Serata al cinema: penultimo appuntamento in sala del 2011, ma primo per un'altra 'voce' che lascerò misteriosa...
Film 362: "Midnight in Paris" (2011) di Woody Allen
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Marco (Mi)
Pensieri: L’ultimo film di Woody Allen è il suo più commercialmente vendibile degli ultimi tempi. Una trama seducente, un cast davvero molto conosciuto (Owen Wilson, Rachel McAdams, Marion Cotillard, Kathy Bates, Michael Sheen, Adrien Brody, Carla Bruni, Alison Pill, Tom Hiddleston, Léa Seydoux) e la città pro amore per eccellenza.
No, non era scontato che il film riuscisse a conquistare il mercato, specialmente per le basse performance al box office di Allen, eppure un certo magico appeal si avvertiva già durante la promozione del film.
Oltre all’incasso più alto di sempre in America per un prodotto alleniano - in tutto il mondo siamo a quota $148.289.110 -, il film vanta le recentissime 4 nomination all’Oscar per Miglior film, regia, sceneggiatura e scenografia. Un ritorno in grande stile per Allen, che non si vedeva accreditare una nomination alla regia dal 1995 per “Pallottole su Broadway” (l’ultima nomination è del 2006 per la sceneggiatura di “Match Point”). Ma passiamo a questa pellicola.
Personalmente gli ultimi lavori del regista mi sono genericamente piaciuti, ma questo - insieme a “Match Point” - li supera tutti.
Si capisce lo spirito del film già del prologo della pellicola: immagini accompagnate da piacevole musica di sottofondo raccontano Parigi in maniera discreta, ma impongono allo spettatore la bellezza (molto ripulita) della città. E’ già amore.
Allen, poi, inserisce i personaggi - lui, Wilson, è il classico timidello sfigato e saltuariamente balbuziente presente in ogni opera alleniana; lei, McAdams, è la classica americana che vede il bello solo in ciò che è del suo Paese (o nello shopping, ovviamente): i genitori di lei saranno anche peggio - e fa iniziare una storia che si snoda a braccetto con la magia.
E così a chi guarda è regalato un tuffo nel passato ricchissimo e ben ricostruito, divertente e sorprendente, carico di eccessi e grandi personalità. Gli anni ‘20 parigini, così tanto amati dal protagonista, diventano - senza un particolare motivo - per lui accessibili e fonte di meraviglia ed ispirazione.
Si susseguono nomi che hanno fatto la storia: Cole Porter, Zelda Fitzgerald, F. Scott Fitzgerald, Ernest Hemingway, Gertrude Stein, Picasso, Dalí, Luis Buñuel, Matisse, Gauguin, Degas e, forse, pure qualcun'altro... Un ricco carnet di nomi per un'unica pellicola girata, per di più, ai giorni nostri!
Piace, insomma. Piace perchè non è un gioco a vantarsi o una mera digressione culturale, non c'è alcun fare spocchioso nella narrazione. Semplicemente passano stupore e ammirazione di un appassionato (Wilson/Allen) che conosce e viene in contatto con esattamente ciò che ama.
Dall'altra parte, però, qualche contestazione. Parto dai pareri che ho riscontrato.
Forse una pellicola troppo semplicistica, quasi una favoletta - con ovvio lieto fine - che racconta la magia dell'impossibile che, pur essendone consapevoli, affascina l'occhio e colpisce facile il cuore. Parigi sotto la pioggia è iper-romantica e la fidanzata americana ha solo paura di non bagnarsi la zeppa e la minigonna. Allora non è che la classe altoborghese americana (un certo alto tenore di vita c'è sempre nei film di Woody) è rappresentata in maniera troppo veloce, quasi relegata ai cliché che questa stessa ammette di avere? Non è forse troppo facile ricordare a tutti - specialmente gli europei - che per loro è buono solo il cibo americano, bello solo il paesaggio americano, sensato solo il modo di vivere made in USA?
Io penso che, sicuramente, siano ragionamenti giusti e, in effetti, la critica alleniana tanto evidente a volte si appiglia troppo ad un'immagine negativamente stereotipata. Eppure non posso fare a meno di trovarmi d'accordo con Allen. Sarò veloce e superficiale anche io?
Insomma, personalmente difendo questo film, è sicuramente uno dei più interessanti e piacevoli che la stagione 2011 mi ha proposto, con un bel cast e una sceneggiatura ben scritta nonostante l'inaspettato elemento magia. Ho amato la lunghissima scena (senza tagli di montaggio) davanti alla Reggia di Versailles, infinita carrellata in cui la cinepresa segue il cammino dei protagonisti e la conversazione che nasce tra le due coppie; oltre ad essere una tecnica che mi sembra molto cara al regista, trovo che renda alla perfezione la naturalezza con cui scaturisce il dialogo tra le persone. Nessuna finzione, solo parole e interpretazione degli attori. Il dialogo è un flusso e, ad imitarlo, la telecamera segue in orizzontale il lento procedere dei suoi soggetti. Molto bello.
Infine gli Oscar. Dubito che il film porti a casa qualcosa di diverso dalla sceneggiatura - plausibilmente il premio più alla portata tra le quattro nomination -, ma non credo sia comunque probabile che "Midnight in Paris" vinca qualcosa. Comunque, farò il tifo per questa pellicola che ho apprezzato davvero tanto.
Consigli: Non ragionate mentre seguite la trama. Lasciatevi trasportare dalla narrazione e tutto sarà ancora più gratificante!
Parola chiave: Mezzanotte.
Trailer
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