Instradato sempre di più verso la notte degli Oscar, ho recuperato questo film che, ero certo, avrebbe regalato la statuetta alla sua protagonista. Avevo ragione (anche se l'hanno inserita tra le non protagoniste...).
Film 1321: "Fences" (2016) di Denzel Washington
Visto: dal computer di casa
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: Classico esempio di pellicola tratta da un'opera teatrale, "Fences" sceglie pochi luoghi da fare propri (un cortile, qualche stanza di una casa) e usufruisce in maniera quasi soffocante di dialoghi. Fiumi di parole spesi attorno a poi non così tanti argomenti, un continuo e incessante parlare che per davvero molto tempo non porta ad altro che alla costruzione di due soli personaggi. Afficnhé cominci la storia, invece, bisogna attendere il secondo tempo del film; che qualcosa bolla in pentola, però, è chiaro fin dall'inizio. Troy (Denzel Washington) è dominante, spaccone, chiacchierone, fulcro di ogni situazione, severo e maschilista, disilluso, autoritario e spesso arrogante, non fatica a mettere in ombra una moglie buona e sottomessa.
Silenziosa e accondiscendente, Rose (Viola Davis) ha il brutto vizio di farsi andare bene qualsiasi cosa. Sembra in grado di sopportare ogni scortesia o fardello. Ma per quanto succube di un amore sfortunato, nemmeno lei è un personaggio candido: accetta passivamente ogni cosa che le rifila il marito - anche una figlia illegittima! - e il suo ribellarsi si limita ad un'unica scena. Per lei si prova pena e fastidio al contempo. Anche per Troy si proverà lo stesso, ma diversamente da Rose, con la quale c'è molta empatia iniziale che va scemando nel finale, con suo marito si verifica l'inverso dato che è sul finire della storia che scopriamo meglio le vicissitudini della sua infanzia e le difficoltà che ha dovuto affrontare. Anche se, in ogni caso, fatico a digerire la (sua) cattiveria gratuita. L'insoddisfazione e la frustrazione di Troy lo hanno reso una persona infelice che ha bisogno degli altri attorno a sé per potersi sentire meno solo o fallito. Il suo continuo ribadire il suo ruolo di capo e patriarca è lo strumento attraverso il quale esercita il suo magnetico potere, richiamando all'ordine gli altri personaggi, tutti soffocati da una così grande personalità ed ego.
Al di là dei due protagonisti, il film non mi è sembrato uno dei migliori dell'anno. Sicuramente è recitato da due magnifici attori che da soli sono il vero valore aggiunto di questa trasposizione cinematografica, anche se davvero non riesco a far rientrare "Fences" tra i miei favoriti, Oscar o non Oscar. Di sicuro mi ha dato più volte la sensazione di qualcosa di già visto, qualche scena mi ha ricordato qualcos'altro, anche se ho faticato e fatico a ricordare cosa; sicuramente "Doubt", forse qualcosa da "Precious" e "August: Osage County". In ogni caso un'opera nel complesso faticosa, basata sul dialogo come, del resto, ogni pièce teatrale. Legati alla sua natura originale anche il ricorso a temi ricorrenti attraverso i quali l'autore ribadisce gli elementi vitali e le metafore. Qui abbiamo il baseball, la famiglia, la morte, il fratello ritardato, il cielo nel finale, lo steccato. Quest'ultimo per Troy serve a tenere fuori tutto ciò che non vuole affrontare, per Rose è la barriera in grado di trattenere ciò che le è caro ed ha paura possa o le stia sfuggendo via.
Ps. Candidato a 4 premi Oscar, tra cui Miglior film, a 2 Golden Globe e un BAFTA ha vinto tutti e 3 i premi nella categoria Miglior attrice non protagonista (Davis).
Cast: Denzel Washington, Viola Davis, Stephen Henderson, Jovan Adepo, Russell Hornsby, Mykelti Williamson, Saniyya Sidney.
Box Office: $60.8 milioni
Consigli: Tratta dall'ultimo lavoro teatrale di August Wilson, già interpretato a teatro dagli stessi Washington e Davis, questo "Fences" è un potentissimo esercizio attoriale che, però, alla lunga può stancare chi ricerchi non solo tematiche più leggere, ma anche una messa in scena meno verbale o claustrofobica. Il risultato finale è di qualità, ma non per tutti i gusti o tutte le occasioni.
Parola chiave: La Morte.
Trailer
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