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lunedì 16 febbraio 2015

Film 878 - Ouija

Visto per caso il trailer poco prima dell'uscita negli Stati Uniti (ottobre 2014), ero rimasto estremamente curioso di recuperare questo titolo, da noi programmato a gennaio... Perché? Tra i tanti motivi, anche perché è il primo horror della Hasbro!

Film 878: "Ouija" (2014) di Stiles White
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Luigi, Erika
Pensieri: Pur aspettandomi non certo niente di eccezionale, speravo almeno che questa pellicola teen riuscisse ad intrattenermi con qualche buon momento horror alla "Necropolis - La città dei morti".
In realtà, per quanto potesse essere brutto o boiata, questo "Ouija" ha superato di gran lunga le mie aspettatie negative, riuscendo a fare quasi totalmente schifo. Quel 'quasi' è relativo semplicemente all'idea centrale del film, che colpisce direttamente l'immaginario attraverso l'espediente dell'impronunciabile tavola Ouija. L'idea di partenza sarebbe anche giusta, ma la realizzazione pezzente e la trama priva di qualsivoglia guizzo creativo relegano questa pellicola a malapena allo standard degli horror per la televisione (come "7500", per capirci). Il clamoroso successo che di fatto ha incontrato il film non me lo so davvero spiegare, considerando che altri esperimenti sicuramente più riusciti non sono, invece, riusciti a sfondare sul mercato mondiale.
Ripeto, secondo me il merito principale - a parte quel naturale fascino di terrore misto voglia di essere spaventati insito nel genere horror - va all'idea della tavoletta e alla fantasia che un gioco addirittura in vendida nei negozi possa essere davvero un tramite per la comunicazione coi morti. Chi non ha mai provato da ragazzo a mettere in piedi una seduta spiritica con gli amici? Ecco, il potere magnetico di questo prodotto di bassissima qualità sta tutto lì e gioca al meglio un'idea che, fosse stata sviluppata, avrebbe sicuramente saputo rendere molto di più. Peccato, una vera delusione.
Ps. L'attrice che interpreta la sorella stronza in casa di cura è Lin Shaye, già medium nella saga di "Insidious", ma soprattutto famosa ai più per essere la costantemente abbronzata amica incartapecorita di Cameron Diaz in "Tutti pazzi per Mary".
Film 878 - Ouija
Film 1254 - Ouija: L'origine del male
Film 1611 - Ouija: Origin of Evil
Film 2305 - Ouija: Origin of Evil
Box Office: $99 milioni
Consigli: Giovanissimi divi della tv americana (Olivia Cooke da "Bates Motel", Daren Kagasoff da "La vita segreta di una teenager americana", Douglas Smith da "Big Love" ma anche il secondo "Percy Jackson") sbarcano al cinema tendenzialmente nel più totale anonimato e riescono a conquistare il primo posto del botteghino americano. Ma non fatevi ingannare, il film in questione è mal realizzato, privo di idee originali (il finale è facilmente intuibile) e con brutti effetti speciali. Il risultato finale è molto sotto la soglia della semplice insufficienza e, nonostante la buona idea della tavola Ouija che fa comunicare i giovani coi morti, di fatto è più inquietante Jumanji come gioco da tavola. E ho detto tutto.
Parola chiave: Bocca cucita.

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

giovedì 8 gennaio 2015

Film 851 - Mommy

Appuntamento di gruppo al cinema per vedere un film che incuriosiva tutti.

