Visualizzazione post con etichetta Allen Leech. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Allen Leech. Mostra tutti i post

giovedì 5 maggio 2022

Film 2106 - Downton Abbey: A New Era

Intro: Lunedì scorso qui in Irlanda era festa, per cui dopo una giornata a poltrire, ho deciso di farmi un regalo e andare (finalmente di nuovo) al cinema per vedere questa pellicola che attendevo da mesi!

Film 2106: "Downton Abbey: A New Era" (2022) di Simon Curtis
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: devo dire che avessi un po' di timore rispetto a questo sequel di una delle serie degli ultimi anni che ho amato di più. Fortunatamente, in parte, non ce n'era motivo.
Questo secondo "Downton Abbey" cinematografico funziona abbastanza bene, anche se a tratti è troppo ricco di avvenimenti. Si fatica a tenere il passo (o a riprendere fiato). Dall'inizio alla fine è un nonstop di accadimenti, tra ville e viaggi in Francia, film muti e l'avvento del sonoro, nuovi e vecchi amori, malattie misteriose, matrimoni, funerali, eredità, riparazioni al tetto e chi più ne ha più ne metta.
Ammetto che l'inizio della pellicola sia un po' affrettato, ma una volta superato il primo atto e la messa in moto di tutti i meccanismi narrativi per tutto il collettivo di personaggi, la storia ritrova il suo solito ritmo e le cose riprendono a funzionare. Non c'è da sorprendersi, comunque, considerato che negli anni la complessità narrativo di questa saga è andata solo ad aumentare, specialmente per l'inclusione di trame secondarie che coinvolgono personaggi minori. Poco male, in ogni caso, si ama "Downton" anche per il meraviglioso cast.
La sensazione che ho avuto con questa pellicola è che (finalmente) la storia parrebbe essere giunta al termine. Praticamente siamo arrivati al punto in cui chiunque nella storia ha trovato la sua strada o il suo posto, tra happy ending più o meno evidenti per tutti, per cui da un lato spero che non si senta il bisogno di tirare in ballo un terzo capitolo che andrebbe solo a smuovere un finale che, in fin dei conti, va già bene così. "Downton Abbey: A New Era" sarebbe un buonissimo addio. Ps. Curiosamente, è un periodo in cui mi ritrovo costantemente riportato al ricordo di questa serie: al momento sto guardando contemporaneamente "The Gilded Age", ideato e scritto da Julian Fellowes (il creatore di "Downton Abbey" e sceneggiatore di questo film) e "Anatomy of a Scandal" con protagonista Michelle Dockery, nientemeno che la nostra Lady Mary.
Film 1829 - Downton Abbey
Film 2106 - Downton Abbey: A New Era
Cast: Hugh Bonneville, Elizabeth McGovern, Maggie Smith, Michelle Dockery, Laura Carmichael, Jim Carter, Phyllis Logan, Penelope Wilton, Allen Leech, Joanne Froggatt, Robert James-Collier, Hugh Dancy, Imelda Staunton, Dominic West, Sophie McShera, Raquel Cassidy, Paul Copley, Jonathan Coy, Brendan Coyle, Tuppence Middleton, Lesley Nicol, Jonathan Zaccaï, Kevin Doyle, Michael Fox, Laura Haddock.
Box Office: $70.9 milioni (ad oggi)
Vale o non vale: Un prodotto principalmente per i fan, "Downton Abbey: A New Era" risulterebbe incomprensibile a chiunque non abbia idea di cosa sia successo prima (e anche io ho faticato a ricordare certi sviluppi precedenti). L'atmosfera è quella di sempre, i personaggi quelli che si amano e la storia porta avanti quanto basta il racconto fino a condurlo ad una conclusione che sa di finale anche per questa saga. Ciao "Downton"? Fosse così, questo sequel non lascia l'amaro in bocca.
Premi: /
Parola chiave: Film.
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

lunedì 27 settembre 2021

Film 1829 - Downton Abbey

Intro: L'ho recuperato non appena ho potuto, praticamente forzato Eric a vederlo insieme anche se lui non aveva mai visto la serie prima.

