi