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lunedì 29 luglio 2024

Film 2301 - The Miracle Club

Intro: Weekend casalingo (tanto pioveva, sai che novità) all'insegna di non uno, non due, ma bensì tre film. Ecco il secondo.

Film 2301: "The Miracle Club" (2023) di Thaddeus O'Sullivan
Visto: dalla tv
Lingua: inglese
Compagnia: Michael
In sintesi: genuinamente contento di recuperare finalmente questa pellicola che mi ero perso al cinema, devo ammettere che sono rimasto un po' deluso.
Da quello che avevo visto nel trailer, mi era parso di capire che si trattasse di un altro tipo di prodotto, più vicino al genere della commedia, uno di quei titoli british che fanno dello humor il proprio marchio di fabbrica o comunque l'elemento che contraddistingue il prodotto finale da quelli simili precedenti.
Invece, "The Miracle Club" è una pellicola drammatica con annessa morale buonista religiosa. Premesso che, ovviamente, non si tratti esattamente del mio genere, va detto che il salvabile del film sia l'ottimo cast - Laura Linney, Kathy Bates e Maggie Smith in primis, ovvero il motivo principale per cui volevo vedere questo film - in una performance generale che supera certamente la qualità della storia (anche se l'accento irlandese di Kathy Bates non è esattamente riuscito). Insomma, non fosse per il calibro dei propri attori, "The Miracle Club" potrebbe benissimo essere un prodotto per la tv.
Cast: Laura Linney, Kathy Bates, Maggie Smith, Stephen Rea, Agnes O'Casey, Mark O'Halloran, Brenda Fricker.
Box Office: $5.8 milioni
Vale o non vale: Per i fan delle grandi attrici coinvolte, forse può valere la pena dare un'occhiata. Per tutti gli altri, a meno che non interessati alla componente religiosa (il film è ambientato in Irlanda, quindi figuriamoci se non si tirava in ballo la religione), si può tranquillamente lasciare stare.
Premi: /
Parola chiave: Lourdes.
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

martedì 16 luglio 2024

Film 2295 - The Watchers

Intro: Niamh voleva vederlo assolutamente, il che mi ha convinto ad andare a recupearlo al cinema. Quello che non sapevamo, però, è che non si trattava del film che lei voleva vedere - ovvero il sequel di "The Strangers", "The Strangers: Chapter 1" - ma bensì di tutt'altra cosa che non c'entrava nulla.

Film 2295: "The Watchers" (2024) di Ishana Night Shyamalan
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Niamh
In sintesi: anche Ishana Night Shyamalan cade nella trappola involontariamente innescata dal padre tanti anni fa con "The Siths Sense" e consegna un titolo d'esordio che parte bene, promette molto e non mantiene. L'idea inziale c'è, lo sviluppo tiene la suspense abbastanza a lungo e, inevitabilmente, nel finale si manda tutto alle ortiche in nome di un colpo di scena che vorrebbe ribaltare la situazione, ma che qui si vede arrivare lontano un miglio e, peggio ancora, non soddisfa in termini di conclusione del racconto.
Curiosamente questo film è ambientato in Irlanda, a Galway per la precisione, e scomoda addirittura la mitologia irlandese, anche se la utilizza in un modo che a mio avviso non funziona. Anzi, quasi delude, perché l'escamotage risulta a tratti ridicolo. Non c'era bisogno di chiamare in gioco il folklore locale per raccontare la storia di questo "The Watchers" (qui in Irlanda passato come "The Watched", non so perché).
Dakota Fanning, qui protagonista, fa quello che può con un personaggio antipatico e una storia che chiama in gioco troppi elementi senza il tempo per affrontarli in profondità, mixando drammi familiari e passato a un approccio narrativo che molto spesso ricorda quel "Lost" di J. J. Abrams (e la delusione che con sé ha portato).
Non che mi aspettassi granché da "The Watchers", ma sicuro non un buon film.
Cast: Dakota Fanning, Georgina Campbell, Olwen Fouéré, Oliver Finnegan, Alistair Brammer, John Lynch.
Box Office: $32,971,404
Vale o non vale: Sinceramente? Perdibile. Poi, per carità, non è così terribile che non si possa vedere. Sinceramente c'è di meglio, anche se la fotografia (Eli Arenson) e la colonna sonora di Abel Korzeniowski mi sono piaciute.
Premi: /
Parola chiave: Pappagallo.
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

martedì 7 maggio 2024

Film 2273 - The Persian Version

Intro: Domenica al cinema a sopresa dopo brunch casalingo.

Film 2272: "The Persian Version" (2023) di Maryam Keshavarz
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Michael
In sintesi: devo dire che "The Persian Version", nonostante non sia un film perfetto, mi è piaciuto.
Alcuni dei problemi che ho avuto con la storia:
a) a volte la storia sembra troppo disconessa e i pezzi del puzzle sembrano faticare a stare insieme;
b) ci sono troppi personaggi, molti dei quali a malapena abbozzati;
c) il flashback sulla madre è troppo lungo per trovarsi a metà della trama e nel modo in cui è presentato. Si perde il contatto con la storia raccontata fino a quel momento, ci si inserisce in un racconto nuovo, praticamente un piccolo film all'interno del film stesso e, per quanto estremamente ben realizzato, la sensazione è che la pausa che ci si prende per seguire questo nuovo racconto sia troppo lunga. Fosse stato diviso in vari flashback sparsi durante tutta la durata della pellicola, secondo me, avrebbe funzionato meglio.
A parte questo, comunque, il film ha un punto di vista molto personale e molto evidente, il che per un prodotto come questo è fondamentale per emergere dalla mischia di altri prodotti simili. Di fatto "The Persian Version" mischia commedia e dramma (molto bene) ed era necessario che trovasse il suo modo di miscelare questi due elementi. Il risultato finale è buono, dolceamaro ma coinvolgente.
Cast: Layla Mohammadi, Niousha Noor, Bijan Daneshmand, Bella Warda, Tom Byrne.
Box Office: $765,427
Vale o non vale: Un buon prodotto, diverso dalle solite produzioni americane a cui siamo abituati (e che ci hanno ambiamente anestetizzato). Layla Mohammadi è un'ottima protagonista e, in generale, il cast di comprimari è molto valido. Un piccolo film per quando si ha bisogno di qualcosa di diverso.
Premi: /
Parola chiave: Madre.
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

martedì 30 aprile 2024

Film 2269 - Imaginary

Intro: Quando al cinema passano un horror nuovo, noi ci fiondiamo immediatamente.

Film 2269: "Imaginary" (2024) di Jeff Wadlow
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Niamh
In sintesi: mi ero anche dimenticato di averlo visto.
Sicuramente il film più brutto che abbia visto fino ad ora quest'anno, molto probabilmente una delle pellicole più brutte e stupide di sempre.
Effetti speciali tremendi, produzione traballante e dal budget evidentemente limitato, protagonisti incapaci di recitare, il tutto per una storia che non ha il minimo senso (specialmente quando spiega chi sia il "cattivo" di turno, in questo caso l'amico immaginario e il perché sia così pericoloso... mamma mia che cagata!) e si gioca l'unico colpo di scena in maniera talmente idiotica da risultare comica.
Insomma, un disastro su tutta la linea.
Cast: DeWanda Wise, Tom Payne, Taegen Burns, Pyper Braun, Matthew Sato, Veronica Falcón, Betty Buckley.
Box Office: $39 milioni
Vale o non vale: Tremendo.
Premi: /
Parola chiave: Never Ever.
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

sabato 24 febbraio 2024

Film 2251 - Nuovo Olimpo

Intro: Mi era stato consigliato di vederlo e ho deciso di dare finalmente una chance a questo film.

Film 2251: "Nuovo Olimpo" (2023) di Ferzan Özpetek
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
In sintesi: non un capolavoro - specialmente nel finale - ma un prodtto interessante che ho seguito con piacere.
La premessa non è particolarmente innovativa - due uomini si conoscono e si piacciono, iniziano una frequentazione, ma per un motivo o per un altro si perdono di vista, per poi ritrovarsi anni dopo per caso, entrambe le loro vite completamente differenti - ma devo ammettere che la parte iniziale della storia mi abbia preso, complice un amore omosessuale con cui non fatico a identificarmi.
Il resto dello svolgimento della pellicola è più generico, le vicende si mischiano, le vite prendono pieghe inaspettate, le scelte di ognuno portano verso strade differenti: niente di nuovo, si diceva, ma comunque veritiero. Quello che mi ha garbato meno è l'epilogo, per così tanto tempo accennato e poi così rapidamente consumato: speravo, volevo e mi aspettavo qualcosa di più incisivo che tirasse le somme di un amore, un ricordo, durati nel tempo e troppo banalmente utilizzati dalla storia che preferisce virare per la scelta più plausibile, sì, ma comunque realizzazta in maniera troppo frettolosa.
Tutto sommato, comunque, "Nuovo Olimpo" funziona e si colloca bene nella filmografia di Özpetek.
Per concludere, un aspetto positivo e uno negativo di questo film (entrambi legati a una performance attoriale): Luisa Ranieri è pazzesca nel ruolo di Titti, un ruolo che interpreta magnificamente e con una naturalezza ipnotica e spiazzante; diametralmente opposta la performance di Alvise Rigo (qui Antonio), bisteccone inespressivo con capacità recitativa inesistente (non mi spiego come abbiano potuto offrirgli una parte tanto centrale nella storia, ogni volta che è in scena sorge un crescente senso di imbarazzo).
Cast: Damiano Gavino, Andrea Di Luigi, Luisa Ranieri, Greta Scarano, Aurora Giovinazzo, Alvise Rigo, Giancarlo Commare.
Box Office: /
Vale o non vale: Chi apprezza la filmografia di Özpetek sicuramente troverà in "Nuovo Olimpo" un gradito ritorno dell'acclamato regista. Brava la coppia di protagonisti, Luisa Ranieri magnifica, bella fotografia e - finalmente - un film a tema omosessuale che non ha paura di mostrare i corpi nudi di due uomini che si piacciono.
Premi: /
Parola chiave: Incidente.
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

martedì 20 febbraio 2024

Film 2250 - All of Us Strangers

Intro: Molto, molto curioso di recuperare questo film dopo aver visto il trailer prima di "Poor Things", sono andato al cinema con grandi aspettative e, sopratutto, alla ricerca di una storia d'amore a tinte gay.

Film 2250: "All of Us Strangers" (2023) di Andrew Haigh
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Paul
In sintesi: non penso si possa definire "All of Us Strangers" come una vera e propria storia d'amore gay. Gli elementi ci sono, ma non a sufficienza per annoverare questo titolo nella sola categoria LGBTQ. E per me, lo ammetto, questo è il primo problema del film.
Pubblicizzando la storia per qualcosa che non è, di fatto il trailer svia lo spettatore rispetto quello che sarà il vero focus del racconto: la famiglia di Adam (Andrew Scott). Ovviamente non c'è nessun problema che la storia si concentri su un dramma familiare piuttosto che uno amoroso, il punto è che il film pareva promettere qualcos'altro.
Da aggiungere alla problematica appena elencata, il fatto che si finirà per sbarcare *SPOILER* nel soprannaturale - che non mi aspettavo e non cercavo per un prodotto del genere, sinceramente - per un finale che mi ha generato una tremenda confusione in testa in termini di cosa fosse reale, cosa immaginato dal protagonista, cosa si fosse realmente verificato. Questo non sarebbe necessariamente problematico, non fosse che la rivelazione poco prima dei titoli di coda è scioccante e mette in discussione tutta una serie di fili narrativi che davvero ci si interroga se non sia stato quasi tutto un sogno. E se lo è stato, anche se solo in parte, allora si sminuisce in parte il valore della storia che si racconta qui. Aggiungo, poi, che l'ultima scena mi ha lasciato veramente perplesso.
Insomma, è evidente che cercassi e mi aspettassi altro da "All of Us Strangers", una pellicola con cui ho faticato a trovare una connessione che andasse oltre la bravura innegabile di Andrew Scott (che avrebbe meritato una nomination all'Oscar). Scott e Mescal come coppia da grande schermo funzionano alla grande e sarebbe stato interessare vedere più di loro insieme. Il dramma familiare ha un che di interessante nell'approccio particolare che sceglie la trama - ispirata al romanzo "Strangers" di Taichi Yamada - anche se ammetto che alla lunga dopo un po' avrei preferito si tornasse a concentrarsi sulla relazione amorosa.
Il film ha evidentemente un valore artistico, è ben girato e recitato benissimo, per cui non vorrei si pensasse che si tratti di un brutto prodotto. Semplicemente non ha soddisfatto le mie aspettative.
Cast: Andrew Scott, Paul Mescal, Jamie Bell, Claire Foy.
Box Office: $12.9 milioni (ad oggi)
Vale o non vale: E' un film triste, meglio essere preparati. La storia non soddisferà tutti, confonde in molti passaggi.
Premi: Candidato al Golden Globe per il Miglior attore protagnista drammatico (Scott). 6 nomination ai BAFTA per Miglior regia, sceneggiatura non originale, attore non protagonista (Mescal), attrice non protagonista (Foy), casting e film britannico dell'anno.
Parola chiave: Genitori.
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

domenica 29 ottobre 2023

Film 2213 - My Big Fat Greek Wedding 3

Intro: Di nuovo al cinema, subito a recuperare il nuovo capitolo di un franchise carino sì, ma di cui non credevo sinceramente ci fosse bisogno di una nuova uscita in sala.

Film 2212: "My Big Fat Greek Wedding 3" (2023) di Nia Vardalos
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: confermo, non si necessitava della terza uscita cinematografica de "Il mio grosso grasso matrimonio greco" però, dato che ce l'abbiamo, qual è il responso?
Di fatto il film è simpatico, fa quasi tenerezza in un certo senso. Capisco che la sua creatrice Nia Vardalos (qui per la prima volta anche regista) non voglia mollare il colpo rispetto a quello che è stata per lei un'inaspettata miniera d'oro, però questo terzo capitolo aggiunge veramente poco rispetto alla caratterizzazione dei personaggi e racconta un'avventura familiare - per la prima volta in Grecia, stranamente - vista e rivista che non solo non racconta niente di nuovo, ma lo fa anche in un modo che è stranamente quasi amatoriale.
Non che mi aspettassi un capolavoro, per carità, ma la regia non è buona, il montaggio sempre fuori tempo e incapace di conferire il giusto ritmo alla storia e, cosa peggiore, la sceneggiatura è estremamente elementare: le battute ci sarebbero, ma in un cattivo mix di montaggio e scrittura non all'altezza, il risultato finale è così blando che dopo un po' ci si chiede se questo non sarebbe stato un prodotto più adatto alla televisione. Non che i prodotti televisivi siano inferiori al cinema di oggi, anzi molto spesso è il contrario. Però questo tipo di operazione commerciale sembra più mirata ai soli fan del franchise - che ormai sono pochi, diciamocelo - quindi per me avrebbe avuto più senso produrre un ultimo capitolo-nostalgia per i fan da mandare in televisione come saluto ai divertenti personaggi del primo film. Insomma, mi pare si sia mirato veramente troppo in alto per un prodotto così mediocre come questo, per non dire che forse si siano sopravvalutate un filino troppo le potenzialità di un franchise che non ha mai davvero fatto il botto oltre alla prima, iconica uscita al cinema ($368.7 milioni il primo film, $90.6 il secondo - uscito a 14 anni di distanza dall'originale - e neanche $40 milioni di incasso per questo terzo episodio. Il franchise ha visto anche una serie tv di brevissima durata, "My Big Fat Greek Life", chiusa dopo 7 episodi nel 2003).
Detto questo, non posso dire di aver detestato "My Big Fat Greek Wedding 3", è una banale commediola innocua che ricorda in maniera sbiadita i fasti del primo film, però è innegabile che il risultato finale di questo prodotto sia decisamente sotto la media e privo di particolare brio. La sensazione che si ha alla fine della visione è quasi più che gli attori del film volessero una scusa per farsi una vacanza spesata in Grecia che ci fosse davvero l'urgenza di raccontare il prossimo capitolo della vita della famiglia Portokalos.
Film 1772 - My Big Fat Greek Wedding
Film 2100 - My Big Fat Greek Wedding
Film 1126 - Il mio grosso grasso matrimonio greco 2
Film 2213 - My Big Fat Greek Wedding 3
Cast: Nia Vardalos, John Corbett, Louis Mandylor, Elena Kampouris, Gia Carides, Joey Fatone, Lainie Kazan, Elias Kacavas, Melina Kotselou, Alexis Georgoulis, Andrea Martin.
Box Office: $38.4 milioni
Vale o non vale: L'idea di girare un episodio in Grecia di un franchise che dell'essere greci ne ha fatto ragione del proprio successo, sulla carta, sembrerebbe geniale. Anzi, verrebbe da chiedersi come mai questa avventura ellenica non sia avvenuta prima.
In realtà il risultato finale è privo di brio e non riesce nemmeno lontanamente ad evocare i fasti del primo capitolo di questo franchise. Manca mordente, manca la necessità di raccontare questa storia che vada oltre il banale 'è il sequel del famosissimo "Il mio grosso grasso matrimonio greco" e, siccome si è prodotto un secondo, allora se ne deve girare anche un terzo'.
Detto ciò, i fan del prodotto originale e/o del secondo film potrebbero apprezzare questo nuovo tentativo di capitolo, ma il risultato finale va preso per quello che è: una commediola che non ingrana mai veramente, dove tutto alla fine va sempre per il verso giusto e che non aggiunge nulla al prodotto originale. Il film dura a malapena un'ora e mezza, quindi male che vada se non piace non si è perso troppo tempo.
Premi: /
Parola chiave: Journal.
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