Film 1829: "Downton Abbey" (2019) di Michael Engler
Visto: dalla tv di casa
Lingua: inglese
Compagnia: Eric
In sintesi: onestamente mi sarei aspettato per questo episodio cinematografico della serie creata da Julian Fellowes (lo stesso di "Gosford Park", per cui ha vinto l'Oscar per la Miglior sceneggiatura originale) un'accoglienza più calorosa da parte dell'Academy, non tanto nelle categorie attoriali, quanto per quelle tecniche. E' innegabile che costumi, set e acconciature siano di altissimo livello, per cui mi sarei aspettato quantomeno delle candidature che, però, non si sono verificate.
Al di là del mio disappunto, comunque, bisogna dire che il "Downton Abbey" pellicola funziona e non solo è in grado di capitalizzare su quell'effeto nostalgia comune ad ogni progetto esportato da un medium ad un altro, ma riesce anche a non disattendere le attese.
In tutta onestà credo che questo sia principalmente dovuto al fatto che, diversamente da altri prodotti inizialmente concepiti per la televisione, "Downton Abbey" presentasse già in origine un "aspetto" più cinematografico, con singoli episodi della durata media di un'ora. Se penso a serie tv perfette a cui sono corrisposti adattamenti cinematografici tutt'altro che entusiasmanti - penso a "Sex & the City" per dirne una - non posso fare a meno di ricollegare almeno in parte l'insoddisfacente risultato finale alla difficoltà di esportare un format di 20-30 minuti per tentare di spalmarlo su un paio d'ore di film. Qui, chiaramente il problema non si è verificato perché ad essere onesti ogni episodio di "Downton" sembrava già un piccolo film di per sé.
Scavalcato il grande ostacolo della trasposizione tv-cinema - e con alla sceneggiatura sempre il grande Fellowes che non molla, giustamente, la sua creatura - il resto della magia è venuta naturalmente: il cast è lo stesso a cui si sono aggiunti un paio di nomi che contanto (Imelda Staunton, Matthew Goode), i toni e le atmosfere sono gli stessi, le musiche di John Lunn sono le stesse e via dicendo.
Insomma, non voglio dire che fosse un successo annunciato - anzi, a dire il vero io da mega fan della serie avevo un po' timore - però va ammesso che fin da subito "Downton Abbey" avesse le carte in regola per risultare un piccolo successo. E così è stato.
Film 1829 - Downton Abbey
Film 2106 - Downton Abbey: A New Era
Cast: Hugh Bonneville, Jim Carter, Michelle Dockery, Elizabeth McGovern, Maggie Smith, Imelda Staunton, Penelope Wilton, Laura Carmichael, Brendan Coyle, Joanne Froggatt, Matthew Goode, Robert James-Collierm Allen Leech, Phyllis Logan, Sophie McShera, Lesley Nicol, Kevin Doyle, Michael C. Fox, Geraldine James.
Box Office: $194.3 milioni
Vale o non vale: Per tutti i fan della serie è assolutamente una pellicola imperdibile! A maggior ragione perché il sequel, "Downton Abbey: A New Era", è in uscita il 18 marzo 2022.
Premi: /
Parola chiave: Visita reale.

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

venerdì 15 gennaio 2021

Film 1779 - Grand Piano

Intro: L'avevo scaricato per vederlo con Cobi, ma non c'era stata occasione, per cui l'ho guardato non appena tornato ad Auckland.
Film 1779: "Grand Piano" (2013) di Eugenio Mira
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: mi era tornata voglia di rivedere questo film che, a suo tempo, avevo guardato al cinema. C'è qualcosa in questo "Grand Piano" che mi ricorda molto le atmosfere tese alla Hitchcock e, nonostante la storia non sia particolarmente originale, trovo che l'esecuzione sia particolarmente riuscita e il tono generale della storia azzeccato.
Teso dall'inizio alla fine, capace di bilanciare bene i momenti di pathos con quelli adrenalinici, questa pellicola è un mio personale gioiellino nascosto che ho rivisto con estremo piacere e mia ha lasciato nuovamente soddisfatto. E Elijah Wood, con la sua classica espressione da cane bastonato e spaesato resa tanto popolare grazie al Frodo de "Il signore degli anelli", qui è di nuovo un perfetto protagonista.
Film 693 - Il ricatto
Film 1779 - Grand Piano
Cast: Elijah Wood, John Cusack, Tamsin Egerton, Kerry Bishé, Alex Winter, Allen Leech, Don McManus.
Box Office: $1,618,085
Vale o non vale: Un buon thriller, meno scontato di quanto quanto ci si aspetterebbe, "Grand Piano" funziona principalmente per il suo ritmo incalzante e un'estetica intrigante che concepisce ogni inquadratura con una precisione totalmente votata all'estetica complessiva del progetto. Forse la storia risente di un antagonista troppo da film d'azione hollywoodiano - per il cui ruolo non avrei francamente puntato su John Cusack - anche se tutto sommato il film funziona in generale molto bene. E, sopresa, la sceneggiatura è di Damien Chazelle. Da vedere.
Premi: /
Parola chiave: Chiave.
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

domenica 15 dicembre 2019

Film 1691 - Bohemian Rhapsody

Intro: Quanti avrebbero scommesso su un cesso così clamoroso per questa pellicola? Io no di sicuro, lo ammetto. E, invece, i fans dei Queen erano all'ascolto...
Film 1691: "Bohemian Rhapsody" (2018) di Bryan Singer
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: Raiti
In sintesi: non sono uscito dal cinema soddisfatto. Ho trovato "Bohemian Rhapsody" molto glam e intrigante per quanto riguarda la storia che racconta, ma rispetto alla la realizzazione in sé, mi è sembrato più un buon film per la tv che un prodotto per il cinema. Recentemente ne ho rivisto qualche pezzo e, seppur ancora convinto che la realizzazione potesse essere meno "di plastica", ho parzialmente rivisto la mia opinione. E' innegabile che questa pellicola porti con sé una carica trascinante, il che è principalmente dovuto al mostruoso repertorio dei Queen, e il risultato finale, per quanto semplicistico, porta comunque al pubblico la storia di una delle personalità della musica più influente di tutti i tempi. Avrei gradito un approccio meno naif relativamente all'ascesa verso il successo della band - qui praticamente data per scontata - e un più aperto approccio alla questione omosessuale, detto questo, Rami Malek porta sulle sue spalle tutto il peso di questa operazione e lo fa magnificamente, tanto che a volte ci si chiede se non sia veramente Mercury. A lui il merito di dare al grande artista la profondità e la visibilità che merita.
Rimane il fatto che, una volta dato tutto il merito del caso al protagonista, alle canzoni, al personaggio, di "Bohemian Rhapsody" resta molto poco: i comprimari sono trasparenti e mancano di approfondimento e la sceneggiatura si prende poche responsabilità e pare più si limiti a mettere in fila una serie di eventi che raccontare la vita di un uomo e un artista. Poi, per carità, il film ha funzionato lo stesso, richiamando orde di fan al cinema e spingendo la musica della band nuovamente in cima alle classifiche, per cui commercialmente questo prodotto è stato un trionfo; dal punto di vista della qualità, però, si sarebbe potuto fare di più (non condivido assolutamente la nomination all'Oscar come Miglior film).
In ogni caso "Bohemian Rhapsody" ha funzionato su più livelli, ha stupito tantissimi e ha riavvicinato il pubblico - vecchio e nuovo - al lavoro dei Queen. Anche solo per questo, chapeau.
Cast: Rami Malek, Lucy Boynton, Gwilym Lee, Ben Hardy, Joe Mazzello, Aidan Gillen, Allen Leech, Tom Hollander, Mike Myers.
Box Office: $903.7 milioni
Vale o non vale: Per molteplici motivi, un prodotto da vedere, anche solo per il fatto che si è trattata di una delle pellicole più di successo e chiacchierate della stagione passata. Malek è bravissimo e i fan dei Queen dovrebbero apprezzare. Colonna sonora inevitabilmente fantastica.
Premi: 4 Oscar vinti su 5 nomination per Miglior attore protagonista, montaggio, montaggio sonoro e mixaggio sonoro (la pellicola ha perso solo nella categoria Miglior film); 2 Golden Globe vinti su 2 nomination per Miglior film drammatico e attore protagonista; 2 BAFTA vinti (per attore e sonoro) su 7 nomination (tra cui Miglior film britannico, montaggio e makeup). Candidato al David di Donatello per Miglior film straniero.
Parola chiave: Live Aid.

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

mercoledì 4 febbraio 2015

Film 871 - The Imitation Game

Uno dei titoli candidati all'Oscar che ero più sinceramente curioso di vedere.

Film 871: "The Imitation Game" (2014) di Morten Tyldum
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: "The Imitation Game" sarà quest'anno quello è stato l'anno scorso "American Hustle", ovvero il grande escluso. Da cosa? Dai vincitori agli Oscar 2015.
I suoi concorrenti, infatti, sembrano essere più forti un po' su ogni fronte (soprattutto nelle categorie attoriali, dove apparentemente sono imbattibili sia Eddie Redmayne/Michael Keaton che Patricia Arquette) e anche la speranza di vedere questa pellicola trionfare come Miglior film pare ogettivamente improbabile ("Boyhood" e "Birdman" i più quotati).
Fatta questa premessa, devo dire che questo titolo storico-biografico su Alan Turing e la sua macchina in grado di codificare l'indecifrabile Enigma è stato molto interessante e il risultato finale mi è molto piaciuto.
Benedict Cumberbatch è uno di quegli attori bravi e riconosciuti universalmente che sembra sempre riscuotere il successo che merita, anche se nel concreto non è proprio così. Per l'attore, infatti, siamo alla prima nomination all'Oscar e a parte un Emmy vinto per "Sherlock" (per l'episodio "His Last Vow"), quanto a premi conseguiti siamo in una fase ancora acerba. E' plausibile pensare che, in un futuro, potrebbe vedersi riconoscere ben altri successi, ma per il momento non mi pare si possa pronosticare una vittoria. Un vero peccato perché la sua interpretazione del geniale matematico omosessuale è veramente buona, appassionata e appassionante, struggente nel finale.
E', quindi, molto per merito di Cumberbatch se il film funziona. Il suo personaggio, oltre a mettere in ombra gli altri soprattutto per motivi caratteriali, è un enigma da risolvere pari a quello che lui stesso si promette di districare. In una specie di parallelismo tra le molte ombre di Turing e l'incapacità di capire il meccanismo cifrato dietro Enigma, la trama ripercorre idee e tentativi, successi e illusioni, frustrazioni ed espisodi di un quotidiano fatto di guerra (Mondiale, seconda) e di molte idee (per far funzionare "Christopher", la macchina inventata dal matematico).
Al di là del fatto angosciante che si tratti di un episodio reale e che, naturalmente, lo spettatore non possa mai prescindere da una dimensione storica e concreta, rimane comunque costantemente presente l'aspetto intrigante di questo racconto, legato ad un personaggio sufficientemente fuori dal comune da piacere. Lo accompagnano un buon cast di comprimari (Matthew Goode, Rory Kinnear, Charles Dance, Mark Strong, Allen Leech) capitanati da una Keira Knightley in gran forma e giustamente candidata all'Oscar nel ruolo dell'amore di facciata di Turing, Joan Clarke.
Molti temi si intrecciano, e l'aspetto centrale di Enigma è solo uno dei tanti: la complicità tra i due futuri coniugi, l'omosessualità di Turing e la conseguente infelicità (a cui si aggiunge l'episodio di Christopher), la difficoltà dei rapporti umani e la diffidenza degli altri membri del gruppo, gli episodi di spionaggio e il durissimo momento in cui, di fronte alla soluzione di Enigma, diventa chiaro a tutti che per sconfiggere il nemico nazista sarà necessario conservare ancora per molto il segreto.
E' chiaro, dunque, che "The Imitation Game" sia nel suo complesso un titolo difficile, nel senso che presenta verità complesse da digerire e gestire per lo spettatore. In questo sta il grande pregio della pellicola, che non si risparmia, non nasconde e non addolcisce la pillola, pur riuscendo a valorizzare e non denaturalizzare le azioni di un gruppo di persone che, diverse una dall'altra, hanno avuto il difficilissimo compito di impedire ad un nemico globale di terrorizzare ulteriormente l'Europa e i suoi abitanti. Si parla di un pezzo di storia doloroso e un film che ne tratta non può che rifletterne le implicazioni.
Eppure consiglio caldamente la visione di questo prodotto cinematografico nato "di nicchia" (14 milioni di dollari di budget) e riuscito a diventare vero e proprio fenomeno commerciale. "The Imitation Game" ripaga lo spettatore dell'attenzione che richiede regalando un risultato finale forte e compatto in cui spicca un protagonista che merita di essere ricordato e celebrato.
Box Office: $132.9 milioni
Consigli: Tratto dalla storia vera di Alan Turing, questo film racconta dettagliatamente le vicende del matematico che, negli anni della seconda Guerra Mondiale, fu messo a capo di una squadra di persone incaricate dal governo inglese di risolvere il codice criptato dietro alla macchina usata dai tedeschi per comunicare, chiamata Enigma. La soluzione, oltre a portare alla salvezza di milioni di vite, sarà anche la base di una delle scoperte scientifico-tecnologiche più importanti della storia moderna.
Anche solo per queste premesse che coinvolgono sia il genere biografico che quello thriller, bisognerebbe tenere in considerazione "The Imitation Game", ottimo esempio cinematografico di quale sia lo stato dell'arte del cinema britannico (che quest'anno ha 3 titoli, sugli 8 disponibili, in lizza per il Miglior film agli Oscar). E' chiaramente una storia che richiede attenzione e non si presta ad un intrattenimento spensierato adatto ad ogni momento. Eppure, più di altri titoli, questo è certamente tra quelli da vedere tra i migliori prodotti nella stagione scorsa.
Parola chiave: Computer.

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

giovedì 10 aprile 2014

Film 693 - Il ricatto

Curiosissimo di vedere questa pellicola!

Film 693: "Il ricatto" (2013) di Eugenio Mira
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi
Pensieri: "Grand Piano" parte in quarta e non si risparmia già da subito, giocando le sue carte appena introdotto i personaggi: il pianista prodigio Tom Selznick/Elijah Wood, ansioso e con un'enorme paura di sbagliare; la moglie Emma Selznick/Kerry Bishé, famosa attrice dalla carriera lanciatissima ormai più di quella del marito; gli amici Ashley e Wayne (Tamsin Egerton, Allen Leech), coppia un po' superficiale e semplice; chiude il cerchio il pazzo al telefono che vuole sentire Tom eseguire un pezzo praticamente impossibile da suonare senza commettere imperfezioni.
Tutti inisieme questi personaggi sono seguiti per un lasso di tempo davvero breve, ovvero pochi momenti prima del concerto-evento per il ritorno sulle scene del giovane pianista e poi durante l'esibizione. Nonostante il frangente raccontato sia piccolo, si susseguono numerosissimi avvenimenti che sconvolgeranno non poco Tom durante il suo comeback sulle scene.
A rendergli tutto maledettamente ostico ci penserà il maniaco al telefono che minaccia di sparare alla moglie o a lui nel caso in cui o non esegua alla perfezione il pezzo richiesto - pezzo già precedentemente eseguito in maniera fallimentare e motivo del ritiro dalle scene del pianista - o decida di avvisare qualcuno che possa aiutarlo. Non sarà facile, quindi, mantenere i nervi saldi per tutta la durata dell'evento: non solo perché sotto minaccia, ma perché sotto gli occhi di centinaia di percorse accorse a teatro appositamente per sentire Tom di nuovo nel suo elemento, ma al contempo curiosi di scoprire se saprà reggere la tensione del palcoscenico o nuovamente cadrà in errore durante l'esecuzione.
Chiaramente le numerose componenti in gioco generano la tensione necessaria ad una storia che corre sempre sul filo del rasoio. Bisogna dire che la trama riesce in questo a funzionare per quasi tutta la durata del film, cedendo solo ad un finale troppo sbrigativo rispetto alle premesse così minuziosamente costruite. E' un peccato nel quadro generale, ma il risultato finale è assolutamente positivo.
Da non sottovalutare, poi, gli elementi sonori e visivi. La colonna sonora si fonde alla musica classica a formare un'armonia costante che accompagna la suspanse generata dalla narrazione: un ottimo esempio di accompagnamento ad una storia thriller degna di essere definita tale.
Per quanto riguarda, invece, regia e montaggio è evidente che vi è una ricerca minuziosa di angolature e tagli, a formare quasi un flusso continuo che agevola notevolmente la narrazione e l'accompagnamento musicale fino a formare un tutt'uno. Molte riprese ricordano Hitchcock e la scelta (o l'omaggio) è più che mai azzeccata. Ho apprezzato, inoltre, le molte inquadrature che rappresentano Tom specchiato, riflesso in qualche superficie, a sottolineare il doppio sentimento nei confronti di sé stesso e della propria arte: bravura e consapevolezza del proprio talento da una parte, paura di fallire di nuovo e rifiuto di un dono da cui si è sentito tradito dall'altra. Interessante gioco di rimandi sia visivo, quindi, che narrativo.
Insomma "Il ricatto" è stato un film che mi ha lasciato piuttosto soddisfatto, principalmente grazie a un lavoro generale che dimostra minuzia e cura dei particolari. Peccato per il finale un po' troppo hollywoodiano con il protagonista che improvvisamente diventa Rambo. Si poteva, forse, cercare un'altra soluzione per concludere, magari anche meno frettolosamente. In generale, comunque, un buon esempio di cinema thriller contemporaneo.
Film 693 - Il ricatto
Film 1779 - Grand Piano
Box Office: € 242.055 (al debutto in Italia)
Consigli: Agli amanti delle storie cariche di tensione e suspense di sicuro il film piacerà. C'è una buona ricerca stilistica dell'immagine e una musica di accompagnamento veramente bella ed intensa. Una pellicola piacevole da seguire. Con sorpresona finale: chi è il cattivo?
Parola chiave: 'La Cinquette'.

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi