Cineforum dell'incidentato capitolo XV: vabbé, meglio non chiedersi troppo il perché abbia deciso di vederlo.
Film 629: "Smiley" (2012) di Joshua Michael Stern
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Marco
Pensieri: Truce. Ma nella sua accezione più contemporanea: becero, ridicolo, inutile, trash.
"Smiley" è tutto quello che un horror non dovrebbe fare, ovvero essere più in grado di far ridere che paura.
L'incipit è anche accattivante e disturbante, se vogliamo: scrivi tre volte una frase specifica sulla chat della persona con cui sei collegato in internet e il serial killer ribattezzato Smiley appare uccidendo la persona dall'altra parte dello schermo. Chi sia non si sa. Come faccia ad apparire sempre quando chiamato, anche. Un buon mistero splatter su cui indagare, diciamo.
Il film invece si concentra su dinamiche adolescenziali di ampia superficialità, abbozzando una caratterizzazione dei personaggi che non va mai oltre uno stereotipo riconoscibile e usurato. Un carnet umano banalissimo, dialoghi scritti da un bambino di 6 anni e una recitazione che fa pietà. La non tanto sconosciuta protagonista Caitlin Gerard ("The Social Network", "Magic Mike") è tanto brava a recitare quanto Manuela Arcuri e regge in maniera pessima le poche sfide recitative richieste dal copione. Farà la fine che si merita.
Insomma questo "Smiley" è proprio un prodotto inutile e brutto, incapace anche solo di ricreare quell'atmosfera intrigante vista, per esempio, in un'altra pellicola sulle leggende metropolitane, "Urban Legend" (che già non è certo un capolavoro...). Sì, ci sono momenti di tensione sporadici, ma il tutto è rovinato dall'imbarazzante messa in scena generale e dall'incapacità della sceneggiatura di concentrarsi sulla figura del serial killer, dei suoi disturbi e sul suo modo di agire, presentando invece lo psicodramma di una ragazzina agitata e credulona. Il tutto, poi, è assolutamente prevedibile e privo di un qualunque margine di originalità.
Per dimostrare quanto tutto ciò sia frutto di una disperazione generale, basti pensare che due tra i protagonisti principali sono attori che, per un po', hanno goduto di una certa fama grazie a serie tv famossissime, ma con ormai carriere in declino inesorabile: Liza Weil ("Una mamma per amica") e Roger Bart ("Desperate Housewives").
Consigli: Pessimo esempio di film horror tra splatter e urban legend. Può valere la visione solo se si è interessati a verificare quanto sia mal realizzato, banale e, passatem iil termine, poraccio.
Parola chiave: I did it for lulz.
Trailer
Bengi
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