venerdì 9 gennaio 2015

Film 853 - L'amore bugiardo - Gone Girl

Uno dei titoli che aspettavo con più interesse e per il quale avevo non poche aspettative.

Film 853: "L'amore bugiardo - Gone Girl" (2014) di David Fincher
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: Ho sempre avuto un debole per David Fincher, culminato in passione dopo "Il curioso caso di Benjamin Button". Anche per questo film ero piuttosto ben disposto, sia perché era un nuovo titolo del regista, sia perché le critiche suggerivano davvero un buon risultato (anche se poi troppe aspettative creano quasi sempre una discreta delusione).
In questo caso, invece, per quanto mi riguarda si è verificato il contrario: "Gone Girl" è un fiume in piena, un thriller brillante pieno di colpi di scena, di sottotrame che si ribaltano, si intrecciano e formano una storia avvincente e controversa di cui non si vuole perdere nemmeno un passaggio.
Chiaramente il merito non può che essere condiviso con Gillian Flynn, qui sceneggiatore, ma in partenza autore del romanzo (in Italia dal titolo "L'amore bugiardo") da cui questa pellicola è tratta. La sua storia, così ben articolata e architettata è un piacere da seguire, esempio di racconto da cui farsi volentieri trascinare e trasportare, capace di scatenare dibattiti, ipotesi e interpretazioni, capace di lasciare sorpreso e sconvolto lo spettatore che proprio quell'aspetto lì, quell'inaspettata svolta non se li aspettava.
Personalmente ho trovato "Gone Girl" davvero ben fatto, uno dei pochi titoli di questa stagione che mi ha veramente convinto e lasciato con il desiderio di rivederlo quanto prima. Ben Affleck conduce quasi in solitaria questa storia, protagonista suo malgrado della psicopatica moglie e del suo folle piano per farlo incolpare del suo omicidio. Quest'ultima fuori di testa è magistralmente interpretata da colei che mai avrei immaginato perfetta per il ruolo, ovvero Rosamund Pike (già candidata ai Golden Globe e che spero bisserà con la nomination all'Oscar). L'attrice inglese, dopo numerosi ruoli minori, qualche blockbuster e uno 007, finalmente riesce a conquistarsi il ruolo di protagonista in una produzione che conta, giocandosi un tutto per tutto che è fin da subito una scommessa vinta. Chiaramente il suo personaggio è qualcosa di magnificamente inquietante - e ciò agevola -, ma bisogna davvero riconoscerle di essere riuscita a tirare fuori una Amy Dunne coi fiocchi. Al povero marito Nick, quindi, non resterà che, perlomeno all'inizio, restare a guardare.
E allora il nostro ragazzone buono ma fedifrago, come farà a salvarsi da un'accusa di omicidio che si fa sempre più pressante, nonostante lui e noi sappiamo perfettamente che, atteggiamento da GGG (grande gigante gentile) a parte, è stato solamente incastrato? Ah, signori, il come non si può dire, ma di sicuro vale la pena di scoprirlo!
In tutto questo turbinio di emozioni, accuse, trame e trip mentali non da poco, si sviscererà bene in profondità la storia d'amore apparentemente perfetta dei due coniugi Dunne, esseri che parrebbero appartenersi come pochi sulla terra, affini e innamorati come solo il racconto personalissimo dal diario di Amy ci potrà raccontare. Lo stesso diario che finirà con l'essere la prova della distruzione da parte di Nick del tanto decantato perfetto idillio, manoscritto che consegnerà alla polizia tutti i dettagli necessari di una violenza domestica tra il fisico e lo psicologico. Il Detective Rhonda Boney (Kim Dickens) raccoglierà tutti gli indizi sapientemente posizionati da Amy, fino a quando anche lei comincerà a porsi delle domande con la sua testa.
In tutto questo bel casino, ci sono da aggiungere alcuni aspetti di contorno che rendono ancora più interessante la vicenda. Innanzitutto c'è la questione dei media e della costruzione del caso. Proprio come "Nightcrawler" mi aveva appena mostrato, il nuovo giornalismo d'assalto, figlio di un voyeurismo pubblico di cui è schiavo quotidiano, spinge le news a passare dalla natura prettamente informativa cui sarebbe lo scopo a un'appiccicosa morbosità la cui unica utilità è quella di richiamare l'attenzione del pubblico su chi quella news l'ha costruita. Per farla più semplice: "L'amore bugiardo - Gone Girl" descrive alla perfezione come i media (tv, giornali e, uscendo dalla fiction, il cinema) delineino le notizie, ci ricamino sopra, le screditino o ci diano peso, le ribaltino, le cestinino. Il gioco della costruzione del caso, della messa in scena pubblica, dell'opinione di ognuno come opinione che conta, della lapidazione a priori, dello sproloquio senza prove: tutto qui è presentato in maniera realistica, plausibile e drammatica. Nick è messo alla conga per colpa di un sorriso, è considerato troppo disinvolto per uno la cui moglie adorata è appena scomparsa. Eppure basta un'intervista, l'ammissione del peccato e la redenzione, ed ecco che l'opinione del pubblico sovrano si ribalta, si schiera all'opposto e in contrapposizione a tutto cil che prima era stato detto e fatto. Al giorno d'oggi questo è il quotidiano e bisogna solo pregare di non finire in mezzo a questo perverso meccanismo senza uscita.
In secondo luogo c'è l'approfondimento personale dei personaggi, che è davvero ben fatto. Amy è una ragazza evidentemente disturbata, una che deve aver sofferto per essere arrivata ad una tale concezione malata delle relazioni personali. Non credo sia un caso che la ragazza, nella storia, sia anche la "Amazing Amy" di un popolare libro per bambini scritto dai suoi genitori. La protagonista del libro è Amy, con la differenza che è migliore di lei. Più perfetta, astratta e, probabilmente, più amata. Questo non può non creare nella donna vera, imperfetta ma reale, qualche problematica.
Dall'altra parte la figura di Nick è altrettanto interessante. E' un ragazzo tranquillo, di certo meno intricato e calcolatore e pare genuino nei suoi sentimenti. Capiamo subito che è innocente, non c'è i sogno che la storia ce lo confermi. Eppure cos'è che, nella storia, la gente non vede e non capisce di lui? Come dicevo prima, Nick sorride, è gentile con chi gli dimostra affetto e lo aiuta e, fatale, ha già commesso l'errore di tradire la moglie con una soda ragazzina sempliciotta. E allora, mancando Amy e prove che suggeriscano il contrario, non rimane che interpretare quel sorriso come espressione di serenità e tranquillità, quasi sdrammatizzazione involontaria di una situazione pericolosa alla quale si è scampati. Da lì a ritenere interessate le attenzioni che riserva alle vicine gentili con lui, o stranamente inusuale che non conosca il tipo sanguigno della moglie o che amiche frequenti il passo è breve.
E allora, per terminare questo sproloquio, cosa posso dire di "Gone Girl"? Come si capisce, mi è davvero piaciuto, soprattutto perché mi ha sorpreso con i suoi molteplici risvolti, l'ottima caratterizzazione dei personaggi e la geniale architettura che struttura la trama e la sorregge alla perfezione. Questo film è solido e ben fatto, ha la regia di un maestro e la fortuna di avere un ottimo cast (anche Neil Patrick Harris, Tyler Perry e Sela Ward). Inoltre l'inizialmente solo curiosa collaborazione tra Fincher e Trent Reznor e Atticus Ross per quanto riguarda la colonna sonora è, invece, sempre di più uno dei valori aggiunti alle pellicole del regista.
Insomma, un bel film. Teso, adrenalinico e sorprendente.
Ps. 4 candidature ai Golden Globes 2015: Miglior attrice drammatica, regia, sceneggiatura e colonna sonora.
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Box Office: $362.3 milioni
Consigli: Incasso da blockbuster, Reese Witherspoon (a sopresa) alla produzione, una storia veramente ben pensata e scritta, la grande mano di Fincher e due protagonisti (Ben Affleck, Rosamund Pike) che in questo caso fanno davvero la differenza. "Gone Girl" è un thriller teso, pieno di indizi che conducono esattamente dove la storia finirà per cambiare prospettiva, è cruento e scioccante, ha un finale a sorpresa e una discreta dose di scene di nudo. Non è difficile capire, quindi, che non si tratta esattamente di un film per tutti. Agli altri, invece, dico: guardatelo, ne vale la pena.
Parola chiave: Apparenza.

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

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