martedì 17 aprile 2012

Film 381 - Nuovomondo

Una pellicola che guardo sempre volentieri.


Film 381: "Nuovomondo" (2006) di Emanuele Crialese
Visto: dal computer di di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Nel 2006 a Venezia Crialese con "Nuovomondo" vince tutto tranne che il Leone d'Oro. Ai David di Donatello si porta a casa 3 premi (costumi, scenografia, effetti speciali), ma nessuno di quelli importanti. Lo propongono come candidato italiano per il Miglior film straniero agli Oscar, ma non entra in cinquina.
Nel 2011, sempre Crialese, questa volta con "Terraferma", a Venezia vince molto, ma niente Leone d'Oro. Ai David di Donatello riceve 3 nomination (film, regia, attrice protagonista) e agli Oscar viene nuovamente scelto come rappresentante italiano per la categoria film straniero, ma anche in questa occasione non viene scelto.
Ora vorrei trarre delle facili conclusioni. Innanzitutto a Crialese piace coniare per le sue pellicole nuove parole composte da due separate. E, lo si deduce anche solo dai trailer, c'è uno stretto legame con il mare in entrambe. Lo trovo curioso. Poi, evidentemente, è un autore che in Italia piace, ma a cui non si da il pieno appoggio. Il che non è funzionale ad un supporto a livello internazionale tale da giustificare un richiamo di pubblico. Se tutti, da noi, dicessero che è un film che
va visto, allora forse anche all'estero si prenderebbero la briga di riconoscerci qualcosa. Ma non tocchiamo un tema sconfinato come questo. Direttamente collegato a quanto appena detto, poi, un fatto bizzarro. Crialese risulta sempre la seconda scelta del nostro Paese quale candidato rappresentante italiano agli Oscar. Fu così con "La sconosciuta" di Tornatore (che aveva battuto la pellicola in oggetto ai David nelle categorie principali tra cui Miglior film) e che venne proposto come 'rappresentante' per l'anno successivo a "Nuovomondo" ed è stato così quest'anno quando, impossibilitati per motivi di regolamento a scegliere "This Must Be the Place" (negli USA il film non sarebbe uscito in tempo nelle sale per risultare idoneo a competere) si è finito per proporre "Terraferma".
"The Golden Door", come è stato ribattezzato il film a livello internazionale, è uno di quei rari casi in cui il cinema italiano riesce ad emergere per qualità e capacità oltre che per un certo tono visionario e creativo e, nonostante questo, non viene comunque universalmente osannato. Non perchè serva per forza che la critica si compatti tutta e lotti per un prodotto di qualità, ma perchè, per una volta, sarebbe bello udire un unico coro di voci che, invece di commentare facile il tono idiota di un qualunque prodotto medio nostrano (cito alcune perle: "Femmine contro maschi", "Ex", "Natale in crociera", "Benvenuti al nord", "Com'è bello far l'amore"), esalta un film che vale la pena di essere visto per diversi motivi.
La trama è, innanzitutto, interessante e tocca una realtà storica che nel nostro Paese ha coinvolto numerose famiglie: l'emigrazione verso il paradiso USA. Poi il cast, a partire dai bravissimi Vincenzo Amato e Charlotte Gainsbourg (una nomination anche a lei per qualche premio non la si poteva dare, dato che recita pure in italiano? Quando si dice un'occasione persa...) che da prova di essere davvero azzeccato per i ruoli richiesti dalla pellicola. Infine un'attenzione per i particolari che, generalmente, non appartiene al nostro cinema.
Bellissima, per esempio, la scena in cui, finalmente lasciatisi Ellis Island alle spalle, i protagonisti riemergono da un mare di candida acqua bianca, quasi a voler suggerire l'inizio di un futuro ancora tutto da scrivere, pulito e pieno di possibilità che aspettano solo di essere colte. Un bagno che pulisce l'anima, insomma, da tutto ciò che è stato prima. Visivamente potentissimo oltre che piuttosto poetico.
Molto belle, ancora, le allucinazioni degli ortaggi giganti che suggestionano Salvatore - e non solo lui - nell'attesa di mettersi in viaggio verso l'America. Le foto dei soldi che crescono sugli alberi, poi, fanno il resto. Molto curato, insomma, l'universo di contorno alla storia, funzionale a raccontare una psicologia dei personaggi approfondita e resa attraverso meccanismi efficaci, con un linguaggio visivo semplice ma azzeccato.
In una specie di Titanic per sfollati, dunque, si sviluppa la vicenda di una famiglia che impacchetta sogni e speranze di un'esistenza migliore e lascia la terra natia (una Sicilia che più rurale non si può) per imbarcarsi nella scommessa più grande della loro vita. Si lega a loro la vicenda di Lucy Reed che finirà per rimanere più coinvolta del previsto.
Al di là della vicenda umana in sé, comunque, incuriosisce la ricostruzione meticolosa delle ispezioni ad Ellis Island in cui i nuovi arrivati venivano sottoposti a controlli sull'igiene e le funzioni mentali. Successivo step quello del matrimonio 'forzato', nel senso che chi non aveva un consorte locale pronto all'arrivo negli Stati Uniti, veniva presto imbarcato nuovamente per essere rimpatriato.
I destini di tanti si incrociano in un unico lunghissimo momento, tra speranza e paura, curiosità e aspettative, ma non tutti saranno così fortunati da poter varcare il tanto agognato cancello per il paradiso.
Consigli: Cinema italiano da esportazione, cast internazionale, storia di qualità. Se non basta questo a convincervi, lasciatevi almeno tentare dalle verdure giganti o... gli alberi dei soldi!
Parola chiave: Matrimonio.
Trailer

Ric

1 commento:

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