Film 851: "Mommy" (2014) di Xavier Dolan
Visto: al cinema
Lingua: Francese, Joual
Compagnia: Paola, Luigi, Roberta, Patty
Pensieri: "Mommy" è un film che bisognerebbe vedere preparati. Racconta una storia dura, un percorso fatto di alti e bassi, di una famiglia che deve barcamenarsi tra precarietà e malattia, dolori e momenti di gioia. Il risultato finale sarà un pugno allo stomaco fortissimo, una violenza alla speranza che lo spettatore nutre nei confronti di Steve (Antoine-Olivier Pilon), il bel figlio della protagonista Diane 'Die' Després (Anne Dorval).
Il ragazzo, che soffre di sindrome da deficit di attenzione e iperattività, uscito dopo un episodio violento dalla struttura in cui era ricoverato dalla morte del padre, tornerà a vivere con la madre, consapevole in partenza che le attenzioni richieste dalla malattia di Steve non le permetteranno di riuscire a lavorare.
Questo è solo l'incipit di "Mommy", un inizio difficile e già da subito crudo nei toni, sia quelli di violenza che quelli d'amore. Dove, infatti, Steve dimostrerà la sua indole violenta e iper suscettibile, sarà anche in grado di dimostrare amore e affetto alla madre, pur nell'originale forma che gli appartiene. Si aggiungerà al quadro famigliare anche la vicina Kyla (Suzanne Clément), balbuziente quasi muta a seguito di un trauma, la morte di un figlio, che si è presa un anno sabbatico dall'insegnamento. Questo nuovo, inusuale trio, sarà il fulcro della storia, un gruppo di persone diverse eppure unite e desiderose di aiutarsi, amarsi, starsi vicino. Ognuno apporta qualcosa a questo gruppo, ognuno ne è elemento peculiare.
Non mancheranno i drammi, naturalmente, e dopo l'episodio al supermercato - dove Steve si taglierà le vene - la situazione sarà definitivamente compromessa, ovvero succederà proprio quello che dall'inizio si scongiurava non succedesse.
Proprio questa conclusione, intuibile e suggerita all'interno della trama, eppure parzialmente sviata ad un certo punto attraverso la messa in scena di un sogno che è tale in quanto perennemente sfocato - e soprattutto troppo stranamente hollywoodiano per questa pellicola -, renderà straziante il finale, certamente una sfida per lo spettatore forse ancora un po' confuso dai momenti felici evocati dal sogno ad occhi aperti.
Steve, fuori controllo, impossibile da gestire per Diane e Kyla, sarà nuovamente affidato ad una struttura, questa volta però ricoverato presso un istituto psichiatrico contro la sua volontà. Le urla, lo strazio e la violenza si mischiano a formare un turbinio di emozioni che chi guarda fatica a digerire per un bel po'.
Come si evince, quindi, "Mommy" è una pellicola che fa male per un'infinità di ragioni, che vanno dalla storia, alla consapevolezza della malattia, alla tristezza di sapere Steve ricoverato in un istituto psichiatrico - ma il peggio sarà il salto -, al dolore di vedere una donna forte come Diane sgretolarsi lentamente, consumare la sua grinta fatica dopo fatica, dolore dopo dolore. Anche Kyla con i suoi silenzi, la sua remissività riuscirà a comunicare i suoi disagi, le sue frustrazioni, ma anche la fugace felicità che il nuovo gruppo di amici saprà regalarle. Tutti e tre i personaggi sono in grado di comunicare perfettamente con il pubblico, regalando ottime performance e riuscendo a caratterizzare profondamente i protagonisti che il giovane regista Xavier Dolan ha saputo creare. In particolare Anne Dorval è davvero una sorpresa, un continuo piacere da guardare, un'emozione dietro l'altra. Davvero difficile non immedesimassi nella sua "Die", non chiedersi cosa si provi a far rinchiudere il proprio figlio, a dover gestire una malattia così presente eppure intangibile, a vivere un quotidiano fatto di qualche speranza e conversazioni che passano solamente per urla e parolacce. Eppure Diane sembra sempre non scalfirsi, sembra sempre pronta a ricominciare, a rialzarsi. Potrebbe sembrare che faccia finta di non vedere, di voltarsi dall'altra parte - ed è così che mi pare Kyla la veda nel finale -, ma io credo semplicemente che la vita l'abbia maltrattata talmente tante volte che l'unico modo per lei di sopravvivere al vario dolore sia quello di mandare giù e andare avanti.
Insomma, è sorprendente questo film principalmente per il fatto che un ragazzo così giovane sia riuscito a realizzare una storia così complessa, così profonda e, ancora più stupefacente, riuscire a portarla sullo schermo senza sminuirla, appiattirla. Sono rimasto davvero colpito dalla potenza di "Mommy", da ciò che questa storia riesce a generare in chi guarda, sia piaciuto o meno il risultato finale. Come fa un 25enne a pensare un racconto del genere? Com'è a conoscenza di tanto dolore? Come riesce ad evocare tutte queste emozioni attraverso i suoi dialoghi, la direzione degli attori, le sue inquadrature?
Sono tutte domande che non puoi fare a meno di porti una volta uscito dal cinema, una volta che i titoli di coda sono cominciati e che il film ti abbandona sulle note di "Born to Die" di Lana Del Rey.
Poi ripercorri il film a ritroso, colleghi le immagini, i rallenty, i passaggi di formato (Wikipedia ci insegna: "[...] un'inquadratura claustrofobica, più stretta di un 4:3. Inusuale e con un'altezza leggermente maggiore della larghezza che costringe a inquadrare una sola persona per volta"), le urla, il disagio, la violenza, la felicità, le speranze da sogno, l'amore di una madre e l'istinto di sopravvivenza, rivivi tutti gli elementi che si sono mescolati a formare "Mommy" e pensi che, cazzo!, a 25 anni Xavier Dolan è fottutamente bravo.
Box Office: $8.7 milioni
Consigli: Già scartato agli Oscar 2015 dalla possibile cinquina per il film straniero (le nomination annunciate il 15 gennaio), fuori anche da quella della stessa categoria ai Golden Globe (che si terranno questa domenica), ma meritatamente viciniore del Jury Prize all'ultimo Festival di Cannes, "Mommy" è un film che se incuriosisce o intriga va visto assolutamente. Premesso che non è per niente un titolo spensierato o dai risvolti felici, aggiungo solo che la visione in lingua è stata sorprendentemente affascinante e maledettamente difficile da comprendere. Diversamente da ciò che riportano le varie schede sul film in giro per internet, la lingua che parlano i protagonisti non è francese puro, ma più precisamente il dialetto Québécois che si parla, come intuibile, in Quebec, Canada. Una lingua intricatissima e stranissima, una sorpresa da ascoltare. Certamente da quel qualcosa in più alla visione.
In definitiva consiglio "Mommy" perché è una pellicola ben costruita, con personaggi caratterizzati a dovere e una trama che segue l'imprevedibilità degli snodi della vita. Non ci sono sconti per nessuno e ad ogni azione corrisponde una conseguenza. Alle persone rimangono solo i momenti condivisi insieme, le felicità personali, i ricordi. A tutto questo bisogna aggrapparsi per andare avanti.
Parola chiave: Legge S-14.

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi