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giovedì 2 luglio 2020

Film 1737 - San Andreas

Intro: Ormai una sorta di tradizione della casa, un altro film tutti insieme per spassarcela un po' a costo zero.
Film 1737: "San Andreas" (2015) di Brad Peyton
Visto: dalla tv di casa
Lingua: inglese
Compagnia: Karen, Lucas
In sintesi: devo dirlo, ci sono disaster movies migliori, ma era da un po' che volevo rivederlo e l'occasione sembrava quella giusta. Forse manca un po' di quella grandezza epica che hanno certi film di Emmerich come "2012" e "The Day After Tomorrow", comunque "San Andreas" regala sufficiente intrattenimento e distruzione per funzionare. Anche qui Dwayne Johnson interpreta il suo unico personaggio da pellicola d'azione, tutto muscoli e famiglia.
Ps. Date una chance alla bella canzone di Sia dei titoli di coda, cover di "California Dreamin'" dei The Mamas and the Papas.
Film 954 - San Andreas
Film 1737 - San Andreas
Cast: Dwayne Johnson, Carla Gugino, Alexandra Daddario, Ioan Gruffudd, Archie Panjabi, Kylie Minogue, Paul Giamatti, Will Yun Lee, Colton Haynes.
Box Office: $474 milioni
Vale o non vale: Facile facile, sufficientemente distruttivo, persino adrenalinico in certe parti, "San Andreas" utilizza la scusa del disastro naturale per dare l'ennesima occasione a Johnson di interpretare il macho dai saldi valori che salva la situazione grazie a coraggio e tenacia. La famiglia e il mondo ringraziano.
Premi: /
Parola chiave: Famiglia.

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#HollywoodCiak
Bengi

martedì 11 agosto 2015

Film 971 - Watchmen

Tornato dal primo weekend riminese sono rincasato con la voglia di vedere questo film. Senza troppo sapere perché, avevo il titolo che mi ronzava in testa...

