Non vedevo l'ora che uscisse anche da noi per fiondarmi al cinema! Poi, tra una scadenza e l'altra, il viaggio al nord e la consegna della tesi, non ero riuscito a sincronizzarmi con gli impegni. La soluzione l'ha portata un cinema parrocchiale che, grazie al cielo, ha deciso di proporre la visione anche per chi, come me, era decisamente in ritardo...
Film 1248: "I magnifici 7" (2016) di Antoine Fuqua
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Avevo paura, temevo davvero che questo film potesse proporre un western alla "Wild Wild West", un misto di cliché e di una tecnologia che neanche "Ritorno al futuro", ma fortunatamente sono stato smentito. Perché lo devo proprio ammettere: "I magnifici 7" è stato una bella sorpresa!
Bisogna anche dire che dal connubio Antoine Fuqua-Denzel Washington non mi aspettavo decisamente scintille, dato che non sono un fan della loro precedente collaborazione ("The Equalizer - Il vendicatore"), invece ero semplicemente partito prevenuto, dato che il regista evita quelle attitudini da action commerciale e confeziona un remake del classico di Kurosawa che mi pare di dignitoso rispetto. Poi, certo, rimane un tentativo di blockbuster - solo parzialmente riuscito -, un esperimento multietnico che prova a rilanciare il genere western tra il grande pubblico facendo leva su un cast particolarmente interessante e, appunto, un attore protagonista abituato a numerosi successi commerciali. Qui il botto c'è stato, ma è scemato troppo in fretta: esordio al #1 del box office americano con $35.7 milioni incassati nel primo weekend d'uscita, ma non si può davvero dire che l'incasso globale riesca a coprire i 90 milioni di budget a cui non sono assommati i costi del marketing. In ogni caso in parte la magia è riuscita.
Quello che ho davvero apprezzato di questo "The Magnificent Seven" sono certamente il cast, così eterogeneo ed azzeccato, e le scene d'azione che, combinate ad un montaggio efficace, risultato particolarmente spettacolari e realistiche. Molto realistiche, tanto che a volte ho un po' fatica a non provare un certo senso di angoscia. La regia di Fuqua è funzionale e in linea con il western, mi pare addirittura citi, quando non omaggi, le consuetudini ormai "istituzionalizzate": certe inquadrature, carrelli, spazi dedicati al paesaggio. Tutto in linea con la ricostruzione di un'idea, di una mitologia che da molto tempo fatica a catturare l'attenzione di un pubblico ormai forse troppo concentrato su altro, molta commedia, molti cartoon e molti effetti speciali. Che qui non mancano, come lo humor, ma sono semplicemente funzionali a un racconto, a una storia che parla di vendetta, giustizia e atti eroici, del sacrificio e del valore di onore e parola data. Ultimamente si fatica a riscontrare questi elementi, così mixati, all'interno delle trame e comunque decisamente non così in primo piano nelle storie. Del resto era inevitabile: non solo si tratta del remake di una pellicola di oltre 60 anni fa, ma si racconta anche la vicenda di 7 personaggi che mettono da parte se stessi e si sacrificano per una giusta causa più grande di loro. Ovvero l'unico modo per diventare davvero magnifici.
Cast: Denzel Washington, Chris Pratt, Ethan Hawke, Vincent D'Onofrio, Byung-hun Lee, Manuel Garcia-Rulfo, Martin Sensmeier, Peter Sarsgaard, Haley Bennett, Matt Bomer, Luke Grimes, Cam Gigandet.
Box Office: $160.7 milioni
Consigli: Un titolo dalla doppia anima che tenta di rivedere il classico "I sette samurai" spostandolo dal Giappone al west americano e, soprattutto, rivestendolo dei toni commerciali. In realtà l'anima mainstream di questa pellicola è meno spiccata di quanto non potrebbe sembrare a una prima occhiata e il risultato finale è particolarmente riuscito (almeno per che, ammetto, non ho visto l'originale da cui è tratto). Un film molto violento, pieno zeppo di sparatorie, esplosioni e, inevitabilmente, morti, ma per chi apprezza o comunque non si lascia intimorire dalla violenza particolarmente realistica, una piacevole sorpresa che vive dell'ottimo ritmo del secondo tempo e di un cast eterogeneo e davvero per caratterizzato (impossibile non provare simpatia per Jack Horne/Vincent D'Onofrio). Certo, non un titolo per tutte le serate, ma sicuramente una scelta che lascia soddisfatti. Oltre che l'omaggio a un classico che, a questo punto, viene davvero la voglia di riscoprire.
Parola chiave: Rose Creek.
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