Ancora nulla di impegnativo.
Film 318: "Limitless" (2011) di Neil Burger
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Emanuele
Pensieri: Filmettino tranquillo ed assolutamente disimpegnato, "Limitless" mi ha fatto venire in mente a più riprese i due "Wall Street" di Oliver Stone, quasi ne fosse un sottogenere o uno spin-off. Sulla falsa traccia del genialoide un pò nerd ma perditempo e inconcludente, parte inesorabilmente col depresso e finisce per acchiappare un mondo di lusso, potenzialità e ricchezza che fa gola a molti e si fa pericoloso.
Eddie Morra/Bradley Cooper fa da cavia per un farmaco miracolo che può sconvolgere le potenzialità del cervello tanto da indurlo a funzionare al 100% delle sue potenzialità (anziché il 20) senza sapere, però, che ciò che sta assumendo da dipendenza e non è stato ancora sperimentato sugli umani. Illegale e costoso, il 'farmaco' richiede un caro prezzo a chi lo possiede (o la vita o il denaro per comprarlo o la costante necessità di tenerlo al sicuro) anche se fa talmente gola che pare per il protagonista valga il rischio.
Rimescolando tutte le carte in tavola, attingendo dal pregresso di Eddie di cui lo spettatore non sa nulla, la trama si ingarbuglia in giochi di potere e potenzialità del protagonista, desiderio di riscatto e affermazione, amore e fascino, ricordi (Anna Friel) e presente (Robert De Niro) senza però centrare mai veramente l'obiettivo. La pellicola è piacevole, ma gioca in un campo in cui l'unica idea originale è quella di dare una possibilità alla brava Abbie Cornish (già vista in "Bright Star", "Elizabeth: The Golden Age", "Sucker Punch" e il prossimo film diretto da Madonna "Edward e Wallis: Il mio regno per una donna"), capace di rimanere impressa anche in una parte commerciale e tanto breve come questa (però quando richiama la Charlize Theron un pò più burrosa di qualche anno fa!). Il resto sa tutto di già visto, prevedibile, quasi scontato, per quanto il buon montaggio e la colonna sonora riescano a dare un'impronta più personale a questo film.
Non è male, si vede volentieri e in un primo momento incuriosisce. Si perde, però, in una miriade di altre cose... già viste.
Ps. $79,249,455 di incasso negli USA.
Consigli: Ottimo per spegnere il proprio cervello e... lasciar lavorare quello del protagonista! Godibile e senza pretese.
Parola chiave: Possibilità.
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sabato 29 ottobre 2011
Film 318 - Limitless
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domenica 24 aprile 2011
Film 243 - Sucker Punch
Ecco una pellicola che non vedevo l'ora di guardare! Mesi di attesa...

Film 243: "Sucker Punch" (2011) di Zack Snyder
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Diego, Andrea, Marco, Andrea Puffo, Marco C., Andrea, Davide
Pensieri: Pareri discordi già all’inizio dei titoli di coda. Ma non lasciatevi distrarre, una chicca del film è servita proprio in quel momento. Per chiacchierare di questo Sucker Punch ci sarà tempo fuori dalla sala.
Già perchè, sicuramente, non saprete astenervi dal commentarlo. Bello? Brutto? Visionario? Cazzata? Non sarà facile esprimersi su un film del genere.
Innanzitutto bisogna tenere a mente chi lo ha creato. Zack Snyder è stato regista di film piuttosto famosi quali "L’alba dei morti viventi", "300" e "Watchmen", tutti nello specifico abbastanza particolari e, soprattutto, molto spettacolari per quanto riguarda computer grafica ed effetti speciali.
Questa pellicola, uscita il 25 marzo in buona parte del mondo tra cui l’Italia, non è da meno. Un guazzabuglio di mondi, realtà, mostri, zombie, armi e combattimenti a ritmo di una colonna sonora da urlo. Ma cominciamo dall’inizio.
Emily Browning ("Lemony Snicket – Una serie di sfortunati eventi") è Baby Doll, visino angelico di porcellana e labbra carnose al limite del botox, quasi stuprata dal patrigno il giorno della morte della madre che finisce per uccidere la sorellina nel tentativo di salvarla dalle grinfie del disgustoso uomo. A questa premessa di sole immagini e musica – tra un rallenty e un accorgimento stilistico e l’altro (bello il bottone che rotola sul pavimento) – segue l’ingresso nell’istituto di igiene mentale in cui si svolge la parte reale del film. L’incontro di lì a cinque giorni con High Roller/Jon Hamm ("Mad Men") per quella che, in una delle realtà parallele (quella della casa chiusa), sarà la sua prima esperienza sessuale la spinge a mettere in atto la sua personale rivolta. Si scoprirà ballerina ipnotizzatrice, capace con le sue movenze (che non si vedranno mai, sia chiaro) di ammaliare ogni uomo a lei di fronte. E, inoltre, grazie alla danza avrà accesso ad una serie di realtà parallele in cui affrontare tutte le sfide per ottenere la libertà. Compagne di viaggio in questa fuga da Alcatraz saranno Sweat Pea (in italiano misteriosamente mutato in Sweetie)/Abbie Cornish ("Bright Star"), Rocket/Jena Malone ("Donnie Darko"), Blondie/Vanessa Hudgens ("High School Musical") e Amber/Jamie Chung ("Un weekend da bamboccioni"). Dirige il bordello Madam Gorski/Carla Gugino (Sin City), ovvero la dottoressa psichiatra nella realtà del manicomio.
Scopo dei mondi paralleli – oltre all’ovvio motivo di dare al film una spinta fantasy e action – quello di definire le missioni di Baby Doll & Co. al fine di collezionare i cinque oggetti che permetteranno loro la fuga: mappa, fuoco, coltello, chiave e… la quinta cosa è un mistero (neanche troppo complesso da immaginare). Ottenuti i cinque oggetti non resterà che tentare la fuga. Non mancheranno vittime lungo il cammino…
Come si noterà, la trama non risulta particolarmente innovativa. E’ più inusuale dal punto di vista della messa in scena. Realtà parallele su più livelli – a volte difficili da incastrare insieme – ricordano molto (alla lontana) il bellissimo "Inception" di Nolan, ma con un riscontro nella trama molto meno onirico. Gli effetti speciali sono da 10 e lode e, inevitabilmente, rimandano al "300" dello stesso regista, forse anche per via della natura massacro-violenta con toni ricercatamente epici che anche questa pellicola presenta. Il marchio di Snyder è piuttosto evidente e piace più che altro per la cura dei dettagli quasi maniacale. La resa dell’immagine è ricercata, come del resto il taglio delle inquadrature (notare la contrattazione tra patrigno e Blue Jones/Oscar Isaac: Baby Doll è in primissimo piano e dovrebbe essere sfocata, per poter inquadrare sullo sfondo i due uomini, ma non lo è. Non vi ricorda, per caso, una scena di "Quarto potere" di Welles?). Insomma, dal punto di vista visivo è un’esperienza davvero potente.
Altra nota a favore è per la colonna sonora davvero azzeccata. Pezzi di Bjork, Queen, Emiliana Torrini riarrangiati ed esaltati dalle immagini fanno faville. La Love Is the Drug cantata da Gugino e Isaac nei titoli di coda è decisamente ben riuscita e riporta alle atmosfere di film come "Moulin Rouge!" e "Burlesque" sganciandosi in maniera netta dall’immagine del film data fino a quel momento. Spiazzante ma bello.
Rock e atmosfere da videogioco ricordano anche il recente e bellissimo "Scott Pilgrim vs. the World" con una virata dark alla "Silent Hill" davvero niente male. L’effetto finale, nel complesso, è, a mio avviso, riuscito.
Ovviamente non a tutti piacerà. I limiti evidenti di una pellicola come questa sono molti. I dialoghi, per esempio, a volte banali e scontati, a volte fastidiosamente esagerati da toni solenni e retorici che spengono un po’ l’interesse dello spettatore. La trama, poi, come si è visto non ha nulla di speciale e, anzi, a volte presenta dei buchi che non semplificano la comprensione di chi guarda (per esempio: Amber e Blondie esistono davvero nella realtà del manicomio?).