Film 971: "Watchmen" (2009) di Zack Snyder
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Siccome me l'ero perso quando uscì al cinema e non lo avevo mai recuperato, ero rimasto con la curiosità di capire come potesse essere questo "Watchmen" di Snyder. Quest'ultimo è un regista discontinuo per quanto riguarda prodotti e incassi al botteghino, ma considerando che ha per le mani la pellicola più attesa del 2016 ("Batman v Superman: Dawn of Justice") e molti probabili successi degli anni a venire ("The Justice League Part One" e seguito), volevo un attimo prendermi il tempo per vedere la sua trasposizione dei supereroi del fumetto di Alan Moore.
Due considerazioni preliminari (anzi, tre): atmosfera cupissima e angosciante; 162 minuti di durata sono veramente troppi; la maggior parte degli attori qui ha lavorato in tv: Jeffrey Dean Morgan ("Grey's Anatomy", "Supernatural", "Extant"), Malin Åkerman ("The Comeback", "Childrens Hospital"), Matthew Goode ("The Good Wife"), Patrick Wilson ("Angels in America" e a breve in "Fargo"), Carla Gugino ("Californication", "Political Animals", "Entourage", "Spin City").
Le due (tre) considerazioni preliminari mi portano a dire un po' di cose. Innanzitutto la combinazione di cupo e lunghezza interminabile non aiuta lo spettatore non motivato: se devo pensare di subirmi quasi tre ore di film senza che nemmeno mi attragga o interessi, la scelta più ovvia è lasciar perdere. Di fatto "Watchmen" non è una pellicola di svago o puro intrattenimento. Inoltre la trama non esattamente intuitiva, la tendenza allo sproloquio e il fatto che spesso ci si chieda dove cavolo si voglia arrivare non aiuta. Senza contare il fatto che per una buona parte del film l'alieno blu (Billy Crudup) è tutto nudo, blu, ma nudo. A me non turba particolarmente, ma sono sicuro che la cosa all'epoca destò un certo scalpore.
In generale, comunque, una volta che si è entrati nella logica di questa storia non si rimane insoddisfatti. Pare che qualcuno voglia far fuori tutta la vecchia squadra dei Watchmen per non si sa quale losco piano, il che porterà il paranoico Rorschach (Jackie Earle Haley) a indagare e mettere in guardia gli altri. La sceneggiatura la prenderà molto alla lontana, ma prima o poi si arriverà a capire chi e perché lo sta facendo. Si tratta sempre di potere e soldi, anche nel mondo dei supereroi...
In definitiva la pellicola non mi è dispiaciuta, ma è un viaggio che non intraprenderei mai di nuovo. Troppo lungo, troppo intricato, troppo immotivatamente violento (soprattutto nel linguaggio, il che alla lunga stanca), troppo tutto. Nell'ottica del farsi un'opinione vederlo ha un senso, a maggior ragione se si gradiscono fumetti e affini, ma in generale non posso dire che sia una pellicola tanto ben riuscita da avermi colpito per qualcosa di specifico che non siano, e lì torniamo, le due (tre) considerazioni preliminari.
Box Office: $185.3 milioni
Consigli: Francamente bisogna essere preparati: lungo, intricato, un po' triste e violento. Tutto sommato non male e da quello che ho letto conforme all'originale fumetto, però è innegabile che sia un titolo non per tutti, alla faccia dei 130 milioni di budget e dell'etichetta blockbuster che sembrerebbe facile cucirgli addosso. In realtà si tratta di una storia meno commerciale del solito, più interessata all'approfondimento di personaggi e dinamiche anche se bisognerebbe ricordarsi che pure esagerare non aiuta. Un minimo di sforbiciata avrebbe alleggerito il carico, ma tutto sommato è un film che si può vedere, basta essere pronti. Effetti speciali buoni, ma quella specie di costruzione nell'altra galassia fa un po' ridere.
Parola chiave: Ozymandias.

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#HollywoodCiak
Bengi

mercoledì 10 giugno 2015

Film 954 - San Andreas

Io adoro i disaster movies, dunque non potevo sottrarmi alla visione di questo titolo appena uscito. Stranamente non ero a conoscenza del suo arrivo nelle sale, il che mi ha leggermente sorpreso, considerando che è difficile sfuggire alla pressante campagna pubblicitaria di un blockbuster...

