venerdì 27 marzo 2020

Film 1852 - Richard Jewell

Intro: Ammetto che non ci fossero, per me, troppe attività ludiche in quel di Ushuaia. Una di queste è stata sicuramente l'andare al cinema nel multiplex alle porte della città argentina, un appuntamento settimanale che mi ha tenuto non poca compagnia nell'arco dei tre mesi che ho passato in Terra del Fuoco. Un pomeriggio ho proposto alla mia amica Claudia di accompagnarmici, avendo trovato il titolo perfetto per accontentare entrambi, io fan di Clint Eastwood e lei appassionata di pellicole basate su storie vere.
Film 1852: "Richard Jewell" (2019) di Clint Eastwood
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Claudia
In sintesi: sembra che Eastwood ultimamente si stia concentrando sulla figura dell'eroe, analizzandola da vari punti di vista. C'è stato l'eroe patriottico con il fucile in mano di "American Sniper", quello che previene una catastrofe grazie a nervi freddi e lucidità di "Sully" e quello rappresentato qui, eroe e martire di una vicenda che ha a dir poco dell'incredibile.
La storia di "Richard Jewell" è surreale e difficile da digerire ed Eastwood la presenta senza esclusione di colpi, anche se i toni sono sempre pacati e, per certi versi, gentili. Saranno il contegno e la dedizione di Jewell o la sua incredibile capacità di piegarsi al destino - che sembra volerlo vedere fallire a tutti i costi - pur non rinunciando mai ai suoi valori e alla sua etica, di fatto questa pellicola potenzialmente tragica per toni e narrazione è, in realtà, estremamente pacata. Devo dire che, da un certo punto di vista, l'approccio al racconto mi ha ricordato molto quello dello stesso "Sully" o di "Gran Torino" o ancora del più recente "The Mule", tutte storie che sarebbero potute essere state raccontate in tonalità ben più drammatiche e sensazionalistiche e, invece, scelgono un approccio più moderato, non gridato, il tutto per un risultato finale che, forse proprio per questo, è ancora più potente. Magari "Richard Jewell" avrebbe necessitato di un minimo di pepe in più - se così si può dire -, di una spinta adrenalinica che infuocasse anche il pubblico meno affezionato alle opere più recenti del grandissimo Eastwood. Personalmente ho trovato questo prodotto efficace e ben realizzato, anche se il risultato al box-office è stato estremamente deludente ($45 milioni solo per produrre la pellicola), con uno degli esordi al botteghino americano più disastrosi di sempre. D'altronde, stritolato tra una marea di sequel e una data di uscita (13 dicembre) che richiama un pubblico attratto più dallo svago che dall'impegno, il film ha finito per perdere di visibilità. Ed è un peccato, perché si tratta di un buon prodotto che non manca di far riflettere - specialmente sul ruolo rivestito dai media nella società odierna - e mettere a fuoco una storia vera che, altrimenti, per molti sarebbe rimasta sconosciuta. Buon cast e ottime performance di Paul Walter Hauser, qui nel ruolo di protagonista, e una Kathy Bates che ci ricorda ancora una volta perché sia una tra le migliori attrici in circolazione.
Cast: Paul Walter Hauser, Sam Rockwell, Kathy Bates, Jon Hamm, Olivia Wilde, Nina Arianda, Ian Gomez.
Box Office: $43.6 milioni
Vale o non vale: Chi ama i recenti lavori di Eastwood dovrebbe rimanere soddisfatto anche da questo nuovo titolo, un buon prodotto di qualità capace di interessare lo spettatore e lasciarlo con non poco su cui riflettere a fine visione. Non un film per ogni occasione, ma sicuramente una scelta da considerare quando si sia alla ricerca di una pellicola non solo ben fatta e interessante, ma capace anche di proporre allo spettatore spunti di riflessione e perché no, anche per un'autoanalisi. Lo consiglio.
Premi: Candidato all'Oscar e al Golden Globe per la Miglior attrice non protagonista.
Parola chiave: Media.

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

1 commento:

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