Intro: Volevo recuperarlo in qualche modo, poi ho scoperto che lo davano già su Netflix e non ho perso tempo.
Film 1839: "Marriage Story" (2019) di Noah Baumbach
Visto: dalla tv di Eric
Lingua: inglese
Compagnia: Eric
In sintesi: Adam Driver l'ha descritta come una storia d'amore sul divorzio e forse la descrizione non è nemmeno tanto sbagliata. "Marriage Story" ha un approccio molto americano alla gestione di una separazione (inizialmente) consensuale e porta in scena tutto un teatrino di avvocati, aspettative, scelte e dolori personali che caricano il racconto di una connotazione a tratti drammatica e pesante, ma che rende bene l'idea di cosa possa voler dire lasciarsi al giorno d'oggi - e in quel contesto - quando ci sia anche un figlio di mezzo.
Il film di Baumbach analizza scrupolosamente ogni fase della separazione e ne descrive ampiamente ogni momento, dalla terapia di coppia alle udienze, dai bei momenti in cui tutto andava ancora bene a come il tutto vada a finire, per due ore e un quarto intense e a volte anche molto belle, anche se nell'insieme non posso dire che questa pellicola mi abbia conquistato. Johansson e Driver sono bravi - specialmente il secondo, la prima in alcuni passaggi mi è sembrata un po' costruita -, ma in ogni caso non mi trovo d'accordo sulla scelta di consegnare a Dern il suo primo Oscar per un ruolo che, tutto sommato, non è così indimenticabile. La figura dell'avvocato è chiave in un racconto che sviscera così dettagliatamente gli step di un divorzio, eppure non c'è stato un momento in cui mi sono sentito colpito dal personaggio di Nora Fanshaw, né mai ho sentito il desiderio di vederla di più sullo schermo. Tra i vari ruoli in lizza quest'anno avrei sicuramente privilegiato interpretazioni come quelle di Florence Pugh ("Little Women"), Kathy Bates (stupenda in "Richard Jewell") o la stessa Johansson che in "Jojo Rabbit" ha una parte meravigliosa.
Ciò detto "Marriage Story" rimane un prodotto interessante e certamente figlio dei suoi tempi, concentratissimo a snocciolare momento dopo momento ansie, preoccupazioni, dolori e riappacificamenti di una storia d'amore che si sgretola e due esseri umani che cercano di ricordarsi cosa li ha fatti avvicinare, innamorare inizialmente. Questo tipo di storie non sono mai facili da raccontare, anche perché sempre molto personali, per cui mi limito a dire che, personalmente, ho trovato il racconto a tratti macchinoso, a volte poco efficace - per non dire poco credibile -, anche se tutto sommato non mi pento della visione.
Cast: Scarlett Johansson, Adam Driver, Laura Dern, Alan Alda, Ray Liotta, Julie Hagerty, Merritt Wever.
Box Office: $2.3 milioni
Vale o non vale: Non esattamente un film per una serata di svago in casa (e di serate in casa al momento ne abbiamo a iosa). Come ho già detto, non mi pento di averlo visto, si tratta di un prodotto che ha offerto un'ottima piattaforma a Scarlett Johansson per dimostrare il suo valore di attrice globale, ma onestamente non credo lo rivedrei. Di Baumbach fino ad ora ho visto solamente "While We're Young" che non mi è nemmeno piaciuto, per cui a parte dire che mi pare il suo stile sia leggermente nevrotico per quello che ho visto fin qui, altro non posso aggiungere.
Detto ciò, "Marriage Story" ricorda un "Kramer vs. Kramer" di questa generazione (tra l'altro i due poster si ricordano molto).
Premi: Candidato a 6 Oscar e 6 Golden Globes per Miglior film, sceneggiatura, attore protagonista, attrice protagonista, colonna sonora e attrice non protagonista per la quale, in entrambi i casi, la Dern ha vinto. Quest'ultima si è portata a casa anche il BAFTA, unica vittoria su 5 nomination (sceneggiatura, casting, e attori protagonisti).
Parola chiave: Avvocati.
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi
Film 1839: "Marriage Story" (2019) di Noah Baumbach
Visto: dalla tv di Eric
Lingua: inglese
Compagnia: Eric
In sintesi: Adam Driver l'ha descritta come una storia d'amore sul divorzio e forse la descrizione non è nemmeno tanto sbagliata. "Marriage Story" ha un approccio molto americano alla gestione di una separazione (inizialmente) consensuale e porta in scena tutto un teatrino di avvocati, aspettative, scelte e dolori personali che caricano il racconto di una connotazione a tratti drammatica e pesante, ma che rende bene l'idea di cosa possa voler dire lasciarsi al giorno d'oggi - e in quel contesto - quando ci sia anche un figlio di mezzo.
Il film di Baumbach analizza scrupolosamente ogni fase della separazione e ne descrive ampiamente ogni momento, dalla terapia di coppia alle udienze, dai bei momenti in cui tutto andava ancora bene a come il tutto vada a finire, per due ore e un quarto intense e a volte anche molto belle, anche se nell'insieme non posso dire che questa pellicola mi abbia conquistato. Johansson e Driver sono bravi - specialmente il secondo, la prima in alcuni passaggi mi è sembrata un po' costruita -, ma in ogni caso non mi trovo d'accordo sulla scelta di consegnare a Dern il suo primo Oscar per un ruolo che, tutto sommato, non è così indimenticabile. La figura dell'avvocato è chiave in un racconto che sviscera così dettagliatamente gli step di un divorzio, eppure non c'è stato un momento in cui mi sono sentito colpito dal personaggio di Nora Fanshaw, né mai ho sentito il desiderio di vederla di più sullo schermo. Tra i vari ruoli in lizza quest'anno avrei sicuramente privilegiato interpretazioni come quelle di Florence Pugh ("Little Women"), Kathy Bates (stupenda in "Richard Jewell") o la stessa Johansson che in "Jojo Rabbit" ha una parte meravigliosa.
Ciò detto "Marriage Story" rimane un prodotto interessante e certamente figlio dei suoi tempi, concentratissimo a snocciolare momento dopo momento ansie, preoccupazioni, dolori e riappacificamenti di una storia d'amore che si sgretola e due esseri umani che cercano di ricordarsi cosa li ha fatti avvicinare, innamorare inizialmente. Questo tipo di storie non sono mai facili da raccontare, anche perché sempre molto personali, per cui mi limito a dire che, personalmente, ho trovato il racconto a tratti macchinoso, a volte poco efficace - per non dire poco credibile -, anche se tutto sommato non mi pento della visione.
Cast: Scarlett Johansson, Adam Driver, Laura Dern, Alan Alda, Ray Liotta, Julie Hagerty, Merritt Wever.
Box Office: $2.3 milioni
Vale o non vale: Non esattamente un film per una serata di svago in casa (e di serate in casa al momento ne abbiamo a iosa). Come ho già detto, non mi pento di averlo visto, si tratta di un prodotto che ha offerto un'ottima piattaforma a Scarlett Johansson per dimostrare il suo valore di attrice globale, ma onestamente non credo lo rivedrei. Di Baumbach fino ad ora ho visto solamente "While We're Young" che non mi è nemmeno piaciuto, per cui a parte dire che mi pare il suo stile sia leggermente nevrotico per quello che ho visto fin qui, altro non posso aggiungere.
Detto ciò, "Marriage Story" ricorda un "Kramer vs. Kramer" di questa generazione (tra l'altro i due poster si ricordano molto).
Premi: Candidato a 6 Oscar e 6 Golden Globes per Miglior film, sceneggiatura, attore protagonista, attrice protagonista, colonna sonora e attrice non protagonista per la quale, in entrambi i casi, la Dern ha vinto. Quest'ultima si è portata a casa anche il BAFTA, unica vittoria su 5 nomination (sceneggiatura, casting, e attori protagonisti).
Parola chiave: Avvocati.
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RispondiEliminaLoro due sono magnifici ma il film non ha toccato le mie corde come speravo.
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