Da aggiungere che, tra tutti gli scenari, la parte del manicomio è piuttosto lenta e richiede una certa pazienza; come, del resto, la richiedono i vari moneti-lacrima a fiume che spezzano il ritmo adrenalinico dei segmenti di azione e sparatorie per riportare il tutto ad una dimensione da camerata al femminile di una qualunque caserma. Altalentante.
E ancora: la Browning è zuccherosa e ha occhioni enormi incantatori, ma alla lunga è stucchevole. Il viso rigonfio agli zigomi stanca e l’espressione costantemente smarrita alla Frodo riporta spesso la mente a chiedersi se anche lei non si stia dirigendo effettivamente al Monte Fato…
Insomma, a meno che non siate amanti del genere ragazzine con la spada-bombardamenti a gogo-dimensione surreale (Tarantino docet) è bene che siate preparati ad un’avventura non convenzionale. Bisogna prendere "Sucker Punch" per quello che è, senza pretendere che sia un capolavoro. E’ perfettamente inseribile nella filmografia di Snyder come suo film ‘classico’ e forse è proprio questo il suo più grande pregio.
Consigli: Da vedere se non altro per un'esperienza differente. E per farsi un'idea personale su un film che fa decisamente parlare di sé.
Parola chiave: Lobotomia.
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Film 243: "Sucker Punch" (2011) di Zack Snyder
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Diego, Andrea, Marco, Andrea Puffo, Marco C., Andrea, Davide
Pensieri: Pareri discordi già all’inizio dei titoli di coda. Ma non lasciatevi distrarre, una chicca del film è servita proprio in quel momento. Per chiacchierare di questo Sucker Punch ci sarà tempo fuori dalla sala.
Già perchè, sicuramente, non saprete astenervi dal commentarlo. Bello? Brutto? Visionario? Cazzata? Non sarà facile esprimersi su un film del genere.
Innanzitutto bisogna tenere a mente chi lo ha creato. Zack Snyder è stato regista di film piuttosto famosi quali "L’alba dei morti viventi", "300" e "Watchmen", tutti nello specifico abbastanza particolari e, soprattutto, molto spettacolari per quanto riguarda computer grafica ed effetti speciali.
Questa pellicola, uscita il 25 marzo in buona parte del mondo tra cui l’Italia, non è da meno. Un guazzabuglio di mondi, realtà, mostri, zombie, armi e combattimenti a ritmo di una colonna sonora da urlo. Ma cominciamo dall’inizio.
Emily Browning ("Lemony Snicket – Una serie di sfortunati eventi") è Baby Doll, visino angelico di porcellana e labbra carnose al limite del botox, quasi stuprata dal patrigno il giorno della morte della madre che finisce per uccidere la sorellina nel tentativo di salvarla dalle grinfie del disgustoso uomo. A questa premessa di sole immagini e musica – tra un rallenty e un accorgimento stilistico e l’altro (bello il bottone che rotola sul pavimento) – segue l’ingresso nell’istituto di igiene mentale in cui si svolge la parte reale del film. L’incontro di lì a cinque giorni con High Roller/Jon Hamm ("Mad Men") per quella che, in una delle realtà parallele (quella della casa chiusa), sarà la sua prima esperienza sessuale la spinge a mettere in atto la sua personale rivolta. Si scoprirà ballerina ipnotizzatrice, capace con le sue movenze (che non si vedranno mai, sia chiaro) di ammaliare ogni uomo a lei di fronte. E, inoltre, grazie alla danza avrà accesso ad una serie di realtà parallele in cui affrontare tutte le sfide per ottenere la libertà. Compagne di viaggio in questa fuga da Alcatraz saranno Sweat Pea (in italiano misteriosamente mutato in Sweetie)/Abbie Cornish ("Bright Star"), Rocket/Jena Malone ("Donnie Darko"), Blondie/Vanessa Hudgens ("High School Musical") e Amber/Jamie Chung ("Un weekend da bamboccioni"). Dirige il bordello Madam Gorski/Carla Gugino (Sin City), ovvero la dottoressa psichiatra nella realtà del manicomio.
Scopo dei mondi paralleli – oltre all’ovvio motivo di dare al film una spinta fantasy e action – quello di definire le missioni di Baby Doll & Co. al fine di collezionare i cinque oggetti che permetteranno loro la fuga: mappa, fuoco, coltello, chiave e… la quinta cosa è un mistero (neanche troppo complesso da immaginare). Ottenuti i cinque oggetti non resterà che tentare la fuga. Non mancheranno vittime lungo il cammino…
Come si noterà, la trama non risulta particolarmente innovativa. E’ più inusuale dal punto di vista della messa in scena. Realtà parallele su più livelli – a volte difficili da incastrare insieme – ricordano molto (alla lontana) il bellissimo "Inception" di Nolan, ma con un riscontro nella trama molto meno onirico. Gli effetti speciali sono da 10 e lode e, inevitabilmente, rimandano al "300" dello stesso regista, forse anche per via della natura massacro-violenta con toni ricercatamente epici che anche questa pellicola presenta. Il marchio di Snyder è piuttosto evidente e piace più che altro per la cura dei dettagli quasi maniacale. La resa dell’immagine è ricercata, come del resto il taglio delle inquadrature (notare la contrattazione tra patrigno e Blue Jones/Oscar Isaac: Baby Doll è in primissimo piano e dovrebbe essere sfocata, per poter inquadrare sullo sfondo i due uomini, ma non lo è. Non vi ricorda, per caso, una scena di "Quarto potere" di Welles?). Insomma, dal punto di vista visivo è un’esperienza davvero potente.
Altra nota a favore è per la colonna sonora davvero azzeccata. Pezzi di Bjork, Queen, Emiliana Torrini riarrangiati ed esaltati dalle immagini fanno faville. La Love Is the Drug cantata da Gugino e Isaac nei titoli di coda è decisamente ben riuscita e riporta alle atmosfere di film come "Moulin Rouge!" e "Burlesque" sganciandosi in maniera netta dall’immagine del film data fino a quel momento. Spiazzante ma bello.
Rock e atmosfere da videogioco ricordano anche il recente e bellissimo "Scott Pilgrim vs. the World" con una virata dark alla "Silent Hill" davvero niente male. L’effetto finale, nel complesso, è, a mio avviso, riuscito.
Ovviamente non a tutti piacerà. I limiti evidenti di una pellicola come questa sono molti. I dialoghi, per esempio, a volte banali e scontati, a volte fastidiosamente esagerati da toni solenni e retorici che spengono un po’ l’interesse dello spettatore. La trama, poi, come si è visto non ha nulla di speciale e, anzi, a volte presenta dei buchi che non semplificano la comprensione di chi guarda (per esempio: Amber e Blondie esistono davvero nella realtà del manicomio?).
Da aggiungere che, tra tutti gli scenari, la parte del manicomio è piuttosto lenta e richiede una certa pazienza; come, del resto, la richiedono i vari moneti-lacrima a fiume che spezzano il ritmo adrenalinico dei segmenti di azione e sparatorie per riportare il tutto ad una dimensione da camerata al femminile di una qualunque caserma. Altalentante.
E ancora: la Browning è zuccherosa e ha occhioni enormi incantatori, ma alla lunga è stucchevole. Il viso rigonfio agli zigomi stanca e l’espressione costantemente smarrita alla Frodo riporta spesso la mente a chiedersi se anche lei non si stia dirigendo effettivamente al Monte Fato…
Insomma, a meno che non siate amanti del genere ragazzine con la spada-bombardamenti a gogo-dimensione surreale (Tarantino docet) è bene che siate preparati ad un’avventura non convenzionale. Bisogna prendere "Sucker Punch" per quello che è, senza pretendere che sia un capolavoro. E’ perfettamente inseribile nella filmografia di Snyder come suo film ‘classico’ e forse è proprio questo il suo più grande pregio.
Consigli: Da vedere se non altro per un'esperienza differente. E per farsi un'idea personale su un film che fa decisamente parlare di sé.
Parola chiave: Lobotomia.
Trailer
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Abbie Cornish,
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