Avevo voglia di vederlo e, approfittando di una serata che sarebbe cominciata tardi, dopo l'ufficio sono 'scappato' al cinema.
Film 399: "The Lady" (2011) di Luc Besson
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Approcciarsi ad una storia interessante tramite un film mi sembra sempre un ottimo modo di cominciarne la scoperta. Di Aung San Suu Kyi non sapevo quasi nulla al di là del Nobel per la Pace e la reclusione, quindi ho approfittato del racconto di Luc Besson per un approfondimento, anche se romanzato, della vicenda personale di questa donna tenace.
Inutile dire che la storia è straordinaria e certamente meritava di essere raccontata. Penso che chiunque converrà che la fermezza e la determinazione di questa donna e della sua famiglia, la fiducia incondizionata e la consapevolezza che esite una causa superiore per cui combattere pacificamente, sono argomenti che valgono la pena di essere affrontati a prescindere. Sapendo, poi, che il tutto è ispirato da una storia vera non fa che aumentare la necessità di portare al grande pubblico una vicenda drammatica e commovente, ispirante e ispirata tanto quanto il "Gandhi" di Attenborough.
Ma, al di là della vita di questa donna, c'è la pellicola di Besson. Devo dire che non ho mai seguito troppo la produzione di questo artista e, a parte "Il quinto elemento" e "Io vi troverò", non ho visto altri suoi lavori (che siano diretti o solo sceneggiati da lui). In questo caso, come dicevo, non sono andato tanto perché attirato dalla firma del regista, ma per la storia e, soprattutto, per seguire l'interpretazione di un'attrice che apprezzo moltissimo, Michelle Yeoh.
Trovo che la scelta di affidare a lei la parte di Aung San Suu Kyi sia più che azzeccata e, anzi, l'attrice avrebbe meritato ben più riconoscimenti importanti della sola nomination ai Satellite 2011 come Miglior attrice protagonista. Eppure pare non essersi accorto nessuno del talentuoso trasformisto di questa donna che, in silenzio e pace come la persona a cui si ispira, plasma sé stessa in funzione di un personaggio che richiede rigida vocazione. Conta l'espressività delicata, il solo accenno all'emozione tradita attraverso uno sguardo che può permettersi poche lacrime. Ma è una vita, oltre che di grandi sacrifici, anche di importantissime soddisfazioni quella della politica birmana e non si può non rimanere affascinati dalla calma potenza di questa donna attraverso l'interpretazione davvero ispirata della Yeoh.
Il messaggio, oltre che forte, è potenziato dalla veridicità della storia che si sta raccontando e lo spettatore non può non rimanere quantomeno incuriosito dalla figura di una Lady che è di ferro, ma solo perchè impossibile da piegare o spezzare. Per il resto è la nonviolenza ad ispirare le gesta e le scelte politiche di questo leader che, fino al 13 novembre 2010 è rimasta reclusa, prigioniera nella sua stessa casa per anni, a causa di un governo militare che si rifiutava di riconoscerle la vittoria schiacciante alle elezioni popolari del 1990.
Vincente per molti aspetti, questa pellicola presenta a mio avviso una buona ricostruzione storica, chiara perchè, fortunatamente, si concede il lusso di trattare senza fretta l'intero svolgersi della vicenda (sono 132 minuti di proiezione). Bellissima la scena della consegna del Nobel e, sicuramente d'impatto, quella dell'episodio in cui, disarmata, Aung affronta andandogli incontro un militare che le punta contro una pistola. Bene anche la scelta del comprimario David Thewlis che interpreta il devoto marito. Ho trovato, invece, meno efficace la figura del dittatore, quasi macchietta piuttosto che sanguinario generale. Forse anche la sua stessa natura di fervido credente di superstizioni e mistiche arti me lo ha reso più ridicolo che spaventoso. Eppure uccide a sangue freddo senza alcun ripensamento.
Per il resto l'ho trovato un bel film. Chiaramente la tematica richiede concentrazione e, soprattutto, di essere uno spettatore motivato. Ma chi è interessato alle biografie delle grandi figure del nostro tempo, troverà sicuramente questo "The Lady" (il cui titolo è molto vicino al "The Iron Lady" della Lloyd, pellicola molto meno riuscita eppure molto più considerata dalla critica) molto interessante e capace di lasciare in chi guarda la voglia di informarsi riguardo alle vicende di una donna che ha davvero consacrato sé stessa per la sua Nazione. Oltre a lanciare un messaggio politico fortissimo, regala allo spettatore numerosi spunti su cui interrogarsi. In una società violenta e intollerante, evidentemente la possibilità di procedere pacificamente c'è, seppure con grandi sacrifici. Sta al singolo decidere se vale davvero la pena di compierli.
Consigli: Lo consiglio. Il tema è complesso e sicuramente pesante, ma vale la pena di conoscere più a fondo la storia di una donna che, negli ultimi anni, è stata capace di influenzare concretamente la brutta realtà del suo Paese nonostante la reclusione forzata durata decenni. Per una volta conta il messagio. Potente.
Parola chiave: Cancro.
Trailer
Ric
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