Intro: Sempre vacanze natalizie, sempre filmetto serale con la coinquilina, ma questa volta abbiamo optato per un classico intramontabile della cinematografia.
Film 1961: "A Streetcar Named Desire" (1951) di Elia Kazan Visto: dal computer portatile Lingua: inglese Compagnia: Bizzy In sintesi: l'ho già visto un milione di volte, è il mio film preferito in assoluto e non c'è altro modo per descriverlo, se non come un capolavoro assoluto. Magnifico.
Film 32 - Un tram che si chiama desiderio Film 1962 - A Streetcar Named Desire Cast: Vivien Leigh, Marlon Brando, Kim Hunter, Karl Malden.
Box Office: $8 milioni (solo USA)
Vale o non vale: Se non lo avete mai visto rimediate, perché ne vale veramente la pena. Assolutamente un classico imprescindibile.
Premi: Candidato a 12 Oscar, tra cui Miglior film, regia e attore protagonista (Brando), il film ne ha vinti 4 per la Miglior attirce protagonista (Leigh), i Migliori attori non protagonisti (Hunter e Malden) e la scenografia (bianco e nero). 1 Golden Globe vinto per Kim Hunter e altre due nomination (per Leigh e Miglior film drammatico); 2 nomination ai BAFTA e vittoria per la Leigh. In concorso a Venezia nel '51, il film ha vinto la Coppa Volpi per la Miglior attrice e un premio speciale della giuria a Kazan.
Parola chiave: Flamingo. Trailer
#HollywoodCiak
Bengi
Intro: Era da una vita che volevo rivedere questo film, mancava solo il momento perfetto. E dovevo convincere mia cugina...
Film 1554: "Gone with the Wind" (1939) di Victor Fleming Visto: dal pc portatile Lingua: inglese Compagnia: Fre In sintesi: Film 671 - Via col vento Cast: Clark Gable, Vivien Leigh, Leslie Howard, Olivia de Havilland, Hattie McDaniel, Leslie Howard, Ann Rutherford.
Box Office: $390 milioni
Vale o non vale: Capolavoro, stupendo, epico, meraviglioso. Uno dei film più grandi di sempre, immortale. Da vedere assolutamente.
Premi: Vincitore di 8 premi Oscar (Miglior film, regia, sceneggiatura non originale, attrice protagonista, attrice non protagonista, fotografia, montaggio, scenografia).
Parola chiave: Tara. Ti è piaciuto? ACQUISTALO QUI
Seratina all'insegna del cinema classico in compagnia del film forse più famoso di tutti i i tempi.
Film 671: "Via col vento" (1939) di Victor Fleming (George Cukor, Sam Wood) Visto: dal computer di casa Lingua: italiano Compagnia: Marco Pensieri: Dite ciò che volete, pensate quello che vi pare, la mia personalissima verità è che "Via col vento" è un ca-po-la-vo-ro e sempre rimarrà tale. Bellissimo, lunghissimo, epicissimo, straziantissimo, curatissimo e tutto ciò che finisce in -issimo. Ergo uno dei colossal cult della storia del cinema mondiale.
Le vicende di Rossella O'Hara e del suo percorso di formazione verso la maturità sono uno step che chiunque ami la settima arte non può esimersi dall'affrontare, perché è semplicemente una delle pietre miliari della cultura popolare dei nostri tempi, prodotto che, a 75 anni dalla sua apparizione, è ancora in grado di suscitare emozioni ed interesse.
Il duo Vivien Leigh-Clark Gable è diventato simbolo dell'amore tormentato e tortuoso, mortificato dall'attrazione per un altro e diviso dalla Guerra Civile americana, qui così dettagliatamente rappresentata. Il sud perderà e con lui i sudisti, costretti a far la fame sulle macerie di quella che una volta era il fiore della loro società. Il cuore di Rossella, incapace di battere che per l'insipido Ashley, sarà indurito dalla perdita di tutto, a partire dall'innocenza. Testarda e vizia lo rimarrà.
Il quadro che Margaret Mitchell incornicia nel suo primo ed unico romanzo pubblicato in vita è così riportato sullo schermo disponendo di una durata impensabile per un film oggi, ovvero 238 minuti di puro evento cinematografico: le tre fasi principali della vita di Rossella (agio sociale nella prima parte, perdita di tutto a causa della guerra nella seconda e lotta per riconquistare dignità e soldi nella terza) sono minuziosamente narrate dalla sceneggiatura, che non risparmia un dettaglio che sia uno allo spettatore. Chi ama i colossal in costume non potrà che apprezzare.
Affetto nostalgico e cultura popolare a parte, comunque, "Gone with the Wind" va ricordato anche per numerosi altri aspetti che coinvolgono l'innovazione tecnologica e primati. Innanzitutto la ricostruzione di set, costumi, accongiature; poi l'uso degli effetti speciali (le scene dell'incendio della città di Atlanta sono impressionati e all'avanguardia); da non sottovalutare, l'uso del colore (che ha fruttato a William Cameron Menzies un premio speciale da parte degli Academy Awards per il suo contributo).
Il film si è aggiudicato 8 Oscar tra cui Miglior film, regia e sceneggiatura e ha conquistato anche la statuetta per la Miglior attrice non protagonista Hattie McDaniel, prima afroamiericana a vincere il premio. Quest'ultima batterà la sua compagna di set Olivia de Havilland (Tokyo, 1° luglio 1913), unica attrice di questo film ad essere oggi ancora in vita.
I costi di produzione furono i più alti mai sostenuti a quel tempo - successivamente battuti da "Ben-Hur" - con un budget totale di 3.85 milioni di dollari spesi. Con l'incasso aggiustato tenendo conto dell'inflazione, "Via col vento" è la pellicola che ha incassato di più in tutta la storia del cinema, portandosi a casa qualcosa come 3,301,400,000 di dollari.
Insomma, se una storia d'amore tormentata, un fato altalenante, una gerra civile, una produzione colossale, un cast indimenticabile, un susseguirsi infinito di scene oggi cult, l'incasso cinematografico più alto di tutti i tempi, 8 Oscar e forse il titolo più famoso del cinema non riescono a convincervi, davvero non vi meritate di vedere "Via col vento". Che è, lo ribadisco ancora per l'ultima volta, un capolavoro assoluto. Da vedere e rivedere.
Film 1554 - Gone with the Wind Box Office: $390 milioni
Consigli: E' uno dei titoli imperdibili che bisogna assolutamente aver visto almeno una volta nella vita. Inoltre è veramente un piacere vedere recitare Vivien Leigh, attrice dotata di un'immensa capacità e profondità (vedere "Un tram che si chiama Desiderio" per credere). Rappresenta quello che una volta era considerato un evento cinematografico ed è in grado di mantere questo status alla perfezione anche oggi. Fantastico.
Parola chiave: "Francamente me ne infischio". Trailer
Due nomination all'Oscar e due grandi interpretazioni che andrebbero premiate.
Film 388: "My Week with Marilyn" (2011) di Simon Curtis Visto: dal computer di casa Lingua: inglese Compagnia: Marco Pensieri: E poi... una sorpresa! Wow.
"My Week with Marilyn" non solo è un bellissimo film e pure ben recitato, ma è il classico esempio di cinema che ti invoglia a vedere altro cinema. Divori Marilyn e la sua fragilità, ma ne vorresti subito ancora. Vorresti sapere come continua, cos'altro è successo dopo e, soprattutto, ti chiedi perchè una creatura così sia stata sopraffatta da una tale fine.
Sia chiaro fin da subito: io non sono un fan di Marilyn. Eppure la curiosità dietro un personaggio tanto chiacchierato e apprezzato, non poteva non avvicinarmi a questa pellicola. Da non dimenticare, poi, che nel cast c'è la sempre più brava Michelle Williams, ormai lanciatissima in un cinema adulto e capace di riconoscerle ruoli di prim'ordine per cui, tra l'altro, è davvero portata.
Bene insomma, la pellicola è esattamente ciò che non mi ero aspettato: un lavoro corale, un biopic ben scritto e lineare, una storia raccontata con dolcezza, ma mai con pietà. Il taglio è personale - la soggettiva è di Colin Clark/Eddie Redmayne, tratta dai suoi racconti a proposito dell'episodio nella trama - ma la resa finale non perde di vista una certa obiettività e non si sfocia mai nel tentativo di ingraziarsi lo spettatore riproponendo un'immagine stereotipata della diva.
Il racconto coinvolge i giorni della lavorazione del film "Il principe e la ballerina" di e con Laurence Olivier e, naturalmente, la Monroe. Il set non è solo il luogo di lavoro, ma anche e quasi una famiglia in cui, per problematica matrimoniali e prettamente personali, Marilyn fatica a trovarsi a suo agio. Fragilità e insicurezza, solitudine e senso di abbandono convivono nella mente e nel corpo della diva più famosa al mondo e, strano a dirsi, la rendono di una vulnerabilità quasi ingestibile. Incapace di sopportare lo stress, causato anche dall'impazienza di Sir Olivier (un fantastico Kenneth Branagh che quest'anno meriterebbe, finalmente, di vincere il suo primo Oscar!), trova rifugio nel giovanissimo terzo aiuto regista Clark che finirà, inevitabilmente, per innamorarsi di lei.
Sono pochi giorni, poche ore, quelle che avvicineranno i due nuovi amanti (la Monroe, fresca di terze nozze con Arthur Miller viene lasciata momentaneamente sola dal marito per tornare dalle figlie), eppure avranno il tempo per condividere qualcosa di solo loro, prezioso proprio perchè durato il tempo di un ricordo.
La Williams è bravissima a riproporre un personaggio tanto ingombrante da interpretare e dimostra una finezza come attrice che lascia piacevolmente colpiti. E' delicata, graziosa e fragilissima. Due occhi (con lenti colorate) magnetici e una gamma di espressioni tutte ispirate alla grande diva da impersonare, eppure così naturali da sembrare proprie. Lei da sola vale metà del film.
Mi facevano notare, tra l'altro, quanto riuscita fosse una scena: al ritorno dalla gita fuori porta, dopo il primo bacio scambiato nudi tra le acque del fiume, Marilyn e Colin sono in macchina verso casa e, quando lui tenta di stringerle la mano, lei scosta la sua continuando a guardare fuori. E, proprio da fuori, la scorgiamo attraverso il finestrino, celata a più riprese dalla luce dei lampioni che si susseguono per la strada. Luci e ombre che riflettono uno stato d'animo inquieto, derivato dal vuoto che segue dopo tante emozioni forti, quando si realizza che si insegue qualcosa con tanta forza, ma non si riesce davvero ad afferrarlo (felicità? Tranquillità o pace interiore? A ognuno la sua interpretazione). Marilyn, consapevole del suo fascino sugli uomini, ottiene senza fatica le loro attenzioni e, sul momento, può godere di queste trasformandole in qualcosa di appagante per sé. Ma, appena terminato quell'istante, ritorna al sentimento di insoddisfazione che la divora, incapace di intraprendere (se non addirittura trovare) quella strada che la conduca ad una vera stabilità.
Non funzioneranno le pillole, né le schiere di ammiratori, men che meno l'aiuto dell'assistente Paula Strasberg/Zoë Wanamaker tanto rassicurante quanto accondiscendente a placare l'animo sperduto della diva che, contro ogni previsione, vedrà in Colin la possibilità di tranquillità che tanto va cercando. Anche se, per lui, sarà causa di non pochi guai (rottura con Lucy/Emma Watson e non poche grane sul set).
Bello, insomma, finalmente un biopic lineare e compatto, comprensibile sia nella trama che nella lingua (visto in inglese senza sottotitoli e, assicuro, non si perde un discorso). Avrebbe meritato più delle due sole nomination per gli attori (Williams e Branagh), considerata la buonissima qualità di fotografia e colonna sonora. I costumi sono davvero ben realizzati e, inutile dirlo, il trucco è funzionale alla riproduzione del personaggio.
Anche se dubito porterà a casa qualcosa, spero davvero che possa trionfare.
Consigli: Una pellicola che consiglio caldamente, specialmente a chi ama le biografie ben riuscite. Il ritratto di Marilyn non è bidimensionale e, anzi, la presenta con molteplici sfaccettature da cui emerge, più di tutto, la sua fragilità. Va visto principalmente per i bravissimi attori e la grande prova - passata a pieni voti - di Michelle Williams che conquista, finalmente, un ruolo stabile nel mondo del cinema di serie A.
Parola chiave: "The Prince and the Showgirl". Trailer
Ebbene, ci sono cascato anche io! Non era stato certo programmato, ma spronato dalla mitica Beatreccy (http://www.youtube.com/beatreccy), ho affrontato il mio primo appuntamento audio visivo nella storia di questo blog!
Effettivamente tra lo scrivere e il parlare c'è molta differenza, sia per la fatica sia per il tempo, quindi penso che ogni tanto potrà capitare che una recensione sarà più che scritta, narrata dal sottoscritto in prima persona. Eccitati?! Io un po', alla fine c'è ancora un bel po' di imbarazzo da superare, ma vedremo di farcela!
In ogni caso, per cominciare, mi sono fatto accompagnare in questa avventura dall'esperta yotuber e truccatrice Beatrice, in arte Beatreccy e, per gli amici, Bea. Lei sì che buca lo schermo! Spero gradirete la nostra recensione raccontata (ma anche urlata, mimata e assolutamente non troppo preparata!) del bellissimo "Un tram che si chiama desiderio", di cui già avevo scritto molto tempo fa. Un'ottima occasione per riprendere in mano una pellicola stupenda e ricordarsi perchè la adoro (adoriamo) così tanto! Ovviamente commenti, stelline e passaparola sono sempre graditi! Ogni consiglio, opinione, risposta che vorrete darmi sarà un'ottima opportunità per migliorare la prossima volta!
In occasione del primo mese di vita di questo blog, ieri ho rivisto per l'ennesima volta il mio film PREFERITO!
Film 32: "Un tram che si chiama desiderio" (1951) di Elia Kazan Visto: dal computer di casa Lingua: italiano/inglese Compagnia: nessuno Pensieri: Un capolavoro, si può dire? Non credo di esagerare. Non lo scrivo perchè è il mio film preferito, ma perchè essendo qualcosa di meraviglioso non poteva che diventarlo. E' una conseguenza (inevitabile).
Blanche DuBois fa visita alla sorella Stella, sposa di Stanley Kowalski (di origine polacca) e da poco incinta, a seguito di una crisi di nervi e una conseguente mancanza di salute. Non sa che quel viaggio le costerà la sua dignità, il rispetto degli altri e, soprattutto, la sanità mentale. E' un vero dramma in grande stile quello scritto da Tennessee Williams. C'è l'amore che rende ciechi, la prostituzione, l'omosessualità, lo stupro, il suicidio, l'amore disperato e proibito e la pazzia. Guardi questa pellicola e ne esci cambiato. Per me, almeno, è stato così. Devo ringraziare la prof di inglese dell'università che ha inserito questo film e l'opera teatrale da cui è tratto nel programma.
Innanzitutto c'è Vivien Leigh, la Rosella O'Hara di "Via col vento", che recita in maniera strepitosa nella parte di Blanche. Il suo è un personaggio difficile, troppo debole per affrontare un mondo fatto di ostilità che lei non sa fronteggiare adeguatamente. Sempre abituata a vivere fiancheggiata a qualcuno - prima nella proprietà di famiglia poi, morti tutti, in casa della sorella - è persa, e ce lo dimostrerà, se deve farsi strada da sola nella vita. E così cade in tentazione, sbaglia, si rialza, ma tutto al prezzo di un castello di bugie che nel finale le crolla addosso fino a regalarle la pazzia. E la Leigh porta la sua persona a vivere nel personaggio con un'intensità tale da far accapponare la pelle. Forse la personalità bipolare dell'attrice, famosa per i suoi cambi drastici d'umore, ha 'giovato' ad un personaggio instabile come quello di Blanche che cammina sempre sul filo del rasoio, al limite tra la ricerca della magia nella vita e la depressione da fallimento. Un personaggio talmente potente e autodistruttivo che, si dice, abbia causato gravissimi problemi di salute alla Leigh, già debole per la tubercolosi.
Ma la fragilità di Blanche è messa a durissima prova dalla sfacciata personalità di Stanley, rude e villano che ama, sì, Stella, ma in modi sicuramente originali. Non a caso Blanche lo descrive sempre in maniera colorita (gli da del caprone, lo paragona all'uomo preistorico munito di clava e, in inglese, si rivolge a lui sempre con il termine dispregiativo di 'polack'). D'altro canto Stanley la offende di continuo, mette in dubbio la sua onestà fin da subito per la questione dei soldi legati alla perdita della proprietà di famiglia a causa dei debiti. Questo continuo sospetto lo porteranno a cercare più informazioni riguardo a Blanche, fino a fargli scoprire la verità.
In questo contesto si inseriscono anche i due personaggi di contorno (entrambi premiati con l'Oscar per la loro interpretazione): Stella e Mitch, amico di Stanley e compagno di lavoro. Quest'ultimo, da subito interessato alla bella Blanche, le fa una corte spudorata a cui lei farà forte resistenza per mantenere il contegno sociale richiesto dall'epoca. Dimostrandosi impacciata ed inesperta, oltre che ingenua, gli fa credere di essere molto più rispettabile di quanto non sia. In realtà Blanche, dopo un matrimonio in giovane età con un ragazzo particolare (gay) che si uccide, comincia a bere e a frequentare uomini. La sua posizione di insegnante di inglese viene messa in discussione, poi, a seguito di una relazione clandestina con uno dei suoi alunni minorenni. Questo e il suo comportamento non esattamente esemplare la obbligano a lasciare la sua città. Per coprire queste pesanti verità, la donna si ricrea quella sé stessa che avrebbe sempre desiderato essere e rimanere in eterno: una giovane e desiderabile (non si fa mai vedere sotto luce diretta) ragazza dai modi raffinati e la reputazione impeccabile. Scoperte le sue menzogne si giustificherà dicendo che solo una linea o una via possono essere rette, non il cuore di un essere umano.
La sua debolezza, la solitudine e la tristezza che le aleggiano attorno ne fanno un personaggio fantasticamente drammatico. La sua necessità di apparire sempre fresca ed in ordine, giovane e bella è anticipatrice di una tendenza che oggi più che mai un must femminile. La dedizione cui lei dedica alla causa ha del maniacale e, insieme agli altri elementi, delineano una personalità fragile e disturbata, che necessiterebbe di un calore umano genuino. La possibilità di amore che Mitch le offre scompare in fretta una volta che Stanley gli spiffererà i segreti sulla donna che ama. Blanche, distrutta - e poi stuprata dallo stesso Stanley - impazzisce.
In questo disastro la sorella assiste impotente alla forza di suo marito e, soprattutto, è sopraffatta dall'amore che prova per lui. E' lei stessa una vittima di quella convenzione sociale che vuole l'uomo re della casa e la donna sua serva devota. Vorrebbe reagire, ma non solo non può... nemmeno ci riesce! Se Blanche è pazza allora forse lo stupro non è mai avvenuto. Ma chi può dirlo? I finali di film e opera teatrale differiscono, perchè la Warner Bros ha imposto a Kazan di 'addolcire' i toni, altrimenti il rischio sarebbe stato quello di inimicarsi il pubblico.
In un turbine di emozioni, lacrime e pelle d'oca ho assistito nuovamente a questa pellicola riscoprendone parti che avevo dimenticato. Memorabili i momenti della confessione di Blanche a Mitch (trascrivo in inglese):
Mitch: "Didn't you stay at a hotel called the Flamingo?
Blanche: "Flamingo? No! Tarantula was the name of it. I stayed at a hotel called Tarantula Arms"
M: "Tarantula Arms?"
B: "Yes , a big spider. That's where I brought my victims. Yes. I have had many meetings with strangers".
Oppure, nel finale, lo struggente momento in cui tutta la sensibilità di Blanche contrapposta alla durezza della vita con cui si è scontrata vengono distillate in una frase sconcertante che lei rivolge all'uomo del manicomio: B: "Whoever you are... I have always depended on the kindness... of strangers".
Commovente e, forse, alle 4 del mattino anche un po' destabilizzante, ho rivissuto con totale immersione nel film tutta la drammatica esperienza cui "Un tram che si chiama desiderio" conduce. Semplicemente fantastico.
Una provocazione finale: Blanche è sempre lavata e profumata, pettinata e laccata, biondissima, con lunghe unghie smaltate e vestiti seducenti, aderenti e trasparenti, pieni di fronzoli, drappi e decorazioni. Un'ava delle drag queen?
ps. Questo film ha vinto numerosi premi. I principali: Coppa Volpi a Venezia per la Leigh; 4 Oscar vinti (attrice protagonista, attore e attrice non protagonisti e scenografie) e altre 8 nomination tra cui la prima per Brando, miglior film, colonna sonora, regia, sceneggiatura; 1 Golden Globe a Kim Hunter per l'interpretazione di Stella.
Film 32 - Un tram che si chiama desiderio Film 1962 - A Streetcar Named Desire Consigli: E' il mio film preferito. L'unico consiglio che posso dare è quello di vederlo ASSOLUTAMENTE! Parola chiave: Belle Reve