Due nomination all'Oscar e due grandi interpretazioni che andrebbero premiate.
Film 388: "My Week with Marilyn" (2011) di Simon Curtis
Visto: dal computer di casa
Lingua: inglese
Compagnia: Marco
Pensieri: E poi... una sorpresa! Wow.
"My Week with Marilyn" non solo è un bellissimo film e pure ben recitato, ma è il classico esempio di cinema che ti invoglia a vedere altro cinema. Divori Marilyn e la sua fragilità, ma ne vorresti subito ancora. Vorresti sapere come continua, cos'altro è successo dopo e, soprattutto, ti chiedi perchè una creatura così sia stata sopraffatta da una tale fine.
Sia chiaro fin da subito: io non sono un fan di Marilyn. Eppure la curiosità dietro un personaggio tanto chiacchierato e apprezzato, non poteva non avvicinarmi a questa pellicola. Da non dimenticare, poi, che nel cast c'è la sempre più brava Michelle Williams, ormai lanciatissima in un cinema adulto e capace di riconoscerle ruoli di prim'ordine per cui, tra l'altro, è davvero portata.
Bene insomma, la pellicola è esattamente ciò che non mi ero aspettato: un lavoro corale, un biopic ben scritto e lineare, una storia raccontata con dolcezza, ma mai con pietà. Il taglio è personale - la soggettiva è di Colin Clark/Eddie Redmayne, tratta dai suoi racconti a proposito dell'episodio nella trama - ma la resa finale non perde di vista una certa obiettività e non si sfocia mai nel tentativo di ingraziarsi lo spettatore riproponendo un'immagine stereotipata della diva.
Il racconto coinvolge i giorni della lavorazione del film "Il principe e la ballerina" di e con Laurence Olivier e, naturalmente, la Monroe. Il set non è solo il luogo di lavoro, ma anche e quasi una famiglia in cui, per problematica matrimoniali e prettamente personali, Marilyn fatica a trovarsi a suo agio. Fragilità e insicurezza, solitudine e senso di abbandono convivono nella mente e nel corpo della diva più famosa al mondo e, strano a dirsi, la rendono di una vulnerabilità quasi ingestibile. Incapace di sopportare lo stress, causato anche dall'impazienza di Sir Olivier (un fantastico Kenneth Branagh che quest'anno meriterebbe, finalmente, di vincere il suo primo Oscar!), trova rifugio nel giovanissimo terzo aiuto regista Clark che finirà, inevitabilmente, per innamorarsi di lei.
Sono pochi giorni, poche ore, quelle che avvicineranno i due nuovi amanti (la Monroe, fresca di terze nozze con Arthur Miller viene lasciata momentaneamente sola dal marito per tornare dalle figlie), eppure avranno il tempo per condividere qualcosa di solo loro, prezioso proprio perchè durato il tempo di un ricordo.
La Williams è bravissima a riproporre un personaggio tanto ingombrante da interpretare e dimostra una finezza come attrice che lascia piacevolmente colpiti. E' delicata, graziosa e fragilissima. Due occhi (con lenti colorate) magnetici e una gamma di espressioni tutte ispirate alla grande diva da impersonare, eppure così naturali da sembrare proprie. Lei da sola vale metà del film.
Mi facevano notare, tra l'altro, quanto riuscita fosse una scena: al ritorno dalla gita fuori porta, dopo il primo bacio scambiato nudi tra le acque del fiume, Marilyn e Colin sono in macchina verso casa e, quando lui tenta di stringerle la mano, lei scosta la sua continuando a guardare fuori. E, proprio da fuori, la scorgiamo attraverso il finestrino, celata a più riprese dalla luce dei lampioni che si susseguono per la strada. Luci e ombre che riflettono uno stato d'animo inquieto, derivato dal vuoto che segue dopo tante emozioni forti, quando si realizza che si insegue qualcosa con tanta forza, ma non si riesce davvero ad afferrarlo (felicità? Tranquillità o pace interiore? A ognuno la sua interpretazione). Marilyn, consapevole del suo fascino sugli uomini, ottiene senza fatica le loro attenzioni e, sul momento, può godere di queste trasformandole in qualcosa di appagante per sé. Ma, appena terminato quell'istante, ritorna al sentimento di insoddisfazione che la divora, incapace di intraprendere (se non addirittura trovare) quella strada che la conduca ad una vera stabilità.
Non funzioneranno le pillole, né le schiere di ammiratori, men che meno l'aiuto dell'assistente Paula Strasberg/Zoë Wanamaker tanto rassicurante quanto accondiscendente a placare l'animo sperduto della diva che, contro ogni previsione, vedrà in Colin la possibilità di tranquillità che tanto va cercando. Anche se, per lui, sarà causa di non pochi guai (rottura con Lucy/Emma Watson e non poche grane sul set).
Bello, insomma, finalmente un biopic lineare e compatto, comprensibile sia nella trama che nella lingua (visto in inglese senza sottotitoli e, assicuro, non si perde un discorso). Avrebbe meritato più delle due sole nomination per gli attori (Williams e Branagh), considerata la buonissima qualità di fotografia e colonna sonora. I costumi sono davvero ben realizzati e, inutile dirlo, il trucco è funzionale alla riproduzione del personaggio.
Anche se dubito porterà a casa qualcosa, spero davvero che possa trionfare.
Consigli: Una pellicola che consiglio caldamente, specialmente a chi ama le biografie ben riuscite. Il ritratto di Marilyn non è bidimensionale e, anzi, la presenta con molteplici sfaccettature da cui emerge, più di tutto, la sua fragilità. Va visto principalmente per i bravissimi attori e la grande prova - passata a pieni voti - di Michelle Williams che conquista, finalmente, un ruolo stabile nel mondo del cinema di serie A.
Parola chiave: "The Prince and the Showgirl".
Trailer
Ric
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