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sabato 30 ottobre 2021

Film 2050 - Jodorowsky's Dune

Intro: Terza (e ultima) pellicola al Galliera. Neanche a dirlo, non ne avevo mai sentito parlare...

Film 2050: "Jodorowsky's Dune" (2013) di Frank Pavich
Visto: al cinema
Lingua: svedese, inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: devo ammettere non avessi una gran voglia di vedere questo film, forse non ero del tutto convinto. Ma Marta, la mia manager, continuava a ripetermi che fosse un documentario fantastico, così mi sono lasciato convincere. E, in effetti, non posso dire di non aver gradito l'opera di Frank Pavich, specialmente grazie ad un Alejandro Jodorowsky particolarmente in forma (che repeterà la parola "person" almeno 25 volte durante i 90 minuti di durata... La cosa mi ha fatto molto ridere).
Da una parte Jodorowsky ricorda un po' un Benigni messicano, così pieno di vita e amore per ciò che fa, la sua arte; dall'altro non si può fare a meno di pensare che non sia un filino fuori di testa. In senso buono, ci mancherebbe. Anche perché ci deve essere del genio nel riuscire a mettere insieme una squadra di talenti come riuscì a fare lui: Salvador Dalí, Orson Welles, Gloria Swanson, David Carradine, Mick Jagger, Udo Kier, Amanda Lear, Pink Floyd e Magma tutti pronti a mettersi in gioco per una delle pellicole più ambiziose mai realizzate. E quando dico 'mai realizzate' si intenda letteralmente.
Già, perché del "Dune" di Jodorowsky oggi rimane solo un ricordo, la speranza di riuscire a realizzare un prodotto all'avanguardia e spettacolare che, però, non trovò mai tutti i fondi sufficienti alla realizzazione vera e propria. E da quello che ci mostra questo documentario, è un vero peccato.
Rimangono testimonianze concrete nella forma di libri, fotografie, interviste, fumetti e, naturalmente, questo film, il che aumenta il valore della creatura di Pavich. Che, va detto, è un piacere da vedere.
Cast: Alejandro Jodorowsky, Michel Seydoux, H. R. Giger, Chris Foss, Nicolas Winding Refn, Amanda Lear, Richard Stanley, Brontis Jodorowsky, Mike Oldfield, Magma.
Box Office: $647,280
Vale o non vale: Se siete fan dell'opera di Frank Herbert, "Dune", allora non potete perdervi questo documentario. Specialmente se intendete recuperare (o lo avete già fatto) l'attesissimo primo capitolo cinematografico di Villeneuve o, addirittura, il film dell'84 diretto nientemeno che da David Lynch.
Premi: In competizione a Cannes 2013 per la Golden Camera.
Parola chiave: Person.