Film 954: "San Andreas" (2015) di Brad Peyton
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Considerato il preambolo si capisce già che "San Andreas" tutto sommato mi è piaciuto, anche se ha degli evidenti problemi, per non dire mancanze. Differentemente dai titoli catastrofici cui ci ha abituato Roland Emmerich - come "The Day After Tomorrow - L'alba del giorno dopo" e "2012" - qui siamo di fronte a una pellicola che ci prova, ma non riesce del tutto a realizzare qualcosa di compatto e davvero incisivo. Perché sì, fa comodo un budget di 110 milioni di dollari ed effetti speciali a pioggia, ma se li sfrutti male i due elementi non bastano da soli a portare a casa un buon risultato. E "San Andreas" soffre di questo problema.
Anche se ho apprezzato la scelta di una serie di riprese dal basso, che limitano il campo visivo dello spettatore ma lo catapultano nel cuore dell'azione (rendendo l'esperienza terremoto piuttosto credibile), alla lunga la mancanza di riprese dall'alto che rappresentino la terra che trema nel momento in cui accade risulta un po' deludente. Perché, diciamocelo, il terremo c'è, ma si vede meno di quanto non ci si aspetterebbe. Gli edifici crollano, e noi ci siamo dentro. Le macchine vengono schiacciate, e noi ci siamo dentro. La falda di San Andreas si stacca, ma vediamo solo un enorme canyon dopo che si è già formato. In queste scelte si capisce, forse, che Brad Peyton non è Emmerich. Ma c'è dell'altro.
La trama. Qui la questione è più problematica. Perché se visivamente il film non ha problemi, l'intreccio narrativo è debole. Il protagonista Ray è il classico macho tutto d'un pezzo che ama la sua donna, compagna per la vita, e la sua famiglia, tormentato da una perdita del passato che lo ha costretto a tantissime sofferenze interiori mai affrontate. E' un tipo che parla come un qualunque personaggio di Steven Seagal, uno che, di fronte a una città rasa al suolo, alla domanda della moglie su cosa ne sarà di loro, risponde: "Ricostruiremo tutto". Credo di aver reso l'idea.
La mancanza di spessore umano non è peculiare solo di Ray, ma un problema più generale. Quando si parla della morte della prima figlia o quando i protagonisti si trovano di fronte alla distruzione totale causata dalla catastrofe, dai dialoghi traspare freddezza e distacco, il che è un grande punto a sfavore. Fa sembrare tutto poco credibile. Se poi ci aggiungiamo che i tre attori princiapali Dwayne Johnson, Carla Gugino e Alexandra Daddario sono praticamente incapaci di esprimere emozioni sensate relativamente al contesto in cui si trovano, si capisce perché a livello umano-comunicativo qui si fallisca, finendo per disintegrare un invece auspicabile effetto empatia che avrebbe certamente aiutato a creare una connessione tra chi vive la tragedia sullo schermo e chi la guarda. Fortunatamente per la produzione la capacità degli effetti speciali di rendere il tutto particolarmente realistico arriva là dove la scuola di recitazione non ha potuto. Poi, per carità, mi rendo conto che non interessi a nessuno che i personaggi qui siano interpretati in maniera impeccabile (i commenti standard dei miei vicini di posto in sala, ogni volta che compariva sullo schermo la Daddario, erano qualcosa di simile a "Cazzo che figa"), però a volte l'incapacità espressiva mi era veramente fastidiosa.
Aggiungo - e poi sulla trama la finisco - che trovo assurdo che uno come Ray, presentato quale eroe puro, immacolato e perfino tormentato, sfrecci attraverso tutte le sfighe che il terremoto riesce a generare con il solo intento di salvare la sua famiglia. Moglie e figlia sono i suoi unici due target, salvare altre persone è collaterale e succede raramente semplicemente perché non è in programma. Ho trovato questo aspetto veramente stupido per tutta la durata del film, considerato che essendo un pompiere il personaggio di Dwayne Johnson è istruito e preparato per tali emergenze, per non dire che il suo lavoro si prefigura il salvataggio delle persone tra i suoi compiti primari... In ogni caso, nel complesso buono e meno buono si mischiano in un risultato finale che è precisamente ciò che ci si sarebbe aspettato da questo tipo di blockbuster qualche anno fa, ovvero tanto baccano e distruzione (pompati via pc) e pochissima rilevanza della storia. Ci sta, anche se mi sembra si sia fatto un leggero passo indietro rispetto a ciò che oggi il mondo del cinema commerciale è in grado di offrire. E la cosa mi è sembrata più evidente nel primo tempo, che fatica un po' a decollare. Fino a quando la storia non prende il via - e per storia intendo terremoto e relative conseguenze -, il tutto procede in maniera anonima e ci si chiede quando, finalmente, si arriverà al dunque (ma la cosa più inutile è la presenza di Kylie Minogue, il cui tanto chiacchierato cameo dura sì e no 30 secondi). E' la seconda parte del film, quindi, a salvare la baracca, riuscendo a dare al pubblico ciò che vuole, mettendo finalmente in gioco i suoi protagonisti che fino a quel momento e nonostante tutto ciò che accade loro intorno, sono tutti illesi e nemmeno sbucciati, regalando una buona dose di azione alla trama. E quando tutto questo si verifica, "San Andreas" funziona.
In definitiva, una nuova pellicola che prende in considerazione gli effetti devastanti di un evento naturale distruttivo riesce ancora ad attirarmi, curioso, al cinema. Questo titolo in particolare è meno riuscito di altri, però si lascia vedere tranquillamente e alla fine si esce dalla sala sufficientemente soddisfatti.
Ps. Cast ricchissimo (a dire il vero pure troppo): Dwayne Johnson, Carla Gugino, Alexandra Daddario, Hugo Johnstone-Burt, Art Parkinson, Ioan Gruffudd, Archie Panjabi, Paul Giamatti, Will Yun Lee, Kylie Minogue, Colton Haynes, Todd Williams, Alec Utgoff.
Film 954 - San Andreas
Film 1737 - San Andreas
Box Office: $309 milioni
Consigli: Gli amanti del genere 'distruttivo' posso gioire, finalmente una nuova produzione che ipotizza qualche evento catastrofico e le relative implicazioni (qui terremoto + tsunami). Chi gradisce meno può essere meno entusiasta. Questo film è carino, ma davvero niente di più perché a parte presentare buoni effetti speciali, fatica a costruire narrativamente il contesto e a caratterizzare personaggi che alla fine risultano solo stereotipati. Per fare un paragone, genera la stessa delusione di quell'"Into the storm" dell'anno scorso. Quindi, va benissimo per una serata domanita dall'azione e dai sussulti generati dalla spettacolarità delle immagini, ma per il resto non suscita molto altro in chi guarda.
Parola chiave: Faglia.

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#HollywoodCiak
Bengi

mercoledì 6 agosto 2014

Film 754 - Sin City

Non lo rivedevo da tantissimo tempo. E con un seguito dietro l'angolo, dovevo rimediare!

Film 754: "Sin City" (2005) di Frank Miller, Robert Rodriguez, Quentin Tarantino
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Assolutamente particolare, ha creato un genere. Dopo "Sin City", per esempio, il passo verso "300" è stato brevissimo. Il genere fumetto riportato al cinema ha sbancato e, a distanza di tanti anni, entrambe le pellicole hanno addirittura un sequel ("300 - L'alba di un impero", mentre "Sin City - Una donna per cui uccidere" è in uscita a giorni negli USA), il che non è un caso.
Questo film - che vanta la collaborazione di ben 3 registi! - è un ottimo esempio di sperimentazione, con scelte ardite sia per quanto riguarda la violentissima (e pulp, come si dice) trama, sia per quanto riguarda la realizzazione, grazie ad uno spiccatissimo senso dello stile che dirompe direttamente dal fumetto di Frank Miller stesso. Piacciano o meno i suoi eccessi, non si può però fare a meno di notare l'incredibile lavoro che sta dietro questa produzione.
Mise-en-scène a parte, comunque, il film spicca anche per un cast che definire nutrito è un eufemismo tante sono le star che rivestono ruoli più o meno centrali: Jessica Alba, Benicio del Toro, Brittany Murphy, Clive Owen, Mickey Rourke, Bruce Willis, Elijah Wood, Alexis Bledel, Rosario Dawson, Carla Gugino, Rutger Hauer, Jaime King, Michael Madsen e Michael Clarke Duncan. Per citare i più importanti.
Insomma, per un motivo o per un altro, rivedere "Sin City" è stato affascinante quasi quanto la prima volta al cinema. Passati quasi 10 anni, infatti, non ricordavo molto della trama e questa nuova visione mi ha nuovamente soddisfatto. Mi rendo conto che non sia quello che è definibile come 'un film per tutti', però è certamente un buonissimo esempio di sperimentazione oserei dire quasi artistica. Le voci narranti fuori campo stabiliscono un contatto più diretto con ognuno dei personaggi; il bianco e nero spezzato da pochi, scelti dettagli è maledettamente intrigante; la storia di una città corrotta e letteralmente ribaltana per quanto riguarda decenza e principi morali affascinante. Insomma, questo primo "Sin City" funziona. Vedremo se "Sin City: A Dame to Kill For" avrà la stessa potenza espressiva e narrativa.
Film 914 - Sin City: A Dame to Kill For
Box Office: $158,753,820
Consigli: Violento, spudorato, splatter e anche maschilista. Un mix potenzialmente detestabile che, preso per il verso giusto, invece funziona. La storia è ben architettata, i personaggi tanto vari che si sorvola più che volentieri su una certa dose di stereotipazione, il bianco e nero così glam, il risultato finale ottimo. Si segue che è un piacere ed è un noir perfetto per una serata casalinga, a vostra scelta, che sia umida e calda o piovosissima e solitaria.
Parola chiave: Goldie.

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Bengi

domenica 24 aprile 2011

Film 243 - Sucker Punch

Ecco una pellicola che non vedevo l'ora di guardare! Mesi di attesa...


Film 243: "Sucker Punch" (2011) di Zack Snyder
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Diego, Andrea, Marco, Andrea Puffo, Marco C., Andrea, Davide
Pensieri: Pareri discordi già all’inizio dei titoli di coda. Ma non lasciatevi distrarre, una chicca del film è servita proprio in quel momento. Per chiacchierare di questo Sucker Punch ci sarà tempo fuori dalla sala.
Già perchè, sicuramente, non saprete astenervi dal commentarlo. Bello? Brutto? Visionario? Cazzata? Non sarà facile esprimersi su un film del genere.
Innanzitutto bisogna tenere a mente chi lo ha creato. Zack Snyder è stato regista di film piuttosto famosi quali "L’alba dei morti viventi", "300" e "Watchmen", tutti nello specifico abbastanza particolari e, soprattutto, molto spettacolari per quanto riguarda computer grafica ed effetti speciali.
Questa pellicola, uscita il 25 marzo in buona parte del mondo tra cui l’Italia, non è da meno. Un guazzabuglio di mondi, realtà, mostri, zombie, armi e combattimenti a ritmo di una colonna sonora da urlo. Ma cominciamo dall’inizio.
Emily Browning ("Lemony Snicket – Una serie di sfortunati eventi") è Baby Doll, visino angelico di porcellana e labbra carnose al limite del botox, quasi stuprata dal patrigno il giorno della morte della madre che finisce per uccidere la sorellina nel tentativo di salvarla dalle grinfie del disgustoso uomo. A questa premessa di sole immagini e musica – tra un rallenty e un accorgimento stilistico e l’altro (bello il bottone che rotola sul pavimento) – segue l’ingresso nell’istituto di igiene mentale in cui si svolge la parte reale del film. L’incontro di lì a cinque giorni con High Roller/Jon Hamm ("Mad Men") per quella che, in una delle realtà parallele (quella della casa chiusa), sarà la sua prima esperienza sessuale la spinge a mettere in atto la sua personale rivolta. Si scoprirà ballerina ipnotizzatrice, capace con le sue movenze (che non si vedranno mai, sia chiaro) di ammaliare ogni uomo a lei di fronte. E, inoltre, grazie alla danza avrà accesso ad una serie di realtà parallele in cui affrontare tutte le sfide per ottenere la libertà. Compagne di viaggio in questa fuga da Alcatraz saranno Sweat Pea (in italiano misteriosamente mutato in Sweetie)/Abbie Cornish ("Bright Star"), Rocket/Jena Malone ("Donnie Darko"), Blondie/Vanessa Hudgens ("High School Musical") e Amber/Jamie Chung ("Un weekend da bamboccioni"). Dirige il bordello Madam Gorski/Carla Gugino (Sin City), ovvero la dottoressa psichiatra nella realtà del manicomio.
Scopo dei mondi paralleli – oltre all’ovvio motivo di dare al film una spinta fantasy e action – quello di definire le missioni di Baby Doll & Co. al fine di collezionare i cinque oggetti che permetteranno loro la fuga: mappa, fuoco, coltello, chiave e… la quinta cosa è un mistero (neanche troppo complesso da immaginare). Ottenuti i cinque oggetti non resterà che tentare la fuga. Non mancheranno vittime lungo il cammino…
Come si noterà, la trama non risulta particolarmente innovativa. E’ più inusuale dal punto di vista della messa in scena. Realtà parallele su più livelli – a volte difficili da incastrare insieme – ricordano molto (alla lontana) il bellissimo "Inception" di Nolan, ma con un riscontro nella trama molto meno onirico. Gli effetti speciali sono da 10 e lode e, inevitabilmente, rimandano al "300" dello stesso regista, forse anche per via della natura massacro-violenta con toni ricercatamente epici che anche questa pellicola presenta. Il marchio di Snyder è piuttosto evidente e piace più che altro per la cura dei dettagli quasi maniacale. La resa dell’immagine è ricercata, come del resto il taglio delle inquadrature (notare la contrattazione tra patrigno e Blue Jones/Oscar Isaac: Baby Doll è in primissimo piano e dovrebbe essere sfocata, per poter inquadrare sullo sfondo i due uomini, ma non lo è. Non vi ricorda, per caso, una scena di "Quarto potere" di Welles?). Insomma, dal punto di vista visivo è un’esperienza davvero potente.
Altra nota a favore è per la colonna sonora davvero azzeccata. Pezzi di Bjork, Queen, Emiliana Torrini riarrangiati ed esaltati dalle immagini fanno faville. La Love Is the Drug cantata da Gugino e Isaac nei titoli di coda è decisamente ben riuscita e riporta alle atmosfere di film come "Moulin Rouge!" e "Burlesque" sganciandosi in maniera netta dall’immagine del film data fino a quel momento. Spiazzante ma bello.
Rock e atmosfere da videogioco ricordano anche il recente e bellissimo "Scott Pilgrim vs. the World" con una virata dark alla "Silent Hill" davvero niente male. L’effetto finale, nel complesso, è, a mio avviso, riuscito.
Ovviamente non a tutti piacerà. I limiti evidenti di una pellicola come questa sono molti. I dialoghi, per esempio, a volte banali e scontati, a volte fastidiosamente esagerati da toni solenni e retorici che spengono un po’ l’interesse dello spettatore. La trama, poi, come si è visto non ha nulla di speciale e, anzi, a volte presenta dei buchi che non semplificano la comprensione di chi guarda (per esempio: Amber e Blondie esistono davvero nella realtà del manicomio?).
Da aggiungere che, tra tutti gli scenari, la parte del manicomio è piuttosto lenta e richiede una certa pazienza; come, del resto, la richiedono i vari moneti-lacrima a fiume che spezzano il ritmo adrenalinico dei segmenti di azione e sparatorie per riportare il tutto ad una dimensione da camerata al femminile di una qualunque caserma. Altalentante.
E ancora: la Browning è zuccherosa e ha occhioni enormi incantatori, ma alla lunga è stucchevole. Il viso rigonfio agli zigomi stanca e l’espressione costantemente smarrita alla Frodo riporta spesso la mente a chiedersi se anche lei non si stia dirigendo effettivamente al Monte Fato…
Insomma, a meno che non siate amanti del genere ragazzine con la spada-bombardamenti a gogo-dimensione surreale (Tarantino docet) è bene che siate preparati ad un’avventura non convenzionale. Bisogna prendere "Sucker Punch" per quello che è, senza pretendere che sia un capolavoro. E’ perfettamente inseribile nella filmografia di Snyder come suo film ‘classico’ e forse è proprio questo il suo più grande pregio.
Consigli: Da vedere se non altro per un'esperienza differente. E per farsi un'idea personale su un film che fa decisamente parlare di sé.
Parola chiave: Lobotomia.

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Ric