sabato 7 ottobre 2023

Film 2202 - Insidious: The Red Door

Intro:

Film 2202: "Insidious: The Red Door" (2023) di Patrick Wilson
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: decisamente non il più riuscito tra i titoli della saga, anche se per certi aspetti il film funziona, specialmente per quanto riguarda tono e atmosfera. Va detto che dopo un po' questa continua oscurità rompe le scatole, però considerato che parliamo di un horror capisco il senso dietro questa scelta.
In generale, diciamo, non trovo davvero ci fosse necessità di rimettere mano a questa saga, "Insidious" 1 e 2 funzionavano perfettamente come duo dell'orrore, mentre il terzo capitolo era sufficientemente disconnesso dai primi due da funzionare comunque piuttosto bene da solo. "Insidious: The Last Key", invece, funziona solo perché Lin Shaye è una grande protagonista, ma la storia di per sé non convince quanto gli altri episodi.
Detto ciò, ribadisco che di questo "Insidious: The Red Door" non se ne sentisse troppo il bisogno, ma evidentemente i produttori hanno avuto ragione a riportare questa saga al cinema, considerando che questo è il titolo del franchise che ha incassato di più ad oggi. In termini di progressione della storia, però, ho faticato davvero ad appassionarmi al racconto. Ty Simpkins è un protagonista davvero poco simpatico e l'ostilità con il padre "cinematografico" Patrick Wilson (qui al suo esordio alla regia) a mio avviso non è gestita con la profondità necessaria.
Per quanto riguarda l'elemento di paura, invece, qui più che negli altri episodi è visibile quella che secondo me è l'unica debolezza di questa saga, ovvero che è magnifica nel evocare l'atmosfera giusta e creare suspanse, ma nel momento in cui si tratta di affrontare il demone di rappresentanza, una volta svelato l'arcano e messo il mostro davanti alla telecamera, parte della magia - o paura, in questo caso - svanisce. Ed è normale, per carità, ma "Insidious" ha un'anima più evocativa e continua un po' a perdersi quando si tratta di mettere il pubblico di fronte all'"orrore" creato così perfettamente dalla storia fino in quel momento.
Insomma, decisamente non il mio preferito della saga, comunque "Insidious: The Red Door" poteva essere un quinto episodio di una saga decisamente peggiore.
Film 626 - Insidious
Film 959 - Insidious
Film 690 - Oltre i confini del male: Insidious 2
Film 960 - Oltre i confini del male: Insidious 2
Film 2202 - Insidious: The Red Door
Film 956 - Insidious 3: L'inizio
Film 2157 - Insidious 3: L'inizio
Film 1619 - Insidious: The Last Key
Cast: Ty Simpkins, Patrick Wilson, Sinclair Daniel, Hiam Abbass, Leigh Whannell, Angus Sampson, Lin Shaye, Rose Byrne.
Box Office: $188.6 milioni
Vale o non vale: I fan del franchise dovrebbero apprezzare, anche se a parere mio il picco di genialità dei primi due film è ormai impossibile da eguagliare. E va bene così, basterebbe (per una volta) non continuare a riesumare storie che hanno già raccontato quello che voleva raccontare.
Certamente un'opzione decente per Halloween, ma non il migliore della serie.
Premi: /
Parola chiave: Dipinto.
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

venerdì 29 settembre 2023

Film 2199 - No Hard Feelings

Intro: Sia io che Ciarán volevamo vederlo, quindi ci siamo regalati un "cinema date", una delle nostre cose preferite da fare assieme.

Film 2199: "No Hard Feelings" (2023) di Gene Stupnitsky
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Ciarán
In sintesi: non mi aspettavo che la cosa più "scioccante" (o memorabile, a seconda dei punti di vista) di questa pellicola sarebbe stata l'inaspettato nudo integrale di Jennifer Lawrence, eppure mesi dopo aver visto "No Hard Feelings" è la cosa che ricordo più vividamente. Con questo non voglio dire che il film sia pessimo, sicuramente è sufficientemente divertente per una serata di spensieratezza, però ecco, di certo non si tratta di un capolavoro.
E' davvero un peccato che ultimamente il genere commedia/commedia romantica sia in declino e che sia sempre più difficile trovare prodotti nuovi che abbiano qualcosa da dire. "No Hard Feelings" si impegna a cercare quell'appiglio di originalità, si vede che ci prova con le unghie e con i denti, ma il risultato finale non è così divertente quanto ci si aspetterebbe e tutta l'operazione finisce troppo velocemente nel dimenticatoio: non ci sono momenti indimenticabili o scene "cult" e se nemmeno il nudo di una delle attrici più famose di Hollywood riesce a fare la differenza in termini di incassi - ricordiamoci che 2009 "The Proposal" cavalcò ampiamente l'onda della prima sceda di "nudo" di Sandra Bullock e il film finì per incassare qualcosa come $317.4 milioni di dollari al box-office mondiale - questo da solo ci dà un po' il polso della situazione. Perché un prodotto come questo, 8-10 anni fa avrebbe fatto furore al botteghino. E no, il problema non è solo il Covid (l'anno scorso "The Lost City" ha incassato $192.9 milioni).
In ultima analisi, comunque, ho visto volentieri questo film, anche se onestamente mi aspettavo un po' di più.
Cast: Jennifer Lawrence, Andrew Barth Feldman, Laura Benanti, Natalie Morales, Matthew Broderick, Scott MacArthur, Ebon Moss-Bachrach, Hasan Minhaj.
Box Office: $87 milioni
Vale o non vale: Jennifer Lawrence da tutta se stessa per questo progetto (è anche produttrice) e si vede. La chimica col suo co-protagonista maschile (Andrew Barth Feldman) c'è tutta e la trama sicuramente non si risparmia niente in termini di politicamente non corretto. Detto ciò, il risultato finale non è esilarante e parte della comicità che si sceglie di mettere in scena risulta un po' datata. Non terribile, ma già vista. Tutto sommato, comunque, il film si lascia guardare.
Premi: /
Parola chiave: Macchina.
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#HollywoodCiak
Bengi

giovedì 4 maggio 2023

Film 2183 - Creed III

Intro: Molto contento all'idea di recuperare questo film sul grande schermo!

Film 2183: "Creed III" (2023) di Michael B. Jordan
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: e anche Jonathan Majors ce lo siamo giocato. Dopo un inizio 2023 col botto tra "Ant-Man and the Wasp: Quantumania" e questo terzo "Creed", l'ospitata agli Oscar (come presentatore insieme a Michael B. Jordan) e una serie di progetti futuri di altro profilo (leggi Marvel) sembrava proprio che di Majors ne avremmo sentito parlare a lungo. E invece...
In quella che per un bel po' sarà sicuramente la sua ultima apparizione sul grande schermo, Majors si accoda al terzo capitolo della fortunata saga di "Creed", nonché spin-off di "Rocky", e lascia il segno. Nei panni del nuovo antagonista Damian "Diamond Dame" Anderson - amico di infanzia di Adonis (Jordan) che rispunta dal passato - l'attore riesce fin da subito a far percepire due aspetti del suo personaggio: che mette a disagio le altre persone e che non ha niente da perdere, per cui è disposto a fare qualunque cosa per arrivare dove vuole (wild card). Da questa combinazione di elementi, ne viene fuori una sorta di bomba a orologeria. Lo spettatore capisce fin da subito che qualcosa non va, che ogni volta che Damian è in una scena l'atmosfera cambia e ci si aspetta che prima o poi qualcosa succeda, che l'iniziale armonia finirà inevitabilmente per guastarsi.
Il fatto che ce lo si aspetti, però, non va minimamente ad intaccare l'ottimo risultato finale - specialmente considerato che siamo al terzo capitolo del franchise - che, va detto, funziona soprattutto grazie all'ottima performance di Majors. Questo senza voler sminuire l'ottimo lavoro degli altri protagonisti che è sempre un piacere vedere in azione. Michael B. Jordan qui ritorna non solo nei panni di Adonis, ma anche di regista (al suo debutto) e fa un egregio lavoro, specialmente considerato che i modi per poter girare l'immagine al rallentatore di un pugno che colpisce la faccia di qualcuno non sono infiniti. Inoltre ci sono non poche scelte stilistiche che mi hanno piacevolmente sorpreso (vedi il momento in cui, schermo diviso in due dal muro che separa i due protagonisti, Adonis va a fare l'in bocca al lupo a Damian per il suo primo match). Al suo fianco, poi, ritroviamo la sempre bravissima Tessa Thompson - che ha un non so che affascinante che mi incanta tutte le volte - e Phylicia Rashad che riprende il ruolo della mamma di Adonis. Grande assente, invece, Sylvester Stallone. In mezzo, come è ovvio che sia, la boxe la fa da padrone.
Insomma, tra vecchi e nuovi elementi "Creed III" riesce non solo a convincere e proseguire l'ottimo trend della saga in termini di qualità e intrattenimento, ma riesce inoltre a sganciarsi con successo dalla pesante (nel bene e nel male) eredità di Rocky Balboa dicendogli, almeno per ora, addio.
Film 1086 - Creed - Nato per combattere
Film 1696 - Creed II
Film 2183 - Creed III
Cast: Michael B. Jordan, Tessa Thompson, Jonathan Majors, Wood Harris, Mila Davis-Kent, Florian Munteanu, José Benavidez, Selenis Leyva, Phylicia Rashad.
Box Office: $273.7 milioni
Vale o non vale: Ottimo terzo capitolo della saga, "Creed III" convince su tutti i livelli. Belle sequenze sportive e di combattimento, colonna sonora e fotografia ben realizzate e (ma un po' ce lo si aspettava) un grande cast in grado di mantenere le aspettative. Michael B. Jordan e Tessa Thompson sono una coppia meravigliosa, ma Jonathan Majors qui ruba la scena. I fan della saga apprezzeranno.
Premi: /
Parola chiave: Fotografia.
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

sabato 29 aprile 2023

Film 2182 - 65

Intro: Molto incuriosito dal trailer, sono corso al cinema a recuperare questo film non appena ho potuto!

Film 2182: "65" (2023) di Scott Beck, Bryan Woods
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: l'idea di mischiare navicelle spaziali e dinosauri? Potenzialmente intrigante, anche se quella di alieni e cowboy non aveva funzionato tanto bene in passato... Eppure sulla carta questa pellicola sembrava un potenziale successo. Dove sta il problema, quindi?
La verità è che "65", oltre all'idea alla base della trama non va. Adam Driver si schianta sulla Terra e, pur provenendo da lfuturo, per qualche motivo finisce nel passato all'epoca dei dinosauri. E proprio qui sta il problema: tutto quanto detto finora lo sappiamo già perché ce lo dice il poster. Ergo, no effetto sorpresa rispetto ad uno dei colpi di scena della trama che avrebbe potuto fare la differenza in termini di lasciare lo spettatore sorpreso e piacevolmente colpito. Capisco che si debba trovare il modo per invogliare gli spettatori a vedere il film, ma non era davvero necessario rivelare che si trattasse praticamente di un viaggio nel tempo all'epoca dei dinosauri. Quindi sì, abbiamo un problema non da poco sin dal principio.
Avendo praticamente sprecato uno dei possibili twist della sceneggiatura, mi sarei aspettato che la storia facesse di tutto pur di stupirmi con altre sorprese e momenti epici, soprattutto considerato che si fa la fatica di scomodare i dinosauri (in un momento storico in cui un film tremendo come "Jurassic World Dominion" è riuscito ad incassare oltre 1 miliardo di dollari al box-office mondiale). Invece "65" sceglie di relegarli nello sfondo e concentrarsi sul rapporto tra i due protagonisti della pellicola: non ci sarebbe niente di male, non fosse che la storia di fatto finisce per rinnegare quegli elementi usati per attirare al cinema gli spettatori (tutta la componente sci-fi) per focalizzarsi sul rapporto tra Mills, il capitano con i sensi di colpa per la figlia morta che non è riuscito a salvare (Adam Driver), e Koa (Ariana Greenblatt), la bambina che non sa di aver perso i genitori e spera di poterli riabbracciare con l'aiuto di Mills, con cui però non può comunicare poiché i due non parlano le rispettive lingue.
Ribadisco, non ci sarebbe niente di male sul dare spazio prevalentemente alla storia e percorso di crescita dei due protagonisti, non fosse che non è la storia per cui ho pagato il biglietto. Io voglio vedere i dinosauri e voglio vedere come uno piovuto dal futuro, con armi e tecnologie a disposizione che non mi posso neanche immaginare, si confronta con il pericolo primordiale di un animale gigantesco che ti considera la sua cena. Fine. Tutto il resto non mi interessa, se non marginalmente. E non per superficialità o mancanza di tatto, ma semplicemente perché "65" mi ha convinto che fosse la storia di un sopravvissuto che non sa di trovarsi sul nostro pianeta nel periodo Cretaceo e deve confrontarsi con situazioni estreme per sopravvivere. Benissimo darmi un po' di contesto in termini di motivazione del personaggio e del suo percorso personale all'interno della storia, ma questo è un film di fantascienza che si immagina un mondo in cui un umano nel futuro, per un motivo o per un altro, deve fare i conti coi dinosauri: se avessi voluto vedere una pellicola su un padre disperato per la morte della figlia e pieno di rimorso perché quando è venuta a mancare lui non c'era e che ora cerca di alleviare dolore e senso di colpa aiutando la povera orfana a sopravvivere... allora a) non mi servivano i dinosauri e b) avrei guardato un altro film.
Quindi no, "65" non fa centro. E' un prodotto che non sa cosa vuole vendere o che tenta - senza riuscirci - di essere troppe cose alla volta. E nonostante Adam Driver sia ovviamente in grado di portare tutta la baracca sulle sue spalle, il risultato finale è mediocre a dir molto. Peccato.
Ps. Il fatto che Koa passi dal non sapere una parola di inglese a capire Mills nel giro di qualche giorno, considerato poi che lui si riveli assoltamente incapace (in-ca-pa-ce) a spiegarsi tramite gesti o disegni, è una semplificazione della trama che mi ha alquanto irritato.
Cast: Adam Driver, Ariana Greenblatt.
Box Office: $56.2 milioni
Vale o non vale: Cercate un film di fantascienza? Un film sui dinosauri? Un film che combini insieme elementi narrativi inaspettati e, sulla carta, impossibili da mischiare? Ottimo, evitate "65".
Scelte perfette per la ricerca di cui sopra sono, nell'rodine: "Alien", "Jurassic Park" e "Godzilla vs. Kong".
Premi: /
Parola chiave: Bacche.
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sabato 25 marzo 2023

Film 2172 - Volver

Intro: Ciarán è decisamente nella sua Pedro Almodóvar era, quindi ci siamo lanciati in uno dei capolavori più recenti del grande regista spagnolo.

Film 2172: "Volver" (2006) di Pedro Almodóvar
Visto: dal computer portatile
Lingua: spagnolo
Compagnia: Ciarán
In sintesi: decisamente il mio film preferito di Almodóvar tra tutti quelli che ho visto, "Volver" non smette mai di piacermi, visione dopo visione.
Ispirato, dolce nonostante il tema drammatico che propone, questo film si nutre della magnifica performance di Penélope Cruz - che non avrebbe mai battuto Helen Mirren in "The Crown", ma si meritava di vincere - e di un cast superbo che regala performance iconiche una dopo l'altra (il film ha vinto a Cannes il premio per la miglior interpretazione femminile conferita a tutto il cast del film). Insomma, personalmente uno dei film di sempre che preferisco. La scena in cui Cruz interpreta la canzone "Volver" (in realtà la voce è di Estrella Morente) è un grandissimo momento di cinema.
Film 1093 - Volver
Film 2172 - Volver
Cast: Penélope Cruz, Carmen Maura, Lola Dueñas, Blanca Portillo, Yohana Cobo, Chus Lampreave.
Box Office: $87.2 milioni
Vale o non vale: Un bellissimo film che riunisce Almodóvar e la sua musa più recente Cruz in un film capace di affrontare con garbo e con quel tocco personale del grande regista tematiche difficili come l'abuso e l'omicidio, unendo elementi farseschi a una storia che sembra inizialmente qualcosa di estremamente diverso da quello che si rivelerà poi essere. E la cosa incredibile è che, nonostante l'assurdità - parliamo di fantasmi, nientemeno - non si mette mai in discussione la veridicità del racconto.
Premi: Candidato all'Oscar per la Miglior attice protagonista (Cruz). 2 nomination ai BAFTA e ai Golden Globes per il Miglior film straniero e la Miglior attrice protagonista. 1 candidatura ai David di Donatello per il Miglior Film dell'Unione Europea. In competizione a Cannes per la Palma d'Oro, ha vinto per la Miglior sceneggiatura (Almodóvar) e la Miglior interpretazione femminile (eccezionalmente conferita a Penélope Cruz, Carmen Maura, Lola Dueñas, Blanca Portillo, Yohana Cobo, Chus Lampreave).
Parola chiave: Incendio.
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mercoledì 15 marzo 2023

Film 2170 - The Whale

Intro: Non sapevo bene cosa aspettarmi da questo film, ma tutti parlavano in maniera entusiasta della performance del protagonista (e probabilmente un Oscar), per cui ho deciso di recuperarlo.

Film 2170: "The Whale" (2022) di Darren Aronofsky
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Ciarán
In sintesi: non sono necessariamente un fan dei film tratti da opere teatrali, né di quelle storie che vogliono raccontare a tutti i costi il dramma esistenziale di qualcuno. Da questo punto di vista, "The Whale" non si risparmia.
Il protagonista, Charlie (Brendan Fraser) è in fin di vita, recluso e obeso, depresso, sconfitto da un'esistenza che gli ha tolo l'amore della sua vita e lo ha privato, di conseguenza, della voglia di continuare a lottare. Si è rifugiato nel cibo e nel lavoro, che conduce da casa, isolato e nascosto da quegli sguardi altrui che lo metterebbero a disagio. La sua è una vita fatta di poche cose, a malapena riesce a muoversi autonomamente, e la sua unica consolazione parrebbe venire dal cibo e la compagnia dell'infermiera Liz (Hong Chau, vista di recente in "The Menu").
Chiaramente, viste le premesse e l'origine teatrale dell'opera, la storia si svolge interamente nell'appartamento di Charlie, un luogo a tratti naccessibile per il suo protagonista e che noi, come spettatori, scopriamo a poco a poco e man mano che il racconto procede fra racconti e ricordi di ciò che un tempo era la vita felice di Charlie. L'atmosfera cupa - l'appartamento è poco illuminato, dalla finestra vediamo che per la maggior parte del tempo piove - e, in generale, la consapevolezza della morte imminente del protagonista fanno sì che il film prenda una connotazione di pesantezza, un'irrequietudine che si percepisce per tutta la durata del racconto. Ad aggiungere ulteriore senso di malessere ci pensano i vari personaggi e la figlia (sadie Sink) di Charlie in primis.
A tratti ho avuto la sensazione che la storia cercasse volontariamente di infierire sul un protagonista già a terra, quasi un accanimento narrativo che alla lunga stanca e fa sentire impotenti. Mi rendo conto che probabilmente l'intento fosse proprio questo, che raccontare l'ultimo mmomento di riscatto di questo personaggio avesse senso nel momento in cui lo si mettesse di fronte a tutte quelle questioni in sospeso della sua vita che aveva lasciato per troppo tempo da parte, ma allo spettatore, che è unicamente testimone passivo di tutta la vicenda, è richiesto un enorme sforzo emotivo che non necessariamente viene ripagato nel finale.
Personalmente ho trovato "The Whale" - o, meglio, la storia da cui è tratto - un tantino fine a se stesso, un indulgere volontario in un mare di dolore, dialoghi violenti e momenti di disagio soffocante, il tutto per un risultato finale che mi ha lasciato un po' perplesso. Cosa mi sono portato dietro di questa storia e dei suoi protagonisti? Cosa ci vuole raccontare la trama e su cosa ci vuole far riflettere?
Non so, il dramma per il dramma non mi è mai piaciuto e, per quanto certi temi affrontati qui possano far riflette o scaturire discussioni a posteriori, rimane il fatto che, magnifiche interpretazioni a parte, mi è rimasto un po' il dubbio di cosa farmene di un film come questo. Come per tante altre pellicole che lo hanno preceduto, mi è parso che "The Whale" fosse più un mezzo per un fine (premi, festival, Oscar) che un'opera genuinamente capace di emoziare e suscitare un dibattito. Probabilmente, per quanto mi riguarda, questo è anche un momento personale in cui fatico a digerire il genere drammatico puro o gli esercizi di stile un po' fine a se stessi, per cui ho davvero faticato a farmi coinvolgere. Non lo rivedrei.
Cast: Brendan Fraser, Sadie Sink, Hong Chau, Ty Simpkins, Samantha Morton.
Box Office: $36.6 milioni
Vale o non vale: Le interpretazioni la fanno da padrone (al di là di quelle nominate all'Oscar di Freaser e Chau, ho davvero apprezzato quella di Samantha Morton che qui e in "She Said" ha dimostrato ancora una volta di essere una grande attrice) in un film che, di fatto, funziona grazie all'ottimo cast. Un prodotto non facile da digerire e sicuramente non per tutti. Dopo anni di oblio, qui Brendan Fraser ritorna - giustamente - al centro del discorso "cinema" e, questa volta, per un ruolo diametralmente opposto a quelli cui ci aveva abituato.
Premi: Candidato a 3 premi Oscar, ha vinto per il Miglior attore protagonista (Fraser) e il trucco. 4 nomination ai BAFTA per Miglior attore, attrice non protagonista (Chau), sceneggiatura non originale e trucco. Nominato al Golden Globe per il Miglior attore drammatico.
Parola chiave: Essay.
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martedì 28 febbraio 2023

Film 2168 - Tár

Intro: Cate Blanchett esce al cinema con un nuovo film e io, da bravo discepolo, corro al volo.

Film 2168: "Tár" (2022) di Todd Field
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Ciarán
In sintesi: avevo gigantesceh aspettative per questa pellicola per due semplici moditivi: la pioggia di critiche positive e a tratti entusiaste e, manco a dirlo, Cate Blanchett.
Per quanto riguarda l'inarrivabile attrice australiana, inutile dire che praticamente il film vale anche solo per lei. Dico praticamente perché in realtà gli altri elementi positivi di questo "Tár" ci sono, ovvero una bellissima fotografia, musiche molto interssanti di Hildur Guðnadóttir e una bravissima Nina Hoss che fa la parte della compagna del genio, silenziosa e quasi invisibile, eppure sempre presente anche se solo sullo sfondo, impossibile da dimenticare. Un'interpretazione che sembra scontata, ma è l'opposto.
Dicevamo, Cate Blanchett. Splendida. Camaleontica in maniera impressionante, anche se qui quasi ho faticato a capirne il motivo - sarà questa componente molto mascolina di Lydia Tár, per quando non venga mai a mancare l'elemento femminile. Questa sua ennesima prova cinematografica decisamente non è il suo film che preferisco, eppure ritrovare Blanchett sul grande schermo è stato un vero e proprio piacere, dopo una capatina televisiva molto interessante ("Mrs. America"), un titolo che non sono neanche riuscito a finire ("Nightmare Alley") e un altro simpatico quanto sopra le righe ("Don't Look Up"). Diciamo che per quanto si sia tenuta occupata, nessuno dei titoli in cui è stata coinvolta di recente mi aveva conquistato. Nemmeno "Tár" a dire il vero, però almeno qui la ritroviamo quale vera protagonista di un flm evento come non accadeva dai tempi di "Ocean's Eight" e "Thor: Ragnarok" e, diciamocelo, il talento dell'attrice australiana merita di essere messo al centro della storia. Todd Field fa proprio questo e fa centro.
Ora, l'altro motivo che mi ha spinto a vedere questa pellicola: la critica. Pur sapendo che in odore di Oscar le recensioni che girano sono quantomeno altisonanti, diciamo che pure io mi fossi fatto prendere dall'entusiasmo generale. Tra chi parlava del terzo Oscar di Kate, chi elogiava la sceneggiatura di Field e chi l'opera in generale, diciamo che sono entrato in sala con grandi speranze. Che, alla fine, non si sono rivelate totalmente disilluse, però un po' disattese sì. "Tár" è un film lungo (158 minuti), lento e che regala tutto un preambolo sulla musica classica che a) non ho capito (sia perché di musica classica mi intendo pochissimo, sia perché certi concetti così sèecifici spiegati in inglese proprio non li ho afferrati) e b) ho trovato francamente un po' fine a se stesso, il tutto per una storia che crea perfettamente i fantasmi della sua protagonista, il senso di soffocamento, lo scivolamento verso l'inesorabile caduta, però ci arriva con una lentezza che a volte sa quasi di immobilità, che alla lunga stanca.
Lo ammetto, sono uscito da cinema un po' fiaccato da un'esperienza visivamente stimolante, musicalmente interessante, ma narrativamente a tratti un po' impegnativa.
Cast: Cate Blanchett, Noémie Merlant, Nina Hoss, Sophie Kauer, Julian Glover, Allan Corduner, Mark Strong.
Box Office: $16.8 milioni
Vale o non vale: Film non facile, sicuramente non per il pubblico generico, "Tár" è il ritorno in pompa magna che si meritva Cate Blanchett dopo anni di ottimo lavoro, anche se di recente non esattamente memorabile. Con questa performance l'attrice ci ricorda perché ad oggi sia una delle più grandi attrici in circolazione. Lei meravigliosa, il film non lo rivedrei (anche se presenta spunti interessanti e atmosfere a tratti da horror).
Premi: Candidato a 6 Oscar per Miglior film, regia, attrice protagonista (Blanchett), sceneggiatura originale, fotografia e montaggio. Candidato a 3 Golden Globes per Miglior film drammatico e sceneggiatura, ha vinto quello per la Miglior attrice drammatica (Blanchett). 5 candidature ai BAFTAs tra cui Miglior film, regia e sceneggiatura, Cate Blanchett ha vinto come Miglior attrice. In concorso a Venezia 2022, il film ha vinto la Coppa Volpi per la Miglior attrice (Blanchett).
Parola chiave: Krista.
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mercoledì 30 novembre 2022

Film 2148 - Barbarian

Intro: Tornato da un velocissimo weekend a Barcellona, dopo l'ufficio me ne vado al cinema per recuperare un horror di cui avevo sentito parlare molto bene...

Film 2148: "Barbarian" (2022) di Zach Cregger
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: era da un po' che non mi capitava di rimanere incollato alla sedia della sala mentre attendo che sopraggiunga l'ennesimo momento di spavento. E, per una buona parte della storia, che spavento!
"Barbarian" funziona alla grande per l'80% della sua durata, partendo in quarta con un'atmosfera inquietante e cupa che mette ansia già a pochi minuti dall'inizio: ragazza (Georgina Campbell) da sola che cerca di entrare nell'Airbnb che ha prenotato, non ci riesce perché il prorpietario non le ha lasciato la chiave. poi, all'improvviso, nell'appartamento (isolatissimo!) si accende una luce e, neanche a dirlo, pare esserci qualcuno...
Questo, in realtà, è solo l'inizio di un inizio di storia che prenderà il largo spaziando ben oltre i confini di una casa maledetta che emana energie sinistre dal momento in cui vi mettiamo piede dentro. E' tutto a posto, eppure si capisce fin da subito che c'è qualcosa che non va... E poi ci possiamo davvero fidare dell'altro ragazzo (Bill Skarsgård) che parrebbe essere solamente un altro affittuario dell'Airbnb?
Insomma, il pretesto parrebbe semplicissimo - un appartamento, ma due prenotazioni sovrapposte per lo stesso giorno, ovvero un caso di overbooking - eppure man mano che prosegue il racconto, il film di Zach Cregger non smette mai di rivelare un nuovo strato della storia che, vedere per credere, va sempre più a fondo in una vicenda inquietante e bizzarra.
Ed è sul bizzarro che "Barbarian" un po' incespica, finendo per raccontare un finale che perde di quell'aura di mistero e a tratti sfiora un comico che non mi aspettavo. Non necessarimente un male, ma sicuro altera l'atmosfera creata fino a quel momento sapientemente, per sfociare in una sorta di caccia all'uomo che, pur nella sua assurdità, non manca di mantenere alta l'attenzione dello spettatore.
In ogni caso un ottimo film dell'orrore, tesissimo e per niente scontato (per quanto a tratti mi abbia ricordato "Don't Breathe") che regala momenti spaventosi e una valanga di colpi di scena, per un tour de force emotivo che, di questi tempi, è una gioia rara.
Cast: Georgina Campbell, Bill Skarsgård, Justin Long, Richard Brake, Kurt Braunohler, Kate Bosworth.
Box Office: $45.3 milioni
Vale o non vale: Gli amanti dell'horror apprezzeranno. Il miglior film di paura che ho visto quest'anno (e da un bel po' a questa parte).
Premi: /
Parola chiave: Corda nel muro.
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mercoledì 12 ottobre 2022

Film 2139 - Smile

Intro: Nuovo appuntamento al cinema, questa volta in chiave horror!

Film 2139: "Smile" (2022) di Parker Finn
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Paul
In sintesi: il film sulla bocca di tutti nelle ultime due settimane è un titolo su cui non avrei francamente scommesso una lira. "Smile", in silenzio e a suon di sorrisi inquietanti, sbanca il botteghino americano alla prima settimana e fa fuori la concorrenza piazzandosi alla prima posizione (poi di nuovo in testa anche questa seconda settimana).
Il merito va certamente alla poca concorrenza e, va detto, un'idea intrigante dietro alla premessa del film, che poi però si perde dietro a un copia e incolla un po' troppo goffo. Poi, per carità, di per sé il film non è male, ma sicuramente non ridefinisce in alcun modo il genere di paura.
Sarà che siamo sempre più a tiro con Halloween, sarà che c'è veramente poco altro da vedere, di fatto "Smile" si è proposto come sufficiente alternativa ad un altrimenti blandissimo fine settembre-inizio ottobre cinematografico, oltre che un periodo piuttosto lungo senza un titolo dell'orrore.
Sia quel che sia, la pellicola con la figlia d'arte Sosie Bacon (Kevin Bacon + Kyra Sedgwick) regala un preambolo be architettato: una psichiatra riceve una paziente appena ricoverata che dice di essere perseguitata da una presenza capace di manifestarsi in forma umana. La differenza, però, è che quando questo accade, le persone la fissano sorridendo con un ghigno inquietante.
La paziente finirà, poi, per suicidarsi di fronte alla dottoressa che, col passare del tempo, comincerà a notare lo stesso fenomeno. Fin qui, devo dire, tutto funziona.
I problemi cominciano a verificarsi col procedere della storia. Innanzitutto il ritmo del film crolla improvvisamente e, per un po', si ha la senszione che non succeda quasi nulla. Quando si supera questo stallo, comunque, lo spettatore ha già avuto il tempo di capire cosa stia succedendo alla protagonista, quale sia il mistero che si cela dietro questi sorrisi. Il punto, però, è che la protagonista non ci è ancora arrivata e ci metterà ancora del tempo (e non poco) per mettersi in pari. La storia è così ovvia che non si capisce come una donna intelligente come Rose (Bacon) - abituata tra l'altro a dover adattare velocemente il suo pensiero alle circostanze che la circondano - non riesca ad intuire che, sì, la trama di "Smile" è totalmente scopiazzata da quella di "The Ring". Paro paro. (*Spoiler*) Si guarda qualcosa che innesca un meccanismo malefico che, nel giro di una settimana, porterà alla morte della persona. Per rimuovere la maledizione si dovrà fare a qualcun'altro quella cosa che innesca il meccanismo e così via.
Quindi no, il racconto qui non presenta davvero niente di nuovo, anche se va detto che il film approfondisce efficacemente il trauma infantile della protagonista, sfruttando intelligentemente le caratteristiche comportamentali del mostro a favore della trama e la caratterizzazione del personaggio.
Detto questo, per concludere, aggiungo che la recitazione di uno dei protagonisti, Jessie T. Usher, è imbarazzante. Dall'inizio alla fine.
Insomma, "Smile" non è certo un capolavoro, ma fa spaventare quanto basta e intrattiene a dovere in vista di una notte delle streghe che si fa sempre più vicina.
Film 2139 - Smile
Film 2322 - Smile 2
Cast: Sosie Bacon, Jessie T. Usher, Kyle Gallner, Caitlin Stasey, Kal Penn, Rob Morgan, Robin Weigert, Judy Reyes.
Box Office: $95 milioni (ad oggi)
Vale o non vale: La trama ricorda per tanti aspetti "The Ring", ma tutto sommat ola visione non è male. A volte il film è talmente esagerata da suscitare qualche risata, ma il finale riscatta un secondo atto a volte traballante.
Premi: /
Parola chiave: Madre.
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giovedì 25 agosto 2022

Film 2126 - RoboCop

Intro: Qualche settimana fa, in occasione del 35esimo anniversario dall'uscita al cinema, il mio multiplex di fiducia Cineworld ha riproposto in sala uno dei classici del cinema di fantascienza. E, siccome questo film non lo aveva mai visto, non mi sono fatto scappare l'occasione di recuperarlo sul grande schermo!

Film 2126: "RoboCop" (1987) di Paul Verhoeven
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: non lo avevo mai visto e, ammetto, lo avevo un po' confuso con il "Terminator" di Schwarzenegger. In ogni caso ho trovato molto piacevole la visione.
Tra l'altro, con l'avanzare della visione, mi sono reso conto che qualche tempo fa avessi visto lo speciale dedicato al film della serie Netflix "The Movies That Made Us" che, con non pochi dettagli, descriveva la produzione del film (come, ad esempio, la ricerca per le labbra perfette...). Sicuramente un punto di vista (che mi mancava) molto interessante e che mi permesso di assoporare ancora di più questo classico della cinematografia di fantascienza. Tra effetti speciali di stampo più classico e un'avanguardia nel make-up che, onestamente, fa tutto il film, la pellicola di Verhoeven riesce ancora a intrattenere a dovere e lasciare onestamente stupiti per il risultato finale.
Certamente non un film per tutti, ma un titolo che vanta di diritto un posto nella storia del cinema sci-fi moderno.
Cast: Peter Weller, Nancy Allen, Daniel O'Herlihy, Ronny Cox, Kurtwood Smith, Miguel Ferrer.
Box Office: $53.4 milioni
Vale o non vale: Un classico nel suo genere, "RoboCop" riesce ancora oggi ad intrattenere lo spettatore moderno, regalando poco più di un'ora e mezza di avventura fantascientifica che non risparmia violenza splatter e una vocazione futuristica che lascia onestamente sorpresi.
Premi: Candidato a 2 premi Oscar per il montaggio e sonoro, ne ha vinto uno speciale per il montaggio degli effetti speciali sonori. 2 nomination ai BAFTA per il trucco e gli effetti speciali.
Parola chiave: Crimine.
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sabato 13 agosto 2022

Film 2122 - Where the Crawdads Sing

Intro: Il trailer ci aveva incuriosito, così ne abbiamo approfittato per andare a vederlo.

Film 2122: "Where the Crawdads Sing" (2022) di Olivia Newman
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Ciarán
In sintesi: uhm. Ci sono aspetti riguardo a questo film che mi sono piaciuti (come per esempio il finale) e altri che mi hanno lasciato perplesso.
Non posso dire che questavisione non sia stata sufficientemente di intrattenimento, ma qualcosa non torna. La parte iniziale, principalmente. Premesso che questa è una storia di fantasia e nella vita, comunque, tutto è possibile, mi chiedo come faccia un'intera famiglia di ettordici persone a lasciare, uno ad uno, la più piccola di casa nelle grinfie del dispotico patriarca ubriacone. Cioè, con quale cuore la madre abbandona tutti i suoi figli sapendo che il marito è un violento alcolista che non si fa problemi ad alzare le mani? E con che coraggio i fratelli maggiori spariscono senza sentire il bisogno di farsi carico di quelli più piccoli? E qual è il senso di lasciarsi alle spalle la sorella minore dopo che ci sei cresciuto insieme? Non so, a me già questo inizio non mi ha convinto.
A peggiorare le cose succede che, rimasta sola, la più piccola di casa ovvero Kya (Daisy Edgar-Jones) finisce per affrontare in totale - e sottolineo totale - solitudine gli anni dall'infanzia fino all'età adulta, senza che nessuno pensi di offrirle quantomeno aiuto. Lo so che la coppia dello shop di alimentari prova a darle due dritte all'inizio, ma non mi pare che accettare il lavoro di una minorenne in cambio di due spicci con cui questa potrà permettersi di che vivere (tra l'altro comprando al tuo negozio) sia una forma responsabile di aiuto.
Senza contare che i servizi sociali sono talmente incapaci da farsi prendere per i fondelli per anni da una ragazzina che si va a nascondere nella palude per evitarli. E aspettare che prima o poi torni a casa, magari? Macché, lasciamola raccogliere crostacei e vivere da sola, evitare ogni forma di educazione e di interazione sociale. Il tutto perché non sappiamo giocare a nascondino. Bah.
Ecco, diciamo che questa prima parte della storia mi ha lasciato un po' indifferente, per non dire deluso. Poi, in realtà, "Where the Crawdads Sing" recupera lentamente. Senza mai toccare picchi di grandezza, però almeno regala una seconda parte di storia - da quando Kya è adulta - più credibile o quantomento accettabile.
Mi ha infastidito tutto il circo imbastito attorno al tentativo di rendere Kya una vittima del bullismo cittadino. La ragazza della palude è un nomigliolo che si sarebbe potuto evitare avessero le persone vicine alla ragazzina pensato di fare qualcosa per aiutarla. E siccome ci sarebbe stato ampio margine di miglioramento rispetto ai tentativi di aiuto e solo marginalmente la condizione di Kya è stata determinata da fattori esterni incontrollabili, allora da spettatore mi sento di dire che questo è un modo semplicemente troppo facile per farci provare compassione per la povera protagonista. Kya non ha un forma rarissima di cancro e non si può alzare dal letto per 15 anni, per cui salta la scuola e ogni forma di interazione sociale coi suoi pari. No, Kya viene lasciata indietro da ogni membro della sua famiglia per nessun motivo ragionevole e, sul suo cammino, non incontra nessun adulto responsabile che si sente di farsi carico del benestare di una bambina che ha evidente bisogno d'aiuto. E va bene che la storia è ambientata negli anni '50 in una parte estremamente rurale dell'America, ma mi risulta comunque difficile da digerire come premessa narrativa.
Quindi, bypassando la questione della poverina trattata male da tutti, quello che davvero mi è piaciuto di questo film è il potente arco narrativo di Kya. E' vero che all'inizio è totalmente incapace di reagire - e chi lo sarebbe, dopo essere stati rincorsi dalla polizia e sbattuti in galera accusati di omicidio? - ma il personaggio trova la sua forza e piano piano si rivela allo spettatore, fino a quell'inaspettato finale che, onestamente, mi ha colto davvero di sorpresa.
Nel mezzo c'è un omicidio, un processo (troppo marginale, avrei preferito ci fossero state più scene dedicate a questa parte della storia), il primo amore, il secondo, la carriera e la vendetta, il tutto per un secondo tempo che trova finalmente il suo ritmo grazie alla zavorra iniziale che ci siamo lasciati alle spalle.
Insomma, "Where the Crawdads Sing" poteva essere sicuramente un film migliore di quello che in effetti si rivela essere, anche se tutto sommato il film si salva grazie al secondo tempo, un buon cast e quello strano fascino esercitato dalla palude e i suoi dintorni.
Cast: Daisy Edgar-Jones, Taylor John Smith, Harris Dickinson, Michael Hyatt, Sterling Macer, Jr., David Strathairn.
Box Office: $80.8 milioni (ad oggi)
Vale o non vale: Non avendo letto il libro di Delia Owens non posso che basarmi su quello che ho visto al cinema. Il risultato finale intrattiene a sufficienza, anche se la prima parte del film - non avendo alcuna credibilità - finisce per intaccare negativamente il resto del film. In ogni caso, guardabile.
Premi: /
Parola chiave: Swamp.
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venerdì 25 marzo 2022

Film 2097 e 2101 - Uncharted

Intro: Non che fosse mia intenzione, ma alla fine ho visto questa pellicola due volte al cinema, la prima per distrarmi da una settimana consecutiva passata a casa, la seconda dopo il brunch in compagnia di Rachel.

Film 2097 e 2101: "Uncharted" (2022) di Ruben Fleischer
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno; Rachel
In sintesi: "Uncharted" è sufficientemente piacevole da non risultare noiso da seguire una seconda volta, anzi devo dire che mi sono divertito abbastanza anche durante la seconda visione.
Chiaro che, visto un'altra volta e a poca distanza dalla prima, non ho potuto fare a meno di notare (ancora di più) tutto quell'insieme di elementi impossibili e/o comunque improbabili che la storia ci rifila, ma che ci facciamo andare bene purché il film sia sufficientemente di intrattenimento. E "Uncharted" tutto sommato lo è.
Tutto il merito, va detto, è di un Tom Holland sempre più lanciato e spigliato, simpatico senza sforzo forse anche grazie a quell'espressione un po' ingenua e ancora un po' infantile che lo contraddistingue, eppure perfetto in qualsiasi scena d'azione (tra l'altro gli fanno togliere la maglia ogni due per trequi, neanche fosse richiesto da contratto). Mark Wahlberg fa Mark Wahlberg è per questo tipo di prodotto va bene così, mentre Sophia Ali - mi dispiace, non c'è altro modo per metterla giù - è di un'antipatia esasperante. Sarà il personaggio, sarà la sua recitazione, di fatto l'ho trovata insopportabile. Banderas (o quantomeno il suo personaggio), invece, è più inutile del previsto, il che mi ha piuttosto sorpreso; al suo fianco una Tati Gabrielle nei panni della cattiva che ho trovato tanto credibile quanto sostituibile (e lei davvero non mi aspettavo di trovarla in questa produzione, mi immaginavo che il suo pocco di carriera si fosse concluso con la messa in onda del reboot Netflix "Chilling Adventures of Sabrina". Chapeau).
Al di là del cast, comunque, devo ammettere che questa pellicola riesce abbastanza bene a stimolare la fantasia dello spettatore - anche se forse dovrei dire i ricordi, dato che "Uncharted" ricorda tantissimo titoli come "Il mistero dei Templari", "Pirati dei Caraibi", "Lara Croft: Tomb Raider", "Il codice da Vinci" e, a tentativi, "Indiana Jones" - e in fin dei conti il risultato finale porta casa il risultato sperato: passare un paio d'ore di spensierato intrattenimento.
Ps. Concordo con la critica che ha sottolineato che nel film ci sia davvero troppo, troppo product placement che distrae dalla visione.
Cast: Tom Holland, Mark Wahlberg, Sophia Ali, Tati Gabrielle, Antonio Banderas, Manuel de Blas, Nolan North, Pilou Asbæk.
Box Office: $340 milioni (ad oggi)
Vale o non vale: Non conoscendo il videogioco da cui è tratto il film non posso comparare l'esperienza ludica a quella cinematografica. per quanto il film non sia un capolavoro, comqunque, va detto che almeno ha il pregio di non prendersi troppo sul serio anche grazie ad un protagonista che da solo salva tutta la baracca. E non è che Tom Holland fino ad ora abbia dimostrato chissà quali doti recitative, però almeno sicuri che, quando c'è lui, il risultato è assicurato.
Premi: /
Parola chiave: Prima mappa del mondo.
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domenica 27 febbraio 2022

Film 2090 - Swan Song

Intro: Avevo letto buone recensioni per questo titolo e sono sempre felice di dare una chance a pellicole a sfondo queer, per cui appena ho avuto occasione ho recuperato il film.

Film 2090: "Swan Song" (2021) di Todd Stephens
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: non che "Swan Song" sia un brutto film, ma sicuramente non è quello che mi aspettavo o avvo bisogno di vedere in quel momento.
Dal ritmo molto lento e nostalgico, a tratti infinitamente triste, la storia Pat Pitsenbarger (Kier) ci mette molto ad ingranare e sebbene quando lo faccia sia di buona qualità, rimane comunque il fatto che la mancanza di mordente iniziale appesantisca in parte il risultato finale complessivo.
Fortunatamente a portare avanti il racconto c'è un meraviglioso Udo Kier che nei panni dello stravagante parrucchiere in pensione è un piacere da guardare, particolarmente quando affiancato dalla ultimamente (e finalmente!) lanciatissima Jennifer Coolidge che qui fa la parte della rivale dell'ex parrucchiere che gli ha sottratto il business e, di fatto, la ragione di vita. Con un'ultima cliente da soddisfare e piccolo viaggio sulla strada dei ricordi, Pat si ritroverà a dover affrontare fantasmi del passato e a tirare le somme di una vita passata - da anni deceduto - in una piccola cittadina americana che lo ha considerato il Liberace locale.
Storia (apparentemente vera) dalla premessa interessante, l'esecuzione non mi ha convinto del tutto.
Ps. Secondo film insieme per Jennifer Coolidge e Michael Urie che ritroviamo a condividere lo schermo dopo la pellicola Natalizia di Netflix "Single All the Way".
Cast: Udo Kier, Jennifer Coolidge, Linda Evans, Michael Urie, Ira Hawkins, Stephanie McVay.
Box Office: $126,110
Vale o non vale: Carino, ma mi aspettavo un po' di più onestamente. Molto lento, specialmente nella parte iniziale, "Swan Song" regala però un'interpretazione fantastica del protagonista Udo Kier che, va detto, da sola vale la visione.
Premi: /
Parola chiave: Funerale.
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