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

mercoledì 21 ottobre 2020

Film 1938 - The Magnificent Ambersons

Intro: Le giornate stanno cominciando a farsi impegnative, piene di cose da fare (e specialmente leggere), per cui avevo voglia di qualcosa che mi svagasse un po', ma che non avessi né già visto, né potesse essere potenzialmente una boiata. Così ho spulciato con attenzione l'hard drive e alla fine ho deciso per questa pellicola.
Film 1938: "The Magnificent Ambersons" (1942) di Orson Welles
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: ho visto "Quarto potere" a 19 anni, mi è stato spiegato in dettaglio, l'ho dovuto analizzare controvoglia e hanno finito per rimettercene la visione e l'idea nel complesso che ho del film. Come ogni cosa che si fa perché si deve fare e non per spontanea volontà o interesse, ho seguito il gregge di pecore universitario, ci ho visto quello che mi hanno detto di vederci, ho preso il mio bel 25, ho salutato tutti e a mai più rivederci. Il che è un po' un peccato.
Ci sono voluti 14 anni per decidermi a dare una seconda chance ad Orson Welles - a dire il vero era da un po' che volevo recuperare qualche suo titolo -, più che altro perché mi sembrava superficiale aver così velocemente cestinato uno degli autori più importanti della storia del cinema. Ed eccoci qui.
"The Magnificent Ambersons" è il secondo film di Welles, nonché quello che l'anno dopo ha seguito l'uscita di "Citizen Kane"; tenendo presente che l'esordio alla regia di Welles viene considerato praticamente da tutti quale una delle pellicole migliori di sempre (tra l'altro gli ha regalato il primo ed unico Oscar competitivo della sua carriera per la Miglior sceneggiatura originale) è inutile dire che la posta in gioco fosse altissima.
Personalmente ho trovato il tutto solo a tratti coinvolgente, non tanto perché mancasse di spunti interessanti, ma per due difficoltà tecniche generali: l'audio era tremendo e il costante brusio di sottofondo mi ha stordito e, limite mio, ho faticato a comprendere i dialoghi anche a causa di un inglese arcaico che riflette l'ambientazione di fine ottocento. Ma non ho desistito.
All'inizio ho faticato a trovare un interesse per il racconto non riuscendo ad allinearmi con toni e modalità della narrazione. L'antipatia per il giovane protagonista George Minafer ha tendenzialmente annebbiato ogni restante elemento della trama per la maggior parte della prima metà; poi finalmente mi sono focalizzato meno sulla sua natura viziata ed egoista e più sulla storia generale (senza contare che, grazie ad un viaggio all'estero, il suo personaggio riceve molto meno spazio).
In generale fatico a non innervosirmi di fronte a storie come questa e anche se il riscatto finale, la resa dei conti, pareggia in parte il tedio costante che suscita il suo protagonista, pago comunque lo scotto di aver prolungatamente provato antipatia e risentimento e la fruizione della pellicola finisce per risultarmi più frustrante che piacevole. Questo è un po' il caso anche per "The Magnificent Ambersons" che mette in scena l'impotenza di una madre e una certa omertà famigliare nei confronti di George e la sua spocchia da bambino viziato ed impunito, per cui per tutto il film non si può fare a meno di chiedersi quando questo giovanotto con nessuna aspirazione per il futuro (se non quella di restare ricco) riceverà quello schiaffo educativo dalla vita che tanto si merita. 
 Al di là di questo, comunque, "L'orgoglio degli Amberson" (questo il titolo italiano) è una sorta di "Via col vento" al maschile: sfondo sociale in tumulto e rapido cambiamento, perdita dei valori aristocratici, amori turbolenti e complicati, un passato che continua ad influenzare il presente, salute precaria di uno dei protagonisti, protagonista viziato che saprà però riscattarsi, una casa che è anche un personaggio della storia e, immancabile, la morale. C'è anche la servitù, ovviamente.
Insomma, forse non quello che mi aspettavo di vedere, eppure a mente fredda non posso dire di non aver apprezzato la visione nonostante un inizio complicato. Bella fotografia e cast pazzesco con una giovanissima Anne Baxter che ha già l'aria della star.
Cast: Joseph Cotten, Dolores Costello, Anne Baxter, Tim Holt, Agnes Moorehead, Ray Collins, Erskine Sanford, Richard Bennett.
Box Office: $1 milioni (solo noleggio USA)
Vale o non vale: I classici del cinema sono i classici del cinema, secondo me andrebbero visti tutti (o quasi).
La versione in circolazione è quella ampiamente editata dalla RKO, che ha tagliato una buona ora del montaggio originale di Welles, anche se sono rimasti gli appunti del regista rispetto a quella che fosse la sua idea per il risultato finale; il resto del materiale registrato è stato, però, distrutto. Immagino che la versione originale potesse approfondire non di poco la storia, magari dando più spazio al viaggio all'estero di George e la madre o più tridimensionalità al personaggio della Baxter nella prima metà della storia. In ogni caso, nonostante la delusione per la mancata versione originale, una parte di me ha ringraziato che il film durasse solo 88 minuti.
Premi: Candidato a 4 Oscar per Miglior film, attrice non protagonista (Moorehead), fotografia bianco e nero e scenografia bianco e nero.
Parola chiave: Comeuppance.

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi